La Gazzetta dello Sport. Nibali c'è

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    La Gazzetta dello Sport. Nibali c'è
    Nibali c’è! Il siciliano della Liquigas ha la condizione psicofisica giusta per provare a vincere la Vuelta. Lo ha dimostrato anche ieri, quando a 1300 metri dal traguardo, sulla salita del Mirador di Gibralfaro, è stato il primo ad aprire il gas. La vittoria poi è andata al più esplosivo Philippe Gilbert (occhio, il belga per il Mondiale fa male), che ha strappato anche la maglia rossa a Mark Cavendish. Vincenzo ieri ha chiuso al 4˚ posto, a 15" dal vincitore, ma ha rosicchiato 3" a Menchov, 4" a Mosquera e Frank Schleck e 15" a Sastre, tutti uomini di classifica, mentre Pozzato, atteso come possibile protagonista, ha chiuso 11˚ a 19". «Sono contento di come sono andato perché io non sono adattissimo a questi arrivi così esplosivi— ammette lo Squalo di Messina dopo avere fatto una doccia con le bottigliette d’acqua al termine di un’altra giornata torrida —. Gilbert ha fatto un numero dei suoi, come quello di Anagni al Giro 2009. Però ho visto un bel Menchov, subito dietro di me. Sarà un grande avversario». Gli altri rivali per la vittoria chi sono? «Mosquera in Spagna va molto forte, l’ho visto anche a Burgos. Poi Frank Schleck che ha corso poco, è fresco e ha grandi motivazioni. Pozzato mi ha parlato bene anche di Rodriguez (ieri 2˚ a 3" da Gilbert, ndr)».

    E Sastre?
    «Una mina vagante capace di qualsiasi risultato, anche se lo vedo più per un successo di tappa che per la generale».

    Quale sarà la tappa chiave?
    «Non conosco nessuna tappa e in genere conosco poco la Spagna. Alla sera guardo cosa mi aspetta il giorno dopo su Google Earth. Kreuziger mi ha parlato della Bola del Mundo (penultimo giorno, ndr) e mi ha detto che è una salita da paura».

    Siete partiti con un caldo torrido. Potrebbe influire?
    «Sì, chi fa un fuorigiri lo paga perché si fa moltissima fatica a recuperare. Vincerà il più costante». È infastidito da queste temperature? «Più di testa che di gambe. In bici ho sempre questa sensazione di bocca secca...». Lei è sempre stato molto ambizioso.

    Ora si trova nella condizione di correre da capitano. Sente la pressione?
    «Per ora no, sono tranquillo. Però sono consapevole che questa è la prima grande occasione che ho davanti e devo sfruttarla. Alla fine non sarà neanche importante vincere, quanto avere dato la dimostrazione di essere un corridore che può lottare fino in fondo per questi obiettivi».

    Pensa al Mondiale? «Sì, mi piacerebbe esserci perché sarebbe la prima volta da pro’. E’ più adatto a gente come Pozzato che a me. Però io potrei correre in appoggio e magari avere un ruolo per il finale. Ma quella è un’altra storia. Fino a Madrid voglio stare concentrato solo sulla Vuelta».

    Che cosa le ha insegnato correre vicino a un campione come Ivan Basso?
    «Cerco di fare come lui, stando sempre attento a non correre rischi».

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