Il Giro d'Italia visto dai nove atleti Colnago-Csf Inox

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    Il Giro d'Italia visto dai nove atleti Colnago-Csf Inox
    All'Aquila la giornata più difficile. Emerge la compattezza del gruppo nei ringraziamenti

    Gli elogi alla squadra più giovane del 93esimo Giro d'Italia non sono mancati durante tutte le tre settimane della corsa rosa. Giornalisti, addetti ai lavori, critici e tifosi non hanno difatti mai nascosto l'ammirazione per un team composto da nove atleti con un'età media di 24,3 anni che è riuscito ad ottenere una vittoria di tappa con Belletti a Cesenatico ed ancora un 2°, un 4°, un 5°, un 6°, un 7° e un 10° posto individuali, oltre al 2° posto nella speciale classifica del Fair Play dedicata alle squadre. A quarantotto ore dalla fine del Giro abbiamo dunque chiesto ad ognuno dei nove protagonisti della Colnago-Csf Inox di raccontarci il proprio Giro d'Italia.

    La giornata più difficile?
    Marangoni: «L'Aquila».
    Pozzovivo: «L'Aquila».
    Belletti: «L'Aquila».
    Stortoni: «L'Aquila. Avevo 38°C di temperatura, ho preso due tachipirine in corsa e il meccanico Pellegrini ha dovuto imboccarmi per farmi mangiare due panini».
    Pirazzi: «La tappa con lo Zoncolan».
    Bisolti: «L'ultima tappa in linea, quella del Gavia, visto che stavo male dal giorno prima».
    Canuti: «La tappa olandese di Middelburg, quella col vento e i ventagli».
    Frapporti: «L'Aquila».
    Modolo: «Quella col fango a Montalcino».

    Il momento più bello?
    Marangoni: «La tappa in fuga verso Brescia».
    Pozzovivo: «La mattina prima della prima cronometro, a Giro non ancora iniziato».
    Belletti: «Risposta banale. All'arrivo di Cesenatico».
    Stortoni: «Sul Terminillo. Ero contentissimo, ma anche deluso».
    Pirazzi: «A Verona, appena finita la cronometro».
    Bisolti: «Sul Monte Grappa durante la fuga solitaria».
    Canuti: «Il 5° posto a Cava de' Tirreni».
    Frapporti: «La vittoria di Belletti a Cesenatico».
    Modolo: «Personalmente non ne ho vissuti, anche se sarebbe stato bello esserci
    quando Belletti ha vinto. Invece ero davanti alla tv».

    Che emozioni hai provato sulla pedana di partenza ad Amsterdam?
    Marangoni: «Un'emozione enorme che non riesco neanche ad esprimere».
    Pozzovivo: «Ne avevo tante. Sapevo di star bene e volevo dimostrarlo. Ero fuori soglia già prima di correre, anche se non era il mio primo Giro».
    Belletti: «Ne ho provate tante. Il Giro è la corsa più importante».
    Stortoni: «Ne avevo, ma le ho sentite di più al rientro in Italia. Lì ho avverito veramente il calore».
    Pirazzi: «Tante, difficile elencarle».
    Bisolti: «Tante, belle, forti. Un insieme bello grosso».
    Canuti: «Ero così emozionato che non ho visto una curva e sono finito per terra...».
    Frapporti: «Ho iniziato ad emozionarmi in Italia. Ho avuto strane emozioni, mai provate, da far tremare le gambe, come quando t'innamori».
    Modolo: «Belle. Il Giro è tutta un'altra corsa, tutto un altro mondo».

    Quali sensazioni hai provato al termine del tuo Giro?
    Marangoni: «Nell'immediatezza adrenalina, un istante dopo spossatezza».
    Pozzovivo: «Impotenza. Non riuscivo ad essere più forte dell'infortunio».
    Belletti: «Un grande dispiacere. Ci tenevo a finirlo».
    Stortoni: «Leggerezza».
    Pirazzi: «Soddisfazione. È stato un Giro durissimo».
    Bisolti: «Un misto tra soddisfazione e leggerezza».
    Canuti: «Tanto dispiacere. Anche perché poi, i giorni successivi, guardarlo da casa mi ha dato quasi fastidio».
    Frapporti: «Soddisfazione da una parte, delusione dall'altra».
    Modolo: «Rammaricato perché interrompevo qualcosa di bello. L'avrei finito volentieri. Di solito nelle corse a tappe soffri la lontananza da casa per tanti giorni, ma sono sicuro che al Giro non sarebbe successo».

    A chi devi rivolgere il grazie più grande?
    Marangoni: «A tutti i compagni. Siamo stati un gruppo fantastico e se l'abbiamo finito in cinque è anche merito dei continui incitamenti che ci siamo dati gli uni con gli altri nei momenti di difficoltà».
    Pozzovivo: «Ai compagni che fino all'ultimo chilometro del mio Giro mi sono stati vicini ed hanno provato a tenermi a galla».
    Belletti: «A tutta la squadra ed in particolare a Marangoni».
    Stortoni: «Alla mia ragazza e soprattutto alla mia famiglia. Corro da quando ho 6 anni e mi sono sempre stati accanto».
    Pirazzi: «Alla squadra».
    Bisolti: «A tutta la squadra».
    Canuti: «Ai miei genitori».
    Frapporti: «Al ds Lanzoni, che ci ha dato morale nelle tappe difficili. Senza di lui all'Aquila difficilmente avrei concluso la mia gara».
    Modolo: «A Roberto Reverberi, che mi ha dato fiducia e mi ha fatto correre il Giro nonostante io sia un neopro'».

    Qual è il rimpianto maggiore?
    Marangoni: «Non essere riuscito a centrare un'altra fuga. Ad esempio mi sarebbe piaciuto essere davanti quando Belletti ha vinto la sua tappa tra la nostra gente».
    Pozzovivo: «Aver dovuto guardare da casa le tappe dell'ultima settimana».
    Belletti: «Essermi dovuto fermare».
    Stortoni: «Il 2° posto sul Terminillo».
    Pirazzi: «La caduta durante la tappa con l'arrivo sul Terminillo».
    Bisolti: «Aver avuto problemi di stomaco nelle ultime due tappe di montagna. Ero curioso di sapere come mi sarei comportato dopo tre settimane di corsa».
    Canuti: «Averci creduto poco nella volata di Cava de' Tirreni».
    Frapporti: «Non essere riuscito ad esprimermi come penso di poter fare, magari cogliendo un piazzamento come hanno fatto i miei compagni».
    Modolo: «Essere caduto nella terza tappa, a Middelburg. Ero nel gruppetto buono e potevo ottenere qualcosa di importante».

    Il momento più divertente?
    Marangoni: «Ce ne sono stati tanti. Scelgo il Processo alla Tappa dopo la vittoria di Belletti. Vederlo parlare con la voce rotta dall'emozione mi ha fatto ridere».
    Pozzovivo: «La cena a base di pizza in hotel a Salerno».
    Belletti: «Tutte le sere a tavola si rideva moltissimo».
    Stortoni: «Al villaggio di partenza col mio amico Scarponi, prima che si concentrasse totalmente in vista delle tappe più dure».
    Pirazzi: «Sul pullman e a cena con i compagni, quando si parlava della tappa e la si riviveva insieme».
    Bisolti: «Con i compagni ce ne sono stati tanti. A partire dal tormentone "Uo-uo-uoooo"...».
    Canuti: «Quando sfottevamo Marangoni perché non riusciva a beccare la fuga buona».
    Frapporti: «La sera della vittoria di Belletti, col brindisi e gli applausi».
    Modolo: «Quando "Gira e Rigira" (Stefania Andriola e Vanessa Ravizza, ndr) hanno intervistato Marangoni al villaggio di partenza».

    L'incitamento più gratificante che hai ricevuto?
    Marangoni: «Sul Barbotto, nella tappa di Cesenatico, c'era il mio Fans Club che si è fatto decisamente sentire. Ma il tifoso più originale è stato senz'altro quello con la bambola gonfiabile sul Monte Grappa...».
    Pozzovivo: «In Basilicata qualche tifoso mi ha urlato "Orgoglio lucano"».
    Belletti: «A Cesenatico mi sono sentito dire "Tutta la Romagna è con te"».
    Stortoni: «A Porto Recanati quando mi è venuta a trovare la mia ragazza. Avevo la febbre e lei mi ha dato la forza per continuare».
    Pirazzi: «È arrivato da mio cugino. Mi ha seguito per tre giorni con lo striscione "Tutti pazzi per Pirazzi"».
    Bisolti: «Sul Monte Grappa quando la gente mi chiamava per nome. Ed anche i giorni successivi: è bastata una "comparsata" in tv per farmi conoscere».
    Canuti: «Durante la tappa del Monte Zoncolan, l'incitamento migliore è arrivato da Reverberi, che mi ha aiutato a tenere duro».
    Frapporti: «Su tante salite i tifosi del ciclismo mi han detto "Grande". E quando sei nell'ultimo gruppetto è un bel riconoscimento».
    Modolo: «In Olanda, quando Ernesto Colnago mi ha raccomandato di far bene».

    comunicato stampa Colnago-Csf Inox
     
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