Alessandro Proni

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    Alessandro Proni

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    Alessandro Proni (Roma, 28 dicembre 1982) è un ciclista professionista italiano.

    Passa professionista nel 2007 con la squadra belga Quick Step, con la quale conquista subito il primo primo successo: vince infatti la terza tappa del Tour de Suisse, corsa Pro Tour molto importante dato che è l'ultimo vero test prima del Tour de France.

    Il 2008 è un anno negativo per Alessandro, bloccato da un problema al tendine d'achille: perde tutto l'inizio di stagione, e non riesce più a tornare in forma. Solo tre volte lo troviamo tra i primi 10: terzo con la Quick Step alla cronosquadre d'apertura del Brixia Tour e del Giro di Polonia, ottavo alla Japan Cup.

    Dal 2009 correrà per la ISD Cycling Team.


    Squadre

    * 2007: Quick Step - Innergetic
    * 2008: Team Quick Step
    * 2009: ISD Cycling Team


    Palmares

    2006 (dilettanti)
    * Gp Eurocar Citroën
    * GP Artigiani e Commercianti La Capannina
    * GP Artigiani Sediai e Mobilieri di Grosso
    * Coppa Caduti di Reda
    * Coppa Fiera Mercatale
    * Trofeo Tempestini Ledo
    * Giro delle Due Province
    * Trofeo Società Ciclistica Corsanico
    * Trofeo Nesti & Nelli
    * Firenze - Viareggio
    * GP Neri Sottoli - GP Neri Sottoli (Cronometro)

    2007
    * 3^ tappa (Brunnen - Nauders) del Tour de Suisse


    SarriTheBest

    Edited by SarriTheBest - 21/11/2008, 04:18
     
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    Proni e il ciclismo: questioni di famiglia
    Il romano che è salito in sella per imitare papà e fratello, è ora il cognato della campionessa del mondo di Stoccarda, Marta Bastianelli. In proprio coltiva sogni e motti: "Qui nessuno regala mai niente"

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    La vittoria di Alessandro Proni al Giro di Svizzera. Reuters


    MILANO, 10 dicembre 2007 - Ci sono dei filmini a testimoniarlo. Ritraggono un bambino di tre anni, l’espressione della felicità, appeso a una biciclettina speciale: minuscola, già da corsa, color verde speranza. Alessandro Proni l’aveva voluta a tutti i costi. Era cresciuto non nel mito di Moser e neanche di Bugno, ma in quello del babbo e del fratello. Solo che il babbo, dilettante, e forte, doveva passare professionista, poi preferì un posto sicuro in un ospedale. Solo che il fratello, dilettante, doveva andare a correre per una squadra di Milano, e invece le ragazze, si sa, e allora più niente. Ma a tenere alto l’onore della famiglia Proni — tranquilli — c’era lui.
    - Pronti, via?
    "Le prime garette a sei anni. Categoria giovanissimi. Un paio di chilometri, su strada. Se non vincevo, piangevo. Ma 10 su 12, all’anno, le vincevo. Roma, quartiere Portuense: per allenarmi, avevo bisogno della scorta di mio padre. In macchina mi proteggeva. Facevo giretti di cinque o sei chilometri, in strade senza traffico, poi lui mi costringeva a scendere dalla bici e io cercavo disperatamente di rimanerci su. Una lotta".
    - Chi vinceva?
    "Prima lui, poi io. Insistevo ad andare in bici. Studiavo e pedalavo, pedalavo e studiavo. Sempre con l’idea, un po’ fissa, un po’ ossessiva, di diventare corridore di professione. A 15 anni, primo anno da junior, sono andato a vivere e correre in Toscana. All’inizio a Lari, vicino a Pisa, gli ultimi due anni da dilettante a San Baronto. Intanto mi sono diplomato all’istituto tecnico-industriale in Elettronica e telecomunicazioni. E mi sono anche iscritto a Psicologia. Ma a quel punto ho dovuto scegliere: avevo la frequenza obbligatoria sia all’università sia nel ciclismo".
    - San Baronto è un tempio del ciclismo.
    "Correvo per la Finauto di Scinto e Citracca. Abitavo in cima alla salita, in una casa in affitto, a quel punto io, mia moglie Luana e la nostra figlia Rebecca. Anche lì il merito è stato del ciclismo. Un compagno di squadra mi chiedeva di andare ad allenarmi con lui, al paese suo, Lariano, una quarantina di chilometri da Roma. Prima ho scoperto che sua cugina era Luana, e poi ho scoperto che la sorella di Luana era Marta. Anche lei con la passione del ciclismo. E a volte, più che la passione, quasi un’ossessione. Non a caso è diventata campionessa del mondo".
    - Marta Bastianelli?
    "Lei. Spesso si esce insieme in allenamento. Ha una forza di volontà pazzesca, ha un senso del dovere militare, una forza di volontà da martire. Pensavo che, così, si è o campioni o malati. Marta è sempre andata forte, ma erano molti di più i piazzamenti delle vittorie. Un giorno le ho chiesto perché non provasse a partire prima dell’arrivo, senza aspettare la volata. Conquistato il titolo iridato a Stoccarda, al telefono mi ha detto: 'Ho fatto un’azione alla Proni'".
    - Ci racconta un’azione alla Proni?
    "Giro di Svizzera 2007. Via in tre. Il gruppo prima ci concede libertà, poi decide di riprendersela, e riprenderci. Ai piedi dell’ultima salita mollo i miei due compagni e tento di sopravvivere. Mai faticato tanto. Per darmi coraggio pensavo a Luana, a Rebecca, ai miei genitori, pensavo all’importanza di vincere una corsa, la mia prima corsa, una tappa, perdipiù di un grande giro. E, diciamoci la verità, pensavo anche alla possibilità di allungare il contratto. In pochi mesi di professionismo una cosa l’avevo già imparata a memoria: qui nessuno ti regala mai niente".
    - E allora?
    "Vinto, per soli 7 secondi. Quanto fosse importante, l’ho capito il giorno dopo: prima ero io che andavo a salutare tutti, poi sono stati gli altri a venire a farmi i complimenti. Ma quello sforzo mi è costato parecchio: un’infiammazione al tendine d’Achille. Avevo la maglia verde di leader della montagna, ci ho corso su, poi mi sono dovuto ritirare, fermare e riposare. Non ho potuto lasciare più nulla al caso: osteopata, plantare, modifiche alla posizione in bici".
    Altre azioni?
    "Tour du Picardie, in Francia. Prima un terzo posto. Poi fuga a due, uno strappo da Giro delle Fiandre nel finale, il mio ideale, da lì all’arrivo un chilometro e mezzo di discesa. Ragiono: tiro a tutta, se va male perdo la volata ma guadagno la maglia di leader. Ci azzecco a metà: perdo la volata, ma perdo anche la maglia di leader per colpa degli abbuoni. Insomma, una cavolata".
    - Proni, il bello del ciclismo?
    "Tour della Georgia, negli Stati Uniti: una festa popolare, con bambini e mamme, richieste di foto e autografi non perché ti conoscono, ma solo perché sei un corridore. A loro modo di vedere: una specie di eroe, a prescindere dai risultati".
    - Il 2008?
    "E’ cominciato presto, alla fine di settembre: dieta, palestra, bici, saune, stretching. Voglio partire forte. Farò il Tour Down Under in Australia e la Tirreno-Adriatico, il mio progetto è partecipare alla Sanremo, il mio obiettivo è correrla da protagonista, il mio sogno è vincerla. Prima o poi".

    Marco Pastonesi - gazzetta.it
     
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    Problemi al tendine d’Achille della gamba sinistra per Alessandro Proni. Il corridore italiano del team Quick Step si sta sottoponendo in questi giorni a sedute fisioterapiche dopo il riacutizzarsi del dolore nel corso dell’ultima tappa della Volta ao Algarve.
     
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    Scopriamo il mondo di Alessandro Proni
    Dopo le sue prime due stagioni da Professionista nella Quick Step, la squadra che lui stesso definisce il Real Madrid del ciclismo, Alessandro Proni è approdato all'ISD Cycling Team di Luca Scinto in Toscana, terra che aveva accolto il non ancora 27enne corridore laziale tra le categorie giovanili.
    Alessandro, la tua nuova squadra pur non ottenendo vittorie ha corso il Giro d'Italia sempre all'attacco.

    Ti è dispiaciuto non essere alla partenza da Venezia?
    «Sì, volevo correrlo il Giro, ero pronto e in gran forma. Ma, per continuare con un'altra metafora ciclistica, il nostro José Mourinho, vale a dire Luca Scinto, ha fatto le sue scelte tecniche che bisogna sempre e in ogni caso rispettare. Ho dimostrato di essere in forrma quando sono ritornato a correre ai primi di giugno per il Memorial Marco Pantani dove dopo quasi due mesi di stop sono rimasto col gruppo dei migliori 20, e ho lavorato eccellentemente per far vincere il mio compagno Giovanni Visconti che purtroppo alla fine è arrivato secondo. Ma di quei 20 che ci siamo giocati la vittoria io ero l'unico reduce da uno stop lungo, segno che quindi la condizione c'era».

    A fine mese c'è il Campionato Italiano e penso che ti piacerebbe far rimanere la maglia tricolore nel Lazio. Come ti stai preparando per questo appuntamento?
    «Dal 18 al 21 giugno farò il Giro di Slovenia poi mi concentro sul Campionato Italiano di Imola. In squadra ci sono tanti italiani e ovviamente ognuno ambisce a potersi giocare le proprie carte per conquistare il tricolore, ma in gara poi credo che sarà la "legge della gamba" a dettare le strategie migliori per poter portare la maglia in casa ISD. Qualche giorno fa mi sono allenato con Valerio Agnoli e mi ha detto che il percorso è davvero impegnativo. Credo sia meglio per me un percorso così perché preferisco i percorsi vallonati e di una certa lunghezza. Sono sempre stato un diesel, un fondista che dà il meglio nelle gare oltre i 200 km. Ad Imola si dovranno percorrere 260 km e spero di fare una gran bella corsa».

    In effetti l'unica corsa vinta finora tra i Pro' è stata una tappa di 230 km al Giro di Svizzera. Dopo quella bella vittoria però sei un po' "sparito"...
    «Proprio quando mi sono sbloccato alla grande, vincendo da neopro' una tappa di un'importante corsa Pro Tour, sono iniziati i miei problemi. Due giorni dopo la vittoria ho accusato un problema al tendine d'Achille che per un anno mi ha impedito praticamente di correre. Ho girato tutte le cliniche d'Europa per risolvere il problema, tutti mi dicevano che era infiammato, addirittura qualcuno mi ha detto che il mio era un problema di testa. Alla fine, dopo mille peripezie, sono riuscito a risolvere il mio problema a due passi da casa: a Roma presso Villa Stuart grazie alla dottoressa Maria Teresa Pereira. Si è scoperto che il problema derivava da un osso che ho nelle due caviglie, presente soltanto nel 5% della popolazione mondiale. Per fortuna tutto si è risolto e sono rientrato alle corse nel giugno del 2008 senza avere più problemi».

    Dopo la parentesi belga sei tornato in Toscana con Scinto come quando eri dilettante. Che ambiente hai trovato?
    «Ho praticamente corso sempre in Toscana, prima alla Monsummanese dove ho fatto 4 splendidi anni dove è mancata inspiegabilmente - a mio avviso - solo la convocazione ai Mondiali, specie nel 2002 e nel 2004 la meritavo. Poi da Élite sono passato con Scinto alla Finauto-Quick Step e grazie a Luca ho imparato e vinto tanto. Nei miei pensieri il ritorno in Toscana era quasi come un ritrovare l'ambiente e la mentalità dilettantistica ma mi sono subito accorto che è diverso correrci da professionista. Fai parte di un'azienda e devi lavorare sodo perchè il nostro è un lavoro duro e serio».

    Parliamo un po' del movimento ciclistico laziale. Lariano, il paese dove abiti, tra te e Marta Bastianelli, tua cognata, ha sfornato già due bei corridori. Poi prima ancora c'è stato Astolfi che era un buon talento ma si è smarrito presto…
    «Lariano ha una tradizione ciclistica eccellente. Purtroppo negli anni il movimento è andato a scemare, ma anche in tutto il resto del Lazio è così. I professionisti non siamo tantissimi e non c'è nemmeno grande organizzazione tra le squadre che curano i settori giovanili. Occorre per forza andare via da casa a 15 anni come ho fatto io. La Toscana è solo a due passi ma c'è un enorme abisso tra il livello delle squadre di queste due regioni, soprattutto sotto il profilo organizzativo, ma anche proprio della cultura e della passione per la bici».

    Dopo gli allenamenti come cerchi di rilassarti nella tua Lariano?
    «Penso solo alla mia famiglia e alle mie due bimbe. Poi ogni tanto mi diverto a giocare alla Play Station».

    Due? Ma non avevi solo una figlia?
    «Sì, Rebecca che ha 6 anni, ma adesso è in arrivo un'altra bimba che abbiamo deciso di chiamare Ludovica».

    E alla Play Station hai mai giocato con qualche gioco di ciclismo?
    «Sì, due anni fa nella PSP avevo un gioco di ciclismo, mi sono divertito anche ad autopilotarmi qualche volta».

    Ed era forte il Proni virtuale?
    «Per essere neoprofessionista direi di sì. Si difendeva molto bene e aveva dei buoni valori nei parametri generali».

    Speriamo che nei prossimi giochi di ciclismo questi valori siano ancora più alti...
    «Infatti, vorrà dire che il Proni reale si è comportato bene nelle corse. Lo spero proprio, io ce la sto mettendo tutta».

    Marco Fiorilla - cicloweb.it
     
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    Proni ha la valigia pronta. "Ma non si fidano degli italiani"
    La stagione 2010 sta per nascere. Squadre, raduni, preparazione, programmi... Ma c’è chi non è ancora riuscito a trovare un ingaggio. Come Alessandro Proni, che denuncia la diffidenza dei team stranieri "perché siamo gli unici a combattere il doping".

    MILANO, 15 dicembre 2009 - Proni, da possibile azzurro ai Mondiali di Mendrisio a possibile disoccupato. Com’è possibile?
    "Il mio contratto con la Isd-Neri scade a fine anno. Avevo altre ipotesi, ho tergiversato un po’, e quando mi sono deciso a rinnovare era ormai troppo tardi".

    Perché?
    "Meno sponsor, meno soldi. Per tutti, o quasi. Le difficoltà economiche sono generali, e colpiscono anche il ciclismo. Le squadre cercano di risparmiare dove possono, compresi gli ingaggi dei corridori".

    Facciamo un passo indietro.
    "Primo anno da pro nel 2007, nella Quick Step, con Bettini e Boonen. Un secondo e un terzo posto al Tour du Picardie, più il terzo posto nella classifica finale, una vittoria di tappa al Giro di Svizzera. Poi mi sono infortunato: peritendinite, cioè un’infiammazione al tendine d’Achille, causato da un ossicino — in più, cosa che succede solo nel 5% dei casi al mondo — che toccava la caviglia. Non si riusciva a trovare la soluzione".

    Poi?
    "Finalmente sono stato operato, a Roma, a Villa Stuart. E con un paio di plantari speciali è stato risolto il problema. E sono tornato a correre solo al campionato italiano del 2008".

    Quest’anno?
    "Potevo rimanere nella Quick Step, invece ho preferito andare nella squadra di Luca Scinto, con cui ero stato da dilettante. Non solo: Scinto e Angelo Citracca, il team manager della Isd-Neri, erano stati anche i miei testimoni di nozze".

    Com’è andata?
    "Sessantacinque giorni di corsa, niente Giro, però tutta la seconda parte della stagione. Il quarto posto al Giro del Veneto, l’ottavo alla Bernocchi, l’undicesimo alla Tre Valli Varesine... Ma non è questo che conta, almeno non per uno come me, gregario di Giovanni Visconti. Sono uno che esegue gli ordini di scuderia, che si ferma volentieri per aspettare il capitano, che se c’è da lavorare non si tira indietro".

    Problemi con la squadra?
    "Qualche discussione, ma normale. Scinto ha un carattere esplosivo. È anche il suo bello. Però ho sempre fatto il mio dovere, e anche di più. Basta chiedere a Visconti: ha insistito perché potessi rimanere con lui".

    Adesso?
    "Aspetto una chiamata, anche se la gente non sa che sono senza contratto. E non pretendo il mondo. Intanto mi alleno, ogni mattina, con Marta Bastianelli, l’ex campionessa del mondo, sorella di mia moglie Luana, con l’ex pro Claudio Astolfi, con altri dilettanti e amatori di Lariano e dintorni".

    All’estero?
    "Ci andrei di corsa, ma non si fidano più degli italiani".

    Perché?
    "Forse perché siamo gli unici a combattere il doping, tant’è che da noi i casi emergono, altrove no".

    Lei?
    "Si sono fatte tante chiacchiere, a cominciare dalla mia vittoria in quella tappa al Giro di Svizzera. Ma sono pulito. E pronto — sempre, subito — a mostrare tutti i miei valori secondo le indagini del sistema Adams. E ne vado fiero. Vede: quando uno va forte, si pensa subito male. In più, se uno va forte e non trova squadra, è ancora peggio".

    E se non riuscisse a trovare una squadra?
    "Mi sono dato tempo fino a Natale. Poi andrei a lavorare con mio cognato. Ma ho una passione esagerata: ho cominciato ad andare in bici a due anni e mezzo, a correre a sei, e una vita senza ciclismo la considero una tortura".

    C’è altro, nella vita.
    "Lo so. Il ciclismo è il luna park della vita. Penso a mia sorella Debora, 41 anni, malata di leucemia mieloide acuta. In gennaio le donerò il midollo osseo. Questi sì sono i veri problemi".

    Marco Pastonesi - gazzetta.it
     
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  6. Vince™
     
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    La Gazzetta. Il ritorno di Proni e la storia di Debora
    Alessandro Proni è un ragazzo che a 27 anni è rimasto disoccupato ma non ha avuto neanche il tempo di dolersene: un paradosso terribile, perché aveva nella testa e nel cuore pensieri ben più importanti. Adesso è tornato a mettersi il numero sulla schiena, ma non è questo il motivo che lo rende più felice: sempre di paradosso si tratta, ma infinitamente più dolce.

    MALATTIA. A febbraio Proni ha donato il midolloosseo alla sorella Debora, 42 anni. Tredici mesi fa i medici le avevano detto tre parole che suonavano quasi come una sentenza: leucemia mieloide acuta. «A Roma le avevano dato pochissime speranze - racconta Proni che vive a Lariano (Roma) con la moglie Luana e le figlie Rebecca e Ludovica -. Dopo alcune segnalazioni, ci siamo rivolti al centro ematologico dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia ed è stata la nostra fortuna. Sono dei luminari, hanno impiegato anche dei nuovi farmaci e a Debora hanno detto “Non ti lasceremo andare facilmente, tu sei un pezzo della nostra scienza”. Ogno volta che pensso questa frase mi vengono i brividi».

    SPERANZA. «Debora deve lottare ancora, perché adesso ha le difese immunitarei di una bambina. Ma se penso a un anno fa di questi tempi...». A febbraio, prima e dopo il trapianto, Alessandro aveva dovuto sospendere gli allenamenti: circa un mese, in tutto. Era già rimasto senza squadra, lui che aveva esordito tra i prof nel 2007 con la Quick Step conquistando un’importante vittoria di tappa al Giro di Svizzera: l’ultima corsa il 25 ottoobre 2009, la Japan Cup, con la maglia della Isd di Luca Scinto.

    MANO. «Devo tantissimo a Fausto Scotti, il ct azzurro del cross. È un amico e mi ha messo in contatto con l’Acqua&Sapone. Ho ripreso a correre in questi giorni, Tre Valli Varesine e Bernocchi. Mi sono emozionato. Sarò al Melinda, e ho firmato anche per il 2011. Farò di tutto per rippagare la fiducia che mi ha daatoi Palmiro Masciarelli, sono ottimista». E non potrebbe non esserlo, anche perché la leucemia di Debora non è stata la sola “mazzata” familiare subita negli ultimi mesi. All’altra sorella Sabrina, 40 anni, incinta del terzo figlio, avevano diagnosticato un tumore al seno. «L’Hanno operata e le hanno tolto 28 linfonodi», sospira Proni che è cognato della campionessa mondiale di Stoccarda 2007, Marta Bastianelli, sorella della moglie Luana.

    SPIRITO. «Qual è la sua dote migliore? Lui sorride - racconta Fausto Scotti -. Ogni giorno. È un ragazzo che ha la gioia di vivere dentro. Neppure tutto quello che ha passato negli ultimi tempi è riuscito a levargliela e questa onsiderazione fa capire tutto più di ogni altra parola». «Esperienze del genere - conclude Proni - ti aiutano a capire. A mettere in ordine le cose, a dare la giusta importanza a quello che succede senza mai perdere la bussola. A non smettere mai di coltivare la speranza».
    E saluta. Con un sorriso.

    da La Gazzetta dello Sport del 20 agosto
    a firma di Ciro Scognamiglio
     
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  7. Andie88
     
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    che sfortuna che ha avuto, speriamo di rivederlo di nuovo ad alti livelli.
     
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6 replies since 13/12/2007, 01:11   895 views
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