11° Tappa: Urbania - Cesena

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  1. Joey Ramone GN
     
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    11° Tappa
    Urbania - Cesena



    PRESENTAZIONE DELLA TAPPA

    La tappa dedicata a Marco Pantani non poteva presentare un percorso banale e così non sarà, nonostante il profilo della Urbania – Cesena non possa esser certamente definito d’alta montagna. Per onorare il Pirata di Cesenatico, Zomegnan è andata a rispolverare il Monte Carpegna, salita che Marco inseriva spesso negli itinerari d’allenamento. Dunque, vedremo i “girini” impegnati su questa durissima salita, una delle più ripide degli Appennini, che negli anni ’70 aveva esaltato le doti di campioni di razza come Merckx e Fuente. Dopo questi due precedenti, l’ascesa fu abbandonata ed evitata per oltre un trentennio dal percorso della corsa rosa, tornando in auge proprio grazie agli allenamenti di Pantani. Il percorso dell’undicesima tappa, siamo esattamente a metà del 91° Giro d’Italia, a prima vista sdrammatizza un po’ questa salita, collocandola a 91 Km dall’epilogo cesenate. In realtà, questa rischierà comunque d’essere una tappa “trabocchetto”, soprattutto per chi la prenderà sottogamba o per chi avrà esagerato il giorno prima nella crono. Il Carpegna, infatti, sarà soltanto la settima delle tredici salite previste in una giornata nella quale i tratti pianeggianti saranno ridotti al lumicino (poco più di 20 Km, spezzettati tra una salita e l’altra, sui 199 Km totali). Il finale sarà quasi il medesimo della tappa vinta del 2004 da Emanuele Sella, con il muro di Sorrivoli, ascesa di stampo fiammingo che sarà scavalcata a 24 Km dal traguardo.
    La tappa “pantaniana” scatterà da Urbania, l’antica Casteldurante, anch’essa stretta attorno al suo Palazzo Ducale, voluto alla fine del ‘200 dai Brancaleone e poi passato ai Montefeltro. Tra le numerose manifestazioni che si tengono in questo centro, la più celebre è la “Festa nazionale della Befana”, ovviamente in calendario nel mese di gennaio.
    Pronti, via e sarà subito salita; nei primi 7 Km si passerà dai 290 metri di Urbania ai 490 di San Giovanni in Pozzuolo, procedendo poi in quota verso Urbino. Ridiscesi nella valle del Foglia, dove si era disputata la crono, avrà inizio il primo tratto pianeggiante ma ben presto si tornerà a puntare verso il cielo; meta della seconda ascesa sarà il borgo di Montecalvo, raggiunto in 3,6 Km (5,9%) e seguito da un tratto in falsopiano sino a Tavoleto, centro che fu oggetto di contesa tra i Malatesta ed i Montefeltro: ricordano questo passato le mura cittadine del XV secolo, mentre non c’è più traccia della rocca, abbattuta nel 1865 per lasciar posto al Castello Petrangolini (non visitabile). La successiva discesa condurrà, attraversato il confine regionale con l’Emilia-Romagna, alle porte di Montefiore Conca, borgo posto a dominio della sottostante ed omonima valle, il cui centro sarà raggiunto al termine di una dolce salitella di 1,6 Km (media del 2,9%). Efficace avamposto dei signori riminesi, a differenza di Tavoleto ha conservato la sua rocca, nella quale fu ospitato nel 1507 Giulio II, uno dei più grandi pontefici del Rinascimento, colui che incaricò il Buonarroti di affrescare la celebre Cappella Sistina. Vi si gode un panorama estesissimo, che nei giorni più limpidi permette di spingere lo sguardo sino al Monte Velebit (Croazia), distante 250 Km.
    Si salirà poi ai 371 metri di Montescudo, centro d’origine etrusca o forse celta, nei cui pressi correva la “linea gotica”, fronte di guerra durante le fasi finali del secondo conflitto mondiale. Proprio a Montescudo si combattè una delle più cruente battaglie fra le truppe tedesche e alleate, per il possesso della strategica collina di Trarivi, sulla quale sorgeva la Chiesa di S. Pietro “inter rivos”, risalente al IX secolo e i cui resti sono oggi consacrati alla “Madonna della Pace”.
    Percorrendo la “Bagotta”, strada in discesa ripida e piena di tornanti, il Giro si porterà nella Repubblica di San Marino, entrandovi da un accesso secondario, la dogana della Calligaria, situata poco sotto Faetano, uno dei nove “castelli” nei quali è suddiviso il territorio del piccolo stato. Rispetto ai nostri comuni, si tratta di unità amministrative che hanno minore potere, limitato alla gestione dei servizi pubblici locali, allo sviluppo di attività culturali, ricreative o sociali ed alla realizzazione di lavori pubblici.
    D’origine romana, Faetano entrò a far parte di San Marino nel 1463, ceduto alla repubblica da Papa Pio II, dopo che, durante la guerra intentata dal pontefice contro Sigismondo Pandolfo Malatesta, il futuro “castello” abbassò spontaneamente le armi di fronte alle truppe sammarinesi.
    La salita verso la capitale, intrapresa dunque da un versante inedito, inizierà proprio una volta varcato il confine: dalla Calligaria ai 645 metri di Porta San Francesco, ci sono circa 8 Km di strada, caratterizzata da morbide pendenze fino agli ultimi 1000 metri, quando si confluirà sul versante che sale da Rimini, ben noto ai corridori poiché si tratta del finale della Coppa Placci.
    Lambito il “castello” di Fiorentino, si lascerà la più antica repubblica d’Europa da un altro valico doganale secondario, la Cerbaiola, raggiunto al termine d’un ulteriore tratto in ascesa, seppur lieve (circa 3 Km al 2,6%). Al rientro in Italia, ci si troverà sempre nella valle del Conca, ma nuovamente in territorio marchigiano. Scesi a Mercatino Conca, il percorso della tappa si dirigerà verso il cuore geografico del Montefeltro, laddove troneggia il Monte Carpegna, ai cui piedi si adagia l’omonima località di villeggiatura, la più importante della provincia di Pesaro-Urbino per la pratica degli sport invernali. Prima di giungervi si affronterà, a mo’ di leggero antipasto, l’ascesa verso il Valico di Pietro Fagnana (741 metri), lunga poco meno di 20 Km ma molto morbida nelle pendenze. Considerata l’inconsistenza della discesa, molto breve e praticamente inesistente, può essere considerata quasi un tutt’uno col Carpegna vero e proprio. Le pendenze più attese inizieranno una volta imboccata la “strada del Cippo”, che sale verso il monte in 6 Km spaccati: la media è del 9,9%, ma s’incontreranno tratti più aspri, come il picco al 18% che dovrà essere superato all’inizio, dopo essere usciti dal centro di Carpegna.
    Più lunga ma sensibilmente meno scoscesa la discesa verso la Val Marecchia; quasi al termine si transiterà per Pennabilli, il borgo medioevale dove ha stabilito il suo “buen retiro” Tonino Guerra, artista poliedrico che è stato (e continua ad esserlo) poeta, scrittore, scultore e sceneggiatore (attività che l’ha portato a lavorare a fianco di registi del calibro di Fellini, Antonioni e Visconti, solo per citare i più celebri). Un’artista di “nicchia” potremo definirlo: una nicchia dalla quale è uscito alcuni anni fa, acquisendo grande popolarità, quando, vestendo i per lui inediti panni di attore, ha interpretato il ruolo di un ottimistico pensionato in un fortunato spot televisivo.
    A Novafeltria, capoluogo della vallata, si prenderà la strada per l’antico centro minerario di Perticara, attivo in tal senso fino al 1964, dove si supererà il terzo dei quattro GPM di giornata. Terminato il primo tratto dell’ascesa (in tutto 6,9 Km al 6%), si confluirà sul tracciato della “Nove Colli”, la più gettonata Gran Fondo italiana, che sarà ricalcato per una ventina di chilometri. Scendendo da Perticara verso Sogliano sarà valicato definitivamente il confine tra Marche e Romagna e s’intercetterà la cima del Barbotto, la più dura e celebre delle nove salite che hanno attribuito il nome alla gara. L’ascesa presenta un cuore di mezzo chilometro al 12,8%, nell’affrontare il quale molti granfondisti sono costretti a mettere piede a terra, sempre che non siano disarcionati direttamente dai lori cavalli: è quel che capitò a Bitossi quando, in un Giro degli anni ’70, in quel preciso tratto cadde imprecando. A Sogliano al Rubicone, centro di produzione del formaggio di Fossa (ritenuto uno dei migliori d’Italia), ci s’innesterà sul tracciato della tappa del Giro 2004, andando ad affrontare una ventina di chilometri di strada asfissiante: seguendo percorsi tortuosi e secondari, si procederà a repentini su e giù, dove i “su” sono davvero molto “su”, nonostante le quote collinari, e si avrà l’impressione di percorrere una strada fiamminga o vallone. Dopo la tripla ma facile rampa verso la chiesetta di Santa Paola, si salirà verso Monteleone, centro che ha conservato intatta la sua struttura medioevale, con il castello nel quale si consumò la storia d’amore tra la marchesa Teresa Gamba e il poeta inglese Lord Byron: la salita debutta con un impegnativo troncone di quasi un chilometro al 9,5% (picco del 14%), poi la pendenza scema al 3,7% nei successivi mille metri, seguiti da una breve discesa che introduce il muretto finale, 300 metri di strada al 12,6% ed un massimo del 16%. Molto difficile anche la discesa, per pendenze ed il disegno stesso della strada, che presenterà ben 14 tornanti nel volgere di 2 Km. Non si potrà tirare il fiato, poiché si riprenderà subito ad ascendere duramente verso il borgo di Sorrivoli, come Monteleone piccola frazione di Roncofreddo, arroccata attorno al suo millenario castello. Qui ha posseduto un’abitazione Roberto Benigni, che ha dedicato una poesia a questo centro: “Quei tetti aguzzi chi li disegnò? Chi mise in ciel quei passerotti frivoli? Mille volte più bella di Rio Bo più misteriosa e magica: Sorrivoli”. Parole dolci, ma che non edulcorano minimamente i primi 1,1 Km dell’ascesa, il muro vero e proprio, nei quali si registra un’inclinazione media del 13,1%, con una mitragliata al 18% quasi in vetta. La salita non terminerà sotto lo striscione del Gran Premio della Montagna, ma procederà morbida per mezzo chilometro circa (4,3%), poi inizierà un tratto in quota, nel corso del quale la strada proporrà lievi saliscendi, che si concluderà 2,3 Km più avanti, alle porte della piccola località di Carpineta, nella cui chiesa parrocchiale è stata conservata per secoli la “Madonna della Pera”, pregevole dipinto di Paolo Veronese, oggi esposto nel museo della cattedrale di Cesena.
    Con una discesa più veloce e filante rispetto a quella precedente ci si porterà sulla Via Emlia, l’odierna SS 9, riguadagnando l’agognata pianura. Privi di difficoltà saranno i successivi 8 Km, nel corso dei quali si transiterà per la prima volta dal traguardo. Infatti, a differenza della tappa vinta da Sella, ci sarà un circuito finale di 11,5 Km, caratterizzato dall’ultima difficoltà di giornata, la salita dei Gessi (1,2 Km al 7,3%), in vetta alla quale si trova una stele dedicata al “Pirata”, qui posta nel 2004 in occasione della prima edizione del Memorial Pantani. Superato quest’ostacolo mancheranno 6 Km all’arrivo, con il rettilineo finale pavimentato in porfido.

    I VALICHI DELLA TAPPA

    Passetto Fiorentino (482 m). Si trova nella Repubblica di San Marino, attraversato dalla strada che dalla capitale conduce verso il confine di stato (dogana della Cerbaiola). Il valico coincide con il bivio per il “castello” di Fiorentino. Nel territorio della repubblica si trovano due soli altri passi “ufficiali”: i valichi della Casetta (493 m, strada Chiesanuova – Montemaggio, sul confine di stato) e di Cà Vagnetto (196 m, strada Domagnano – Mulazzano).

    Passo dell’Alveda (554 m). Vi transita la SP2 che sale da Mercatino Conca al confine di stato (dogana della Cerbaiola). Coincide con il quadrivio situato nei pressi della frazione di Montelicciano. Questa salita è nota anche con il toponimo di “Poggio di Montelicciano”. Nel dialetto romagnolo, il termine “alveda” significa alba.

    Valico di Pietra Fagnana (741 m). Vi transita la SP1, tra le località Ponte Cappuccini e Caturchio (Carpegna).

    Passo del Carpegna (1390 m). Vi transita la “strada del Cippo”, che collega il centro di Carpegna al Passo della Cantoniera spingendosi verso la cima dell’omonimo monte. La quota segnalata sul testo “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo) non coincide col punto più elevato indicato sull’altimetria ufficiale (1358 m).

    Passo della Cantoniera (1007 m). Vi transita la SP1, tra Carpegna e Pennabilli. I corridori vi giungeranno in discesa, provenienti dal Monte Carpegna. Sul passo è attrezzata una piccola stazione di sport invernali.

    Sella di Botticella (655m). Vi transita la SP8, salendo da Novafeltria a Perticara, a circa 1 Km da questo centro. Coincide con il bivio per Sant’Agata Feltria.

    Valico della Perticara (655 m). Coincide con l’omonimo abitato. Quotato 708 metri sulle cartine ufficiale del Giro 2008.

    Valico del Barbotto (515 m). Vi transita la SP11, tra l’omonimo abitato e Rontagnano. Vi confluisce la SP12, che sale da Mercato Saraceno (è questo il tremendo versante della Nove Colli).

    Passo delle Croci (574 m). Vi transita la SP11, tra Rontagnano e Montegelli. A nord est del valico (direzione Montegelli), confluisce un versante secondario, che sale da Pietra dell’Uso passando per Meleto di Sotto.

    Sella di Sogliano (351 m). Coincide con l’abitato di Sogliano al Rubicone.

    Mauro Facoltosi - ilciclismo.it


    Planimetria
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    Altimetria
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    Urbania

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    Montescudo, Chiesa di Trarivi

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    San Marino, Porta San Francesco (GPM)

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    Muro di Sorrivoli

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    "Castello" di Faetano (San Marino)

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    Monte Carpegna



    Edited by Joey Ramone GN - 6/5/2008, 15:55
     
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    Giro: presentata stamane la Urbania-Cesena
    È stata presentata stamane l'undicesima tappa del Giro d'Italia, la Urbania-Cesena, particolarmente attesa per la scalata del Monte Carpegna, la vera montagna di Pantani, quella sulla quale il Pirata si allenava e si sottoponeva ai test per verificare la propria condizione; non a caso, in vetta al Carpegna lo scorso anno è stato inaugurato un monumento a Pantani, realizzato dall'artista Tigli.
    Alla presentazione erano presenti, tra gli altri, il commissario tecnico Franco Ballerini, il papà di Marco Pantani, Paolo, il direttore del Giro d'Italia Angelo Zomegnan, il presidente della Provincia di Pesaro e Urbino Palmiro Ucchielli ed il suo vice Rondina, il sindaco di Carpegna Soriani, il mitico Pino Roncucci scopritore di Pantani, l'ex professionista Alfio Vandi e l'onorevole Vannucci.
    Commozione particolare ha suscitato l'intervento di papà Paolo che ha ricordato un episodio che ha visto protagonisti il figlio con Vandi e Savini. I due professionisti, già esperti, si allenavano sempre sul Carpegna e dietro a loro saliva un giovanissimo Marco Pantani, allora juniores, che non si staccava mai e, anzi, alla fine della stagione riusciva ad arrivare in vetta prima degli altri.

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    Tappa interessante... mi fa venire in mente la tappa di Bergamo del Giro del 2006...

    Viene il giorno dopo la crono, quindi gente che ha preso un po' di minuti (Simoni, Riccò) potrebbe provare i colpo di mano per iniziare a recuperare lo svantaggio in vista della terza settimana...
     
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  4. fou
     
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    I VALICHI DELLA TAPPA

    Passetto Fiorentino (482 m). Si trova nella Repubblica di San Marino, attraversato dalla strada che dalla capitale conduce verso il confine di stato (dogana della Cerbaiola). Il valico coincide con il bivio per il “castello” di Fiorentino. Nel territorio della repubblica si trovano due soli altri passi “ufficiali”: i valichi della Casetta (493 m, strada Chiesanuova – Montemaggio, sul confine di stato) e di Cà Vagnetto (196 m, strada Domagnano – Mulazzano).


    ecco io abito qui a fiorentino :asd:

    cmq questa è una tappa durissima! io che conosco il posto lo so! la discesa d albereto (la bagota) è una trappola... penso che vedremo parecchie cadute, è tortuosa stretta e con una pendenza del 20 per cento se la fai al contrario. poi c'è la salita d faetano che io faccio sempre ed anke li le gambe vengono messe a dura prova soprattutto nelle prime 2 curve all'inizio della salita, poi vicino al cimitero spiana... poi si arriva davanti a casa mia a fiorentino si va verso cerbaiola, giu a mercatino e poi al cippo di carpegna ch eio ho fatto con la bici ed ero sempre a 190 battiti . sono 8 km interminabili, strada strettissima immersa nel monte carpegna a volte nemmeno asfaltata e ai lati della strada ci sono i cartelli del panta che diceva... io vengo su con il 39 x 21 ! e io pensavo nella mia testa: beato TE! io faccio fatica a venir su con il 39 x 28!!! e poi come veniva su lui! x lui il cippo di carpegna era meglio delle salite piu famose tipo ormolada ecc la faceva tutti i giorni in allenamento e da li capiva come stava. ragazzi! se lavorate prendetevi un giorno di ferie... questa tappa farà distacchi enormi ed è proprio bella da vedere xke nn c'è mai un po di pianura! a buon intenditore poche parole

    e poi ho visto che fanno anke il barbotto! bellissimo... quado l'ho fatto io in gara mi ricordo che c'era piu gente che spingeva la bici che quelli che venivano su bene!
    il barbotto lo prendi dal basso, alzi la testa e nn lo vedi piu finire! che bella tappa!
     
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  5. f23zelk
     
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    tappa sicuramente interessantissima xò le salite mi sembran troppo lontane dall'arrivo..
     
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  6. 19bimba86
     
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    E si è una tappa davvero interessanteeee
     
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  7. fou
     
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    le salite sono lontane ma caricano le gambe d acido lattico le conosco troppo bene poi se vedi la tappa capirai xke =) cmq qui la classifica x me si muoverà molto
     
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  8. Joey Ramone GN
     
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    Sul Monte Carpegna fuori i secondi

    Approfittiamo del giorno di riposo per abbozzare su una tela ancora vergine i tratti di tempere tattiche e temperamenti vivaci che sogniamo possano animare lo sfondo, di per sé così suggestivo, della tappa di Cesena. Volutamente proponiamo un ragionamento che la crono di Urbino potrebbe svuotare di senso, o viceversa sostituire con altri impulsi: ma una parte del divertimento, di ciò che rende emozionante un percorso, è anche l'albero infinitamente ramificato dei possibili narrativi, tra i quali - quando la cronaca concede un po' di respiro - slanciarsi senza troppi timori o remore, prima che la falce dei fatti sfrondi via via le biforcazioni del fato.
    Proprio così immaginiamo possano provare a fare corridori forti di gambe, ma ancor più di cuore, sulle rampe micidiali del monte Carpegna, protagonista di una celeberrima espressione di Pantani con cui il Pirata poneva la roccia boscosa - cuore di Montefeltro ma "già un poco Romagna" - a pietra di paragone essenziale ed unica del suo arrampicarsi per le rampe di tutta Europa.
    La salita è lontanissima dal traguardo, una novantina di chilometri ("cento e più chilometri alle spalle e cento da fare"), e questo fattore depone innegabilmente a sfavore del suo impiego come trampolino per azioni decise e decisive. Tuttavia sono anche altri gli elementi che si possono tenere in considerazione: prima di tutto, la lunga ma non sempre filante discesa che segue, la quale potrebbe consentire agli arditi evasi di prorogare intatto il proprio vantaggio fino ai meno 70km; certo, una distanza ancora non breve, eppure non necessariamente propizia a facili ricongiungimenti poiché - proponendo subito la salita a Perticara - potrebbe sforbiciare prematuramente la lista dei gregari atti a sobbarcarsi le fatiche della caccia.
    Certo, va chiarito che in questo senso non parliamo di fuggitivi della prima ora o figure di contorno, spesso duramente provati da un terreno simile ancor più di chi li insegue: parliamo di atleti dotati, e in grado di lottare nei piani alti della generale, che sferrano un assalto al quale dei generici gregari fatichino assai a replicare; a questo punto, se sono i capitani a doversi impegnare più o meno direttamente, le fatiche di chi corre avanti o indietro si bilanciano, e anzi chi è avanti può godere del vento in poppa assicurato dal morale. L'eventuale fuga di giornata, più che probabile, potrebbe allora costituire una piattaforma, un ciottolo nel fiume, su cui magari riposare brevemente la gamba per un altro balzo.
    I precedenti per tutti i diversi aspetti chiamati in causa, ricordiamolo, non mancano: Simoni riuscì a ghermire la rosa con gesta indimenticabili precisamente grazie alle conformazioni proprie di queste terre, isolando gli avversari, in primis Garzelli. Il supplemento di fatica toccò a chi si trovava indietro, vittima oltre tutto dei facili "approfittatori" nel resto del gruppo: chi mai avrebbe collaborato, avendo lì un uomo che su quel recupero si sarebbe comunque spremuto alla morte giocandosi la classifica?
    Per quanto invece concerne recuperi e lunghe distanze, fu il vincitore di tappa Sella a dimostrare come 60km in fuga, prevalentemente solitaria o quasi, si possano portare a termine a fronte del "caos politico" o del "vuoto di potere" alle proprie spalle.
    Tutto ciò considerato, un altro fattore balza agli occhi: la presenza di squadre dotate di più d'un uomo in grado di lottare per l'alta classifica.
    Non trattandosi di un'azione a priori suicida, la scelta di lanciare uno di questi, specialmente se leggermente (o pesantemente) attardato dalla cronometro di Urbino, potrebbe essere davvero esplosiva: il vantaggio tattico maturato sarebbe duplice, da un lato la tipica "scommessa" in grado di moltiplicare la posta - ovvero l'uomo in fuga -, dall'altro lato la possibilità di correre sulle ruote, e magari approfittarne nel finale con un ulteriore attacco da freschi, in una tappa davvero molto, molto esigente per chi dovrà tirare.
    Il fatto che queste squadre siano più d'una rende il contesto ulteriormente favorevole a questo tipo di mosse, dacché l'attacco sul Carpegna potrebbe non essere singolo e singolare, ma anzi agglomerare un manipolo di audaci ancor più adeguato a sostenere l'azione, e con costi ancor più terribili per i team - a questo punto non moltissimi - forzati a ricucire.
    Insomma, potremmo trovarci di fronte alla prototipica situazione dei due eserciti schierati, ma bloccati, intimoriti, impegnati in trattative diplomatiche: si potrebbe concludere la pace, se non che - appena un soldato estrae l'arma per difendersi da una serpe - scatta una reazione a catena che innesca la battaglia campale, tanto più sanguinosa perché rimbombante di paure represse.
    Esaminando nel dettaglio qualche squadra, possiamo dire che...

    - l'Astana non avebbe teoricamente necessità di esporsi in alcun modo, poiché la crono vedrà i suoi uomini ben piazzati. Tuttavia in caso di azione altrui, quasi sicuramente ai "kazaki" converrà inserire uno dei propri tre capitani, per evitare beffe. Uno di quei tre in questo tipo di "fuga" sarebbe un preziosissimo acquisto, a patto che collabori, cosa che dipenderà parecchio dalla situazione circostanziale. Quanto al promuovere l'azione stessa, io sono convinto che anche ciò gioverebbe alla squadra, perché i tre capitani sono comunque sovrannumerari, e strategicamente è sempre opportuno - in condizioni di abbondanza di risorse - differenziare il proprio "portafoglio". Non so se però un reparto tecnico che finora è stato un inno all'understatement vorrà sbilanciarsi così. A detrimento dell'Astana gioca pure la storica incapacità tattica di Bruyneel (si pensi alla gestione delle classiche, o al Tour 2003, uno dei pochi meno "blindati" da amicizie e ricatti dietro le quinte), forse però legata alle "particolarità" di Armstrong e delle sue compagini. Crescendo si impara?
    - la LPR ha due capitani... troppo capitani! Nessuno dei due vorrebbe rischiare tanto in un gesto che magari finirebbe per avvantaggiare l'altro rendendolo quindi "unica punta"; è quasi come se avessimo due capitani individuali a comandare la stessa squadra (anche se pare che Savoldelli, abituato, faccia la mossa di fare a meno del sostegno collettivo). Certo, se Di Luca si accorgesse di essere finito troppo indietro nella crono, un gesto coraggioso del genere sarebbe pienamente nelle sue corde caratteriali; tanto più se ha la consapevolezza di non avere una forma eccezionale: una soluzione di questo tipo sarebbe un modo per far girare la roulette piuttosto che magari staccarsi di minuto in minuto nei tapponi alpini. Ma come starà Di Luca sulle Alpi non la sa nessuno, lui compreso probabilmente.
    - l'AG2R non è uno squadrone, ma Nocentini, pur turbato da un grave lutto familiare che non può non aver inciso sul suo rendimento, è atleta di qualità notevole, sebbene discontinua: quindi dal momento che Valjavec si attesta sui 2' da Di Luca, un gesto su queste rampe potrebbe essere un modo per favorire la squadra nella lotta per i top 10 e per lasciare un segno bello e forte - comunque finisca - su questo Giro.
    - la Barloworld sta rischiando di veder sfumare tante ottime premesse/promesse. Cardenas, pur precario e favorito dalla fuga, è ora in alto, Soler invece paga infortunio e fors'anche incertezze di forma. Pfannberger, scopertosi di qualità tra autunno italiano e Ardenne, non è da sottovalutare, mentre Gasparotto, se reggerà, potrebbe pensare al finale. Tante incognite... o se vogliamo incognite sì, ma almeno tante! E se a qualche variabile impazzita si tentasse di dare qui un valore concreto?
    - Alla Caisse c'è l'uomo giusto, Rodriguez, e se solo i suoi altri - tutti presunti o presuntuosi - capitani avessero contenuto il distacco in generale, lui sarebbe stato senz'altro il proiettile da sparare. Stando così le cose si guarderà piuttosto a Rujano, a Perez, a Lastras, una qualità media non certo stratosferica e una classifica disastrata, ma discrete potenzialità, specie con tanta salita. Da non sottovalutare Pasamontes che è a 3' da Di Luca; o Karpets, che nella crono riprenderà qualcosa, anche se riesce proprio difficile vedere nel gigante russo l'uomo che stacca tutti sul 15%...
    - Della CSF non parliamo per conflitto di interessi (su queste pagine ospitiamo il diario di Pozzovivo) e soprattutto per non menare ulteriore gramo a Sella, a cui già temiamo non giovino, in termini scaramantici, gli auguri dello staff RAI.
    - La CSC, come al solito, proprio non riesce a trattenersi dallo scoprire fenomeni dal nulla (o quasi, siamo sinceri, non sono tutti del tutto sconosciuti - anzi come giovani...); non dubitiamo che costoro saranno magari prestanti anche nella crono: aspettiamoci qualunque cosa! Intanto ce ne sono ben tre, due Sorensen e un Larsson, nel minuto e mezzo dalla cima della classifica "virtuale". Già che li hanno creati, che ora li "usino", quantomeno!
    - La Saunier potrebbe fare di tutto, bisognerà vedere se Piepoli si... rassegnerà... a fare almeno il gesto di correre come capitano "in seconda" invece che come gregario "da primato". Sarebbe importante che facesse classifica per tutelare la squadra da eventuali scivoloni di Riccò nelle lunghe settimane a venire. Con un Riccò così comunque c'è poco da far tattica, se puta caso gli scappasse la gamba!
    - La Liquigas attende risposte. Alla crono Nibali potrebbe scavalcare Pellizotti, anche se lo squalo naviga in acque profonde ed è difficile porre le sue condizioni all'esame dei radar. Lo si darebbe per perso, poi si guarda la generale e lo si trova sempre lì. Da Urbino dipenderà molto, ma ancor più dal grado di convinzione nei propri mezzi posseduto dai due capitani, una "dote" che rischia di essere controproducente finendo per collocarli entrambi nell'anonimato in quel di Milano. Tenendo conto dei due giorni piatti a seguire, io se fossi uno dei due - specie il più "salterello" delfino - proverei qualcosa. Va detto che fin qui han privilegiato come squadra una linea decisamente conservativa.
    - In Rabobank Ardila Cano, già in luce sul Finestre, poi gli si è spesso spenta la lampadina, potrebbe essere uomo ideale per questa mossa. Anche a protezione di un Menchov che risulta esposto più per un team non all'altezza che per suo spregio verso il Giro, o pigrizia... anzi, si paventava ben di peggio. Ardila ha un distacco già sensibile ma non esagerato, è un uomo di tenuta, quindi a cui non concedere troppi bidoni di minuti da fuga. Chiaramente Menchov potrebbe preferire averlo al fianco nel caso si staccasse lui, anche senza attacchi, lungo il Carpegna: sacrosanto, a questo punto molto dipenderebbe da come si sente il russo, e da quanto la crono lo possa riportare in alto.
    - La Diquigiovanni ha Simoni, chi altri!, e come si dice "il lupo...". Gregari capaci in salita ne ha, ma qui mi sa che se qualcuno ha da provarci sul Carpegna...
    - In chiave minore si possono citare la Tinkoff, che potrebbe giocare sul duo Mazzanti/Petrov, approfittando delle qualità e della conoscenza del terreno del primo (finora assai in ombra, invero). La High Road, con Possoni e Siutsou entrambi sui 2' di ritardo, a oggi. La Lampre, con Bruseghin e Szmyd, entrambi non ancora usciti dalle speranze di finire nei 10.

    Naturalmente questa è un'analisi abbozzata e approssimativa di UNA formula tra le moltissime possibili. Il decreto ultimo lo daranno, inevitabilmente, le rampe del Carpegna. Noi ci accontentiamo di raddoppiare il piacere con le fantasticherie, che poi la tappa ci proponga veramente "un gioco a due" o meno non è così importante, l'importante è che sappia raccontare storie degne di essere rilanciate.


    Gabriele Bugada - ilciclismo.it
     
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    CITAZIONE (fou @ 11/5/2008, 13:46)
    le salite sono lontane ma caricano le gambe d acido lattico le conosco troppo bene poi se vedi la tappa capirai xke =) cmq qui la classifica x me si muoverà molto

    quoto.. è una tappa trabocchetto... qualche big so convinto che si muoverà da lontano... tipo Bg l'anno scorso, quando se nn era x la Lampre Di Luca avrebbe preso un buon distacco dai fuggitivi (Simoni, Mazzoleni, Savoldelli, Garzelli)...
     
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  10. Joey Ramone GN
     
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    anch'io sono dello stesso parere. chi perda a crono qui deve farsi vedere
     
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  11. "(Joe.Falchetto)"
     
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    spero in una vittoria di Sella
     
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    qui inizia il giro d'italia... se si vuole vincere il giro bisogna attaccare...
     
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  13. xGarzox
     
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    il Carpegna era dove si allenava i Panta :( :(

    domani se ne vanno in 7-8 di quelli della classifica (si spera)
     
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  14. Vince™
     
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    secondo me non se ne va nessuno, hanno tutti paura e come succede da troppi anni non scatta mai nessuno. non torneremo mai ai tempi di pantani
     
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  15. "(Joe.Falchetto)"
     
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    non sono d'accordo. l'hanno scorso la tappa di bergamo era molto simile a questa e sappiamo tutti com'è finita
     
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82 replies since 26/3/2008, 12:15   2770 views
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