Le Pagelle del Giro

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    La copertina è per Sella
    È stata dura scegliere l'uomo simbolo di questo Giro. Il vincitore, Alberto Contador, che però ha corso spesso e volentieri sulla difensiva o Emanuele Sella, attaccante per antonomasia, lo show-man d'alta montagna? Alla fine abbiamo deciso per il secondo probabilmente perché, con i suoi numeri che non vedevamo ormai da qualche anno, ci ha stregati. Il voto assegnato ai due è però, salomonicamente, lo stesso. Tra gli altri, promossi Bruseghin e Riccò, rimandato Nibali, bocciata la Saunier Duval.


    I Corridori

    Sella - 9,5
    La mina vagante di questo Giro. Su cinque tapponi di alta montagna (Pampeago, Fedaia, Plan de Corones, Monte Pora e Tirano) ne vince tre e colleziona un secondo (sfiorando un poker leggendario) e un sesto (terzo dei big) posto. In maglia verde sin dalla prima tappa, abbiamo imparato a conoscerne le lacrime dopo il guaio meccanico di Pescocostanzo e, dopo le mille vicissitudini di Cesena, la gioia incontenibile dopo le cavalcate dolomitiche. «Ho fatto il numero, ho fatto il numero!» continuava a ripetere infreddolito, quasi incredulo, in cima all'Alpe di Pampeago. Sì, Lele, hai fatto ben tre numeri che rimarranno scolpiti per molto molto tempo nelle nostre memorie.

    Contador - 9,5
    Mezzo voto in meno per l'assenza nel carniere di una vittoria di tappa che avrebbe reso il suo Giro perfetto. Quando è stato visto boccheggiare sugli strappetti della cronosquadre di Palermo, in pochi pochi potevano immaginare un epilogo del genere. Invece è cresciuto giorno dopo giorno, difendendo con i denti in salita il vantaggio acquisito a crono. Il momento chiave probabilmente è stato sulla salita di Pietransieri, verso Pescocostanzo dove è stato lestissimo a seguire Di Luca e Riccò. Alberto, però, facci un favore, ritorna al Giro!

    Riccò - 9
    Ha fatto il diavolo a quattro dalla prima alla penultima tappa, mancando però nell'ultima il colpo del kappaò. Spesso e volentieri si è dimostrato il più forte in salita ed è stato penalizzato oltremodo dal ritiro forzato di Piepoli (6,5 per le prime due settimane del pugliese) ritrovandosi completamente solo ogni volta che la strada saliva. Il secondo posto, condito con due belle tappe vinte e la maglia di miglior giovane, è un ottimo viatico per vederlo protagonista in futuro nelle grandi corse a tappe. Unico neo: a volta esagera con le parole. Ma anche questo fa parte del personaggio e noi gli vogliamo bene lo stesso.

    Bruseghin - 9
    A 33 anni si toglie la più grossa soddisfazione della carriera salendo su quel podio che il suo capitano aveva mancato nelle scorse due edizioni. Regolarissimo, mai fuori giri perchè conosce molto bene i suoi limiti. In tutte le tappe dure abbiamo assistito allo stesso copione: ai primi scatti Marzio si faceva da parte per poi salire del suo passo che, la maggior parte delle volte, risultava essere superiore a quello di chi gli stava davanti. E come se non bastasse, nella crono a Urbino, si è lasciato alle spalle fior fior di specialisti cogliendo la sua terza vittoria da professionista.

    Pellizotti - 8
    Ci crede fino all'ultimo chilometro dell'ultima tappa, ma, per il podio, deve arrendersi ad un Bruseghin formato super per soli 3". Quello ammirato nel corso di questo Giro è un Pellizotti molto diverso dal solito, propositivo, concentrato, senza quelle giornate no che spesso, in passato, ne hanno limitato il rendimento nel corso delle tre settimane. Sul passo Giau ha avuto la felice intuizione di attaccare Contador ma nessuno lo ha seguito, permettendo poi al madrileno di superare il momento di crisi e resistere bene alle sfuriate di Riccò sul Fedaia. Ciliegine sulla torta il successo contro ogni pronostico nella cronoscalata al Plan de Corones e la maglia rosa indossata per qualche giorno ad inizio Giro. Una sorpresa davvero piacevole.

    Menchov - 7,5
    Gli va riconosciuto il merito di aver preso sul serio la corsa rosa al contrario del suo compagno Rasmussen - tanto per citarne uno - lo scorso anno che l'aveva "usata" come banco di prova per il Tour. Sempre con i primissimi in salita (a Pampeago si permette anche di anticiparli tutti) paga oltremodo sul suo terreno, la crono, condizionato a Palermo da una squadra non all'altezza e a Plan de Corones da un fastidio respiratorio. Verosimilmente sarà l'unico della top-ten a partecipare alla Grande Boucle e anche questa cosa gli fa onore. Denis, anche tu sei il benvenuto l'anno prossimo!

    Van den Broeck - 7,5
    Oggetto misterioso fino alle rampe del Carpegna, dove lo abbiamo visto ribattere colpo su colpo alle accelerazioni di Di Luca. Di lì abbiamo cominciato a capire che il ragazzo c'era ed ha chiuso con regolarità pagando poco sia in salita che a crono dai migliori e conquistando una settima piazza davanti a gente come Di Luca e Simoni che ambivano a posizioni ben più alte. Non sarà il nuovo Andy Schleck ma speriamo non sia nemmeno il nuovo Van Huffel!

    Di Luca - 6,5

    Ovvero quando è impossibile giudicare solo il piazzamento finale. Sì perchè l'ottava piazza per Danilo meriterebbe, se giudicata senza occhio critico, una sonora insufficienza. Gli oltre 4' pagati al suo ex gregario Pellizotti basterebbero da soli a spiegare il concetto. Ma negli occhi abbiamo ancora i suoi denti serrati nei momenti di difficoltà e soprattutto la splendida azione nella tappa del Monte Pora che ha (apparentemente) riaperto il suo Giro. Ci voleva tanto coraggio per fare una cosa del genere e lui l'ha fatta. E pazienza se il giorno dopo sia saltato sul Mortirolo. Riprovaci ancora, Killer!

    Pozzovivo - 7,5
    Bel Giro per il trottolino lucano, sempre tra i migliori (sul Fedaia il migliore) in salita, con nessun passaggio a vuoto. Imparasse ad andare in discesa e a limitare i danni a crono, potremmo vederlo ancora più su nei prossimi anni, ma probabilmente resterà solo un nostro sogno. Nuovo Piepoli?

    Simoni - 6
    Mezzo voto in meno perchè a 37 anni suonati non si può andare in crisi di freddo e giocarsi così l'ultima (?) occasione della carriera. Le gambe non sono più quelle di un tempo per il buon Gibo che, in effetti, più di una volta prova a far la differenza, senza tuttavia riuscirci. Gli va dato merito comunque di aver lottato con dei ragazzini (Contador ha 11 anni in meno di lui, Riccò 12) con l'entusiasmo di uno di loro. E ora sotto con i mondiali di mountain bike e poi sarà tempo di bilanci...

    Nibali - 5,5
    Se fosse entrato nella top-ten il suo Giro sarebbe stato sufficiente. Paga ancora troppo in salita ai migliori, ma crescerà. Degni di nota 2-3 tentativi (Milazzo, Falzarego e giù dal Vivione con gli LPR), velleitari forse, ma che fanno capire che il ragazzo ha stoffa...

    Savoldelli - 6
    Anche per lui vale il discorso del compagno di squadra Di Luca. Senza quell'azione sarebbe stata una bella insufficienza, ma in quell'occasione ha dimostrato abnegazione e visione della corsa fuori dal comune. È certo però che non potrà più lottare per vincere un grande Giro.

    Bettini - 7+
    Con una vittoria di tappa sarebbe stato perfetto, ma non si possono togliere meriti al Campione del Mondo per la sua condotta di gara. Ancora non al top della condizione alla partenza, si è messo a servizio di Visconti quando Giovannino è stato in rosa, togliendogli le castagne dal fuoco in più di un'occasione. Quando ha fatto corsa per sé ha raccolto due piazze d'onore e sette piazzamenti nei 10, andando spessissimo all'attacco anche su terreni non propriamente adatti alle sue caratteristiche e chiudendo con un onorevolissimo 19o posto nella generale, che la dice lunga sul suo impegno. Frenato da una brutta bronchite nella tappa che forse gli si addiceva di più, quella di Varese. Se, come spesso fa intendere, a fine stagione lascerà, ci mancherà tantissimo.

    Visconti - 7
    Una settimana abbondante in rosa ha reso ampiamente positivo il bilancio, ma nelle tappe vallonate ci si aspettava qualcosina di più dal campioncino siciliano, che spesso e volentieri era in affanno non appena la strada saliva.

    Bennati - 8
    Tre tappe e maglia ciclamino portata a Milano parlano da sole. Non è stato irresistibile nelle volate - alla Petacchi, per intenderci - ma ha dimostrato una grandissima condizione nelle tappe mosse, chiudendo il Giro con una condizione straordinaria. E se quest'anno provasse a vincere in tutti e tre i GT?

    Cavendish - 8
    Stessa votazione dell'aretino pur con una vittoria di tappa in meno perchè ha concluso il Giro tra lo scetticismo generale e per la volata spettacolare di Locarno "regalata" a Greipel (un bel 6,5 al tedesco mattatore del Down Under). Una delle grandi sorprese di questo Giro, potrebbe essere il nuovo McEwen (un sonoro 4 per l'australiano, ormai alla frutta) per il suo bruciante rush finale, dimostrato in più di un'occasione.

    Brutt - 7
    Dopo le mille fughe pazze dello scorso anno, quest'anno fa il colpo grosso, vincendo la tappa di Contursi. Non lo abbiamo più visto all'attacco dopo quell'occasione perchè non è stato bene e ha alzato bandiera bianca alla vigilia della crono di Urbino.

    Kiryienka - 7,5
    Dopo aver assaggiato l'asfalto siciliano nei pressi di Milazzo, il bielorusso dimostra un'insospettabile (per un pistard come lui) propensione per i tapponi di montagna e con tre fughe da lontano coglie due secondi posti (dietro gli scatenati Bosisio e Sella) e la vittoria nell'impegnativa frazione del Monte Pora. Bene in salita, discreto a crono: chissà se almeno in qualche breve corsa a tappe potrà dire la sua...

    Priamo - 7
    Storia di un onesto corridore che ha coronato il sogno di una vita vincendo al Giro. Colpo d'occhio e condizione invidiabile hanno fatto il resto nella tappa di Peschici dove ha vinto, all'apparenza, senza nemmeno troppa fatica. Ma Matteo è giovane e saprà togliersi altre mille soddisfazioni.

    Bosisio - 8
    Quando ha vinto, da semisconosciuto, il Giro del Lazio lo scorso anno, qualcuno aveva storto il naso sostenendo che il suo nome c'azzeccasse poco in un albo d'oro prestigioso come quello della corsa laziale. Quel qualcuno si è dovuto ricredere dopo questo Giro. Tappa e maglia rosa, il tutto impreziosito da una serie di azioni che hanno dato modo di ammirare tutto lo spessore di questo corridore. Aspettiamo la riconferma...

    Bertolini - 6,5
    Grande vittoria di tappa nella giornata epica di Cesena, anche se lo aspettavamo più pimpante sulle montagne, accanto al suo capitano Simoni. Ma il tempo passa per tutti, anche per il buon Alessandro.

    Voigt - 6,5
    Prima parte di Giro abbastanza deludente, ma riscattata dall'imperiosa cavalcata sul circuito mondiale di Varese che gli ha regalato, a 36 anni, la prima vittoria di tappa al Giro.

    Leipheimer - 4
    A Palermo era una delle punte del temibile tridente Astana ma ben presto ha capito che non era aria per lui. Poco utile anche alla causa della squadra, non crediamo di esagerare se definiamo la sua corsa nulla (miglior risultato 9° nella crono di Urbino).

    Klöden - 5,5
    Era vestito con i gradi di capitano, ma complice un virus che ne ha condizionato le prestazioni, si è messo completamente a disposizione di Contador dopo la prima débacle dolomitica. Indispensabile nella tappa del Monte Pora. Senza di lui il Giro avrebbe preso probabilmente un'altra piega.

    Possoni - 5
    Partenza discreta ma poi sciolto come neve al sole sulle montagne

    Karpets - 4
    L'unica attenuante (ma non sappiamo quanto possa giustificarlo) la caduta poco prima della partenza sulle strade di Palermo. Se arriva al Monte Pora con Cavendish qualcosa non va.

    Rujano - 5
    Evita il 4 con l'impegno e un paio di piazzamenti nei 10, ma evidentemente non è questo che ci si aspetta da lui.

    Pinotti - 6,5
    Si toglie la soddisfazione (aiutato dal vento) di vincere a Milano con la maglia tricolore (e arriva quarto ad Urbino) ma è praticamente inesistente nelle tappe in linea.

    Soler - n.g.
    Sfortunato il colombiano per la caduta nella seconda tappa che ne ha condizionato pesantemente le prestazioni e lo ha costretto al ritiro anticipato. Lo rivedremo sulle strade del Tour e, si spera, l'anno prossimo al Giro.


    Le Squadre

    CSF Group - 10-
    Solo il podio poteva rendere perfettissimo il loro Giro strepitoso. Quattro vittorie di tappa (e non dimentichiamo le sfortune di Sella e Baliani in vista dell'arrivo a Pescocostanzo e Cesena), due atleti nei 10, maglia verde, classifica a squadre e la presenza costante (e spesso con più di un uomo) nelle azioni buone. E pensare che, dopo Cittadella, correvano solo in 6...

    Astana - 7,5
    L'"Armada Invencible" che presentava al via tre atleti capaci di salire sul podio del Tour, si è dimostrata meno corazzata di quanto i numeri dicessero, ma abbastanza solida per difendere la maglia rosa. Sornioni nella prima parte di Giro, stretti attorno a Contador nell'ultima, decisiva settimana.

    LPR - 6,5
    Criticabili forse per la condotta nelle prime tappe dove si sono spremuti un po' troppo, ma il capolavoro tattico giù dal Vivione è stato notevole. Nelle altre tappe pagano un Savoldelli non al meglio ma hanno avuto il jolly Bosisio che ha regalato loro l'unica soddisfazione parziale. Squadra tutto sommato giovane, cresceranno.

    Saunier Duval - 4
    Uomini in fuga: zero. Uomini vicino a Riccò in montagna: zero. Penalizzati oltremodo da un Piepoli troppo presto fuori gioco, hanno in comune solo il nome con i dominatori dello scorso anno. Se vogliono tenere il campioncino di Formigine, gli mettano a disposizione una squadra adeguata.

    Quick Step - 6,5
    Bettini a parte, hanno trovato la loro dimensione aiutando con abnegazione Visconti a difendere la sua maglia rosa. Interessanti Seeldrayers ed Efimkin, desaparecido Garate.

    High Road - 8
    Con Csf e Liquigas sono i plurivincitori di questo Giro. La strategia di marketing di puntare su corridori giovani e veloci sta dando i suoi frutti e senza dubbio sono una delle squadre più interessanti del panorama. Oltre ai vari Cavendish, Greipel e Possoni, occhio a Tony Martin.

    Liquigas - 7
    Quattro vittorie di tappa, la classifica a punti a squadre, la maglia ciclamino e un quarto posto nella generale sarebbero un ottimo bottino per qualsiasi squadra. Si sapeva che Nibali e Pellizotti difficilmente avrebbero potuto lottare per il podio (anche se, alla fin fine c'è mancato pochissimo), ma i verde-blu di Amadio ottengono probabilmente il massimo viste le forze in campo.

    Silence - 6,5
    Mal vista dai più la loro scelta di lasciare tutti i big a servizio di Evans e del suo assalto al Tour, strada facendo hanno mostrato buone individualità nel loro giovane gruppo. Van den Broeck su tutti, ma meritano una citazione anche Lloyd e De Greef.

    Slipstream - 6+
    Solo per aver vinto la cronosquadre. Per il resto non pervenuti.

    Tinkoff - 7,5
    Con Petrov in classifica erano da 8, ma anche così sono grandi. Quest'anno optano per la strategia "non tantissime fughe, ma fughe buone" e così raccolgono due vittorie, tre secondi posti e un terzo posto. Unica nota stonata: Mazzanti, mai visto.

    Diquigiovanni - 5,5
    Capaci di assistere Simoni in salita solo in rarissime occasioni, salvano la baracca con la vittoria di Bertolini a Cesena

    Lampre - 6
    Praticamente solo il podio di Bruseghin e qualche timida azione da lontano.

    CSC - 5
    La vittoria di Voigt è un po' poco per uno squadrone con grandi potenzialità come la squadra di Riis.

    Barloword - 5
    Cardenas e Cummings (6 per le loro belle azioni da lontano) a parte, mai visti. Delude Gasparotto (un bel 4 per lui).

    Caisse d'Epargne - 5,5
    Sembrano la brutta copia della Csf: come loro sono spesso presenti in forze negli attacchi importanti ma Joaquìm Rodriguez (6,5 per l'impegno del campione spagnolo) non è Sella e Rujano non è Pozzovivo. Tanta buona volontà ma risultati zero.

    Gerolsteiner - 3
    L'insufficienza più grave non tanto perchè sono arrivati in due a Milano (Fröhlinger e Krauss) ma per come hanno gestito il caso Moletta. Rebellin da 6 finchè c'è stato.

    Milram - 4
    Hanno capito che l'essere costruiti intorno ad un uomo solo ha i suoi lati negativi. In assenza di Ale-jet, cercano di sostituirlo con Zabel (voto 6, di stima) ma con scarsi risultati. Sembrano più svogliati del solito, quasi demotivati.


    Giuseppe Cristiano - cicloweb.it
     
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