4° Tappa: Savigliano - Cuneo (Cronometro a Squadre)

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  1. Joey²
     
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    4° Tappa
    Savigliano - Cuneo (Cronometro a Squadre)

    | PRESENTAZIONE | VALICHI | PLANIMETRIA | ALTIMETRIA | DETTAGLIO SALITE | RISULTATI | FOTO |




    PRESENTAZIONE DELLA TAPPA

    Una giornata delicatissima. Le cronometro individuali lo sono per natura, quelle collettive lo sono ancora di più, in particolar modo quando hanno il potere di lasciare un profondo solco in una classifica che si è sempre stilata su base individuale (con una sola eccezione, accaduta proprio al Giro, nel lontano 1912). È questa, infatti, la principale arma che sfoderano i denigratori di questa specifica prova, riscoperta dalla corsa rosa nel 2006 e da allora proposta nella versione “light” e meno invasiva recentemente adottata anche dagli organizzatori del Tour. In passato era successo in più occasioni che le cronometro a squadre finissero per decidere le sorti della corsa, soprattutto al Tour dove capitò che ne fossero proposte anche più d’una per edizione (tre nel 1935 e nel 1937, addirittura quattro nel 1936, fin nella terza settimana, alla quale le squadre giungevano decimate dai picchi alpestri e pirenaici), per giunta su chilometraggi “oversize”, talvolta inimmaginabili (il record è costituito dai 125 Km del circuito di Dieppe, proposto nel 1954). Generalmente si prescelgono percorsi veloci e filanti, più consoni all’esercizio dei cambi, ma è capitato di gareggiare su tracciati piuttosto complicati, sui quali è impossibile imprimere velocità; è stato il caso della tappa che aprì il Giro del 2007 sull’isola della Maddalena o della cronosquadre dell’ultimo Tour, caratterizzata da alcune curve impegnative che causarono diverse cadute.
    In quale categoria è possibile iscrivere i 32,5 Km che collegheranno Savigliano a Cuneo? Tra le cronosquadre veloci o nel novero di quelle complicate?
    Apparantemente è una prova del primo tipo, interamente tracciata sulla veloce strada statale che mette in comunicazione i due centri, una successione di lunghi rettifili raccordati da rare e facili curve (se ne incontreranno una dozzina, senza contare i flessi che le squadre supereranno di slancio, quasi senza avvertirli). Dunque, anche in virtù di un chilometraggio non elevato, questo sarà un tracciato che consentirà una partenza razzo e poi di mantenere elevati standard di velocità fin sul traguardo? No, non lo sarà perché, in realtà, questa crono rientra appieno nella tipologia delle prove più complicate, a causa dell’altimetria: l’intero tracciato, infatti, si snoderà in lievissima ma costante ascesa, superandosi poco più di 200 metri di dislivello tra partenza e arrivo. Dividendo la prova in settori, prendendo a mo’ di “paletti” le località incontrate, si evince che in ciascuno ci sarà sempre qualche metro di quota da guadagnare. Partire a tutta sarà possibile, anche perché subito dopo il via s’incontrerà qualche tratto realmente pianeggiante, ma insistendo su quelle velocità si rischierà di andare in contro a una clamorosa disfatta nei chilometri conclusivi, sia perché sono quelli più relativamente impegnativi (solo in due o tre sprazzi la pendenza “schizzerà” al 4%), sia perché la strada per Cuneo è “ammaliatrice”: essendo un’importante via di comunicazione (si percorrerà la SS 20, che mette in comunicazione Torino e Nizza attraverso il traforo del Colle di Tenda), presenta una carreggiata ampia che, oltre ad invogliare a lanciarvisi a tutta, tende per natura a “appiattire” la visuale, lasciando intendere di pedalare in pianura anche se, come abbiamo visto, questa non c’è. Se l’occhio e la voglia agonistica non faranno percepire questa difficoltà, non si potranno certo ingannare le gambe ma, complici anche le lievissime inclinazioni, lo si avvertirà troppo tardi, quando l’acido lattico accumulato quasi senza accorgersene farà avvertire i suoi influssi… e a quel punto l’intera formazione, che magari aveva dominato la prima parte della gara, andrà incontro a un progessivo declinare delle forze complessive, col risultato di un’autentica débâcle, che a molti potrebbe rammentare l’improvviso crollo di Erik Breukink nella finale della lunga crono di Alençon al Tour del 1991, dominata dal corridore olandese sino ad un passo della vittoria (ma, in quel caso, non c’èntrò la questione della fatica accomulata ma del doping, nella fattispecie l’assunzione di un prodotto dopante avariato).
    Scesi dalla rampa di lancio, la prima presa di contatto con le strade italiane avverrà nel cuore di una fertilissima pianura, all’estremità occidentale dalla Val Padana. L’agricoltura e la zootecnia sono ancora oggi i pilastri economici della “Granda”, com’è soprannominato il cuneese per esser stato, fino al 1920, la più vasta provincia italiana, oggi superata per estensione da quelle di Bolzano e Foggia. Anche il centro di Savigliano è attivissimo in questi campi, come testimoniano le manifestazioni in calendario lungo tutto l’anno: le principali sono la fiera della meccanizzazione agricola, quella del pane (la più importante del genere in Italia) e “Quint’essenza”, evento dedicato alle erbe aromatiche e alle spezie.
    Bruciate le prime due curve del tracciato, si andrà a imboccare la strada statale del Colle di Tenda, sulla quale si permarrà interrottamente per 31 Km. Il primo settore della cronometro si concluderà a 7,3 Km dalla partenza, alle porte dell’abitato di Genola, un altro comune a vocazione agricola, in epoca medioevale feudo dei Tapparelli e prima ancora conteso per lungo tempo tra i comuni di Fossano e Savigliano. È la porzione più veloce dell’itinerario – fin qui si saranno superati poco meno di 30 metri di dislivello – nella quale non sarà difficile imprimere elevate velocità, che saranno confermate dai primi rilevamenti cronometrici.
    Virando con dolcezza in direzione di Cuneo, ci si lancerà in un rettifilo quasi ininterrotto di una ventina di chilometri, spezzato di tanto in tanto da radi flessi o da lievi serpeggiamenti tra i campi. 4300 metri di strada più avanti e 27 metri di quota più in alto si attraverserà la frazione saviglianese di Levaldigi, costeggiando poi le strutture dell’aeroporto internazione “Torino Olimpica”. Inagurato come tale in previsione dei giochi invernali del 2006, è in realtà attivo sin dal 1929, quando fu aperto il “Campo d’Aviazione di Fortuna”. Nonostante il nome, le “fortune” per questo scalo sono arrivate solo negli anni ‘60, con la costruzione dell’attuale pista (in sostituzione di quella precedente in fondo erboso) e poi a cavallo degli anni ‘80-‘90, quando l’aeroporto è stato aperto prima al traffico commerciale nazionale e poi a quello turistico internazionale. Sarà proprio a Levaldigi che atterrerà la carovana del Giro, proveniente dai Paesi Bassi.
    Un’altra porzione di 7,3 Km e, 56 metri più in alto, si arriverà al secondo appuntamento con il cronometro: la seconda postazione di rilevamento dei tempi parziali sarà collocata quasi a metà strada, nel centro di Centallo. Al passaggio dal paese natale di “Franco” Arese (campione europeo sui 1500 metri ai Campionati di Helsinki nel 1971, attualmente è presidente di FIDAL e di Asics Italia) le medie potrebbero essere ancora elevate, ma d’ora in avanti la costanza dell’ascesa – che nel frattempo avrà già proposto due “strappate” al 3% – potrebbe cominciare a influire sulla condotta di gara delle squadre più “indiavolate”.
    Usciti dal centro abitato di Centallo, si tornerà a pedalare in un ambiente caratterizzato da connotati bucolici: nel restante tratto del rettilineo la presenza umana sarà rara, intravedibile grazie alla presenza di campi coltivati, tra i quali sorgono isolati diversi cascinali, alcuni ancora attivi, altri in abbandono. All’altezza di una di queste cascine, la Bonada, si concluderà il quarto “step” di questa cronometro, percorsi 5,8 Km e innalzaticisi di altri 37 metri. È nei successivi 4500 metri che prenderenno a lievitare anche le pendenze: in questo tratto, nel quale si guadagneranno 50 metri esatti, s’incontreranno i due tronconi al 4%, l’ultimo dei quali posto proprio al termine del lungo rettifilo iniziato a Genola. Qui le squadre saranno già nella periferia di Cuneo, dove si lambirà il santuario della Madonna dell’Olmo, eretto nel 1606 nel luogo dove, 140 anni più tardi, sarà combattuta l’omonima battaglia, episodio della guerra di successione austriaca che vide contrapposti l’esercito del Regno di Sardegna – uscito sconfitto da questo scontro – e le armate coalizzate di Francia e Spagna. Queste ultime, però, furono pesantemente indebolite dalla battaglia e furono conseguentemente costrette a togliere l’assedio da Cuneo, episodio che aveva motivato l’attacco da parte delle truppe capeggiate da Carlo Emanuele III di Savoia. Commentando quest’episodio, Voltaire ebbe a dire: “È quasi sempre il destino di chi va in guerra nelle Alpi senza padroneggiarne il territorio; di perdere il loro esercito anche nella vittoria”. Le parole del grande filosofo francese sembrano un monito per quelle le compagini che si schiereranno bellicose al via di questa frazione: chi sottovaluterà il campo di battaglia esteso tra Savigliano e Cuneo, realmente rischierà di emulare l’esercito franco-spagnolo, nel bene e nel male. Anche nel caso si riesca a tenere duro fino alla fine e a concludere vittoriosamente la tappa, si rischierebbe di pagare un pesante dazio nelle giornate successive, se queste saranno caratterizzate da partenze molto veloci, com’è accaduto praticamente in tutte le frazioni della scorsa edizione della corsa rosa. È proprio dalle parti del santuario cuneese che le squadre che avranno attinto troppo alla loro santabarbara energetica potrebbero cominciare a scricchiolare, trasformardo in un autentico calvario la marcia nei conclusivi 3,3 Km. Ancora nei successivi due chilometri si dovrà salire, guadagnando una quindicina di metri avvicinandosi al Viadotto Soleri, una delle principali porte d’accesso a Cuneo: gettato sul fiume Stura di Demonte, è un ponte a due piani (stradale e ferroviario), realizzato in stile liberty nel 1934 su iniziativa dell’allora sindaco Marcello Soleri, uomo politico considerato il terzo grande liberale italiano del Novecento, accanto a figure del calibro di Giovanni Giolitti e Luigi Einaudi, con i quali condivide anche i natali cuneesi. Il passaggio sul viadotto interromperà per 800 metri la salita, che poi riprenderà dolcissima nei rimanenti 500 metri. Mezzo chilometro più avanti, infatti, la prima frazione italiana del Giro 2010 avrà il suo epilogo nella centralissima Piazza Galimberti, cuore della città dal 1800, quando le truppe napoleoniche demolirono le mura che cingevano una città da sempre nota per la sua posizione strategica a “cuneo” e nella quale molti nostri connazionali hanno assolto gli obblighi di leva. I grandi protagonisti del 93° Giro d’Italia sapranno essere “uomini di mondo” e mettere in pratica le astuzie tattiche imparate sulla strada per non incappare nei tranelli di questa delicata cronometro?

    Mauro Facoltosi - ilciclismo.it


    Planimetria
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    Le Foto della Tappa

    Edited by SarriTheBest - 13/5/2010, 02:06
     
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81 replies since 24/10/2009, 17:42   1294 views
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