Fabio Baldato

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    Fabio Baldato

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    Fabio Baldato (Lonigo, 13 giugno 1968) è un ex ciclista italiano.

    Professionista originario di Brendola, è stato un velocista. La sua caratteristica migliore è sempre stato lo spunto finale che gli ha permesso di raccogliere importanti successi in carriera, fra cui alcune tappe prestigiose ai grandi giri. Ha vinto infatti sia sul traguardo finale del Giro a Milano, sia su quello del Tour a Parigi.

    Avviato al ciclismo dal padre all'età di 13 anni, da dilettante vinse nel 1989 la medaglia d'argento nel mondiale della corsa a punti su pista. Baldato passò professionista con la Del Tongo nel 1991. Due anni dopo le sue prime vittorie di una certa importanza, con ben 3 tappe del Giro d'Italia fra cui la prestigiosa passerella finale di Milano.

    Nel 1994 sfiorò il trionfo nella Parigi-Roubaix, in cui dovette accontentarsi della piazza d'onore dietro a Tchmil.

    Dopo la prima vittoria di tappa nel Tour de France l'anno successivo, arrivò forse il successo più bello della sua carriera nel 1996 con il trionfo sui Campi Elisi a Parigi. In quell'anno vinse anche due tappe alla Vuelta, ma seguì poi un 1997 non proprio fortunato.

    La sua carriera fu in seguito minata da un grave infortunio dal quale Baldato faticò a riprendere lo smalto dei giorni migliori, riuscendo tuttavia a imporsi ancora una volta alla tappa di Matera del Giro nel 2003.

    Dopo alcune difficoltà nel trovare contratto, è approdato nel 2007 alla Lampre, distinguendosi per un ottimo decimo posto alla Parigi-Roubaix.

    Il 28 agosto 2008 dopo la caduta all' Eneco tour dove si e' rotto la clavicola annuncia il suo ritiro da professionista (già preannunciato ad inizio stagione).


    Squadre

    * 1991: Del Tongo - MG Boys
    * 1992: GB - MG Maglificio
    * 1993: GB - MG Maglificio
    * 1994: GB - MG Maglificio
    * 1995: MG Maglificio - Technogym
    * 1996: MG Maglificio - Technogym
    * 1997: MG Maglificio - Technogym
    * 1998: Riso Scotti - MG Maglificio
    * 1999: Ballan - Alessio
    * 2000: Fassa Bortolo
    * 2001: Fassa Bortolo
    * 2002: Fassa Bortolo
    * 2003: Alessio
    * 2004: Alessio
    * 2005: Fassa Bortolo
    * 2006: Tenax
    * 2007: Lampre - Fondital
    * 2008: Lampre


    Palmares

    1986
    * 1a nella Campionato Nazionale, Strada, Allievi, Italia (ITA)
    * 3a nella Campionata Mondial, Pista, Persecuzione a squadre, Alievi
    * 1a nella Campionato Nazionale, Strada, Allievi, Italia (ITA)

    1989
    * 1a nella Trofeo Zssdi - Un. Circ. Sloveni in Italia (SLO)
    * 2a nella Campionata Mondial, Piste, Punktefahren, Amateure, Lyon

    1990
    * 1a nella Trofeo Zssdi - Un. Circ. Sloveni in Italia (SLO)

    1991
    * 1a nella Criterium d'Abruzzo (ITA)
    * 1a nella 1a tappa Cronostafetta (ITA)

    1993
    * 1a nella 16a tappa Giro d'Italia (ITA)
    * 1a nella Offenbach (GER)
    * 1a nella 1a tappa Setmana Catalana de Ciclismo (ESP)
    * 1a nella 4a tappa Giro d'Italia (ITA)
    * 1a nella 3a tappa parte a Ronde van Nederland, Hardenberg (NED)

    1994
    * 2a nella Draai van de Kaai (NED)
    * 2a nella 1a tappa parte b Tour Méditerranéen, Lattes (FRA)
    * 2a nella 3a tappa Tour Méditerranéen, Pierrefeu (FRA)
    * 2a nella 4a tappa Tour Méditerranéen, Antibes (FRA)
    * 2a nella 1a tappa Paris - Nice, Orléans (FRA)
    * 1a nella 2a tappa Paris - Nice, Nevers (FRA)
    * 2a nella 3a tappa Paris - Nice, Clermont-Ferrand, (FRA)
    * 1a nella 4a tappa Paris - Nice, St Etienne (FRA)
    * 2a nella 3a tappa parte a Driedaagse van De Panne, Koksijde (BEL)
    * 2a nella Paris - Roubaix (FRA)
    * 1a nella 1a tappa Österreich-Rundfahrt (AUT)
    * 1a nella 2a tappa Österreich-Rundfahrt (AUT)
    * 2a nella 2a tappa Ronde van Nederland, Ede (NED)

    1995
    * 2a nella Bavikhove (BEL)
    * 2a nella Draai van de Kaai (NED)
    * 2a nella La Louvière (BEL)
    * 1a nella Nürnberg (GER)
    * 2a nella Ronde van Vlaanderen (BEL)
    * 2a nella Steenwijk (NED)
    * 1a nella 1a tappa parte b Tour Méditerranéen, Juvignac (FRA)
    * 3a nella Trofeo Laigueglia, Laiguelglia (ITA)
    * 1a nella 1a tappa Vuelta Ciclista a la Communidad Valenciana, Calpe (ESP)
    * 1a nella 8a tappa parte a Paris - Nice, Nice (FRA)
    * 1a nella 2a tappa Driedaagse van De Panne, Koksijde (BEL)
    * 1a nella 1a tappa Tour de France (FRA)
    * 1a nella 4a tappa (cronosquadre) Hofbrau Cup, Esslingen (GER);
    * 1a nella Rund um die Nürnberger Altstadt (GER)

    1996
    * 2a nella Ronde van Vlaanderen (BEL)
    * 3a nella Classifica Generale Etoile de Bessèges (FRA)
    * 2a nella Classifica Generale Tour Méditerranéen (FRA)
    * 3a nella Gent - Wevelgem, Wevelgem (BEL)
    * 1a nella 3a tappa parte a Tour de Luxembourg, Beckerich (LUX)
    * 1a nella 21a tappa Tour de France (FRA)
    * 7a nella Giochi Olimpici, Strada, Elite, Atlanta
    * 1a nella Coppa Bernocchi (ITA)
    * 1a nella 6a tappa Vuelta a España (ESP)
    * 1a nella 7a tappa Vuelta a España (ESP)

    1997
    * 2a nella Giro della Provincia di Siracusa (ITA)
    * 2a nella GP Costa degli Etruschi (ITA)
    * 2a nella Trofeo dell'Etna (ITA)

    1998
    * 1a nella Rund um den Henninger Turm (GER)
    * 1a nella 2a tappa Tour de Romandie, Montreux (SUI)

    1999
    * 1a nella 6a tappa Tour Méditerranéen, Béziers (FRA)
    * 1a nella 2a tappa Post Danmark Rundt, Grindsted (DEN)
    * 3a nella Paris - Brussel (BEL)

    2000
    * 2a nella Milano - San Remo (ITA)
    * 1a nella 3a tappa Paris - Nice, Belleville (FRA)
    * 3a nella Cyclassics Hamburg, Hamburg (GER)
    * 1a nella 5a tappa Tour de Luxembourg, Diekirch (LUX)

    2002
    * 1a nella Giro della Provincia di Siracusa (ITA)
    * 1a nella Trofeo dell'Etna (ITA)
    * 1a nella 2a tappa Giro Della Liguria, Alassio (ITA)
    * 1a nella 2a tappa Giro Riviera Ligure Pomente, Alassio (ITA)
    * 1a nella Trofeo Pantelica (ITA)
    * 1a nella 3a tappa parte a Driedaagse van De Panne, De Panne
    * 4a nella 20a tappa Tour de France, Paris (FRA)

    2003
    * 1a nella 1a tappa Etoile de Bessèges, Sainte-Tulie (FRA)
    * 1a nella Classifica Generale Etoile de Bessèges (FRA)
    * 3a nella Trofeo Laigueglia (ITA)
    * 3a nella Giro della Provincia Di Reggio Calabria (ITA)
    * 1a nella 2a tappa Driedaagse van De Panne, Koksijde (BEL)
    * 1a nella 2a tappa Giro d'Italia, Matera (ITA)
    * 3a nella Memorial Zanette (ITA)
    * 1a nella 2a tappa Tour de Pologne, Olsztyn (POL)

    2004
    * 3a nella GP d'Ouverture (FRA)
    * 1a nella Memorial Zanette (ITA)
    * 1a nella 1a tappa Tour de Pologne, Gdynia (POL)
    * 1a nella 4a tappa Tour de Pologne, Kalisz (POL)
    * 2a nella GP Beghelli (ITA)

    2006
    * 1a nella 2a tappa Österreich-Rundfahrt, Salzburg (AUT)
    * 1a nella Linz (AUT)

    2007
    * 1a nella 1a tappa Österreich-Rundfahrt, Mayrhofen im Zillertal (AUT)
    * 2a nella 2a tappa parte a Brixia Tour, Breno (ITA)
    * 1a nella 1a tappa (cronosquadre) Tour de Pologne, Warszawa (POL)


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    Edited by SarriTheBest - 29/8/2008, 05:15
     
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    Baldato, profumo d'azzurro a 39 anni
    Avventura cinese in magli azzurra per Fabio Baldato. Nel mese di agosto il corridore della Lampre-Fondital, recente vincitore della prima tappa del Giro d’Austria (nella foto), prenderà parte con la Nazionale italiana a una gara pre-olimpica che si svolgerà a Pechino.
    E’ Baldato stesso a spiegare questo nuovo interessante impegno: “Dopo la vittoria al Giro d’Austria ho ricevuto la chiamata di Ballerini, il quale mi informava del fatto che avrebbe avuto piacere a portarmi con la Nazionale a Pechino per la gara pre-olimpica. Aveva già pensato al mio nome visto che con la mia esperienza avrei potuto analizzare bene il percorso, poi il mio buono stato di forma hanno convinto il commissario tecnico a convocarmi. Sentito il parere positivo della Lampre-Fondital, ho accettato con entusiasmo di intraprendere questa nuova avventura: vestire la maglia della Nazionale è sempre un orgoglio e spero di poter dare buone indicazioni riguardanti il percorso sul quale si correrà il prossimo anno la gara olimpica. Inoltre, sarà interessante visitare la Cina, paese nel quale non sono mai stato. Sarò in compagnia di altri 5 corridori: la partenza per Pechino è prevista per il 14 agosto, la gara si svolgerà il 18 e il rientro in Italia avverrà il 20. Prima di volare in Cina sarò di sicuro al Brixia Tour, poi al rientro prenderò parte all’Eneco Tour”.

    tuttobici web.it

    Grandissimo Fabio!!!

    Edited by SarriTheBest - 13/12/2007, 19:54
     
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    Baldato, 40 anni, ha deciso: «A fine stagione appendo la bici al chiodo»
    Il grande “vecio” è disteso sul lettino dei massaggi in una stanza d’albergo della riviera toscana. Al ritiro della Lampre si lavora sodo, di mattina s’è sciroppato con i compagni 200 chilometri fatti di buona lena e alle mani del massaggiatore tocca spianare i nodi lasciati dalla fatica nei quadricipiti. E’ l’occasione buona per intervistare Fabio Baldato, 40 anni a giugno e ancora tanta voglia di pestare sui pedali.
    E’ la sua 18^ stagione da professionista ma per lei il tempo proprio non passa…
    “Passa, passa, eccome se passa. Corro ancora perché credo di avere ancora qualcosa da dire nel ciclismo, e poi perché mi diverto. Fare il corridore non mi pesa, si fanno molti sacrifici ma mi piace, e so che mi mancherà molto questa vita dall’anno prossimo, quando non sarò più in gruppo”.
    Decisione definitiva?
    “Sì, il 2008 sarà la mia ultima stagione in bici e intendo metterci tutto il mio impegno. Ho già avviato dei progetti di collaborazione con un’azienda vicentina di abbigliamento sportivo, dal 2009 mi occuperò di pubbliche relazioni e del commerciale”.
    Non ha mai pensato di fare il direttore sportivo?
    “Ci ho pensato, e potrei farlo con la mia squadra attuale, ma dopo avere trascorso gli ultimi 18 anni sempre via da casa, conducendo una vita da zingaro, credo sia il momento di dedicare un po’ più del mio tempo a mia moglie Raffaella e ai miei due figli, Anna e Sebastiano. Prima o poi arriva il momento in cui bisogna fermarsi”.
    A proposito di trasferte, fino a pochi giorni fa era a correre in Australia, al Tour Down Under…
    “E’ stata un’esperienza positiva, anche perché il Tour Down Under è diventato prova Pro Tour, quindi il livello dei concorrenti si è alzato notevolmente, così come la velocità. Temevo di trovare una temperatura tropicale, invece abbiamo corso con 30 gradi e un clima secco, decisamente sopportabile”.
    Intanto in Italia scoppiava il caso disciplinare sulla reperibilità di Cunego…
    “Secondo me si è alzato un polverone spropositato. Si è trattato di un malinteso, e doveva essere gestito in maniera più soft. Spero che tutto si sistemi presto e che non nasca una nuova caccia alle streghe, considerata soprattutto la mancanza di coordinamento che esiste fra Coni, la Wada e l’Uci”.
    A quando il suo debutto in Europa?
    “Da domani sarò in Spagna per la Settimana Valenciana. Proseguirò con l’Eroica, la Tirreno-Adriatico e la Milano-San Remo”.
    Alla Sanremo il suo compagno Alessandro Ballan è uno dei principali candidati alla vittoria…
    “L’anno scorso ha fatto grandi cose e secondo me adesso sta andando ancora più forte. Lo vedo pimpante, molto sicuro di sé: agli appuntamenti che contano ci sarà”.
    Qual è il giovane italiano in cui crede di più?
    “Vincenzo Nibali. Deve solo imparare ad essere un po’ più astuto in corsa, ma credo che sia il giovane di maggior talento del ciclismo italiano”.
    Vedremo Baldato al Giro d’Italia?
    “E’ quello che vorrei. Spero di avere la condizione necessaria per meritarmi un posto in squadra. E’ la corsa che mi ha lanciato nel ’93, quando vinsi tre tappe, e nell’ultimo anno della mia carriera mi dispiacerebbe non esserci”.
    In quali gare vorrebbe lasciare il segno quest’anno?
    “Mi piacerebbe disputare un bel Giro delle Fiandre e una bella Roubaix, correndo al fianco di Ballan e magari concludendo nei primi dieci. Se dovessi scegliere fra le due, direi il Fiandre”.
    Ha già trasmesso ai suoi figli il suo amore per il ciclismo?
    “Direi che si tratta di amore-odio. Li vedo orgogliosi quando vinco o si parla di me sui giornali, ma il ciclismo è anche lo sport che porta via da casa il loro papà per molti giorni all’anno”.
    Arriverà il giorno in cui scriveremo delle vittorie di Sebastiano Baldato?
    “Sebastiano ha solo otto anni e per il momento lo vedo attratto dal Bmx. In futuro, quando avrò più tempo per seguirlo, non è detto che non si cimenti anche con la bici da strada. Ma non cerco emuli in famiglia, ne sarò felice se a chiedermelo sarà lui”.

    Eros Maccioni - ciclonews.it
     
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  4. xGarzox
     
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    Baldato, ultimo giro sul pavé

    Il vicentino della Lampre che a giugno compirà 40 anni, domani disputerà la sua 14ª Roubaix: "Qui al Nord lascio il cuore. Mi riconoscono tutti, sono più famoso che in Italia. Cos'è questa gara? Come Italia-Brasile giocata con gli scarponi da neve"

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    COMPIEGNE (Fra), 12 aprile 2008 - Al Giro delle Fiandre è arrivato con le braccia aperte per ringraziare il suo pubblico. "E’ stata la corsa che mi ha dato più brividi ed emozioni. Il gesto è venuto istintivo. Adesso la Roubaix: a fine stagione mi ritiro, ma qui al Nord lascio il cuore. Ancora adesso, dopo tanti anni, mi riconoscono tutti, sono più famoso che in Italia".
    Fabio Baldato, vicentino di Brendola, compirà 40 anni il 13 giugno. E’ l’ultima campagna del Nord dopo 18 stagioni da professionista e 42 successi. Domenica scorsa l’ultima recita nella «Ronde», che ha disputato 14 volte: 2° nel 1995 e 1996 dietro a Museeuw e Bartoli. Domani l’addio alla Parigi-Roubaix, e anche in questo caso sarà la 14ª partecipazione: 2° nel 1994, sotto la neve, quando vinse Tchmil. Adesso alla Lampre è compagno di stanza di Alessandro Ballan, uno dei favoriti della classicissima francese del pavé.

    Baldato, ricorda il debutto al Nord?
    "Era il 1991, avevo 22 anni, correvo nella Del Tongo-Mg di Cipollini e Ballerini. Ero quasi uno spettatore, ma mi servì per capire che cosa mi sarebbe toccato in futuro. La prima gara fu il Gp Harelbeke, un piccolo Fiandre. La finii davanti, nei primi 50, e Cipollini, che non faceva mai troppi complimenti, mi disse: "Bravo, giovane"".

    E la prima Roubaix?
    "La corsi sempre nel 1991. Una buona gara, fino agli ultimi 30 chilometri ero con i primi, diedi una mano a Ballerini, gli passai anche la borraccia. Poi una volta staccato non riuscii nemmeno a terminarla. Mi fermai in mezzo alla strada, e mi caricarono in macchina per portarmi all’arrivo".

    Da dove le veniva la passione per il pavè?
    "A casa mia, guardare in tv Fiandre e Roubaix era come vedere i Mondiali di calcio. Si fermava tutta la famiglia davanti al televisore dopo pranzo. Il mio idolo era Moser, quelli erano i suoi anni, gli anni della tripletta alla Roubaix. Per me era come vivere dentro un sogno, perciò quelle gare mi sono sempre rimaste nel cuore. E poi la gente, il pubblico così vicino, mi entusiasmava".

    Le migliori esperienze al Nord sono state a metà anni Novanta.
    "Nel 1994, alla MG, c’era tutto il gruppo belga di Museeuw, Peters, Willems, Bomans. E’ stato come andare all’università del ciclismo. Mi insegnarono tutto, dalle ricognizioni nei tratti di pavé alla gestione della squadra. La prima regola era: unità, sempre".

    Lei ha visto vincere Bugno e Ballerini, Argentin e Museeuw, Bartoli e Tchmil.
    Qual è il campione al quale è rimasto più legato?
    "Il belga Johan Museeuw. Sia come compagno di squadra sia come uomo. Mi tirava le volate alla Parigi-Nizza, mi portava le borracce quando io dovevo fare la corsa, ma poi pretendeva fedeltà assoluta sul pavé. E noi gli restituivamo non il 100%, ma il 120%".

    Chi avrebbe potuto fare di più al Nord?
    "Credo Michele Bartoli. Era nato per queste gare. Ha fatto la Roubaix una sola volta, a fine carriera, e se n’è pentito. Aveva una tale classe, era così eclettico, che ha saputo vincere sia il Fiandre sia la Liegi-Bastogne-Liegi".

    Lei ha avuto Giancarlo Ferretti come d.s.. Che cosa vi diceva di queste gare?
    "Ricordo la sua definizione di Parigi-Roubaix: "E’ come mettere in un campo di calcio l’Italia e il Brasile, e poi farle giocare con gli scarponi da neve".

    Lei ha amato di più il Fiandre o la Roubaix?
    "Il Fiandre, perché era aperta non solo a corridori da pavé, tanto che l’hanno vinta anche Bugno e Argentin. Ed era la corsa più vera, più completa. La sentivo così tanto che mi sono ritirato una volta sola. La Roubaix è bella quando stai bene e vai forte, altrimenti la odi: se non sei al 100%, diventa un calvario anche solo arrivare al rifornimento. Il Fiandre è stato amore vero, la Roubaix amore e odio".

    gazzetta.it
     
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  5. Joey Ramone GN
     
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    Baldato:"Nessun rimpianto per la Roubaix. Vorrei fare il Giro d'Italia prima dell'addio"

    Come i geniali finali d’opera di Gioacchino Rossini: venti minuti di musica senza interruzioni. Non siamo all’ultima scena, ma il finale fragoroso, Fabio Baldato ha già cominciato ad eseguirlo, sul dorato palcoscenico del Velodromo di Roubaix. A 40 anni, è giunto il momento di appendere la bici al chiodo, per il corridore della Lampre, per anni il migliore italiano al Nord. Baldato è un fiume in piena, svela tattiche e segreti delle grandi classiche; racconta il suo ultimo delfino, Alessandro Ballan; apre lo scrigno dei ricordi per i lettori di Il Ciclismo.it

    Decimo posto alla Roubaix: l’ultima, purtroppo.
    Era ora! Prima e poi bisognava avere il coraggio di prendere questa decisione; meglio smettere quando sei ancora ai vertici, dopo una bella stagione.

    Cosa ha significato per lei la Parigi - Roubaix?
    Qui, nel 1994, sono salito per la prima volta sul podio di una gara importante; mi ha fatto capire di potere essere un protagonista nelle grandi classiche. Provo grande riconoscenza nei confronti di questa corsa che mi ha dato veramente tanto in termini di orgoglio, notorietà ed emozioni.

    Dove sta il fascino della corsa del pavè?
    Vedi, basta un piazzamento anche al decimo posto ed è come tre quattro vittorie in corse minori. In più, il boato del pubblico nel Velodromo è qualcosa di ineguagliabile. Tagliare questo traguardo per l’ultima volta, qualche brivido in più te loda. Personalmente, ho pensato: “Dai, anche questa è fatta!”. Infine, la sfida. Non è come tutte le altre gare, dove la sfida è contro il tuo avversario. La Roubaix è una montagna piatta da conquistare. Non è uno sforzo quotidiano, proprio perché è unica ha fascino. Non ci vogliono forza, talento e gambe ma anche testa e braccia. È un po’ un’impresa tutti gli anni, bisogna essere dei duri per vincerla.

    Una metafora di vita, magari, dove anche la fortuna ha un ruolo determinante.
    Io ne ho fatte quattordici: fortuna e sfortuna si bilanciano se hai la possibilità di correrla spesso. Domenica ha prevalso la buona sorte, non ho forato né sono caduto, ma altre volte… La fortuna te la costruisci tu, provandoci e riprovandoci. Prendi Ballerini: l’ha vinta due volte ma ci è arrivato ad un passo altre cinque o sei. Se però sei un uomo da Roubaix, prima o poi al risultato, podio o vittoria che sia, ci arrivi.

    L’anno in cui ha sofferto di più, in cui avrebbe buttato la bici nel fosso?
    Beh, nel 1998, la bici l’ho davvero buttata nel fosso. Quando ci fu la maxi caduta nella Foresta di Arenberg, volai a terra, presi una bella botta, e fui costretto al ritiro, ma a qualcuno andò peggio: è stato l’anno in cui Museeuw rischiò la vita per un’infezione causata dal fango.

    Il tratto di pavè che più di tutti l’ha fatta penare?
    Il Carrefour de l’Arbre. Magari la Foresta è più lunga, più difficile, più dura ma il Carrefour è il più massacrante: è l’ultimo, hai già fatto tanto pavè, sei al limite della sopportazione del dolore, tra braccia, mani, gambe e sottosella che chiedono pietà. La Foresta viene dopo 140km e puoi ancora trovare la forza per districarti. Nel Carrefour de l’Arbre entri ma non ne esci integro, fai una fatica mortale. E in certi tratti è più sconnesso di Arenberg.

    Quest’anno, l’impressione è che il Carrefour fosse più ostico del solito.
    La prima parte, quella prima di entrare in aperta campagna, era veramente mostruoso. L’ho detto anche a Ballan: pensando a tante Roubaix fatte, non ho mai visto una situazione del genere, anche senza fango e pozze d’acqua. Peggiora di anno in anno, anche perché i trattori smuovono tutte le pietre e i cubi sono messi più di punta che di piatto. Se non limiteranno la viabilità, sarà sempre peggio. I corridori finiranno per fare trekking. Non era più pavè, era qualcosa di diverso; forse non c’erano neanche lo condizioni per correre.

    Ha detto che la fortuna non conta. Qual è quindi la tecnica per domare il pavè?
    Bisogna avere buone braccia per tenere saldo il manubrio e, nel limite del possibile, cercare di ammortizzare i colpi. Bisogna avere una pedalata rotonda, bilanciare tra spinta e trazione continua della pedivella. Devi galleggiare, se calchi troppo senza tirare, ti pianti dentro ogni pezzo di pavè e rischi di forare. Devi assecondare con tutto il corpo i colpi, è il corpo che ti permette di assorbire il colpo ed evitare la foratura.

    Come ci si prepara atleticamente per una simile prova?
    Non eseguiamo allenamenti specifici. Diciamo che la nostra palestra sono le due settimane precedenti la Roubaix, quando, nelle corse minori, si affrontano alcuni tratti anche duri, come alla Tre Giorni di La Panne. Devi fare il callo soprattutto a mani, braccia e spalle, le parti più doloranti dopo una Roubaix. C’è chi soffre più di altri, io fortunatamente ho una muscolatura sviluppata che mi consente di attutire l’impatto. In compenso, pago di più nel sottosella. Il mio compagno Cristian Murro, ad esempio, soffre lo sfregamento tra le dita, nelle falangi. Gli ho consigliato un piccolo trucco: fasciarsi le dita come i pallavolisti.

    Quanto conta l’area tecnica? Bicicletta, ruote, meccanici…
    Tanto, considerando che il pavè è sempre più dissestato. Colgo l’occasione per elogiare i meccanici della Lampre, la mia squadra. Sono capaci e pignoli, ma hanno fatto un lavoro egregio. Tutti gli anni si annotano la pressione e la temperatura della ruota prima e dopo la gara. Domenica hanno iniettato il lattice all’interno dei copertoni per evitare forature. Sono maniacali, ma se quest’anno nessuno della Lampre ha forato, un motivo ci sarà.

    A quale pressione gonfiate le ruote?
    Usando tubolari da 27mm siamo partiti mediamente con pressione 6.1 e 5.8, ma varia a seconda del peso. Se un tubolare è molto gonfio, perde quasi due atmosfere ma se parte da sei, si sgonfia meno durante la gara. Domenica, abbiamo un po’ azzardato, tutti davano pioggia ma noi, guardando fuori dalla finestra, non vedevamo una situazione terribile e quindi ci siamo fidati dell’istinto e abbiamo gonfiato le ruote da asciutto. Anche qui ci abbiamo preso.

    Il bello della campagna del nord.
    L’aria che si respira. L’affetto del pubblico tra Belgio e Francia è veramente gratificante. I tifosi sono calorosi, sanno vita morte e miracoli dal primo all’ultimo corridore; per un ciclista magari non famoso in patria, è la cosa più bella. Per una settimana, ti trovi al centro dell’attenzione di giornali, televisioni e radio: può essere divertente e i giovani si mettono in mostra per valorizzare il proprio talento e trovare ingaggi migliori.

    Il brutto?
    Le cadute. Gli incidenti sono sempre in agguato. Farsi male è facile. Uscire indenni dalla selva di spine di Roubaix e Fiandre è da eroi. Puoi giurare che non passa anno in cui tu non sia immune: io sono caduto alla Gand, Ballan al Fiandre. In più sono corse tirate, nervose, è importante stare davanti e lo stress e la tensione si toccano in corsa, è difficile sopportarlo. Ma forse anche questo è il suo bello.

    Ha recentemente dichiarato di preferire il Giro delle Fiandre alla Roubaix. Qual è l’edizione della Ronde che le rimarrà sempre impressa?
    1995, secondo dietro Museeuw. Credevo di fare corsa per gli altri, ho fatto la corsa per me. Coperto da compagni del calibro di Bugno, Sorensen e Sciandri, magari più marcati di me, sono andato in avanscoperta a 45-50km dal traguardo, su uno strappo in cemento subito prima del Berendries. È stata un’emozione unica perché per la prima volta sono stato da solo al comando di una corsa di quel livello per 20-30km, fin quando sul Tenbosse non mi ha raggiunto Museeuw per poi staccarmi sul Grammont. Raggiunto da Tchmil, ci siamo giocati il secondo posto in volata e io mi sono ripreso una piccola rivincita dopo che mi aveva battuto l’anno prima alla Roubaix.

    I corridori belgi che ricorda con maggior piacere.
    Museeuw, sicuramente. Nel 1994 eravamo insieme alla MG con anche Peeters. Mi hanno insegnato tanto: trucchi del mestiere, come affrontare il pavè e come gestire la tensione di queste corse. Avere avuto una scuola del genere nel momento in cui stavo per esplodere è stato fondamentale per la mia formazione di corridore.

    Come vivono i belgi questo periodo?
    Per loro è come il Giro d’Italia, il massimo appuntamento. È l’apice della stagione e si caricano al massimo per questo periodo, lo aspettano intensamente tutto l’anno. Dopo la Roubaix vanno in vacanza come fosse luglio, tanto in belgio piove sempre, tutti i mesi sono uguali.

    È vero che una birra al pub la sera prima della gara non se la negano mai?
    Sì, ma neanche io me la nego! Anzi, ti dirò che sono un amante della birra scura belga, mi piace assaporare i vari tipi e lassù ce n’è un’infinità: è una vera cultura. I nutrizionisti sostengono che, se bevuta con moderazione, la birra faccia addirittura bene perché il malto è una fonte di energia.

    Ha tenuto duro fino a quaranta anni, dove ha trovato le motivazioni?
    Oltre al divertimento dell’allenamento e alla passione immutata per la bicicletta, le motivazioni le ho trovate nelle gratificazioni. Squadra, risultati, tifosi e famiglia: tutto ha contribuito a mantenere in me la grinta degli anni verdi. Ci sono momenti in cui questo mestiere può essere odioso e viene voglia di spaccare la bici ma complessivamente sono più i momenti che ti danno soddisfazione e io mi ritengo un corridore fortunato. Questa vita è bellissima.

    È stato un corridore variegato, ha spiccato in numerose corse: alla fine della sua carriera, che tipo di corridore si può definire?
    Sono un passista veloce con il sogno di vincere una grande corsa ma che purtroppo non sono mai riuscito a realizzare. Ho fatto quattro volte secondo tra Sanremo, Roubaix e Fiandre. Sono stato un buon velocista negli anni migliori perché, da giovane, ero più incosciente e appena vedevo il varco mi buttavo. Passati gli anni e fratturata la clavicola per due volte, ho disputato meno volate, non ho più sgomitato come una volta ma, in compenso, sono emerso nelle classiche dove viene fuori il fondo.

    La vittoria che l’ha gasata di più?
    La prima tappa al Giro del 1993, a Marcianise, seguita poi da Borgo Val di Taro e Milano. È stata la prima grande vittoria in una grande corsa, mi ha dato emozioni uniche che porterò sempre con me. Poi, come dimenticare la volata di Parigi, Tour del ‘96? Di quella vittoria conservo un ricordo particolare. Avevo già vinto la prima tappa dell’edizione precedente ma allora non mi ero reso conto di quello che avevo fatto, mi era sembrato quasi facile. L’anno dopo, quando ho impiegato venti tappe per centrare la vittoria, ho realizzato la grandezza di un successo di tappa in Francia, specie a Parigi, per un velocista uno dei traguardi più ambiti.

    Ha attraversato intere generazioni di corridori: a quale è stato più legato?
    Proprio perché ne ho visti passare tanti, farei un torto a qualcuno, quindi mi limiterò ai ragazzi con cui ho diviso la camera. Valzella alla MG, abbiamo fatto i primi Tour de France; poi Tosatto, con cui mi sono trovato alla MG prima e poi alla Fassa: ne abbiamo fatta di strada insieme! Negli ultimi anni, ho diviso la stanza con un gran corridore come Ballan, con cui ho legato molto, ho grande confidenza.

    Come vede Ballan sulle pietre?
    Meglio al Fiandre che alla Roubaix. La può vincere ma la soffre molto di più. Pensa che ieri sera, aveva ancora male alle braccia e alle mani, mentre io, già dal giorno dopo, avevo recuperato. E poi è meno possente rispetto a Boonen o Cancellara. Mentre per il Fiandre… Quella corsa sembra fatta apposta per lui, c’è sia il pavè che la salita, dove sa scattare forte. Sono quattro anni che arriva nei primi cinque, non è da tutti. Non è lì per caso. Ballan non è da scoprire, è una garanzia in queste corse.

    Il bello di Ballan.
    È semplice, umile, non presuntuoso, fare da gregario ad un corridore così è la cosa più semplice del mondo. Alla Roubaix continuava a dirmi di stare coperto, di salvare la gamba, era preoccupato per me, vedeva che stavo bene e temeva spendessi troppe energie, tanto che gli ho detto: “Guarda che il capitano, oggi, sei tu!”. Qui passiamo al brutto, dovrebbe esigere qualcosa in più da se stesso.

    Rimpianti per non essere entrato nella fuga decisiva della Roubaix?
    No, rimpianti no, ero lì a pochi metri e forse mi sono un po’ rilassato per avere visto Ballan davanti pedalare bene. Ero all’inseguimento con Flecha e Guesdon ma il mio direttore sportivo mi ha consigliato di temporeggiare e di farmi riportare sotto dagli altri due, l’unica cosa sensata da fare. Quando ho visto che quelli con me tentennavano, mi ha detto di provare a dare un cambio e a provare di riportarmi sotto ma davanti cominciavano a rullare.

    Ha potuto vedere in faccia Flecha: gli son mancate le gambe o soffriva per la caduta?
    Era in apnea, in affanno perché era rientrato da poco dopo l’incidente nella Foresta, quindi doveva recuperare un po’ dopo lo sforzo immenso. L’attacco lo ha colto di sorpresa ma poi, nei tratti di pavè successivi, ha fatto il diavolo a quattro, stava veramente bene. Io e Ljungqvist lo curavamo per farlo innervosire un po’ e farlo desistere dall’inseguimento. Ho corso con lui alla Fassa, non è esplosivo, non fa fiammate che ti possono lasciare lì ma è un diesel che ti spegne poco alla volta e se gli dai due metri non lo prendi più.

    Archiviata la Roubaix, a cosa punta in stagione?
    Per coronare l’ultima stagione sarebbe bello andare al Giro d’Italia, faremo alcuni test al Romandia per valutare se la condizione mi può supportare. 40 anni non sono pochi: nelle classiche puoi fare bene ma nelle corse a tappe il recupero diminuisce. Lo scorso anno non ho fatto le tre settimane proprio per conservare le energie per le classiche, mentre quest’anno c’è più spazio perché i capitani puntano altrove: Cunego, Ballan e Napolitano andranno al Tour. Al Giro avremo comunque una squadra d’assalto. Oltre a Lorenzetto che sta facendo bene nelle volate, ci saranno due cacciatori come Bruseghin e Vila.

    E sceso di bicicletta cosa farà? Ci sono già progetti per il futuro?
    Sto già preparando un’attività lavorativa ma resterò nel mondo del ciclismo. Da tre anni collaboro con una ditta di abbigliamento intimo sportivo. Provo materiali, novità, pubblicizzo, mentre dall’anno prossimo mi dedicherò al lancio della linea completa di abbigliamento per il ciclismo, magari occupandomi delle pubbliche relazioni.

    Federico Petroni - ilciclismo.it
     
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  6. xGarzox
     
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    Baldato chiude la carriera

    MILANO - Fabio Baldato, 40 anni, ha annunciato di aver chiuso la sua carriera da corridore; una scelta venuta dopo la brutta caduta subita all'Eneco Tour. ''Mi spiace uscire di scena in questo modo, innanzitutto per rispetto al mio team. Alla Lampre mi hanno ingaggiato un anno fa alla soglia dei 39 anni dimostrando una grande fiducia in un atleta che aveva svolto un'intensa attivita''' ha detto Baldato, che chiude con 42 successi in totale, tra cui spiccano tre tappe vinte al Giro d'Italia.

    gazzetta.it
     
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    Peccato chiuderla in sto modo... nn ci voleva proprio...
    Lascia un grandissimo... uno che nelle Fiandre nn è un mito ma quasi... lo conoscono e lo stimano tutti... quando ha fatto il giro nel velodromo alla Roubaix di quest'anno era tutto un applauso...
     
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    Domani l’addio alle corse di Baldato: ci pensano Bruseghin e amici
    La brillante ed infinita carriera si è spezzata in Olanda all'Eneco Tour, nel corso della 4. tappa Terneuzen-Ardooie vinta da Boonen. Il 24 agosto Fabio Baldato è rimasto coinvolto in una rovinosa caduta: la frattura scomposta della clavicola sinistra e del bacino ha spinto l'esperto corridore di Brendola, 40 anni compiuti lo scorso 13 giugno, a dire basta anzitempo. Ad estrarre quella spugna che avrebbe gettato solo ora, a fine stagione. Aveva iniziato a pedalare all’età di 13 anni col Gs Brendola per poi esplodere tra le fila del Vc Vicenza. Dopo 18 intense stagioni da prof, segnate da 42 successi con tappe vinte a Giro (4), Tour (2) e Vuelta (2) tra cui spiccano le perle di Milano e Parigi al Giro 1993 e Tour 1996 in maglia Mg e la bellezza di 14 Parigi-Roubaix disputate. E’ stato sempre potente uomo da campagna del Nord, da pavé. Fiandre o Roubaix che fossero, al servizio tanto di Ballerini che di Museeuw e Bartoli. Per questo l’iridato Ale Ballan ha fatto l’impossibile per allungarne la longevità sportiva di qualche mese. Per avere al suo fianco un uomo d’acciaio in più nel tentare l’impresa riuscita solo a tre-campioni-tre come Merckx, Moser e Hinault, di vincere la Roubaix in maglia iridata.
    Niente da fare. Il vicentino, seppur più che lusingato, ha risposto picche. Difficile cambi idea.
    L’addio ufficiale del Baldo che ha vestito le maglie di Del Tongo, Mg, Riso Scotti, Ballan, Alessio, Fassa Bortolo, Tenax e Lampre, sarà del tutto singolare. Coinciderà con la goliardica sfida che da qualche anno segna il congedo dalla stagione appena messa alle spalle di un altro uomo bionico come Marzio Bruseghin, il popolare vittoriese terzo all’ultimo Giro d’Italia. Quella scelta sarà una grande festa dove potrebbe succedere di tutto, a margine della singolare e bizzarra scalata del Passo San Boldo che verrà effettuata con mezzi di fortuna rigorosamente top secret sino a domani. L’appuntamento è a Tovena, Quartier del Piave, sabato 25 ottobre, nel cuore della Vallata tra Follina e Vittorio Veneto.
    Al “capezzale” di Baldato arriveranno la maggior parte dei professionisti veneti, l’iridato Ballan in testa che nell’occasione e di ritorno dalla Firenze-Pistoia si sdebiterà con i colleghi offrendo l’annuale “Xena dea confraternita dei ciclisti triveneti” quest’anno giunta alla 14. edizione ed alla quale, prof in attività e non, sono tutti molto legati. La tradizione vuole che il banchetto venga saldato dal corridore che vince qualcosa di importante durante la stagione. Toccherà ovviamente a Ballan che radunerà tutti in un agriturismo di Piadera, a due passi da casa Bruseghin, che per l’occasione verrà blindato.

    Massimo Bolognini - Il Gazzettino
     
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    La Grande Sfida sul S.Boldo per salutare Fabio Baldato
    E’ stata ribattezzata La Grande Sfida. Complice una irripetibile giornata primaverile di fine ottobre, la spontaneità dei protagonisti ed il calore degli sportivi accorsi in massa a Tovena, in una splendida cornice creata dal popolo che veste le t-shirt “Sesso, vin e Bruseghin” e indossa l’inconfondibile cappello con le orecchie d’asino, la goliardica scalata di fine stagione del Passo S.Boldo inventata da Marzio Bruseghin, Alessandro “Bomba” Da Re, il maestro del vetro Marco Varisco con il fondamentale sostegno dei fratelli Pierpaolo e Luca D’Agostin e l’organizzazione dell’Uc La Vallata e Luigino Cecchinel, l’attesa sfida si è trasformata in una grande festa capace di riempire la piazza del borgo, come solo la popolarità del ciclismo riesce a fare.
    Tutto è magicamente virato in un ideale abbraccio a Fabio Baldato che a 40 anni appendeva la bici al chiodo dopo 18 stagioni tra i professionisti segnate da 42 vittorie (memorabili gli sprint nelle passerelle conclusive a di Giro e Tour a Milano e Parigi); ma anche nel degno congedo alla stagione per tutti i professionisti veneti accorsi che uniti agli ex prof della Confraternita (dal regista Cristian Salvato, Biagio Conte, Stefano Cattai, Mauro Bettin in versione biker, Nicola Minali, Andrea Brognara, Stefano Checchin, Flavio Vanzella, Luciano Rui, Stefano Casagrande, Mirco Crepaldi, Oscar Della Bianca e moltri altri) hanno dato vita alla gara che tutti i ciclisti sognano: breve, seppure intensa, ma davvero senza regole, con spinte e traini liberi nonstante l’auto della giuria presente. Abbassato lo start (registrata la straodinaria presenza del presidente della Fci Renato Di Rocco), il segnale il botto di una bottiglia di prosecco aperta, e dopo la giusta “carburata” al Bàkaro, è successo davvero di tutto.
    Ma prima il coup de théâtre, tenuto top secret a tutti sino alla fine. Anche ai partecipanti. Una trentina tra professionisti veneti in attività, ex prof o ex colleghi ed amici storici di Baldato.
    D’incanto sono sbucate 16 bici d’epoca attrezzate con i ferri dei vecchi mestieri e prestate da Maurizio Gallo dell’associazione culturale “La Ruota” e dal Gruppo Amici Casa Zavrel di Sarmede. Sono state inforcate per i tre giri di riscaldamento effettuati in paese tra gli applausi. Così tra lo stupore ed il compiacimento di tutti Fabio Baldato è diventato “el Vecio”, Marzio Breseghin “Contadin”, Davide Rebellin “Sior”, Filippo Pozzato “Lavandara”, Franco Pellizotti “Mediator”, Matteo Tosatto “Comare”, Tiziano Dall’Antonia “Siora”, Mirco Lorenzetto “Infermiera”, Alessandro Bertolini “Boscariol-boscaiolo”, Angelo Furlan “Cazzaruta-commerciante di filo e bottoni“, Mauro Da Dalto “Spazzacamin”, Dimitry Konyshev “Fagnan-Fannullone”, Oscar Gatto “Piovan-prete” (quando si parla di luogotenenti, anche oggi l’ex maglia nera ha ceduto la bici non forata a Pippo Pozzato), Matteo Priamo “Marangon-falegname”, quindi il mitico Bomba (Alex Da Re) in maglia Gerolstainer “Solfador-zolfatore”, l’artista del vetro Marco Varisco “Fattore-direttore”. Ma in gruppo c’erano pure Manuel Quinziato, Eddy Forner, Andrea Moletta e Leonardo Moser.
    Uno spettacolo unico assistere alla sfilata degli assi delle due ruote travisati da perfetti figuranti pedalare a fatica con gli scarpini ai piedi su vetuste bici degne di un museo d’epoca.
    Tra la folla anche Giovanna Troldi e Gloria Presti, con papà Gianni in tenuta rigorosamente da ciclisti e Alessia, l'infaticabile e paziente morosa del Bruss. Con le amiche, prima di fare ordine tra fotografi e giornalisti sulle vetture stampa, ha provato a vendere i biglietti della lotteria il cui ricavato, come sempre, è andato a sostenere la onlus Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica, tramite Daniela Salton, la giovane di Cison che nel 2005 ha subito un trapianto bipolmonare per la malattia genetica che l’ha colpita, pure lei presente a Tovena con tanto di macchina fotografica per immortalare i momenti più belli della fantastica giornata.
    Ma le sorprese non sono certo finite. Al nuovo cambio di bici prima del via ufficiale, tra un brindisi e l’altro, e della temuta ascesa al San Boldo, gli sfidanti ufficiali Rebellin e il Bomba, Bruss e il Baldo si sono ritrovati una pesante fascina di legno di oltre 5 kg da trainare, esattamente come da queste parti si usava in allenamento ai tempi dei mitici Ottavio Bottecchia e Alfonso Piccin. Così è successo che lungo i tornanti è crollato un mito: Rebellin, il vice campione olimpico, ha messo piede a terra (!), mentre un paio di fascine sono state portate su in vetta a spalla da alcuni volontari (a turno Priamo, Pozzato, Pellizotti, Moletta, tanto per citarne alcuni). Fatalità il primo a perdere l’ingombrante carico è stato il Bomba, poco prima del ponticello sul torrente Gravon, quando mancavano ancora 14 tornanti dalla fantomatica linea bianca d’arrivo.
    Ai quasi 800 metri dell’affollato traguardo del San Boldo - si badi bene nessun vincitore, ma pure lassù gli scherzi non sono mancati - Baldato ha potuto infilare la bici in un furgone trasformato in un carro funebre e sigillarla per sempre in una bara.
    Prima il Baldo aveva simulato l’arrivo al fotofinish con lo scatenato Bomba, Rebellin e Bruseghin, sotto l’occhio vigile di Ettore Floriani (cronometrista e giudice, si fa per dire) in versione domatore, con tanto di frusta, fez e scudiscio. A valle, in una piazza di Tovena sempre gremita e bardata con striscioni, il tricolore e la bandiera del Leone di San Marco e quella dell’Europa, comunitaria la festa è continuata. Così è arrivato il malinconico momento in cui Baldato davanti a tutti, accompagnato da moglie e figli, ha definitivamente appeso la bici al fatidico chiodo.
    Domani a San Vendemiano la maggior parte dei reduci della Grande Sfida e della cena della Confraternita (la banda dei veneti) consumata in Piadera all'agriturismo "Selvaggio" a cui si è aggregato anche l'iridato Ale Ballan reduce dalla Firenze-Pistoia che ha saldato il conto, si darà al calcio per la Partita della Solidarietà.

    Massimo Bolognini - Il Gazzettino
     
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  10. illip
     
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    Ciao ciao anche a baldato. anche se non lo vbedrei male come DS magari insieme al Bruse.
     
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9 replies since 17/7/2007, 20:43   1289 views
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