Doping: positivo lo junior Bani alla Settimana Tricolore

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  1. 19bimba86
     
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    Doping: positivo lo junior Bani alla Settimana Tricolore

    Il Coni ha comunicato che il Laboratorio diRoma ha rilevato due positività nei rispettivi primi campioni sottoposti ad analisi. Le positività riguardano: la presenza di Gonadotropina Corionica (hCG) per Eugenio Bani, tesserato dalla Federazione Ciclistica Italiana per la Ambra Cavallini Vangi, al controllo disposto dalla Fci, d'intesa con Coni-Nado, del 24 giugno 2009 a Imola, in occasione della Settimana Tricolore Juniores; la presenza di Metabolita di THC per Lorenzo Messina, tesserato della Federazione Italiana Atletica Leggera, al controllo disposto dalla Fidal, d'intesa con Coni-Nado, del 5 luglio 2009 a Torino, in occasione della 2^ fase dei Campionati di Società.


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  2. Joey²
     
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    pure gli juniores! che schifo!
     
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    Queste son notizie ancor più tristi della positività del Di Luca o del Piepoli di turno... quanto hanno gli juniores? 17? 18 anni?! Ma come si fa????
     
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  4. matteo007
     
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    questo dimostra che il problema sta a monte...nn ci siamo nn si possono fare ste cose :nene:
     
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    Che schifo...
     
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  6. auron10
     
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    te pareva uno della vangi... purtroppo è così da juniores.. bisogna cambiare :sisi:
     
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    Si dopano perché non vogliono fare tanta fatica e prendere i soldi.
     
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    Doping, 21 mesi di squalifica per lo junior Eugenio Bani
    Il Tribunale Nazionale Antidoping, presieduto da Francesco Plotino, nel procedimento disciplinare a carico di Eugenio Bani, atleta impegnato nella categoria juniores, visto l’art. 10.5.3 del Codice WADA, rilevato l’illecito commesso ex art. 2.1, infligge a Bani la sanzione della squalifica per 21 mesi, dedotto il resofferto (3 mesi), con decorrenza dal 17/12/2009 e scadenza al 16/06/2011.

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    Repubblica. Bani racconta: così mi davano di tutto
    Era ed è ancora considerato uno dei talenti emergenti del ciclismo giovanile. Una sorta di Ivan Basso in fieri, già inserito nella rosa azzurra. Ma Eugenio Bani, diciannove anni, pisano, fisico statuario da passista veloce, da due stagioni nel ciclismo degli "Under 23", i dilettanti una volte definiti "puri", è finito d'improvviso nel tunnel del doping. Gonadotropina corionica, un ormone femminile, usato nello sport maschile per stimolare la produzione endogena del testosterone, l'ormone della forza. Un caso grave che vale all'atleta una squalifica di 21 mesi. Ma un caso emblematico della pessima situazione in cui versa buona parte del ciclismo giovanile, nonostante anni di scandali, campioni dopati e appelli a ripulire l'ambiente partendo dalla base. Ancora oggi il pedale diventa subito sinonimo di farmacia, anche ai primissimi gradini, e resta feroce il sospetto di "trattamenti" totali, complessivi, cioè di squadra.

    Impressionante, anche volendo limitarsi al lecito, ciò che emerge dai verbali della Procura Coni: endovene, fiale intramuscolari, ricostituenti, acido folico, vitamine, antidolorifici, eccitanti, siringhe già confezionate e pronte all'uso conservate in frigo. Una "terapia" globale, fatta a tutta la squadra, confessa l'atleta. Una cura che comincia prima della gara (antidolorifici), si sviluppa durante - "pasticche di caffeina (una volta vietata, oggi di libero uso ndr) per il finale di corsa" assicura Bani - per concludersi al dopo gara con la cosiddetta "integrazione".

    Bani cosa è successo?
    "Sono stato trovato positivo al campionato italiano l'estate scorsa e non so perché. Non ho mai fatto alcuna cura a casa, né iniezioni, né altro; i miei genitori non sanno neppure cos'è una medicina. Gli unici a somministrarmi qualcosa sono stati quelli della squadra".

    Punture o che altro?
    "Punture e pasticche, iniezioni endovenose, tutto quello che serve per recuperare, mi dicevano".

    Ma lei andava da un medico molto discusso, la sua era una società molto chiacchierata.
    "Ci andavo fino all'anno scorso e solo a fare i test".

    Non le è mai venuto un dubbio, un sospetto?
    "Il fatto è che devi fidarti della squadra (l'Ambra Cavallini Vangi, una delle formazioni giovanili più in vista, ndr). E poi la storia era cominciata prima, quando non avevo ancora 18 anni. Chi ci faceva più caso? Non puoi non fidarti perché quello è il sistema. Altrimenti non trovi posto né lì né in nessun'altra squadra. Sono convinto che è così in tante se non proprio in tutte le formazioni giovanili. E' il sistema che è corrotto e ci corrompe, noi siamo costretti ad andare dietro a queste cose altrimenti non si arriva".

    Sta dicendo che la responsabilità è dei suoi dirigenti?
    "Io so solo che non ho mai assunto nulla al di fuori di quello che mi ha dato la squadra".

    Come avveniva la cura?
    "Una volta la settimana si andava nel ritiro di Empoli Bagnara e lì ci praticavano le iniezioni".

    Chi faceva le punture?
    "Un ex infermiere e un altro dirigente, responsabile della squadra".

    Anche persone non abilitate alla pratica, quindi. Di che medicine si trattava?
    "Dicevano che erano vitamine, venivano prese nel frigorifero, erano in siringhe già confezionate. Io ho chiesto tante volte cosa ci fosse dentro e sempre mi rassicuravano: ricostituenti per riprendere le forze. Alla fine uno cosa deve fare? Si fida".

    Le iniezioni le faceva anche quando era minorenne?
    "Sì. Era normale, l'ho detto. Ma non le facevo solo io, anche gli altri compagni".

    Lei è stato interrogato dalla Procura del Coni. Ha collaborato?
    "Ho raccontato tutto, ho fatto nomi e cognomi di tutte le persone coinvolte. Ma mi è sembrato non fossero molto interessati mentre parlavo. Chi beveva qualcosa, chi era al telefono... Mi è parso di parlare a vuoto".

    Davvero incredibile un simile atteggiamento. Come lo spiega?
    "Non saprei. So che dirigenti della mia squadra avevano ottimi rapporti con dirigenti della federazione".

    E allora? Avrebbero preferito punire solo l'atleta? Un sospetto pesante, il suo.
    "Lo so, ma la cosa non può non far riflettere. Io da solo non mi sono dopato".

    Se fosse vero vorrebbe dire che il sistema di controllo è manipolabile e corrotto. Una situazione senza speranza.
    "No, senza speranza no. Bisogna partire da qui per rivedere tutto. Quello che è capitato a me può capitare a chiunque. Sono convinto di non essere il solo ad aver assunto senza saperlo quella sostanza. Solo che io sono trovato positivo. Ma un mio compagno di squadra è svenuto due volte in corsa; dunque queste cure non è che facessero proprio bene".

    Ora cosa farà?
    "Voglio tornare a correre. Per questo mi sono rivolto a Ivano Fanini che mi ha offerto il suo appoggio e, dopo la squalifica, vestirò le insegne dell'Amore & Vita. Sono pulito. So di avere le qualità giuste, voglio dimostrare che si può fare ciclismo pulito anche ad alto livello. E ci riuscirò".

    da Repubblica del 5 gennaio
    a firma di Eugenio Capodacqua
     
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    Caso Bani. Di Rocco: «Bisogna colpire i faccendieri»
    «Sui giovani come Federazione siamo molto attenti, tanto che Bani positivo l’abbiamo trovato noi, non i giornali. Su di loro, più che sul mondo dei professionisti, dobbiamo puntare le nostre attenzioni e la nostra azione preventiva. Per questo nell’ultima stagione, nelle categorie minori, scendendo fino agli esordienti, abbiamo eseguito circa 400 controlli sul sangue. Bisogna colpire i faccendieri, che in questo ambito hanno vita più facile». Renato Di Rocco, presidente della Federciclo, tiene la guardia alta e contrattacca. «Certo che è strano che, se il ragazzo ha fatto i nomi, non siano stati ancora presi provvedimenti nei confronti di quelle persone. Domani (oggi, ndr) chiederò spiegazioni a Torri. Poi ci sono altri casi irrisolti, magari meno importanti e dei quali lo stesso Torri forse non ha tempo di occuparsi, ma che si protraggono da troppo. Per questo abbiamo un procuratore nostro, Gianluca Santilli, che lavora in collaborazione con la Procura antidoping».
    Sul tesseramento di Bani tra i pro’, Di Rocco è intransigente: «A prescindere dalla vicenda doping, non lo tessereremo tra i professionisti finché, come da regolamento, non avrà fatto tre anni tra i dilettanti. E’ ora di finirla con chi cerca di aggirare le leggi».

    da «La Gazzetta dello Sport» del 6 gennaio 2010
    a firma Claudio Ghisalberti


    Caso Bani, ecco la lettera della Procura Antidoping
    Nessuna distrazione, nessuna trascuratezza, nessun disinteresse, ma un'inchiesta completa ed avviata anche sul piano delle indagini penali. Il capo della Procura antidoping del Coni, Ettore Torri risponde così alle dichiarazioni del giovane atleta Eugenio Bani, nell'intervista a Repubblica. Una precisazione doverosa che accogliamo con soddisfazione perché allontana sospetti ed ombre purtroppo sempre presenti nel confuso mondo del ciclismo.
    Bani ha forse calcato un po' i toni, forse era troppo teso ed emozionato per valutare serenamente la situazione che lo coinvolgeva al momento dell'interrogatorio; ma resta il fatto incontestabile che l'atleta, la cui positività - dunque la legittima condanna - non è minimamente in discussione, fino a questo punto, pur avendo fornito il massimo della collaborazione, facendo, nomi e raccontando circostanze precise, è stato l'unico per cui sono state richieste e comminate sanzioni, come si evince anche dalle conclusioni dello stesso Torri nel deferimento al Tna.
    Ora si dice che si è in attesa dell'esito delle indagini della magistratura e dei Nas (particolare non riferito nel deferimento), e di tempo ne può passare parecchio prima di vedere qualche altro risultato concreto. Aspetteremo. Ma la giustizia sportiva che per essere rapida ricorre perfino a quell'obrobrio giuridico che è la "presunzione di colpevolezza" o al "fondato convincimento della colpevolezza", che fine fa?

    da «Repubblica» del 6 gennaio 2010 a firma Eugenio Capodacqua
     
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    Doping: Bani sarà ascoltato ancora dalla Procura del Coni
    Il caso di Eugenio Bani è ben lungi dall’essere chiuso: il corridore toscano, infatti, sarà nuovamente ascoltato venerdì prossimo dalla Procura Antidoping del Coni.
    Una decisione molto strana, in quanto Bani è già stato ascoltato e giudicato, con squalifica di 21 mesi.
    Delle due, l’una: o nelle interviste rilasciate negli ultimi giorni Bani ha detto cose nuove (in particolare accusando la sua squadra) oppure davvero quando aveva parlato a Roma i membri della Procura non erano molto attenti alle sue parole...

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    L'avete visto Bani stasera alle Iene?! Vi giuro pareva si fosse imparato a memoria le risposte! Non che prima dell'intervista credevo il contrario, ma a vederlo e a sentirlo ha fatto un certo effetto...
    Mi sa che dietro la telecamera c'era Fanini a fargli da gobbo... :asd:

    ps: ma in ogni servizio delle Iene sul ciclismo il nome di Fanini deve sempre venir fuori?!
     
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    Eccola qua:

     
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    Corriere dello Sport. Il caso Bani approda al TNA
    Si riapre il caso di Eugenio Bani, il giovanissimo (19 anni) toscano squalificato per due anni causa doping. Il procuratore capo dell’antidoping del Coni, Ettore Torri, ha raccolto l’appello del corridore (minorenne all’epoca dei fatti) e dei suoi genitori, ha riaperto il caso e ora il Tna (Tribunale Nazionale Antidoping) ha convocato Eugenio Bani per il prossimo 5 marzo.

    Bani è stato trovato positivo alla gonadotropina carionica (un prodotto dopante) in un controllo effettuato il 24 giugno 2009 ai campionati italiani di Imola, è stato squalificato per 21 mesi il 17 dicembre 2009.

    Lo scorso 15 gennaio Eugenio si era recato da Torri accompagnato dai genitori: la mamma signora Monica e il papà Fabrizio. Entrambi hanno fatto quadrato attorno al figlio. Quel giorno Eugenio ha ribadito al procurato dell’antidoping Ettore Torri tutto quello che aveva detto a settembre: circostanze, nomi, cognomi, medicine.

    I genitori di Eugenio hanno anche affermato di essere stati lasciati soli dal mondo del ciclismo, che non ha per niente gradito la loro decisione di reagire alla squalifica. In concreto hanno ricevuto solidarietà soltanto da Ivano Fanini che ha ingaggiato Eugenio dopo la squalifica per la sua Amore & Vita-Conad perché crede nella buona fede del ragazzo e della famiglia.

    La vecchia società, Ambra-Cavallini-Vangi, in un primo momento aveva minacciato di lasciare l’attività agonistica subito, poi per tutelare contratti e posti di lavoro, ha rinviato la decisione a fine 2010. Ora la famiglia Bani aspetta che il figlio abbia una riduzione di squalifica - o anche una sospensione, a norma di regolamento - mentre il mondo del ciclismo trema.

    Il Tna non si è mai posto il problema di emettere sentenze che facciano discutere, vedi la squalifica di Da Ros per venti anni. La decisione di riascoltare Eugenio Bani dopo una sentenza di squalifica così lunga fa pensare che si potrebbe far luce su un sistema frequente nel ciclismo giovanile. Poiché si tratta di un ragazzo, il suo caso è destinato a fare da spartiacque.

    da Il Corriere dello Sport - Stadio
    a firma di Nando Aruffo
     
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  15. f23zelk
     
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    ma sto qui è un minchione dai....gli fanno iniezioni e lui non sospetta che sia doping...ma va là
     
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