Operazione "Cobra-Red" - Cannone precisa: «Notizie prive di fondamento»

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  1. SarriTheBest
     
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    Parla Camorani. Strani sms: l'obiettivo era incastrare Riccò
    Agosto 2009: Giovanni Camorani è in vacanza sul Lago Trasimeno. Durante un’uscita mattutina in bici, riceve uno strano messaggio sul cellulare. Poi un altro, e un altro ancora. E’ cominciata così l’operazione «Cobra-Red», l’inchiesta di Perugia che martedì ha portato all’arresto di 6 persone tra cui il ciclista professionista Enrico Rossi, e a 35 denunce a piede libero. Con un’accusa pesante: associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze dopanti.
    Secondo il colonnello Pierluigi Felli e il capitano Marco Vetulli, di questa vicenda la figura centrale è proprio Enrico Rossi (immediatamente sospeso dal team, la Flaminia, giudicata «completamente estranea» alla vicenda). Camorani, è proprio lei allora il preparatore atletico da cui è cominciato tutto? «In verità sono un metodologo. Ho ideato un particolare sistema di allenamento, "Forza&Ossigeno". E utilizzo la "RotoPress", una bike con misuratore di watt con cui si può pedalare in diverse posizioni: 0˚, 90˚, 180˚. L’hanno utilizzata e la utilizzano diversi atleti. Tra questi, Riccardo Riccò, che ho conosciuto quando era andato alla Flaminia, l’anno scorso, per l’amicizia che mi lega al team manager, Roberto Marrone».
    D’accordo. Però conferma che è stato lei ad avvisare gli inquirenti di quegli strani messaggi ricevuti? «Sì. Ero in vacanza con mia moglie a Passignano sul Trasimeno, dove ho una casa (il suo studio è a Ciano d’Enza, provincia di Reggio Emilia, ndr). Durante un allenamento mi arriva questo messaggio: "Ciao, sono Cobra Riccò, ho bisogno di tot (non ricorda il numero esatto, ndr) unità di Epo, Nesp, anabolizzanti e compagnia bella"». Il mittente? «Non era il numero di Riccò. Ho provato a richiamare, ma senza esito, non ricordo se suonava a vuoto o era spento. Ho pensato a uno scherzo, peraltro di cattivo gusto, ma il giorno dopo ricevo un altro messaggio: "Passo stasera a ritirare la roba". E poi un altro ancora, stavolta da un mittente sconosciuto: "Ho i valori bassi". Sempre firmati Cobra Riccò o Richi R.». Che cosa ha fatto allora? «Mi sono preoccupato e sono andato alla stazione dei Carabinieri di Tuoro sul Trasimeno, la più vicina alla mia abitazione. Mi hanno messo in contatto con il capitano Marco Vetulli, al quale ho spiegato la situazione. Solo ora ho letto che l’utenza sarebbe stata di un fantomatico cinese». Scusi, Riccò l’aveva avvertito? «Certo, naturale visto che veniva tirato in ballo. Si era messo a ridere e non aveva dato grande importanza alla cosa. Poi era finita lì». E adesso, che idea si è fatto dell’inchiesta? «Io ho avvisato le autorità perché volevo tutelare me e lo stesso Riccò. Mi è sembrata la cosa più logica. Ho sentito Riccardo martedì e mi ha detto che aveva subito una perquisizione, ma era tranquillo. Chiaramente, se un’operazione si chiama "Cobra" è molto facile accostarla a Riccò che ha proprio quel soprannome. Penso però che sia giusto fare chiarezza. Devo anche aggiungere che non conosco l’inchiesta nei dettagli e quindi mi riesce difficile esprimere giudizi». Conosce Enrico Rossi? «No, non ho mai lavorato con lui». Che lei sappia, quali sono i rapporti tra lui, la sua famiglia e Riccò? «Riccò è il compagno della sorella di Rossi, Vania. Ma diciamo che con Enrico, e con il padre Antonio, Riccardo non aveva quei rapporti che sarebbe lecito attendersi tra chi è praticamente
    imparentato».

    da «La Gazzetta dello Sport» del 23 settembre 2010
    a firma Ciro Scognamiglio
     
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32 replies since 21/9/2010, 09:53   1076 views
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