Il giro secondo me

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  1. Ivan, Peta, Gibo, Grillo
     
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    ecco l' articolo da me realizzato e che sarà pubblicato su Passione Ciclismo di Giugno (faccio un po' di pubblicita :lol: ) qualcosa è da aggiustare ma adesso ho un po' sonno... :sisi: :wacko:

    Quarantuno secondi su oltre ottantasei ore, meno di mille metri su oltre 3500 chilometri. Questa è la differenza tra i primi due del Giro del Centenario: Denis Menchov e Danilo Di Luca. Il freddo russo che corre in nome della regolarità e dell’ anti spettacolo, ed il generoso, caparbio, testardo abruzzese che corre in nome dell’ istinto e della sua terra ferita.
    Un duello appassionante e avvincente, corso sul filo sottile dei secondi e dei nervi tesi per tre settimane.
    Un duello sospeso tra gli scenari più belli d’ Italia: Roma e Venezia.
    Un duello concluso a favore del russo, già vincitore di due Vuelta di Spagna, che ha corso in modo impeccabile sfruttando il primo arrivo in salita e la crono nel miglior modo possibile, per poi controllare e correre nel suo modo preferito: in difesa. Fatto sta che Menchov ha meritato pienamente il successo in un Giro che presentava sì un percorso leggerino ma anche una schiera di campioni di livello elevatissimo, come appunto lo stesso russo, che senza un avversario fiero e tosto come Di Luca, avrebbe vista sminuita la sua impresa.
    Un duello conclusosi con un finale thrilling ed emozionante nella crono di Roma per via della caduta di Menchov, che ha tenuto tutti col fiato sospeso, anche se sarebbe stata una beffa ingiusta la eventuale sconfitta del russo dovuta proprio alla caduta.
    Un duello conclusosi con due vincitori e nessun vinto. Sì perché Danilo Di Luca è arrivato secondo in classifica ma nel cuore dei tifosi è la virtuale maglia rosa. Perché la sua grinta, il suo coraggio, la sua tenacia sono vicine alla gente. Di Luca ha sconfitto anche le ingiustizie subite nei mesi scorsi, come l’ esclusione dalle Classiche del Nord, e ha corso un Giro sempre all’ attacco vincendo due tappe (stupenda quella di Pinerolo), correndo una crono dignitosissima e forse correndo in modo troppo generoso nelle tappe finali conclusive.
    Fuori dal duello ma dentro al podio c’è Franco Pellizotti, che ha sorpreso per la personalità e l’ exploit nella terza settimana e ha domato il Blockhaus con un gesto atletico di livello elevatissimo. Appena sotto al podio è giunto Carlos Sastre, scalatore dalla tempra antica vincitore del Tour 2008. Lo spagnolo ha corso come suo solito vincendo due tappe e pagando proprio sul Blockhaus perché lui quel giorno il Giro ha proprio provato a vincerlo. Quinto Ivan Basso, che ha corso un Grande Giro a distanza di tre anni dall’ ultimo (vinto).Indubbiamente è parso un po’ ingolfato ma la sua prova è stata sicuramente sufficiente e rappresenta la base da cui il varesino deve far ripartire la sua carriera. Tra gli altri protagonisti si notano Leiphaimer, che si conferma un non vincente; Rogers che resta nei suoi standard e nulla più, come Valjavec e Arroyo. Un discorso a parte lo meritano due “giovanotti”: Garzelli e Armstrong. Il primo ha corso un Giro assolutamente sorprendente e di grande valore, per un campione ingiustamente fischiato sul Blockhaus (unico neo del giorno) ma sempre verde, in tutti i sensi. Il secondo pareva non dovesse neppure venire in Italia dopo la caduta di marzo. Ha corso un Giro al meglio delle sue possibilità attuali dopo tre anni di inattività e crescendo giorno dopo giorno. Unica pecca la sua poco visibilità fuori dalla corsa, cosa che doveva e poteva essere un valore aggiunto specie in questo Giro così particolare.
    Tra gli altri nomi non si possono non menzionare i più forti velocisti del Mondo: Cavendish e Petacchi, col secondo che ha pagato la mancanza del treno e che merita un voto in più per la sua lealtà e generosità con le quali ha aiutato il suo capitano in tantissime occasioni. Tra gli abruzzesi non si possono non menzionare il superbo Spezialetti e il bravissimo Masciarelli, che ha raccolto esperienza fondamentale per il futuro e ha sfiorato la maglia bianca, persa proprio per piccole disattenzioni e per una giornata storta (Faenza).
    Passa così alla storia il Giro del Centenario, un Giro avvincente e in bilico fino agli ultimi metri. Un Giro anomalo per via del percorso a rovescio, di alcune scelte discutibili sul percorso, (poche salite, crono lunghissima) ma comunque di valore perché gli atleti lo hanno onorato al meglio dal primo all’ ultimo giorno (tranne Milano), dando spettacolo ma peccando di fantasia. Rimandati al 2010.
     
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0 replies since 1/6/2009, 21:49   65 views
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