10° Tappa: Cuneo - Pinerolo

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    10° Tappa
    Cuneo - Pinerolo



    PRESENTAZIONE DELLA TAPPA

    Nella sala centrale di un ipotetico Louvre del ciclismo, tra le altre opere spiccherebbe quella rappresentazione a china su carta rosa che il grande artista Vincenzo Torriani concepì 50 anni fa e poi affidò alle mani della sua bottega. Così Cesare Sangalli tratteggiò quel capolavoro costituito da cinque pennellate oblique, tracciate verso l’alto e più incisive dei tagli di Lucio Fontana. Un capolavoro che risponde al nome di Cuneo – Pinerolo, il tappone per antonomasia del ciclismo, quello che per primo torna alla mente dell’appassionato quando si parla di grandi imprese in montagna. Come tutte le opere d’arte, le imitazioni sono destinate a non raggiungere in grandiosità ed effetto scenico l’originale e così è successo anche per la frazione franco-piemontese, che Zomegnan ha rispolverato per l’edizione del 2009. A dire il vero, da polvere da spazzare non ce n’era rimasta più tanta, già era scomparsa nel 1964, anno del primo “remake”, corso su strade asfaltate, più lisce e filanti rispetto a quanto i corridori si trovarono sotto le ruote il 10 giugno del 1949. Solo in quell’occasione da quel percorso scaturì una delle imprese più leggendarie della storia del sport, quella di uno stratosferico Fausto Coppi all’attacco fin dalla prima salita: andrà fino al traguardo, rimanendo in sella per oltre nove ore e affibbiando distacchi mostruosi a tutti. È in quel giorno che Mario Ferretti pronunciò la storica frase “C’è un uomo solo al comando… la sua maglia è bianca e celeste… il suo nome è Fausto Coppi!” (anche se alcuni ritengono che il celebre radiocronista la proferì in occasione di un’altra storica galoppata del Campionissimo, nella tappa dello Stelvio del 1953).
    Le due riproposizioni della Cuneo – Pinerolo, invece, finirono col lasciare l’amaro in bocca a tutti, a cominciare dallo stesso artefice di quella frazione, quel Vincenzo Torriani che proprio nel 1949 era diventato direttore unico della corsa rosa, dopo tre anni di apprendistato. Anche nel 1964 ci fu la vittoria di un uomo solo al comando, Franco Bitossi, che migliorò di quasi un’ora il tempo di Coppi ma non riuscì ad imporre grossi distacchi (e questi non si verificarono nemmeno tra la “crème” della classifica, giunta compatta al traguardo). Ancora meno selezione ci sarà nel 1982, quando sul traguardo di Pinerolo si imporrà allo sprint Giuseppe Saronni, davanti ai grandi “papaveri” di quell’edizione. Quel giorno, se Coppi fosse stato in gara e avesse proceduto alla stessa velocità di 33 anni prima, avrebbe accusato un distacco di un’ora, quarantaquattro minuti e sei secondi.
    Cosa potrà accadere nel 2009? Correremo il rischio di vedere una tappa inutile, come quella disputata 27 anni fa? Forse no, anche se non dovremo comunque aspettarci grosse sorprese da questo tracciato. Rispetto ai due “remake”, questa tappa avrà il vantaggio di una collocazione più favorevole nel calendario della corsa rosa. Nel 1964 e nel 1982 (anche nel 1949, ma non fa testo), infatti, la Cuneo – Pinerolo venne proposta alla vigilia della conclusione, quando i giochi di classifica erano chiusi , col Giro oramai in tasca per Anquetil e Hinault.
    All’inizio della seconda settimana di gara, invece, la classifica non dovrebbe avere una fisionomia ben delineata e questa frazione potrebbe proporre un capovolgimento di fronte, proprio alle porte di una frazione molto delicata, la crono delle Cinque Terre. Essendo previste tra le due una tappa di “scarico” (Torino – Arenzano), qualcuno potrebbe sfruttare uno dei cinque picchi di giornata per tentare di sorprendere e sorprenderci. L’Izoard sembra il luogo migliore per mettere in scena l’attacco, che non dovrà essere apportato da un uomo solo, pena il fallimento del tentativo. Sulle successive ascese del Monginevro e del Sestriere la strada dovrebbe dare il suo verdetto e dirci se la Cuneo – Pinerolo saprà ancora offrirci il regalo d’una impresa d’altri tempi, oppure se l’interminabile discesa verso Pinerolo “ucciderà” le promesse di questa storica tappa.
    Lasciata Cuneo, per giungere ai piedi della prima salita si dovranno percorrere una trentina di chilometri pianeggianti. Il primo centro toccato sarà Borgo San Dalmazzo, il paese dei “tagliagole” (così sono sopranominati i suoi abitanti) che proprio dieci anni fa hanno applaudito la vittoria di Paolo Savoldelli nel tappone del Fauniera. L’industre comune è anche un importante nodo stradale, posto alla confluenza delle valli che scendono dai colli di Tenda e della Maddalena. È verso quest’ultimo che ci si dirigerà, seguendo la strada di fondovalle della Stura di Demonte. Il tratto facile si concluderà a Vinadio, il capoluogo della valle. Oggi nota come località di cure termali, in passato rivestì una rilevante interesse strategico, ricordato dalla presenza delle imponenti fortificazioni ottocentesche, realizzate a sbarramento della valle su iniziativa di re Carlo Alberto. Qui transitava il “Chemin des Canons”, rotabile aperta a colpi di mina nel 1515 dall’esercito francese, che in questo modo riuscì ad agevolare il passaggio nella Gola della Barricate. Attraverso questa strozzatura transita la strada diretta all’antico “Rupis Moccensis”, valico noto fin dall’epoca dei romani, che l’avevano dedicato al dio Mercurio (venerato come “Moccus” dai celti). Già all’epoca era una frequentata via di transito verso la Gallia; il primo grande predecessore di Coppi, il primo grande uomo solo al comando sulla Maddalena, fu il generale Gneo Pompeo Magno che nel 76 a.C. la valicò con le sue truppe, dirette in Spagna dove avrebbero combattuto e sconfitto il generale Quinto Sertorio. Più pacifico sarà l’attacco del Campionissimo, nato su di un’ascesa non proprio idonea ad azioni di questo genere, almeno per quel che riguarda le pendenze: di fatto la salita termina quasi un chilometro e mezzo prima di giungere al passo, dopo aver affrontato 27 Km di strada al 3,8% ed un picco massimo del 9% (raggiunto a circa 2 Km dalla cima). Lungo la scalata si transita per Pontebernardo, la piccola frazione dove è nata allo sport la campionessa dello sci di fondo Stefania Belmondo. Planati dolcemente in Francia – oltralpe si percorreranno 112 dei 250 Km previsti – il tracciato della Cuneo – Pinerolo raggiungerà la valle dell’Ubaye, andando ad innestarsi sulla “Route des Grandes Alpes”, una delle più spettacolari strade alpine che, valicando 16 passi, mette in comunicazione le acque del Mediterraneo (Menton) con quelle del lago di Ginevra (Thonon-les-Bains), distanti tra loro 684 Km. Voluta dal Touring Club Francese e dalla PLM (Compagnie des Chemins de fer de Paris à Lyon et à la Méditerranée), fu realizzata tra la fine del XIX secolo ed il 1970 (anno dell’inaugurazione della strada che valica il Cormet de Roselend) raccordando vecchie rotabili militari, come quella diretta al Col de Vars, che ora i “girini” si appresteranno ad affrontare. La strada che sale fino a 2109 metri di quota fu aperta nel 1893 su iniziativa del generale Berge, lo stesso che fece realizzare un collegamento parallelo, che valica la catena alpina al Col du Parpaillon (itinerario molto noto agli appassionati di mountain-bike). Costituisce la prima vera difficoltà della Cuneo – Pinerolo, soprattutto per le pendenze che s’incontreranno dopo esser usciti dalla strettoia del Pas de la Reyssole (dall’abitato di Saint Paul al valico si affrontano 8,4 Km al 7,6%, con quasi 1700 metri al 10,5% e un picco del 13%), ma difficilmente qualcuno dei favoriti si muoverà qua, mancando ancora 156 Km al traguardo. Dello stesso avviso erano i “suiveurs” al seguito del Giro del 1949, che verso mezzogiorno di quel 10 giugno si fermarono per il desinare in un ristorante trovato lungo il percorso. Ne uscirono un’ora più tardi, dopo aver letteralmente saccheggiato la dispensa – consumarono un pranzo completo, dall’antipasto al dolce – convinti di assistere al passaggio di un Coppi oramai alla… frutta, irrimediabilmente staccato dopo un’impresa pazza: invece, furono avvisati che quello il corridore che marciava tutto solo davanti ai loro occhi era solamente il sesto, mentre il campionissimo era oramai irraggiungibile.
    Avendo negli occhi i ghiacciai del Pelvoux e degli Ècrins, s’inizierà a scendere verso Vars e Guillestre, centro dove i resti delle mura medioevali rammentano ancora una volta il passato militare di queste terre. Da una piazzaforte d’origine umana si passerà ad una fortificazione naturale: nel tratto d’avvicinamento all’Izoard, percorrendo 15 Km di strada in dolcissima ma costante ascesa (media del 1,7%), si attraverserà la Combe du Queyras, lunghissima e stretta gola (quasi 7 Km) caratterizzata da rocce a picco venate di marmi rossi e verdi. Non introduce soltanto il mitico colle, ma anche l’omonima regione francese, conservatasi quasi intatta grazie alla tarda apertura al turismo, avvenuta solo verso la fine del XIX secolo.
    È giunto il momento d’affrontare quella che è l’ascesa principale di questa frazione, non soltanto per le pendenze (14,2 Km al 7,1%) e per la quota raggiunta. L’Izoard è una delle salite mitiche del ciclismo, sia per il Giro, sia per il Tour, che per primo osò scalarla nel lontano 1922. Una salita rimasta quasi incantata nel tempo, soprattutto nel suo tratto terminale, quando si attraverserà il lunare paesaggio della Casse Déserte. In quel luogo l’unica opera dell’uomo è costituita dalla stessa rotabile (fatta aprire dal solito generale Berge nel 1893), mentre la natura ha continuato a fare il suo corso. Anzi, nemmeno quello, poiché sembra un angolo di Ventoux trapiantato nel cuore delle alpi: rocce su rocce e qualche sparuto alberello, gli stessi che compaiono nelle foto d’epoca, quelle che immortalarono le imprese di Coppi e Bobet, i re dell’Izoard, ai quali è dedicata una stele, collocata proprio nella Casse Déserte. Siccome le disgrazie non vengono mai sole, è all’uscita da questo luogo spettrale che l’Izoard offre la sua stilettata più feroce, un muro improvviso - anche perché preceduto da una breve discesa – nel corso del quale la media schizza per 300 metri dal 1% al 12%.
    Terminata la successiva discesa, il percorso tornerà a puntare verso l’Italia, dirigendosi dunque verso la penultima difficoltà di giornata, il Monginevro. L’attacco della salita s’incontrerà 5 Km oltre Briançon, ma l’attraversamento della cittadella fortificata realizzata dal Vauban costituirà un piccolo antipasto, con i 1500 metri al 8% che consentiranno di raggiungere il piazzale del Campo di Marte. In ossequioso rispetto del tracciato storico di questa frazione si percorrerà la strada che gira attorno a Briançon, senza attraversarne il centro storico, dove la “Grande Gargouille” presenta inclinazioni fino al 22,5%. Come nel caso della Maddalena, non si salirà fino al passo, poiché il Monginevro sarà valicato all’inizio della discesa che riporterà in Italia, mentre lo striscione del GPM sarà collocato nel centro dell’omonima località turistica, al termine di una salita di 7,6 Km al 6,4%. Non è insormontabile ma, se sul precedente colle sarà esplosa la corsa, potrebbe non fare meno male dell’Izoard. Rientrati sul suolo nazionale, si attraverserà Claviere, una delle più antiche stazioni di sport invernali italiane. Lo sci, ideato dall’uomo come mezzo di locomozione (ancor prima dell’invenzione della ruota) e divenuto strumento di sport nel 1843, a seguito di un’intuizione del norvegese Sondre Nordheim, arriverà in Italia nel 1897, importato dall’ingegnere svizzero Adolf Kind. La prima stazione sportiva sarà quella di Pra’ Fieul, in Val Sangone, seguita nel 1906 da Oulx. Bisognerà aspettare 25 anni per vedere la nascita della stazione del Sestriere, realizzata in vetta all’omonimo colle, prossima meta dei “girini”. Anch’esso è un punto di passaggio noto fin dall’antichità, valicato da un’altra strada messa in opera dai romani, che proprio in vetta posizionarono la colonna miliare indicante il sessantesimo miglio da Augusta Taurinorum (Torino): era la “Petram Sistrariam” dalla quale deriva l’attuale nome di Sestriere, che va dunque correttamente pronunciato all’italiana, senza quel francesismo che adottò la famiglia Agnelli quando lassù creò dal nulla la prima stazione “ski-total” del mondo.
    Si salirà al terzo ed ultimo over 2000 di giornata da ovest, affrontando la strada più diretta tra le due possibili da Cesana Torinese; di fatto si seguirà il nuovo tracciato della SS 23, che rimonta l’ultimo dislivello di giornata in 11,2 Km, superando una pendenza media del 6,2%. Il tratto più impegnativo verrà superato all’inizio (2700 metri al 8,2%, picco del 11%), procedendo verso il bivio per San Sicario, una delle località che costituiscono la “Via Lattea”, uno dei comprensori sciistici più estesi d’Italia (400 Km di piste).
    Scollinati i 2035 del passo, mancheranno 55 Km al traguardo, tutti in discesa. La strada larga e le pendenze morbide non dovrebbero consentire azioni “savoldelliane”. Ciò costituisce un doppio svantaggio, per la corsa e per i ritardatari. La prima difficilmente ci permetterà di assistere a tentativi d’evasione a questo punto, perché su di una strada simile è quasi impossibile riuscire ad evadere dal gruppo; di contro, chi avrà superato l’ultimo colle staccato, potrebbe non riuscire più a rientrare, anche perché davanti meneranno a tutta per far sì che lo svantaggio aumenti. La discesa vera e propria si concluderà poco oltre Fenestrelle, centro dominato dall’imponente ed omonimo Forte, il monumento che nel 1999 è stato assurto a simbolo della Provincia di Torino. Tutto il finale sarà in lievissimo falsopiano, sempre con tendenza a scendere, percorrendo a ritroso le rotte della più lunga cronoscalata mai affrontata alla corsa rosa (Pinerolo – Sestriere, Giro del 1993, vittoria di Indurain). Se il primo comune toccato da questa frazione era il paese dei “tagliagole”, il penultimo è quello degli “Agnelli”, quelli con la A maiuscola, i fondatori del Sestriere e della FIAT, che nella loro Villar Perosa stabilirono per anni la sede del ritiro della Juventus. Da questo centro si stacca la strada diretta al Colle di Pra Martino: è una delle “ricette” che gli appassionati di ciclismo hanno segnalato a Zomegnan per adattare al ciclismo moderno l’antico tappone. Il direttore ha preferito rimanere totalmente sullo storico tracciato e, almeno per l’anno del centenario, ha fatto benissimo. Altrimenti si sarebbe posto allo stesso livello di quei pittori un po’ “surreali”, che fanno proclami d’avanguardia….. ed invece, alla fine, si limitano a tratteggiare irriverentemente la Gioconda coi baffi.

    I VALICHI DELLA TAPPA

    Colle della Maddalena (1996m). Depressione erbosa costituita dal Monte della Signora e dalla Cima la Para. Vi transitano il confine di stato e la SS 21, tra Argentera e Larche (Francia). Infatti, i transalpini lo chiamano Col de Larche, mentre in passato ebbe altri due nomi: Rupis Moccensis e Collumi Argentariae (o Colle dell’Argentera)
    Col de Vars (2108m). Quotato 2109 sulle cartine ufficiali del Giro, è costituito dai massicci del Parpaillon e d’Escreins. Vi transita la strada D 902, che mette in comunicazione Saint Paul sur Ubaye con Vars.
    Col de la Platirière (2213m). Questo valico non è segnalato sul catalogo Rossini, ma è riportato sulle altimetrie ufficiali del Giro 2009. È toccato salendo all’Izoard, all’ingresso nella "Casse déserte".
    Col d’Izoard (2360m). Storico valico del ciclismo, è valicato dalla D 902 tra Brunissard e Cervières.
    Col de Montgenèvre (1850m). Depressione costituita dal monte Chenaillet e dalla Serra Tibaud. Valicato dalla N94, tra l’omonimo abitato ed il confine di stato. Noto fin dall’epoca dei romani (vi transitava la strada Milano – Arles), ha cambiato ben sette volte il nome: dall’originario Mons Matrona si è arrivati all’attuale denominazione (letteralmente: Monte di Ginevra) passando per Alpis Cottia, Mons Janus, Mons Géminus, Mons Genevus e Mons Genève. La quota riportata sulle cartine del Giro si riferisce al punto più elevato della strada, raggiunto nel centro di Montgenèvre, distante circa 0,5 Km dal valico.
    Colle di Sestriere (2033m). Quotato 2035 sulle cartine del Giro, è un’ampia depressione costituita dal Monte Fraitève e dalla Punta Rognosa di Sestriere. Vi transita la SS 23, tra Cesana Torinese e Pragelato. Da Cesana vi sale anche il vecchio tracciato della statale, che transita per Sauze di Cesana.

    LAVORI IN CORSO
    Cause di forza maggiore (rischio frane e neve tra Maddalena e Agnello, problemi sulle frequenze radiofoniche) hanno costretto Zomegnan e soci a ridisegnare il percorso della Cuneo – Pinerolo a poco più d’un mese dalla partenza del Giro. Colti un po’ di sorpresa (l’articolo era pronto da settimane e mancava il tempo fisico di realizzare quello sul nuovo percorso), abbiamo deciso di lasciarvi il pezzo sul percorso storico e di proporvi una panoramica veloce sul tracciato d’emergenza, che misurerà complessivamente 262 Km.
    Lasciata Cuneo, la tappa s’aprira con un’ottantina di chilometri pianeggianti, durante i quali si transiterà una prima volta da Pinerolo. Dopo Cumiana, paese natale di Francesco Camusso (vincitore del Giro del 1931, il primo che metteva in palio la maglia rosa) si attaccherà la prima delle sei salite previste dal nuovo tracciato, la Cappella dell Colletta (3,8 Km al 6,3%, dei quali 1800 metri non consecutivi all’8,4% medio). Ci si porterà quindi ad Avigliana e poi a Susa, dove s’imboccherà la vecchia strada del Moncenisio, percorrendola fino ai laghi della Ferrera (1419m): portati a termine i quasi 14 Km al 6,6% dell’ascesa (ultimi 7 Km al 9,1%), si tornerà a Susa scendendo per la nuova strada (non si sconfinerà in Francia). Si andrà ora al Sestriere, affrontato dal versante dello storico tracciato della Cuneo – Pinerolo (e per questo, rimandiamo alla descrizione fatta nell’articolo, tratto da Cesena Torinese a Villar Perosa), ma preceduto dalla lunga e lentra risalita della Val Susa, 34 Km di strada che si può definire in autentica salita solo nei primi 15 Km.
    A Villar Perosa, come segnalato nell’articolo, si stacca a sinistra la strada per il Colle di Pra Martino, penultima difficoltà di giornata: è probabilmente l’ascesa decisiva, sulla quale potremmo vedere qualche campione in affanno. Peseranno non solo il chilometraggio inusuale (per proporre una frazione di 260 Km occorre uno speciale “lasciapassare” dell’UCI) ma anche l’andamento della stessa salita, molto inconstante nelle pendenze (la media complessiva è del 6% su 6,9 Km), dove s’alternano con frequenza tratti poco più che pianeggianti a quattro veri e propri muri che, ravvicinati, fanno 1,2 Km al 15,7% di media! Tentare un recupero non sarà facile, perché pure la discesa è molto ripida, anche senza raggiungere i picchi estremi dell’altro versante (4,6 Km al 10,4%). A quel punto mancheranno 10 Km al traguardo, alle porte del quale si dovrà affrontare la sesta ed ultima difficoltà, il tozzo Colle di San Maurizio, salitella di 800 metri appena ma che rappresenta il classico veleno nella coda, mascherando nella pendenza media del 5,8% altre feroci stilettate, fino al 16%.

    I VALICHI DELLA TAPPA – NUOVO PERCORSO

    Cappella della Colletta (617m). Valicata dalla strada provinciale che mette in comunicazione Cumiana con Giaveno. Quotata 621 sull’atlante TCI, 618 sulle cartine del Giro 2009.
    Colle di Sestriere (2033m). Quotato 2035 sulle cartine del Giro, è un’ampia depressione costituita dal Monte Fraitève e dalla Punta Rognosa di Sestriere. Vi transita la SS 23, tra Cesana Torinese e Pragelato. Da Cesana vi sale anche il vecchio tracciato della statale, che transita per Sauze di Cesana
    Colle Pra Martino (916m). Quotato 918 sulle cartine del Giro, si apre su di un fianco del monte Rocciacotello. Valicato dalla provinciale che mette in comunicazione Villar Perosa con San Pietro Val Lemina.

    Mauro Facoltosi - ilciclismo.it


    Planimetria
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    Altimetria
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    Dettagli delle Salite
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    Foto
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    La catena alpina vista da Cuneo
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    Forte di Vinadio
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    Gola delle Barricate
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    Sestriere
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    Forte di Fenestrelle
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    La catena alpina vista da Pinerolo
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    Cronotabella

    Edited by SarriTheBest - 5/5/2009, 15:49
     
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  2. illip
     
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    Tappone da Armstrong, Basso, Gibo. Ma attenti la neve qui mi sa potrebbe mescolare molto le carte :sisi:
     
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  3. Pell
     
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    ma mancano 55 km dall'ultimo gpm a Pinerolo
     
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  4. Joey²
     
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    arriveranno in gruppo i migliori, ai giorni d'oggi non si riuscirebbe a far selezione quando dall'ultimo gpm mancano 55 km
     
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  5. illip
     
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    Considerazione vera :sisi: La mia intesa era che sarà Armstrong a comandare con la squadra :sisi:
     
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  6. Pell
     
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    una 15ina di corridori forse... considerando che al Tour non hanno ataccato sulla Bonnette che ne mancavano 20 di sola discesa al traguardo... qui c'è pure pianura
     
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  7. illip
     
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    Anche di più. Se il texano imposta ritmo regolare non se ne va una fuga.

    Se se ne vanno in 15 è dura per tutti perchè con una tappa così in 15 tengono botta al gruppo e ci può uscire la tappa da fuga super bidone che rischia di far saltare il giro :sisi:

     
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  8. Pell
     
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    io intendevo una 15 di corridori del gruppo di quelli di classifica... se Armstrong sta bene fughe saranno rare :D
     
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  9. illip
     
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    Se il gruppo è controllato da Astana arrivano in minimo 30. Fanno ritmo regolare senza strattoni. Se c'è fuga davanti non ci saranno uomini di classifica, salvo che, come detto, non diventi una fuga bidone.
     
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  10. Vince™
     
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    qui uscirà il nuovo sella? :asd:

    secondo me qui se la giocano quelli in fuga, ci fosse stato pantani allora avremmo potuto vedere un suo mitico attacco, ma oggi non c'è nessuno che scatti, hanno tutti paura.....
     
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  11.  
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  12. illip
     
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    Speriamo che non cada nella tentazione di Sella :asd:
     
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  13. Ricardinho92
     
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    Infatti è questa la differenza tra il ciclismo di oggi e quello eroico...l'azione che fece Coppi non la farà mai nessuno
     
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  14.  
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    Questa tappa nn ha senso... messa prima della crono poi... bisogna essere proprio scemi x fa un azione qui...
    Avrebbe avuto già + senso dp la crono... che se un big avesse fatto uno schifo, si sarebbe messo a fa un azione della disperazione x vedere di risalire... o a fine Giro... ma messa così nn serve a nulla...
    L'unica è sperare nel tempo, che se fa freddo e piove potrebbe rivelare sorprese... altrimenti è una tappa destinata a un fugone, che magari potrebbe regalare qualche gioia in classifica generale a un outsider...
     
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  15. illip
     
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    E invece un senso lo può avere :sisi:
     
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193 replies since 14/12/2008, 18:55   2125 views
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