Parlano i protagonisti a fine Giro

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  1. Vince™
     
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    Contador: questa vittoria vale ancora più del Tour
    Ha tagliato il traguardo battendosi una mano sul cuore e poi facendo il gesto del colpo di pistola, come a dire che aveva centrato il bersaglio. Albertop Contador è entusiasta di una vittoria davvero eccezionale: «Valeva davvero la pena di interrompere le vacanze per venire in Italia e vincere questa corsa. Sono felice di aver conquistato l'Italia e gli italiani, sono felice per una grande vittoria. Una vittoria che conta e che pesa: vale come il Tour, queesto Giro, e forse qualcosa di più, visto i tanti avversari con i quali mi sono dovuto battere. Il Tour? Non credo che cambieranno idea, rispetto la loro decisione di non invitarci anche se non la condivido e comunque, dopo questo Giro, non potreei correre un Tour da protagonista».


    Tinkoff, protagonisti di un ottimo Giro
    Si è chiuso con la terza posizione di Mihkail Ignatyev nella cronometro di Milano un Giro d'Italia superlativo per la Tinkoff Credit Systems. Due vittorie di tappa, a Contursi con Pavel Brutt e in cima al Monte Pora con Vasil Kiryenka, due secondi posti, numerosi piazzamenti dal 3° al 10° rango, tante, tantissime azioni di rilievo lungo le 21 tappe della corsa rosa. Tracciando un bilancio di questo Giro d'Italia, il direttore sportivo Orlando Maini ha parlato di una grande prestazione a conferma della qualità dei suoi corridori: "E' un Giro che ci ha visto protagonisti dal primo all'ultimo giorno e non vorrei peccare di presunzione - dice Maini -. Una corsa ricca di soddisfazioni per noi in cui siamo stati capaci di raccogliere due bellissime vittorie di grande spessore. Fatto fuori dalla sfortuna Brutt per caduta e il velocista Loddo per ritiro - continua Maini - sulle Dolomiti abbiamo scoperto un immenso Kiryenka e un tenace Trusov che ci hanno permesso di sederci al tavolo dei migliori".
    Qualche delusione?
    "Nessuna in particolare ma qualche rammarico sì. L'abbandono di Loddo e un Giro in chiaroscuro di Mazzanti e Petrov dai quali sinceramente ci aspettavamo molto di più".
    Oggi, nella prova contro il tempo da Cesano Maderno a Milano (28,5 km.) un'altra dimostrazione del valore dei ragazzi della Tinkoff Credit Systems, grazie alla terza posizione conquistata dal talento russo Ignatyev a soli 10" dal vincitore giornata, Marco Pinotti.


    Riccò: il Tour? Adesso vado in vacanza
    “Io al Tour de France? Per adesso vado in vacanza quindici giorni in Sardegna. Sono morto sia di testa che di gambe. Io ho un caratteraccio? Lo so, a volte prima di parlare, dovrei contare fino a dieci, ma non è facile, mi si gonfia la vena e poi dico cose di cui mi pento. Sono fatto così, ma spero di maturare col tempo. Vorrei ringraziare comunque tutta la squadra, da Pietro Algeri all’ultimo dei meccanici, per il sostegno e la collaborazione che mi hanno dato in questo Giro d’Italia. Ho molti rimpianti in questo Giro, perché la sorte non è stata dalla mia parte, ma voglio dare a tutti appuntamento al prossimo Giro d’Italia, quando – con un anno d’esperienza in più – ne sono convinto, sarà molto più difficile battermi”.


    Milram: il nostro Giro in chiaroscuro
    Bilancio parzialmente positivo per il Team Milram (cinque corridori hanno terminato la prova: Eichler, Ongarato, Jurco, Velo, Zabel), che ha sfiorato la vittoria nella seconda frazione con il tedesco Erik Zabel e poi ha raccoolto una serie di piazzamenti in tutte la tappe terminate in volata.
    “Ci siamo sempre comportati bene negli sprint - dice il direttore sportivo Antonio Bevilacqua - sfiorando il successo a Milazzo con Zabel. Ci manca in verità una tappa vinta, ma non le ciambelle possono riuscire col buco. In verità a San Vincenzo, a mio modesto parere, se non avessero chiuso la traiettoria a Zabel negli ultimi metri avremmo anche potuto conquistare la frazione. Comunque, i ragazzi hanno sempre gestito gli sprint in modo eccelso facendo vedere, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che in questo momento sono i più bravi in questo genere di esercizio”.
    Oscar Pellicioli, secondo direttore sportivo Milram al Giro d’Italia: “Un plauso ai nostri ragazzi che oltre a dimostrare il loro valore negli arrivi in volata, sono stati in grado di tenere duro nelle tante frazioni di montagna e ai tanti chilometri di trasferimenti dopo le tappe. Cosa non facile come potrebbe pensare qualcuno in un primo momento. Lo testimonia il ritiro di una sessantina di atleti da questo Giro”.


    Bettini: l'ultimo Giro? Intanto ho finito questo...
    Ha tagliato il traguardo di Milano a braccia alzate, salutando i tifosi che lo accompagnavano con una ovazione e con una smorfia seria sul viso: Paolo Bettini ha concluso il suo ultimo Giro d'Italia? «Intanto ho finito questo - ha detto ai microfoni di Alessandra De Stefano di RaiSport - e non è stato facile. Sono soddisfatto anche se non è arrivata la vittoria. Del futuro ho già detto che ci voglio pensare, ho il tempo e il modo per farlo. Adesso vorrei concentrarmi su altri obiettivi importanti» ha detto il campione del mondo che ha trovaato ad accoglierlo al traguardo la moglie Monica, che oggi compie gli anni, e la figlia Veronica.

    tuttobiciweb.it
     
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  2. Vince™
     
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    Bruseghin: dopo la festa, torno a fare il gregario
    Il terzo gradino del podio al Giro d’Italia a 34 anni (il prossimo 15 giugno) può essere considerato l’apice della carriera? Era da ben 45 anni (Guido De Rosso nel 1964 dietro Anquetil e Zilioli) che un trevigiano doc non saliva sul podio rosa.
    “Mah, forse si, forse no. Lo sai che con certezza non te lo so proprio dire...se ti dicessi che lo scopriremo solo vivendo?”.
    Sarà una coincidenza, ma il miglior risultato al Giro di Marzio Briseghin è arrivato proprio alla decima partecipazione, per lo più corsa da capitano della Lampre in assenza di Cunego che ha optato per il Tour.
    “E’ stata una doppia sfida per me quest’anno. Le potenzialità per piazzarmi tra i primi cinque ho sempre saputo di possederle. Per arrivare sul podio però non basta andare solo forte. Occorre quel pizzico di fortuna che fa sempre la differenza. Se poi riesci a sfruttare le occasioni è fatta. Le crisi di Simoni e Di Luca mi hanno aiutato”.
    Già la fortuna. Per soli 2” l’hai spuntata su Pellizotti. Con tutti gli avversari che c’erano...proprio Franco dovevi battere?
    “Vero. Nell’indescrivibile gioia che ho provato c’è stato questo grande dispiacere. Franco è un amico, una persona splendida e corretta. Mi spiace infinitamente. Questo podio se lo meritava lui quanto me. Non è una cosa tanto facile da accettare”.
    In qualche modo dovrai farti perdonare.
    “Si, sicuro. Non so se una cena possa bastare”.
    Dopo la cronoscalata di Oropa 2007 anche quella di Urbino. Ti manca sempre la vittoria di una gara che non sia una crono.
    “Già, non ho mai alzato le braccia al cielo. Mi piacerebbe farlo, però non è che mi manchi più di tanto. Se però il destino vuole così lo accetto. Cosa posso farci?”.
    Sul podio del 91. Giro d’Italia eri il più vecchio. Contador e Riccò hanno 10 anni in meno. Complimenti!
    “Effettivamente. A un certo punto ho avuto la sensazione di avere sbagliato categoria. Mi parve di esser tra gli Under 23 o gli Juniores”.
    Contador ha bissato il successo al Tour dell’anno scorso ma non ha entusiasmato. Ha badato più a difendersi che attaccare. Ha fatto proprio l’Indurain.
    “Si è presentato al via come ha potuto dal momento che l’Astana è stata chiamata all’ultimo momento. Poi ha avuto avversari davvero ostici in un percorso senza respiro, il più ostico che abbia mai affrontato anche per i trasferimenti che hanno aumentato lo stress”.
    Tanti big sullo stesso livello, distacchi minimi. Giro e podio definiti l’ultimo giorno. Non capitava da secoli. E’ forse stata una edizione corsa senza benzina super?
    “Il Giro ed il ciclismo hanno già vissuto i momenti più difficili. Adesso viviamo un’altra fase, diversa. C’è più maturità da parte dei corridori. Il livellamento c’è stato verso l’alto. Campioni come Kloden e Leipheimer fuori classifica, ed uno come Valjavec che tra i dieci arriva lo stanno a testimoniare. Era dal ’99, ovvero dai tempi di Pantani che un Giro non allineava così tanti assi al via (Contador, Menchov e Di Luca i vincitori dei Grandi Giri della stagione precedente, ndr)”.
    Il capolavoro di Bruseghin sul Mortirolo?
    “Sicuro, ma soprattutto nella successiva discesa dove mi sono buttato al limite affrontando le curve a radicchio”.
    E’ mancato davvero poco che il piede messo a terra a 5 km dal traguardo del Fedaia risultasse fatale per il podio.
    “Potevano pesare i 13” persi a Cittadella che Pelli non aveva incassato. Baldato non aveva chiuso quel buco ed ogni giorno gliel’ho ricordato. Penso però che siano stati determinanti quei 5” che gli ho preso scattando proprio sul traguardo della Marmolada”.
    Al Giro è scoppiata la Bruseghin-mania. Tutti col cappellino dalle orecchia da asino. Specialmente sulle Dolomiti.
    “Effettivamente in tutta Italia sono stato acclamato. Non me lo so spiegare neppure io perché. Piaccio forse perché sono spontaneo. Non faccio il divo, perché non ho mai ambito a diventare un corridore affermato e non ho mai dato al ciclismo un valore assoluto. Per esempio mi emoziona più stare ad ascoltare un contadino che mi parla della sua terra e del suo lavoro che un campione del passato”.
    A Milano hai fatto festa tra amici e la familiari.
    “Si il Bomba e i fioi che mi seguono sempre hanno organizzato una corriera per Milano. C’erano i miei (papà Corrado e mamma Bruna, ndr), il nipotino Raffaele (nato durante il Giro 2003, ndr) con mia sorella Sabrina. Poi Marco Varisco (il maestro trevigiani del vetri autore del calice senza bsa mostrato sul palci di Urbino, ndr) è venuto su da solo. Un evento per lui che non si muove mai. Presto a faremo una gran festa, ma stile...Oktober-Fest. Sul palco di Milano ho sventolato com orgoglio la bandiera del Veneto col Leone di S.Marco. L’orgoglio veneto, quell delle mie terre, deve sempre rimanere alto”.
    La stagione però non mica è finita. Anzi. Ti aspetta il Tour, quindi le Olimpiadi ed i Mondiali. Ieri era al Criterium di Arona. Domani sarà a Salò e domenica a Pieve Vergonte.
    “Tornerò a fare il gregario. Però ti dirò una cosa. E’ più stressante. Perchè? Da capitano devi solo pensare per te stesso. Quando lavori per gli altri ti tocca farlo sempre per due”.
    Parola del saggio di Piadera.

    Massimo Bolognini
     
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  3. "(Joe.Falchetto)"
     
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    un mito!
     
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  4. Vince™
     
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    Franco Pellizotti: «Contador superlativo, ma io ci riproverò»
    Un bel dilemma che corre addirittura sul filo dei secondi dopo tre settimane di Giro d’Italia è quello che accompagna Franco Pellizotti, l’eroe della cronoscalata di Plan de Corones.
    Meglio avere vestito la maglia rosa (prima volta in carriera) per quattro indimenticabili giorni della prima settimana grazie ad un secondo sull’americano di origini fiamminghe Christian Vande Velde. Oppure dopo 3.430 km di uno dei Giri d’Italia più duri e paradossalmente più equilibrati dell’ultimo decennio, era meglio salire sul podio finale di Milano, perso per una inezia dall’amico-rivale Marzio Bruseghin?

    «Bella domanda. Ma io naturalmente avrei preferito vincere questo Giro. Da Palermo ero partito per quello. Da gennaio avevo fatto tutto per quello. Mi devo accontentare. Comunque mi sento di aver corso un buon Giro».

    Nessun giro di parole per il Delfino di Bibione, “risalito a monte” prima a S.Lucia di Piave dove ha impalmato Claudia Basei e poi a Mareno dove da un paio di anni vive assieme alla moglie, il piccolo Giacomo (portato in trionfo sul podio a Plan de Corones) ed in attesa di Giorgia che nascerà ad ottobre.
    «Diventerò papà per la seconda vola verso il 10 ottobre. Una settimana circa prima del Giro di Lombardia. Obiettivo di fine stagione a cui punto in maniera particolare. Non nascondo che mi piacerebbe vincerlo. Si chiaro anche a Verese mi piacerebbe esserci. Il percorso è duro e potrei dire la mia».

    E chissà se Franco lo riuscirà a vincere sventolando il fiocco rosa sulla bici. Colore a cui la sua carriera è inevitabilmente legata.
    «No. Non ho nessun rammarico per com’è andata al Giro. Quello che potevo e dovevo fare c’ho provato a farlo. Sono deluso, certo, per essere rimasto giù dal podio. Quello si. Per soli due secondi, poi. Una stupidata a fine di un Giro. Che ne so, una curva fatta meglio magari poteva bastare».

    Lo sconforto dipinto sul tuo volto dopo l’arrivo di Bruseghin che alla fine della crono di Milano ti ha soffiato il podio, è una delle immagini forti che resterà dell’ultimo Giro. Così come il trionfo sullo sterrato di Plan de Corones.
    «Vabbè, anche lui se lo è meritato. Meglio Marzio che un altro. Il bello è che prima della crono parlando tra noi, mi aveva detto che temeva Menchov. Invece per poco non l’ho superato io. Per me competere con uno specialista come lui è stato importante. Vincere a Plan de Corones, dove sono cresciuto nel finale come volevo, davanti ad amici e parenti è stato uno dei giorni più belli della carriera».

    Riproverai l’assalto al Giro?
    «Certo. Anche se il prossimo anno alla Liquigas ci sarà Ivan Basso, questo 4° posto lo considero un punto di partenza. Meglio poter disporre di più punte. Tanto poi è la strada che dice sempre la verità».

    E con il baby Nibali, tanto osannato al via dalla Sicilia, come la mettiamo. Ad un certo punto (a torto) pareva essere diventato il capitano della Liquigas.
    «Veniva dalla vittoria al Trentino. Si partiva dalla sua terra. Normale parlassero più di lui. Ma a me questa situazione ha fatto scattare quella grinta, quella determinazione che in tanti mi chiedevano».

    In questo Giro si è rivelato il fenomeno Emanuele Sella.
    «Fosse stato in classifica non avrebbe avuto così tanto spazio. Però nelle prime due imprese è andato davvero fortissimo. Se lo lasci andare ha dimostrato di essere davvero imprendibile».

    Alla fine cosa resta? Sul Giau sei stato l’unico a far tremare Contador.
    «Lo spagnolo ha vinto pedalando all’80% del suo potenziale. Giusta la sua condotta difensiva per capitalizzare il vantaggio preso nelle crono. Fosse stato al top, in salita avrebbe attaccato senza problemi. Lo hanno chiamato all’ultimo momento ed ha vinto. Io è da gennaio che preparavo il Giro... Forti come lui, attualmente, ne vedi pochi. A me resta la convinzione di poter correre un grande Giro per arrivare finalmente sul podio o puntare alla maglia rosa. Ora credo di più nelle mie possibilità, perché mi sono ritrovato in salita, nella terza settimana, ed a parte Urbino ho corso buone crono».

    Peccato stasera il “Pelli” diserti la kermesse di Castelfranco (in forse sino al primo pomeriggio per la pioggia), in Veneto tra la sua gente, per essere a quella di Salò sul lago di Garda proprio assieme a Bruseghin. Lunedì ha vinto l’eliminazione ad Arona (No). Quindi nel fine settimana sarà alla 24Ore di Feltre (Belluno) e domenica al circuito di Pieve Vergonte. Dall’11 al 14 giugno correrà il Giro di Slovenia. Quindi staccherà la spina concedendosi un paio di settimane di mare tra Sardegna e la sua Bibione. Salterà quindi il tricolore strada. Salirà a Livigno dal 7 al 20 luglio e rientrerà alle competizioni al Brixia Tour.

    Massimo Bolognini
     
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  5. xGarzox
     
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    Riccò racconta il suo Giro
    "Ho perso per tre motivi"


    Il modenese risponde ai tifosi nella videochat della Gazzetta: "L'Astana più forte nella cronosquadre, a Urbino ho perso un minuto per la caduta e poi mi è mancato Piepoli". Infine parla del litigio con Sella, del Mortirolo, dei rivali, di Pantani e delle vacanze in arrivo

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    MILANO, 4 giugno 2008 - "La mentalità del vincente è che il secondo posto non va bene, per questo alla fine ero contento, ma anche amareggiato per non aver potuto vincere il Giro. E le motivazioni sono tre: una è che l'Astana nella cronosquadre ci ha dato un minuto, la seconda è che nella crono di Urbino sono caduto e ho perso un altro minuto e le terza che abbiamo perso Piepoli. Con Leonardo al 100%, come si è visto nella prima settimana, il Giro sarebbe stato diverso, Contador avrebbe sudato di più". Riccardo Riccò non si è mai nascosto e l'ha dimostrato anche oggi, partecipando a una videochat sul sito della Gazzetta dello Sport ricchissima di domande dei suoi tifosi e degli appassionati di ciclismo, iniziata proprio con il bilancio sulla corsa rosa appena conclusa. Ecco una carrellata sugli argomenti toccati in quasi un'ora di botta e risposta.

    SQUADRA - "La mia non era ai livelli dell'Astana, ma ha fatto il possibile per farmi vincere questo Giro. Ho sempre ringraziato la squadra perché ho visto che i ragazzi hanno fatto sempre il massimo, poi le corse si vincono o si perdono anche per colpa della squadra ma sono contento così".

    MORTIROLO - "Ho pagato lo sforzo del giorno prima e non ero brillantissimo. Ho cominciato a stare bene negli ultimi due chilometri, ma ormai non c'era più da fare niente e poi Contador ha risposto bene ai miei allunghi. Ma quest'anno nelle salite ho fatto più soffrire che sofferto io".

    CRONOMETRO - "Rispetto all'anno scorso sono migliorato tantissimo a cronometro. Certo, uno come me a crono non può andare forte e se escludiamo Contador, che è un talento, gli altri avversari più simili a me, vedi per esempio Di Luca, sono sullo stesso livello. Io, comunque, mi sento pronto a vincere un grande Giro, mi manca solo un po' di fortuna e una squadra tutta per me".

    LITIGI - Al termine della tappa di Monte Pora ha litigato con Emanuele Sella, reo a suo avviso di avere favorito nella salita finale Alberto Contador, vincitore poi del Giro. "Il giorno dopo ho sentito molti miei colleghi e hanno dato ragione a me. Gli unici che dovevano tirare erano Pellizzotti e Bruseghin, poi ognuno fa la sua corsa. A fine tappa ero un po' nervoso e ho anche esagerato. Con Sella poi ci siamo chiariti".

    AVVERSARI - Per quanto riguarda il terzo posto finale di Bruseghin, Riccò si dice "sorpreso ma mi ha fatto piacere, il suo spazio se l'è giocato bene". Mentre per il prossimo Giro sa che potrebbe fare i conti con Basso ("è un grande campione, lo ha dimostrato sin da quando era juniores, penso che ritornerà forte e il prossimo anno sarà subito uno dei favoriti") e Cunego ("come caratteristiche, siamo simili, il paragone ci può anche stare. Damiano, però, ha già vinto un Giro e una classica obvvero il Lombardia, l'ho sempre stimato. La rivalità tra noi c'è ma c'è anche rispetto").

    PROGRAMMI - Il corridore della Saunier Duval, però, ora pensa solo a staccare la spina. "Quest'anno al Tour non ci andrò, adesso mi riposerò abbastanza e poi penso che riprenderò col Brixia Tour e la Vuelta per preparare il Mondiale - dice -. Ma il Tour è il Tour, è la corsa più importante del mondo e spero di vincerla in futuro anche se il Giro, per me che sono italiano, è la corsa più bella. Le Olimpiadi? Per ora penso solo al mare, ma comunque chi farà il Tour sarà avvantaggiato. Non escludo niente, dipende dalla testa, dalla voglia di riprepararmi".

    PANTANI - "Di Pantani ce n'è stato e ce ne sarà solo uno. Se vediamo quello che ha fatto lui, nel senso soprattutto di emozionare la gente, non so quanti riusciranno a imitarlo. Ma quando gli si chiede con quale campione del passato avrebbe voluto misurarsi, il nome del Pirata rispunta: "Mi sarebbe però piaciuto vedere Marco ai tempi d'oro, come andava in salita".

    gazzeta.it
     
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    Ancora con sta tiritera?! oddio che palle... ma basta...
    L'è sl andata bn che nn c'era Piepoli sennò vinceva lui... :asd:
     
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  7. 19bimba86
     
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    madonna ma a veramte stressato sto qui... o ke palle ke fa
     
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6 replies since 1/6/2008, 18:16   138 views
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