Operazione "Cobra-Red" - Cannone precisa: «Notizie prive di fondamento»

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    Doping nel ciclismo. Cinque arresti, c'è anche un giornalista
    I Nas hanno eseguito nelle province di Roma e Rimini cinque ordini di custodia cautelare in carcere emessi dal gip del Tribunale di Perugia, nei confronti di un ciclista professionista ed uno amatoriale, un giornalista sportivo, un farmacista ed una infermiera ospedaliera, ritenuti responsabili di traffico illecito di sostanze dopanti, utilizzate da atleti appartenenti a squadre di ciclismo professionistiche e dilettantistiche, per alterare lo svolgimento delle competizioni sportive. Indagate in stato di libertà, per i medesimi reati, altre 35 persone, tra ciclisti amatoriali e professionisti, medici sportivi, preparatori atletici, farmacisti e frequentatori di palestre. Nell'ambito dell'operazione sono state eseguite 40 perquisizioni domiciliari e personali nelle province di Roma, Rimini, Forlì-Cesena, Modena, Prato, Bergamo, Reggio Emilia, Milano, Pistoia, Parma, Latina, Perugia e Bari. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 10.45 presso il Comando carabinieri per la tutela della Salute di Roma.

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    Il corridore arrestato è Enrico Rossi
    E' Enrico Rossi il fratello di Vania, l'azzurra recentemente coinvolta (ed assolta) in un caso di doping-Cera, il professionista arrestato dai Nas nell'ambito di un'operazione antidoping che ha portato al fermo cautelare di cinque persone fra Roma e Rimini e che vede indagate 35 individui, appartenenti o nell'entourage di squadre dilettantistiche e professionistiche. L'accusa è pesante: associazione a delinquere dedita al traffico illecito di sostanze dopanti. Nel procedimento sono state indagate in stato di libertà, per i medesimi reati, ciclisti amatoriali e professionisti, medici sportivi, preparatori atletici, farmacisti e frequentatori di palestre. I Nas hanno anche eseguito 40 perquisizioni domiciliari e personali nelle province di Roma, Rimini, Forlì-Cesena, Modena, Prato, Bergamo, Reggio Emilia, Milano, Pistoia, Parma, Latina, Perugia e Bari. (da sportpro.it)

    Rossi, immediata la sospensione da parte della Flaminia
    In attesa di maggiori informazioni relative all'inchiesta che ha coinvolto Enrico Rossi, la Ceramica Flaminia ha immediatamente applicato il provvedimento di sospensione dell'atleta in osservanza del regolamento interno al team.

    tuttobiciweb.it
     
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    Doping, sono 6 gli arrestati nell'operazione "Cobra - Red"
    I Nas hanno eseguito nelle province di Roma e Rimini sei ordini di custodia cautelare in carcere emessi dal gip del Tribunale di Perugia, nei confronti di un ciclista professionista, due amatoriali, un giornalista sportivo, un farmacista e una infermiera ospedaliera, ritenuti responsabili di traffico illecito di sostanze dopanti utilizzate da atleti appartenenti a squadre di ciclismo professionistiche e dilettantistiche per alterare lo svolgimento delle competizioni sportive. L'operazione è stata chiamata "Cobra-Red" dal soprannome dei principali indagati. Red è nient'altro che Enrico Rossi, professionista della Ceramiche Flamionia che però risulta estranea ai fatti, e fratello di Vania Rossi, compagna di Riccardo Riccò.
    Al momento gli arresti sono dunque 6: ma nell'inchiesta coordinata dai carabinieri di Perugia che lavorano per conto del pm Sergio Sottani, risultano denunciate a piede libero altre 35 persone tra cui 6 ciclisti professionisti e 15 amatoriali, oltre a medici sportivi, preparatori atletici, farmacisti e frequentatori di palestre. Gli arresti sono avvenuti questa mattina fra Roma e Rimini, mentre sono state effettuate, in differenti province italiane (Rimini, Forlì-Cesena, Modena, Prato, Bergamo, Reggio Emilia, Milano, Pistoia, Parma, Latina, Perugia e Bari), 40 perquisizioni. Gli esiti, dicono gli inquirenti, sono ancora da valutare ma nell'abitazione di Rossi è stata trovata una tenda ipossica, proibita dalle leggi italiane, che simulava le condizioni degli allenamenti ad alta quota.

    da gazzetta.it
     
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  4. Rozzu
     
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    Fossi in Riccò, casomai fosse estraneo ai fatti, li denuncerei per diffamazione... :sisi:
     
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    Sì, effettivamente non ho capito se Riccò sia coinvolto o meno. Comunque non penso che "Cobra" sia un suo marchio registrato... :asd:

    ps: certo che non ne scappa uno eh... :asd:
     
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  6. Rozzu
     
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    eh già, dopo sei mesi hanno capito di Riccò, poi da lui di Sella, poi Vania Rossi, poi il cognato... porterà sfiga, che ce vuoi fa? :asd:
     
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  7. i0i
     
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    che bella famiglia
     
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    Da Quotidiano.net: Riccò non centrerebbe niente
    Salgono a sei gli arresti nell’ambito dell’operazione antidoping "Cobra red" condotta tra Roma e Rimini dai carabinieri del Nas. I provvedimenti riguardano il ciclista professionista Enrico Rossi, il ciclista amatoriale Giorgio Galli, l’agente pubblicitario (e non, come si era appreso, giornalista) Vanegas Sanchez Nicolas, il farmacista Leonardo Scolpiniti e l’infermiera Chiara Ferri.

    "Nell’ambito delle 40 perquisizioni effettuate dai militari - ha spiegato il comandante dei Nas Pierluigi Felli - nelle ultime ore è stato arrestato in flagranza di reato un altro ciclista amatoriale, Davide Panucci, trovato in possesso di circa 80 confezioni di Ormetazepan, un forte farmaco stupefacente". I sei arrestati sono ritenuti responsabili di aver costituito un’associaizone per delinquere dedita al traffico illecito di sostanze dopanti, utilizzate da atleti appartenenti a squadre di ciclismo professionistiche e dilettantistiche e da sportivi frequentatori di palestre al fine di incrementare le proprie prestazioni agonistiche.

    Nel procedimento sono inoltre indagati in stato di libertà, per i medesimi reati, altre 35 persone, tra cui: sei ciclisti professionisti, 15 ciclisti amatoriali, 2 medici sportivi, un preparatore atletico, un massaggiatore, 2 farmacisti e 4 frequentatori di palestre.

    Secondo gli investigatori dei Nas al centro dell’organizzazione c'era proprio Enrico Rossi, residente a Torriana, nome di battaglia “red”, ciclista professionista 28enne della società Ceramica Flaminia-Bossini di Rieti, risultata completamente estranea alla vicenda. Enrico è il fratello di Vania Rossi, ex campionessa italiana di mountain bike nel 2009, a gennaio risultò positiva ad un prima analisi poi ripetuta con esito non negativo, e convivente di Riccardo Riccò, corridore di Formigine (Modena) che ha in passato subito una squalifica di due anni per doping, risultato però estraneo all’associazione smantellata oggi dai Nas.

    Secondo la ricostruzione di militari, sono tre i canali attraverso cui il corridore si procurava le sostanze dopanti: tramite un’infermiera, 28enne, che lavora in un ospedale pubblico sulla prenestina a Roma, un farmacista residente in Calabria ma domiciliato a Roma e lavora all’Ostiense, e un ciclista amatoriale 41enne di professione operaio, anche lui di Torriana.L’infermiera e il farmacista approfittavano del loro lavoro per procurarsi, all’insaputa delle strutture i farmaci, mentre l’operaio-ciclista oltre a farmacie romagnole, istituti zootecnici, usava internet per comprare farmaci dopanti anche rari in Italia e all’estero.

    A tenere i contatti con i tre fornitori un 26enne di origine colombiana, ex ciclista professionista, pr nei locali di Roma che scrive per giornali online di ciclismo. Ma era Rossi, secondo i militari a fare delle vere e proprie ordinazioni, preparando dei foglietti con l’elenco dei farmaci richiesti, le varie tipologie, con allegati i programmi di allenamento, liste compilate dopo essersi consultato con medici sportivi e preparatori atletici. Le consegne poi avvenivano spesso di notte, anche con passaggi al volo dai finestrini delle macchine.

    Le indagini sono partite a settembre 2009, quando uno dei preparatori atletici di Riccò va dai carabinieri del Nas di Perugia e dice di aver ricevuto sul suo cellulare alcuni sms con cui ignoti, che si firmavano “cobra” - nome di battaglia di Riccò - o Ricky R., chiedevano consigli sull’assunzione di dopanti. Il preparatore temeva che fossero manovre per screditare Riccò in vista nel suo rientro. I Nas accertano che i messaggi non arrivano dal telefono del corridore, ma scattano le intercettazioni telefoniche. Così “e’ emerso che alcuni atleti, molti professionisti, soprattutto ciclisti, erano stabilmente dediti all’assunzione di sostanze a contenuto dopante”. A giugno sono scattate le prime perquisizioni, a casa del farmacista e dell’operaio-ciclista, dove i Nas hanno sequestrato 150 confezioni di specialità mediche e dopanti, soprattutto anabolizzanti, epo, antinfiammatori usati sui cavalli, eccitanti, ormoni della crescita e sostanze ad effetto mascherante che, diluendo le urine, sono in grado di eludere i controlli sportivi.

    Secondo i militari quasi tutte le sostanze erano di Rossi, mentre l’operaio era solo il custode. Stamattina i 150 militari impegnati nell’operazione Cobra red hanno anche eseguito 40 perquisizioni tra Roma, Rimini, Forlì, Cesena, Modena, Prato, Bergamo, Reggio Emilia, Milano, Pistoia, Parma, Latina, Perugia e Bari. In un’abitazione i militari hanno anche trovato una tenda ipossica, una pratica dopante alternativa, illegale in Italia: una tenda dove, secondo i Nas, Enrico Rossi, dormiva e si allenava simulando un ambiente di alta quota. Il quantitativi di sostanze dopanti sequestrati oggi sono in corso di quantificazione ma, “sono ingenti”.

    “L’operazione fa parte di una più vasta strategia operativa dei Nas sempre più impegnati nella lotta al doping nello sport,dove alcuni atleti anche professionisti usano sostanze dopanti per alterare prestazioni e competizioni, commettendo non solo un reato e mettendo in atto un comportamento contro l’etica sportiva ma anche mettendo a rischio la salute”, ha spiegato il colonnello dei Nas di Roma Pierluigi Felli - aggiungendo che “sempre più spesso in queste indagini si contano sportivi amatoriali e frequentatori di palestre”.

    Fonte www.quotidiano.net
     
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  9. f23zelk
     
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    CITAZIONE (i0i @ 21/9/2010, 17:11)
    che bella famiglia

     
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    Resto del Carlino. Rossi: è roba buona, con questa spacco tutto
    Parlano quasi in codice, discutono di globuli rossi, di «roba buona». «Arrivo in fondo e spacco tutto - dice Enrico Rossi - vinco la volata con dieci biciclette...».
    Sono le intercettazioni telefoniche messe insieme dai carabinieri del Nas di Perugia, nell’ambito dell’inchiesta sul doping che due giorni fa ha visto finire in carcere il ciclista professionista che vive a Torriana, fratello della crossita Vania, la convivente del più noto ciclista Riccardo Riccò. In manette, anche altre quattro persone, Giorgio Galli, ciclista amatoriale e amico del cuore di Rossi, Nicolas Venegas Sanchez, un pierre di origini colombiane che si spacciava per giornalista, Leonardo Scorpiniti, farmacista a Roma, e Chiara Ferri, un infermiera che lavora sempre nella Capitale. Tra gli indagati a piede libero, per concorso in detenzione di sostanze dopanti, ci sono anche i genitori, la sorella e la fidanzata di Rossi, tutti difesi dall’avvocato Fiorenzo Alessi. In una intercettazione, la stessa madre di Rossi, saputo da Galli che sta correndo a casa perchè i carabinieri gli stanno facendo una perquisizione, chiede all’amico del figlio di non dire nulla. «Dì che è roba tua che la usi per te. E basta. E’ inutile che metti in mezzo tanta gente».
    Rossi comparirà domani davanti al gip di Rimini che lo sentirà su rogatoria del collega di Perugia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Rossi, dopo avere consultato medici e preparatori atletici, preparava le liste di sostanze dopanti che gli servivano. A trovarle, ci pensava Nicolas, attraverso due ‘canali’, il farmacista Scorpiniti, che nelle telefonate viene definito come ‘lo sballone’, e la ‘ninfo’, cioè l’infermiera Ferri.
    Nelle intercettazioni, parlano chiaramente di Seretide (proibito in e fuori gara) e in un occasione, il padre di Enrico che si trova in farmacia, chiede al figlio quale tipo deve acquistare. Per gli investigatori, non ci sono dubbi, le conversazioni intercettate rimandano uno scambio continuo di richieste di sostanze dopanti tra i diversi indagati, e indicano come ‘collante’ proprio Enrico Rossi.

    da Il Resto del Carlino - Edizione Rimini
     
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    Mamma mia, pure il babbo coinvolto. Mi spiace molto perchè come corridore non mi dispiaceva affatto, anche se arrivato un po' tardi tra i prof.

    Dopo 'sta vicenda mi torna in mente una battuta che fece Riccò dopo la positività di Vania su Rossi, che fece un po' di casino e che Riccardo ritrattò quasi subito. Adesso potremmo parlare di lapsus. Qualcuno se la ricorda di preciso!? Solo per curiosità...
     
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    Parla Camorani. Strani sms: l'obiettivo era incastrare Riccò
    Agosto 2009: Giovanni Camorani è in vacanza sul Lago Trasimeno. Durante un’uscita mattutina in bici, riceve uno strano messaggio sul cellulare. Poi un altro, e un altro ancora. E’ cominciata così l’operazione «Cobra-Red», l’inchiesta di Perugia che martedì ha portato all’arresto di 6 persone tra cui il ciclista professionista Enrico Rossi, e a 35 denunce a piede libero. Con un’accusa pesante: associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze dopanti.
    Secondo il colonnello Pierluigi Felli e il capitano Marco Vetulli, di questa vicenda la figura centrale è proprio Enrico Rossi (immediatamente sospeso dal team, la Flaminia, giudicata «completamente estranea» alla vicenda). Camorani, è proprio lei allora il preparatore atletico da cui è cominciato tutto? «In verità sono un metodologo. Ho ideato un particolare sistema di allenamento, "Forza&Ossigeno". E utilizzo la "RotoPress", una bike con misuratore di watt con cui si può pedalare in diverse posizioni: 0˚, 90˚, 180˚. L’hanno utilizzata e la utilizzano diversi atleti. Tra questi, Riccardo Riccò, che ho conosciuto quando era andato alla Flaminia, l’anno scorso, per l’amicizia che mi lega al team manager, Roberto Marrone».
    D’accordo. Però conferma che è stato lei ad avvisare gli inquirenti di quegli strani messaggi ricevuti? «Sì. Ero in vacanza con mia moglie a Passignano sul Trasimeno, dove ho una casa (il suo studio è a Ciano d’Enza, provincia di Reggio Emilia, ndr). Durante un allenamento mi arriva questo messaggio: "Ciao, sono Cobra Riccò, ho bisogno di tot (non ricorda il numero esatto, ndr) unità di Epo, Nesp, anabolizzanti e compagnia bella"». Il mittente? «Non era il numero di Riccò. Ho provato a richiamare, ma senza esito, non ricordo se suonava a vuoto o era spento. Ho pensato a uno scherzo, peraltro di cattivo gusto, ma il giorno dopo ricevo un altro messaggio: "Passo stasera a ritirare la roba". E poi un altro ancora, stavolta da un mittente sconosciuto: "Ho i valori bassi". Sempre firmati Cobra Riccò o Richi R.». Che cosa ha fatto allora? «Mi sono preoccupato e sono andato alla stazione dei Carabinieri di Tuoro sul Trasimeno, la più vicina alla mia abitazione. Mi hanno messo in contatto con il capitano Marco Vetulli, al quale ho spiegato la situazione. Solo ora ho letto che l’utenza sarebbe stata di un fantomatico cinese». Scusi, Riccò l’aveva avvertito? «Certo, naturale visto che veniva tirato in ballo. Si era messo a ridere e non aveva dato grande importanza alla cosa. Poi era finita lì». E adesso, che idea si è fatto dell’inchiesta? «Io ho avvisato le autorità perché volevo tutelare me e lo stesso Riccò. Mi è sembrata la cosa più logica. Ho sentito Riccardo martedì e mi ha detto che aveva subito una perquisizione, ma era tranquillo. Chiaramente, se un’operazione si chiama "Cobra" è molto facile accostarla a Riccò che ha proprio quel soprannome. Penso però che sia giusto fare chiarezza. Devo anche aggiungere che non conosco l’inchiesta nei dettagli e quindi mi riesce difficile esprimere giudizi». Conosce Enrico Rossi? «No, non ho mai lavorato con lui». Che lei sappia, quali sono i rapporti tra lui, la sua famiglia e Riccò? «Riccò è il compagno della sorella di Rossi, Vania. Ma diciamo che con Enrico, e con il padre Antonio, Riccardo non aveva quei rapporti che sarebbe lecito attendersi tra chi è praticamente
    imparentato».

    da «La Gazzetta dello Sport» del 23 settembre 2010
    a firma Ciro Scognamiglio
     
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    Enrico Rossi, il 28enne pro’ della Flaminia arrestato martedì nell’ambito dell’operazione antidoping Cobra-Red che ha portato al fermo di altre 5 persone e alla denuncia a piede libero di 35, si è avvalso ieri della facoltà di non rispondere davanti al Gip di Rimini, Fiorella Casadei. Il romagnolo, che per ora resta in carcere, ha comunque depositato una memoria scritta. «Risponderà quando avremo più chiaro il quadro accusatorio — ha spiegato l’avvocato Fiorenzo Alessi, che lo assiste —. In ogni caso Rossi nega le accuse di associazione a delinquere, di ricettazione per la vendita e di commercializzazione di prodotti dopanti». (da «La Gazzetta dello Sport» del 25 settembre 2010)
     
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    Riccardo Riccò: «Come volete che stia? Non ne posso più»
    L’altro osservato speciale della giornata, naturalmente, era Riccardo Riccò, alla prima corsa dopo la deflagrazione dell’indagine antidoping «Cobra-Red» che martedì ha portato in carcere Enrico Rossi, fratello della sua compagna Vania: erano stati anche in squadra assieme, alla Flaminia. Il 27enne modenese della Vacansoleil, che non ha concluso la gara, alla partenza aveva mostrato un sorriso amaro. «Come volete che stia? Non ne posso più. Vorrei fare il mio lavoro in pace, ma evidentemente non è possibile. Avevo intenzione di preparare bene il finale di stagione, e invece... Con Enrico Rossi non ho rapporti da tempo, a Rimini ci vado solo per portare mio figlio Alberto dai nonni materni, ma vivo a Serramazzoni. Eppure mi tirano sempre in ballo, anche quando non c’entro niente. Ormai ho paura anche a rispondere al
    telefono».

    da «La Gazzetta dello Sport» del 26 settembre 2010
    a firma Ciro Scognamiglio
     
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  15. thomasb.
     
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    In un'intervista su Stadio va molto più duro, dice che ormai ha paura a telefonare e che sta pensando di lasciare l'Italia.
     
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32 replies since 21/9/2010, 09:53   1073 views
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