Davide Viganò

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    Davide Viganò

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    © Roberto Bettini - bettiniphoto.net


    Davide Viganò (12 giugno 1984, Carate Brianza) è un ciclista professionista italiano. Passato professionista nel 2005 con la Quick Step - Innergetic, ha corso con la squadra belga fino al 2008, non raccogliendo alcuna vittoria.

    Nel 2009 è approdato alla neonata Fuji - Servetto.


    Squadre

    * 2005: Team Androni Giocattoli - 3C Casalinghi
    * Lug. 2005: Quick Step - Innergetic
    * 2006: Quick Step - Innergetic
    * 2007: Quick Step - Innergetic
    * 2008: Team Quick Step
    * 2009: Fuji - Servetto



    SarriTheBest

    Edited by Joey² - 12/3/2009, 13:23
     
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    Davide Viganò: pronto a cercar riscatto
    Davide Viganò riparte da zero. Per la sua quarta annata da professionista (ha esordito nel 2005 con il Team Androni Giocattoli), il ciclista milanese di Carate Brianza chiede a stesso il salto di qualità: «Arrivo da un 2007 sfortunato e avaro di risultati - spiega Viganò, che abbiamo incontrato in una pausa d'allenamento - e sono pronto a rimettermi in gioco». Viganò è rimasto fedele ai colori della Quick Step, la formazione belga in cui militano, tra gli altri, il campione del mondo Paolo Bettini e il fuoriclasse fiammingo Tom Boonen e il suo contratto con il team di Lefevre scadrà a fine 2008: «Ecco perché chiederò molto al nuovo anno: voglio partire subito forte anche per dimostrare di poter essere protagonista. Dopo tanta sfortuna spero di ritrovare al più presto la via del successo».
    A marzo Viganò era caduto in allenamento procurandosi la frattura del secondo metacarpo della mano sinistra, poi si era concentrato sulle gare di fine anno correndo la Vuelta di Spagna, dove gli è riuscito di conquistare una quarta e quinta posizione.

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    Davide Viganò diviso fra Silence Lotto e Barloworld
    Davide Viganò ancora non conosce il suo futuro. Il ventiquattrenne milanese è alla ricerca di una sistemazione per il prossimo anno e probabilmente finirà per indossare la maglia della Silence Lotto o quella della Barloworld: “Avrò delle risposte a giorni da entrambe - ha detto il giovane professionista che nella foto mostra il premio “Memorial Fabio Casartelli” ricevuto ieri a Carate Brianza-.
    Ho avviato buoni contatti con la Silence Lotto e con la quale, confesso, mi piacerebbe correre il prossimo anno”. Davide Viganò è passato professionista con l’Androni Giocattoli nel 2005 e le ultime tre stagioni le ha trascorse con la Quick Step vincendo la cronosquadre al Giro del Qatar 2007. Il suo futuro sarà dunque ancora in Belgio?

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  4. illip
     
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    Fossi in lui forse pubnterei ad approdare alla corte di Corti (scusate il giro di parole). Potrebbe avere molto più spazio di manovra.
     
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    Sicuro... però c'è da considerare anche il lato e economico e soprattutto la sicurezza del lavoro... Barloworld ha detto che il prossimo anno andrà avanti... ma nel 2010?! Almeno alla Silence sei + sicuro di aver il lavoro per i prossimi anni... mi sembra che Omega Pharma abbia rinnovato la sponsorizzazione fino al 2011...
     
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  6. illip
     
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    vero ma c'è anche la certezza Coirti che di sicuro non resta senza squadra.
     
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    Scopriamo il mondo di Davide Viganò
    24 anni compiuti lo scorso giugno, fisico possente, alto 182 cm per 67 kg di peso, abita a Carate Brianza con la famiglia. Di certo la classe e la voglia di vincere non mancano a Davide Viganò: è un ragazzo sicuro di sé e guarda al futuro con ottimismo, soprattutto nel ciclismo.

    Ciao Davide, chi ti ha messo sulla bicicletta per la prima volta? Chi è stato il tuo idolo da bambino?
    «Ciao a tutti! Ho iniziato la mia avventura sui pedali all'età di 8 anni grazie a mio nonno e mio papà. Con la bici è stato amore a prima vista... i miei idoli sono stati Gianni Bugno, perché il suo genio e sregolatezza mi hanno sempre affascinato, e Jan Ullrich; anch'io ero forza pura da ragazzino».

    Raccontami brevemente la tua carriera fino ad adesso...
    «Nei primi tre anni, da G2 a G4, ero fortissimo: se non vincevo, salivo sempre sul podio. Ancora ricordo con il sorriso quegli anni... Penso che quello sia stato uno dei periodi più belli della mia "carriera", se di carriera si poteva già parlare, difatti quando sei così piccino sali sulla bici solo per divertimento e non pensi molto al tuo futuro. Per quanto riguarda gli anni successivi, ho dovuto misurarmi più spesso con buoni avversari, riuscendo comunque ad ottenere ottime vittorie. Durante il periodo delle categorie giovanili ho ottenuto 100 vittorie, tra le quali il campionato italiano Allievi su strada nel 2000. Da dilettante passai con la Zoccorinese-Vellutex di Giovanni Villa, ma ci rimasi un solo anno, a causa di problemi organizzativi della squadra. Sono così passato nella Zalf Desirée Fior, e proprio quell'ultimo anno fu fantastico, tanto che mi permise di passare professionista all'Androni Giocattoli di Davide Boifava all'inizio del 2005».

    Come ti sei trovato all'inizio della tua carriera professionistica?
    «Devo ammettere che l'impatto non fu difficile, infatti ottenni parecchi piazzamenti che mi portarono ad un cambio di squadra solo dopo metà stagione. Ad agosto passai alla Quick Step-Innergetic dove, purtroppo, presi parte a poche corse a causa della frattura del polso. Al Giro di Germania ottenni il mio primo piazzamento nella massima categoria e da qui in avanti per me è stata un po' un agonia: infortuni, problemi familiari, malattie... Tutto ciò non mi ha permesso di esprimermi al meglio durante i primi anni di professionismo. Comunque sono riuscito a conquistare la fiducia di corridori come Boonen e Steegmans per le volate e di Paolo Bettini per le corse un po' più impegnative».

    Visto che ci parli di Bettini la domanda sorge quasi spontanea: che rapporto hai con il due volte iridato toscano?
    «Avere un compagno di squadra come lui può solo essere una fortuna! Paolo è un vero campione, non solo sulla bicicletta, ma anche nella vita quotidiana. È una persona umile e con la quale sono sempre riuscito a parlare liberamente. Mi ha insegnato molto, ciclisticamente parlando e non solo».

    Togliamo la maschera adesso. Vogliamo conoscere il vero Davide, quello di tutti i giorni.
    «Penso di essere un ragazzo molto trasparente, quindi non ho molto altro da raccontarvi, purtroppo! La mia unica passione è la bicicletta. Sono un po' monotematico nelle interviste... oltre a pedalare mi piace rilassarmi con la famiglia e la mia ragazza Emanuela».

    Che maglia vestirai nel 2009?
    «Quest'anno sarò portacolori della Fuji-Servetto, neonata squadra diretta da Mauro Gianetti e Alvaro Crespi. Potrò esprimere liberamente tutte le mie qualità in quanto, dopo aver discusso con i direttori, hanno deciso di darmi piena fiducia».

    Elencaci le possibili vittorie di Davide Viganò per l'anno 2009.
    «Scusate, ma sono scaramantico e preferisco astenermi dalla risposta!».

    Rispettiamo la tua scaramanzia, ma adesso arriva la domanda di riserva dalla quale non potrai astenerti: cosa ne pensi del ritorno alle corse del sette volte maglia gialla al Tour de France, Lance Armstrong?
    «Posso dire che Lance ha lasciato le competizioni da vincente e da questo scaturisce la curiosità di vedere se saprà ripetersi anche dopo un paio d'anni di fermo. Sarà bello vedere cosa riuscirà a fare. Sono sicuro che ci stupirà per l'ennesima volta!».

    Qualche impressione sul Giro d'Italia 2009?
    «Innanzitutto, spero che la mia squadra mi dia la possibilità di farlo. Dalla presentazione ne ho dedotto che non è niente male. Però, essendo un velocista puro, ho giudicato soprattutto le tappe con possibile sprint finale!».

    Ti facciamo un grosso in bocca al lupo e ti auguriamo una fantastica stagione.
    «Grazie a voi e a tutti gli appassionati di bicicletta che tengono vivo questo fantastico sport che noi tutti amiamo».


    Stefania Bardelli - www.cicloweb.it
     
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  8. illip
     
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    Che voglia puntare alla Sanremo??
     
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    Per una volta la potrebbe correre libero da qualsiasi compito di gregariato... tentar nn nuoce insomma...
     
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  10. illip
     
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    Ne sono convinto anche perchè ha le carte per giocarsela :sisi:
     
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    Viganò: vi farò vedere chi sono
    Cinque anni tra i professionisti, di cui tre passati spesso fianco a fianco di campioni del calibro di Paolo Bettini e Tom Boonen. Davide Viganò, venticinquenne brianzolo di Carate, è alla ricerca della prima vittoria da professionista (un successo l’ha siglato, ma in un cronoprologo a squadre), ma soprattutto è voglioso di scoprire quali sono i suoi effettivi limiti.
    «Sono passato professionista nel 2004, questo è il quinto anno ma ancora nessuno ha visto il vero Viganò. Non sono riuscito ad esprimere quello che so fare per diversi fattori: malattie e infortuni non sono mancati, ma c’è da considerare che sono stato al servizio di Bettini e Boonen in quanto facevo comodo ad entrambi perché me la cavo benino in volata e nelle salite medie. Oltre a questo aggiugiamo i problemi famigliari e il quadro è completo».
    Davide ha dovuto sopportare la prematura scomparsa del padre Elio stroncato da un infarto nel luglio del 2007. Era stato proprio il papà, con nonno Enrico, a trasmettergli la voglia di inforcare la bicicletta a otto anni. Un grande fiuto, il loro, in quanto il giovane Davide nel 2000 arriva addirittura sul tetto d’Italia vincendo il tricolore nella categoria allievi. Nelle giovanili una carriera ricca di trionfi, tanto da consentirgli il passaggio a due formazioni di grande tradizione e scuola tra i dilettanti: prima la Zoccorinese di Olivano Locatelli e poi la corazzata Zalf Désirée Fior di Luciano Rui. Solo due stagioni tra i puri prima del passaggio tra i prof con l’Androni Giocattoli nel 2005 dove resta fino ad agosto, poi è la Quick Step ad accorgersi del brianzolo e a portarlo alla sua corte. Dopo aver lavorato per tanti campioni, da quest’anno Viganò ha cambiato maglia approdando alla Fuji Servetto. Diverso il team, soprattutto diverso il ruolo. Con maggiore libertà Davide ha iniziato la gran rincorsa al vertice mettendosi in luce al Giro d’Italia dove si è piazzato ben 5 volte tra i primi dieci (miglior risultato il quarto posto nella Innsbruck-Chiavenna).
    «Sono stato favorito dal fatto che potevo fare la mia corsa, il team mi ha concesso la libertà di fare gli sprint senza chiedermi di lavorare per gli altri - riflette Viganò che vive sempre a Carate ed è fidanzato con Emanuela, classe 1987, universitaria di Cabiate -. Pensare che non dovevo neanche partire: all’inizio dell’anno sono stato bloccato dalla mononucleosi che mi ha compromesso la preparazione. Poi in Spagna, al Giro delle Asturie, sono arrivato terzo in una tappa e la Fuji Servetto mi ha chiesto se me la sentivo di andare al Giro d’Italia. Ho accettato anche se non ero preparato a puntino, ma è stata una scelta felice in quanto mi sono messo in mostra e sono soddisfatto di quanto ho fatto».
    Stare in squadre con i grandi campioni ha lati positivi e negativi. Da una parte sei sempre a disposizione, dall’altra però s’impara in fretta a diventare “grandi”. Che peso ha avuto ad esempio Bettini nella tua crescita?
    «Sicuramente ha avuto un peso enorme. Stare al fianco di un corridore del calibro di Paolo è essenziale. Non ho dovuto crescere da solo e a lui ho avuto la possibilità di rubare il mestiere corsa dopo corsa, ascoltandolo, osservandolo. Con Bettini si impara di sicuro come fare per vincere. Poi sta a te mettere in pratica i suggerimenti e sfruttare le occasioni. Io ancora non sono riuscito a farlo per i motivi che ho spiegato prima, ma non ho dimenticato nulla dei suoi insegnamenti e, se la ruota finalmente si mette a girare, spero di metterli in pratica».
    Da buon brianzolo Davide è un gran lavoratore, silenzioso e scrupoloso. A volte però queste doti possono anche diventare un freno…
    «In qualche caso è vero. Non ho mai avuto paura di lavorare, di allenarmi, di prepararmi a puntino. Anzi a volte mi preparo troppo, è capitato che sono arrivato alla corsa e, come si dice in gergo “ero finito” per troppo allenamento».
    Ma ad aiutare gli altri si perde l’abitudine a vincere?
    «Quando firmo il foglio di partenza sono sempre convinto di poter vincere. Se perdi questa grinta che ti viene da dentro è finita: mai abituarsi a non vincere! Ogni fine corsa sono sempre arrabbiato con me stesso e mi scavo dentro per vedere dove ho sbagliato e capire dove migliorare. Penso spesso agli anni giovanili quando vincevo e sogno di rifarlo: anche questo mi aiuta e mi convince che posso ancora ritrovare il feeling col successo».
    Quanto ha influito la prematura scomparsa di papà Elio?
    «Tantissimo. Io sono di carattere introverso, non espongo i miei sentimenti. Quando è morto papà mi sono tenuto tutto dentro, me la sono vista tra me e me e ci ho messo parecchio ad abituarmi all’idea di non averlo più. E questo ha influito sul mio lavoro: per un anno il rendimento si è abbassato, forse mi è mancato accanto qualcuno che nell’ambiente del mio lavoro mi aiutasse a tirarmi fuori da quella situazione. Ma non voglio parlare degli altri, è stato il mio carattere che non mi ha aiutato in quella situazione. Ora le cose stanno girando però: il pensiero di papà mi porta a stringere di più i denti, mi spinge a soffrire e lottare per vincere. Sento di doverlo fare per lui e così quello che per un certo periodo è stato un freno ora si sta tramutando in una forte spinta».

    di Valerio Zeccato, TuttoBICI di Settembre 2009
     
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    Ecco la firma: Viganò correrà per il Team Sky
    Finalmente è arrivata la tanto sospirata firma sul contratto. Davide Viganò, venticinquenne portacolori della Fuji Servetto correrà il prossimo anno nella neonata formazione inglese SKY.
    Viganò, che quest’anno ha ottenuto un terzo posto in una tappa della Vuelta Asturie, un quarto in tappe al Giro d’Italia ed alla Vuelta oltre che a numerosi altri piazzamenti nei dieci, si è detto molto soddisfatto per la scelta.
    «Quest’anno non sono riuscito a vincere ma ho avuto una continuità di rendimento notevole. Certo mi manca la vittoria, ma sono convinto di poter colmare presto questa lacuna ripagando così la fiducia della mia nuova squadra».

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    La promessa di Viganò: vedrete un corridore diverso e...
    "Vedrete un corridore completamente diverso da questi ultimi anni. Vi dò la mia parola...". Esordisce così Davide Viganò a poche ore dalla presentazione ufficiale della sua nuova squadra, il Team Sky di nazionalità inglese. Sereno, rilassato, con una visibile montatura bianca di occhiali da vista, il ciclista brianzolo parla volentieri del suo futuro e delle sue nuove ambizioni.
    "Spesso mi etichettano come un velocista ma non è così - dice il venticinquenne di Carate Brianza-. So di avere diverse caratteristiche e quest'anno ve ne accorgerete. Sono cambiato e ho le idee ben chiare per questa stagione. Seguirò alla lettera i programmi della squadra anche se in cuor mio sogno di correre da protagonista la Milano-Sanremo e la Parigi-Roubaix".
    Non scherza Viganò riguardo ai suoi obiettivi che, oltre alle classiche del Nord, sposteranno le sue attenzioni anche sul Giro d'Italia o sulla Vuelta di Spagna.
    "Ne discuterò con Sunderland e Yates i miei nuovi direttori sportivi. Con loro ha già instaurato un buon feeling, hanno capito le mie esigenze e sono pronti ad agevolarmi. So di poter pretendere ancora molto da me stesso e con il Team Sky sono pronto a dare il massimo".
    Hai parlato di Sanremo e Roubaix, cosa intendevi dire?
    "Quello che ho detto: è un sogno che ho nel cassetto da quando ho iniziato ad andare in bicicletta. Sono due gare fra le più importanti del circuito internazionale e che presentano percorsi idonei per le mie caratteristiche. Insomma, sono quelle corse che ti consacrano campione".
    Schietto come non mai, Davide Viganò è dunque pronto a ributtarsi nella mischia già dal Tour Down Under la corsa a tappe australiana che disputerà dal 17 al 24 gennaio.
    "Partirò tranquillo ma con la consapevolezza di migliorare giorno dopo giorno - spiega il giovane lombardo della formazione Sky-. La stagione è lunga e davanti a me ci sono tanti appuntamenti che cercherò di correre sempre in prima fila. Devo riscattarmi dalla sfortuna che in questi anni mi ha perseguitato, prima con la varicella, poi con la mononucleosi. Ho voglia di ciclismo e sono pronto per la battaglia".
    Dopo il Tour Down Under, Viganò si sposterà negli Emirati Arabi per schierarsi alla partenza del Giro del Qatar a cui farà seguito la campagna del Belgio, con la partecipazione del giovane milanese alla Freccia del Brabante e all'Het Volk.

    Danilo Viganò - tuttobiciweb.it
     
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  14. speeeed
     
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    Hi, regards all :)
     
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13 replies since 22/11/2007, 23:18   982 views
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