Il Pagellone del 2007

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    Siamo in pieno ciclomercato, visto che la stagione "vera" s'è conclusa ormai un mese fa, e tante cose son successe, stan succedendo e succederanno: la nuova LPR di Fabio Bordonali si candida, con Di Luca e Savoldelli, a ruolo di guastafeste verso gli "squadroni" del Pro Tour (o di ciò che ne rimarrà); l'Astana è sempre più l'anello di congiunzione con la Discovery Channel; la Lampre, senza un secondo sponsor, ha tenuto Cunego e Ballan, ma ha dovuto cedere Bennati, Franzoi e Valjavec, tre corridori che hanno dimostrato di saper essere importanti per il team; la Milram ha segato Gianluigi Stanga, e l'anno prossimo non sarà neanche per metà italiana, spostando il ramo manageriale del team in Olanda o in Germania. Noi però volgiamo un attimo lo sguardo al passato, cercando di dare un'occhiata globale alla stagione ciclistica 2007 che si sta concludendo con le corse in Ecuador e in Brasile, e si concluderà tra Costa Rica e Cina nel mese di dicembre, cercando di dare voti e giudizi ai protagonisti "buoni e cattivi":


    I PROMOSSI DELLA STAGIONE

    Di Luca - 9,5
    Inizia subito alla grande, dando spettacolo alla Milano-Torino. Poi la grande intuizione di non saltare le Ardenne per puntare tutto sul Giro d'Italia, ottenendo due terzi posti e la vittoria alla Liegi-Bastogne-Liegi. Quella vittoria, importantissima, lo proietta con fiducia al Giro d'Italia, dove dimostra sin dalla cronosquadre d'apertura di essere l'uomo da battere. Peccato per la squalifica di tre mesi che gli ha fatto saltare Mondiale e Lombardia: sarebbe stato interessante vedere cosa avrebbe fatto.

    Contador - 9
    Vincere la Parigi-Nizza e il Tour de France nella stessa stagione è una cosa assolutamente da applausi, anche perché se alla "corsa verso il sole" ce lo si poteva aspettare, al Tour era quantomeno la terza punta di una Discovery che ad inizio stagione poteva contare su Basso (s.v. per la sua annata più disgraziata) e Leipheimer (6 per la regolarità: pensare che possa ottenere di più è difficile). Delude un po' sulle Ardenne (specialmente alla Freccia), poi è buon 6° al Delfinato; poi la vittoria a Plateau-de-Beille e l'estromissione dal Tour di Rasmussen gli spalanca le porte non solo alla maglia bianca di miglior giovane, ma addirittura alla maglia gialla. Quella più ambita. Dopo le fatiche di metà stagione, si concede solo l'apparizione in Missouri, per fare un favore allo sponsor.

    Bettini - 8,5
    "Se non avesse vinto il Mondiale, la stagione di Bettini sarebbe stata insufficiente", tanti hanno detto e scritto. Sì, è vero, ma intanto il Mondiale l'ha (ri)vinto, e scusate se è poco. Inizia a vincere presto, a febbraio, addirittura in California, però poi si blocca fino a settembre, fino a Luarca, fino alla Vuelta a España. Nel mezzo, una miriade di cadute (alla Milano-Torino con Celestino, alla Tirreno con Elmiger, alla Sanremo da solo, al Giro un bel po' di volte, etc.), il 7° posto all'Amstel, il 4° alla Liegi, qualche piazzamento di tappa al Giro (tra volate e fughe) e alla Vuelta (solo volate). Poi arriva il Mondiale, e con lui anche McQuaid e Frau Eisenman, che provano a scombinargli i piani, senza riuscirvi. Alla fine, a Stoccarda, suonerà di nuovo l'inno italiano. Come tanti anni fa con Bugno. Come un anno fa con lo stesso Bettini.

    Ballan - 8,5
    Obiettivo raggiunto: meno piazzamenti, più vittorie. E che vittorie: la Tre Giorni di La Panne, il Giro delle Fiandre, con quell'accelerazione sul Grammont che ha letteralmente sfaldato muscoli e materia grigia di Tom Boonen, e la Classica di Amburgo, con quell'anticipo ai meno 800 metri dall'arrivo che ha sgretolato il treno Rabobank, pronto (o quasi) a pilotare Freire verso una volata "lineare". Cicca la Roubaix post-sbornia fiamminga, ma il 4° posto a San Sebastián ed il 5° al Giro di Polonia lo collocano comunque tra i migliori italiani nella classifica Pro Tour (e in quella del SMR, che forse è meglio).

    Petacchi - 8-
    Sul suo giudizio pesa molto quella Sanremo gestita in malo modo, vista la scarsa condizione di marzo, soprattutto nei confronti di Zabel (a cui va un 7 pieno per la pazienza, la professionalità e la vittoria di tappa alla Vuelta). Quando sembra perso, con le "batoste" di Bennati, Boonen e McEwen, ecco il Giro e l'occasione per risorgere: cinque tappe vinte, la maglia ciclamino e delle volate veramente da applausi (su tutte, quella di Riese Pio X). Salta il Tour e si ripresenta con due successi di tappa alla Vuelta, successi che fanno da preludio all'ottima vittoria alla Parigi-Tours.

    A. Bertolini - 8
    Non è tanto la vittoria in una tappa della Coppi&Bartali, né i piazzamenti nelle varie tappe e nelle varie corse italiane. A quello eravamo e siamo abituati. Poi però arriva l'Appennino, i podi a Matteotti e Tre valli, l'altro successo all'Agostoni, un grande Giro del Veneto e la Coppa Placci. Ruolino che lo porta dritto dritto in Nazionale, ruolo da titolare, e a Stoccarda offre una prestazione superlativa, stando in testa al gruppo dal primo all'ultimo giro. Dopo quella faticaccia, il miglior risultato è un 3° posto al Beghelli. Standard altissimo.

    Cunego - 8
    Fino a metà aprile il percorso d'avvicinamento al Giro sembrava più che buono: 9° a Murcia, 7° al Criterium International, 4° al Giro dei Paesi Baschi con un ottima prova a cronometro nella tappa conclusiva. Poi, inspiegabilmente, sceglie il Trentino in luogo delle Ardenne, e i due successi di tappa più vittoria finale in Italia non valgono il pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere ad Amstel e Freccia, visto anche il buon 7° posto che ottiene a Liegi. Al Giro parte bene, ma poi si perde, smarrendo serenità e senso tattico. Il 5° posto finale è il premio alla sua caparbietà, più che alla sua condotta di gara. Dopo il Giro non stacca, ma corre in Svizzera, rimediando un altro 5° posto senza infamia e senza lode. Ad agosto vince una bella tappa in Germania battendo Rebellin, poi alla Vuelta cade quasi subito, e non riesce ad essere protagonista. Ballerini gli dà fiducia e lo porta a Stoccarda, lui lo ripaga con una prestazione attenta e gagliarda. Quel Mondiale gli fa un bene dell'anima, se è vero che poi, dopo il 5° posto all'Emilia che rispecchia la stagione disputata fino a quel punto, mette a segno un bell'uno-due tra GP Beghelli e - soprattutto - Giro di Lombardia. Una classica monumento che fa sbalzare le quotazioni del veronese assolutamente in attivo.

    Menchov - 8
    La sua stagione parte tardi e col piede sbagliato, tant'è che dobbiamo aspettare metà maggio, al Giro di Catalogna, per vederlo competitivo (cronoscalata di Arcalís vinta e 3° posto finale). Anche al Delfinato è discreto (4°), e soprattutto sembra migliorato nello gestirsi in salita, col caldo estivo francese. Invece al Tour arriva la doccia gelata per il russo, che è "costretto" a buttarsi a capofitto sulla Vuelta che, ad onor del vero, domina dall'inizio alla fine. Rivince ad Arcalís (stavolta senza tic-tac) e gestisce sempre la corsa alla perfezione, lasciando fare qua e là, un po' come - con le dovute distanze - Miguel Indurain.

    S. Sánchez - 7,5
    È uno dei corridori più divertenti del gruppo, e già questo gli conferisce un voto positivo. Aveva dichiarato di puntare forte sulla Vuelta, e per riuscirci è costretto a partire un po' col freno a mano tirato, soprattutto sulle Ardenne, che una volta - soprattutto la Doyenne - erano il suo terreno di caccia preferito. Si piazza spesso, vince una tappa nei Paesi Baschi e una in Catalogna, e poi mette in fila tre-successi-tre alla Vuelta a España che lo fiondano sul podio, il primo per la Euskaltel-Euskadi nella grande corsa a tappe spagnola. Ai Mondiali è un po' il carnefice della Spagna (anche se forse è più la Spagna carnefice di Samuel), poi si va a prendere anche il 3° posto al Giro di Lombardia.

    Soler - 7,5
    Che sorpresona, il colombiano del Team Barloworld. Già a marzo è l'unico che riesce a seguire Di Luca lungo Superga, piazzandosi 2° alla Milano-Torino. Poi niente di speciale, fino al Tour de France: un quarto posto di tappa, poi la magnifica vittoria di tappa a Briançon, dimostrandosi anche dopo uno degli scalatori migliori del Tour coi piazzamenti a Plateau-de-Beille e sul Col d'Aubisque. Risultato: 11esimo in classifica generale, e soprattutto maglia a pois finale portata a casa. E se ci mettiamo anche la vittoria di tappa di Hunter (già quella gli vale il 6,5 pieno), si capisce come il Tour de France della "piccola" Barloworld sia stato assolutamente positivo. Ad agosto, poi, arrotonda anche con una tappa e la vittoria alla Vuelta a Burgos, davanti un certo Valverde. È un 1983 assolutamente da seguire.

    A. Schleck - 7,5
    Fino al Giro qualcosa s'intuiva, per carità, visto che un '85 che arriva 16esimo alla Parigi-Nizza e 8° al Giro di Romandia non passa certo inosservato, soprattutto se di cognome fa Schleck e se il fratello grande (Frank, per i distratti) dice che è più forte di lui. E poi arriva maggio, il fenicottero lussemburghese si veste di bianco ed entra nei primi 10 di ogni tappa di montagna e contro il tempo della rassegna rosa. Risultato? 2° posto finale, a meno di 2' minuti da Di Luca e poi, dopo un periodo di breve rilassamento (comprensibile per un giovane della sua età), si ripresenta al Giro di Lombardia e finisce 4°. Se non sarà indottrinato a macchina da Tour (e i segnali, purtroppo, vanno in questa direzione), è un ragazzo che ci farà divertire assai.

    Bennati - 7,5
    Alza le braccia al cielo per dieci volte, iniziando a febbraio (al Giro del Mediterraneo) e smettendo a settembre (alla Vuelta). Cicca malamente la Sanremo, è bravissimo al Fiandre in appoggio a Ballan ed è costretto a saltare la Gand-Wevelgem per un'influenza che lo debiliterà anche alla Roubaix. Salta il Giro per far posto a Napolitano, ma si ritrova il ragusano anche al Tour: difatti la co-presenza lo innervosisce, ed i primi giorni non combina niente. Quando Napo si ritira, lui piazza due zampate incredibili (in fuga e in volata, niente meno che sui Campi Elisi). Cicca anche Amburgo, però, per via di un problema meccanico, ma si rifà con tre tappe alla Vuelta, iniziando bene (vince la prima tappa a Vigo) e finendo meglio (fa suo l'atto conclusivo di Madrid e si porta a casa la maglia a punti).

    Riccò - 7,5
    L'anno scorso s'era presentato, quest'anno s'è descritto: vince a gennaio in Argentina, poi a marzo, alla Tirreno-Adriatico, ridicolizza in un paio d'occasioni campioni del calibro di Vinokourov e Klöden (a cui diamo un 6 per la sfortuna avuta quest'anno e per la vittoria finale alla Tirreno), e poi quello scatto sul Poggio alla Milano-Sanremo che ha sfiancato tutti o quasi. Poi le Ardenne da "studente" (9° all'Amstel, 5° alla Freccia), ed il Giro, col 2° posto a Montevergine, il "giallo" di Fiorano Modenese e la vittoria di tappa alle Tre Cime di Lavaredo, il tutto condito dal 6° posto finale: nient'affatto male per un giovanotto del 1983. Dopo un periodo di riposo estivo, che gli è costato il Mondiale di Stoccarda, rieccolo davanti al Giro dell'Emilia (4°) e al Giro di Lombardia (2°).

    O'Grady - 7,5
    Una sola vittoria per il vecchio aussie, quest'anno, prima della brutta caduta al Tour de France che gli ha portato via mezza stagione; ma che vittoria: la Parigi-Roubaix. Primo successo australiano nella classica delle pietre, una vittoria di prepotenza, astuzia (sfruttando il marcamento verso Cancellara) e resistenza. Da gran passista, insomma.

    Freire - 7,5
    La sua stagione è in attivo già a fine marzo, con quella splendida volata alla Milano-Sanremo. Prosegue sulla falsariga degli ultimi anni, forse vincendo meno, ma sicuramente assicurando maggiore continuità alle sue presenze in corsa: al Tour riesce solo a piazzarsi, ad Amburgo viene beffato da Ballan, vince tre tappe alla Vuelta e si candida prepotentemente per il Mondiale di Stoccarda che però, come tutta la Spagna, cicca clamorosamente. Il 3° posto alla Parigi-Tours chiude la sua stagione.

    Rebellin - 7+
    Inizia subito con la grande prova alla Parigi-Nizza, ma Freccia e Stoccarda sono sicuramente le sue due perle stagionali. È anche importantissimo per Schumacher all'Amstel Gold Race, è 5° alla Liegi e al Lombardia, e cicca solo il Giro d'Italia, dove non è mai protagonista. È l'ultimo ad arrendersi allo strapotere di Frank Schleck al Giro dell'Emilia. È il miglior italiano - per quel che vale - nella classifica finale del Pro Tour.

    Cancellara - 7+
    A parte il secondo mondiale a cronometro, che pure rappresenta un traguardo non disprezzabile, è quella bellissima tappa di Compiègne al Tour de France, con quell'anticipo a 1000 metri dal traguardo riuscito per un soffio, a farci sorridere il cuore. Lo svizzero di origini lucane delude, a dire il vero, al Nord, nonostante sembrasse il più forte del lotto, correndo male, probabilmente con troppa autorità (viste le gambe) e poca testa. Risorge al Tour, con il prologo di Londra, sette giorni in maglia gialla, la tappa già descritta e addirittura qualche piazzamento in volata.

    Piepoli - 7
    Si affaccia al Romandia, e poi corre il Giro d'Italia più bello della sua carriera: la vittoria a Genova, le vittorie lasciate a Riccò e Simoni sulle Tre Cime di Lavaredo e sullo Zoncolan. Ed anche la maglia verde di miglior scalatore finale. In giugno resiste abbastanza bene al Delfinato, poi saluta tutti e si rivede alla Vuelta: vittoria di tappa e due bei piazzamenti.

    Bertagnolli - 7
    Torna a correre dopo 4 mesi, da marzo a luglio, per un'aritmia cardiaca che ne poteva mettere a repentaglio addirittura la carriera. Al Brixia dimostra di poter essere ancora un corridore, a San Sebastián approfitta della marcatura ferrea verso gli altri uomini Liquigas e va a prendersi una bellissima corsa. La Vuelta corsa un po' sottotono non gli permettere di essere tra gli azzurri di Stoccarda, ma poi si toglie la soddisfazione di vincere al Cimurri e di confermarsi così ad alti livelli.

    Karpets - 7
    Zitto zitto, cacchio cacchio, tomo tomo, il lungagnone russo coi capelli lunghi, uno che giù dalla bici sembra più una rock star che un ciclista, si va a prendere due corse niente male come il Giro di Catalogna ed il Giro di Svizzera, "accontentandosi" di ruoli di secondo piano durante le varie grandi corse a tappe, nelle quali, comunque, si porta a casa un 14esimo (Tour de France) ed un 7° posto (Vuelta a España). Non sarà uno di quei corridori da copertina, ma è uno di quelli che quando vanno male le cose ai capitani "veri", è sempre lì, pronto a darsi da fare.

    Napolitano - 7
    Mette insieme altri sei successi, confermandosi come uno dei velocisti più forti del panorama internazionale. Tra questi, la perla assoluta della volata di Camaiore al Giro d'Italia, battendo Petacchi in casa sua, anche se lo sprint più entusiasmante rimane quello a Scarperia nel circuito automobilistico. Fa anche il debutto sulle strade del Tour, cogliendo un 3° e un 5° posto di tappa. Il tris alla Bernocchi è un ulteriore sigillo alla sua ottima annata.

    Evans - 7
    Per carità, è bravo ed ha una costanza da applausi. Però l'unico successo di un corridore "di grido" non può essere solo una cronosquadre di 12 km alla Coppi&Bartali. Lui è sempre davanti, dal 7° posto alla Parigi-Nizza al 4° del Romandia (dopo il flop sulle Ardenne), dal 2° posto al Delfinato a quello al Tour de France (anche se forse dalla Francia potrebbe arrivargli la vittoria nella crono di Albi, quella vinta da Vinokouov poi scoperto emotrasfuso). È vero, vince anche la cronometro pre-olimpica di Pechino e la classifica finale della kermesse cinese, ma i successi di peso sono altri. E non sarebbe neanche male arrivare 4° ad una Vuelta, se quel carniere fosse contornato da una o due tappe: c'è modo e modo di piazzarsi. Il 5° posto al Mondiale ed i sesti posti ad Emilia e Lombardia non sono nient'altro che la continuazione di un'annata mediamente alta, senza particolari acuti, per l'ultimo vincitore di un Pro Tour "sensato".

    Visconti - 7
    Al Giro è sfortunatissimo: ci prova sempre e non ci riesce mai. Poi a Genova vince un Campionato italiano col piglio del leader, battendo gente come Rebellin in uno sprint ristretto. E quella vittoria lo sblocca, visto che arriva anche il successo di tappa al Brixia Tour e quello - ma stavolta è un bis - alla Coppa Sabatini. Si affaccia nelle zone alte anche del Giro di Lombardia, con un 9° posto, magari un po' anonimo, ma che sicuramente rappresenta un bel segnale per un futuro anche molto prossimo.

    Schumacher - 7
    È vero, vince un'Amstel stellare, con il cambio rotto, tanti punti di sutura alla gamba e chi più ne ha più ne metta. Però il tedesco l'anno scorso era stato molto più continuo e soprattutto molto più (con)vincente. Le due tappe al Giro 2006 sono barattate col nulla ottenuto al Tour de France ed alla Vuelta a España, ed anche viste le belle prestazioni alla Tirreno-Adriatico (vittoria a crono, 2° a Offagna dietro lo scatenato Riccò), per l'anno prossimo - fossimo in Stefan - un nuovo pensierino al Giro lo faremmo. Onora il Mondiale di casa con un 3° posto tutto sommato soddisfacente.

    McEwen - 7-
    Robbie ha terminato l'annata con la luna di traverso. Eh sì, perché l'australiano voleva correre la Vuelta per provare a vincere almeno una tappa in tutti e tre i grandi giri 2007 (dopo le vittorie di Bosa al Giro e Canterbury al Tour), invece la Predictor-Lotto l'ha spedito in Belgio, dove pure ha raccolto un successo di tappa all'Eneco Tour e l'ennesima Parigi-Bruxelles. Il 4° posto alla Sanremo ed il 6° alla Parigi-Tours, entrambe conclusesi in volata, non sono però risultati da Robbie McEwen.

    Kolobnev - 7
    Non è né una rivelazione, né un gran vincente, ma quest'anno s'è saputo ritagliare il proprio spazio grazie al coraggio in fuga e - cosa che spesso coincide con l'anima fugaiola - una discreta dose di pazzia. Vince una bella tappa alla Parigi-Nizza, poi il fato gli è contrario almeno fino alla Vuelta, dove riesce a piazzarsi 2° a Puertollano. Sfruttando Menchov, corre un grandissimo Mondiale a Stoccarda, abbinandosi a Rebellin nella fuga a due degli ultimi giri e riuscendo a seguire Bettini nelle fasi conclusive, mettendolo addirittura in difficoltà per la volata che ha assegnato la vittoria. Dopo l'argento iridato, la vittoria nella neonata Eroica è stato il giusto premio alla sua bella stagione.

    I DISCRETI DELLA STAGIONE

    Uran - 6,5

    Cresce proprio bene il ragazzino colombiano. Quest'anno s'è tolto lo sfizio di diventare il più giovane vincitore in una corsa Pro Tour, aggiudicandosi la tappa di Schwarzsee al Giro di Svizzera (che ha finito anche al 9° posto in classifica generale). Buon apprendistato anche al Giro di Germania, ma una brutta caduta l'ha tolto di mezzo da corsa e fine stagione quando sembrava uno dei più brillanti in salita. Da seguire con assoluta attenzione.

    Boogerd, Van Petegem - 6,5

    Li accomuniamo per salutare la loro ultima stagione da ciclisti professionisti, anche se l'annata dell'olandese è stata infinitamente superiore all'annata del belga, ché non s'è ambientato in casa Quick Step e non è stato neanche di grande aiuto a capitan Boonen durante la campagna del Nord. Invece Micheal è stato superbo, soprattutto al Tour de France, dove s'è speso interamente per la causa di Rasmussen, e dove s'è portato anche a casa un 12esimo posto finale. Miete i soliti piazzamenti in primavera (9° al Fiandre, 5° all'Amstel, 6° alla Liegi), mentre delude un pochino al Mondiale. Grazie di tutto ad entrambi.

    Burghardt - 6,5
    Quando un ragazzo vince la sua prima corsa da professionista in una corsa importante è sempre bello. Marcus festeggia l'evento alla Gand-Wevelgem, anche grazie all'aiuto di Hammond, verissimo, ma proseguendo verso una maturazione nelle classiche in pavè iniziata con la fuga al Giro delle Fiandre nel 2005. Prima del successo, era stato bravissimo ad Harelbeke (3° dietro Boonen e Cancellara) e bravo al Fiandre (13esimo). Dopo l'exploit di Wevelgem, il 20° posto alla Roubaix e qualche altro piazzamento, perlopiù allo sprint (dove spesso ha dovuto coprire l'inefficienza dell'austriaco Eisel, a cui un bel 4 non glielo toglie nessuno, mentre all'altro spinter Ciolek i tre successi di tappa al Giro di Germania ed il podio ad Amburgo [3°] possono bastare per un bel 7 in pagella), hanno condito la sua stagione.

    T. Dekker - 6,5

    Che è forte lo si vede lontano un miglio. Che sia bravo, e tatticamente accorto, è ancora tutto da dimostrare. Intanto quest'anno, dopo la Tirreno di dodici mesi fa, si prende il Giro di Romandia, e già non è poco, visto che è un '84. Raccoglie buone cose anche al Giro di Svizzera (successo di tappa), all'Eneco Tour (5°) ed al Giro di Lombardia (8°), mentre l'apprendistato al Tour de France è passato sicuramente inosservato.

    Ignatiev - 6,5

    Che gran bel pedalatore, questo giovanotto russo. Apre la stagione col botto, col successo a Marsiglia al Giro del Mediterraneo ed il prestigiosissimo Trofeo Laigueglia pressoché in fotocopia, con un anticipo secco ed irrimediabili nei pressi dell'ultimo chilometro. Anche al Giro d'Italia fa il diavolo a quattro, soprattutto verso Cagliari (con Visconti) e nel circuito di Milano (tutto solo). Nel prosieguo, si toglie lo sfizio di altri tre successi: due cronometro ed un altro anticipo. Bellissima rivelazione.

    Simoni - 6+
    Inizia presto, prestissimo, addirittura a febbraio. Va in Spagna, addirittura negli USA, poi torna per due piazzamenti non male nelle Ardenne. Inizia il Giro d'Italia pianino, da buon diesel, ma a Genova è già bello pimpante nelle posizioni che contano. Insegue il successo di tappa sia a Briançon sia a Bergamo, cicca la tattica verso le Tre Cime, ma poi una grande voglia ed un grande Piepoli gli portano in dote il Monte Zoncolan, stavolta - a differenza del 2003 - dal versante di Ovaro. Finisce 4°, senza troppi rimpianti, e poi si fa trovare pronto anche al Giro di Svizzera (11esimo) e nelle corse di fine stagione italiane, pur senza brillare eccessivamente.

    F. Schleck - 6+
    Non è un'annata da buttare, e se non fosse caduto in maniera così sciocca al Lombardia forse staremo parlando di tutte altre prospettive. Vince un grandioso Giro dell'Emilia, dominandolo, miete bei piazzamenti in primavera con gli ottavi posti a Parigi-Nizza e Paesi Baschi, il 10° all'Amstel, il 7° alla Freccia e il 3° posto alla Liegi, nella quale - a dirla tutta - è stato uno dei più bravi. Forse nel nostro giudizio pesa anche la strepitosa annata del fratellino Andy, così come quella defaillance patita al Giro di Svizzera dopo la vittoria di tappa, così come il passo indietro al Tour (10° lo scorso anno, 17esimo nel 2007). Corre anche un buon Modiale finendo 4°.

    Boonen - 6
    Ha vinto due tappe e la maglia verde di miglior sprinter al Tour, e un voto basso non glielo si può mettere. Però anche il bel Tom delude nella campagna del Nord, col 12esimo posto al Fiandre e il 6° a Roubaix senza essere mai realmente competitivo. Ottiene il suo miglior risultato alla Sanremo col 3° posto finale, ma anche lì il gap con Freire è sembrato ancora un po' troppo ampio per essere colmato. Ed anche alla Vuelta si deve accontentare dei piazzamenti. Un'annata un po' così, diciamo controversa.

    I BOCCIATI DELLA STAGIONE

    Pozzato - 5,5
    Inizio stagione coi fiocchi: 3° al Laigueglia, 1° all'Haut Var ed all'Het Volk. Soprattutto l'Het Volk ha fatto volare molti tifosi, molti pensieri, verso il pavè di qualche settimana più in là. Invece sin dalla Sanremo Pippo ha iniziato a mostrare qualche segnale di malessere: mai competitivo, da campione uscente, su Cipressa e Poggio; al Fiandre solo un lampo sul Bosberg per cercare di riprendere Ballan ed Hoste; non pervenuto a Roubaix; salta le Ardenne per recuperare dal malanno. Si presenta al Campionato italiano come uno dei favoriti, ma non riesce a tenere la corsa cucita. Risale la china al Tour, col 3° posto di Gand, il successo di Autun e il 4° posto a Montpellier. Se non fosse per il Mondiale completamente ciccato, il successo al Trofeo Matteotti ed al GP di Prato, così come il 4° posto a Plouay (lasciando il podio a capitan Di Luca), avrebbero avuto un gusto diverso.

    Hushovd - 5,5
    Per il norvegese si può fare, con le debite proporzioni, lo stesso discorso fatto per Boonen, con la differenza che il belga è un fenomeno, mentre il norvegese Thor è semplicemente un buon corridore. Cicca tutte le classiche di inizio stagione, si riprende un po' al Giro d'Italia con due secondi posti (a Frascati ed a Scarperia) che gli aprono la strada al successo di tappa di Joigny al Tour de France. Cicca anche Amburgo, non corre la Vuelta perché nei due anni precedenti gli era rimasta sul groppone durante i Mondiali, ma il percorso di Stoccarda è troppo duro per uno come lui e finisce solo 19esimo. E anche l'8° posto alla Parigi-Tours non è certo un granché.

    Sastre - 5,5
    L'insufficienza per uno che arriva 4° al Tour de France e 2° alla Vuelta a España? Sì. Perché Sastre non è un giovanotto, bensì un professionista navigato di 32 anni. Perché Sastre s'è già piazzato in queste due corse, e in un'annata senza padri-padroni doveva - se in grado - fare di più. Al Tour ci ha provato più spesso, alla Vuelta s'è quasi subito arreso alla gamba di Menchov. Però chiudere due corse a tappe così in alto senza neanche un successo di tappa risalta agli occhi come una bruttura.

    Gilbert, Nuyens - 5+
    Da uno bravo come il vallone Philippe ci si aspettava il salto di qualità, ed i presupposti erano confortanti: lo scatto sul Poggio con Riccò è ancora vivo negli occhi di tutti gli appassionati, ma poi delude un po' - soprattutto come tattica di gara - durante le altre classiche. Non è fortunato né nelle tappe del Tour, né in quelle della Vuelta, ma comunque un discreto 8° posto a Stoccarda lascia il suo trend in crescita. Benino anche Nick, che si ritrova capitano in una squadra comunque modesta (soprattutto dopo la sospensione di Moreni). Vince Bessèges ed arriva 4° all'Het Volk. È 2° alla Freccia del Brabante e 7° al Fiandre. Non tiene botta tra Delfinato e Tour, ma è nuovamente competitivo all'Eneco Tour, vincendo una delle tappe più divertenti dell'intero calendario. Finisce la stagione ad agosto, saltando anche un Mondiale che si sarebbe sposato bene con le sue caratteristiche.

    Popovych - 5
    No, Yaro, non sei tipo da 8° posto anonimo al Tour. Non lo sei perché con quello scatto lungo la Cipressa alla Milano-Sanremo s'è visto che il tuo potenziale è ben più ampio. Magari per le corse in linea, magari per le tappe (vedi Manosque alla Parigi-Nizza), ed anche se le Ardenne sono andate male, ed anche se al Giro sei stato sfortunato con quella scivolata già a La Maddalena, devi riordinare le idee e capire bene cosa vuoi fare da grande. Chissà, forse andare da Evans ti aiuterà.

    Nocentini - 5
    Dal toscano trapiantato in Francia, che dodici mesi fa si conquistò con la forza la convocazione per Salisburgo a suon di vittorie e corse da protagonista, ci si aspettava qualcosa in più, soprattutto al Giro d'Italia (per i successi parziali, ovviamente). Inizia benissimo vincendo al Mediterraneo sul Mont-Faron: praticamente mezza stagione in cascina, se corri per un team transalpino. Si riconferma al GP Indurain, in Spagna, regolando Valverde. Anche nelle Ardenne non è male, col 6° posto alla Freccia Vallone a far bella mostra di sé nel curriculum. Evidentemente arriva al Giro scarico, perché imbrocca a malapena una fuga buona. Poi non si vede più fino al 7° posto di Plouay.

    Rogers - 5
    Vabbè, al Tour è jellato come pochi (becca la fuga buona, quella di Tignes, ma cade ed è costretto al ritiro), ma questo non può giustificare la sua assenza fino ad ottobre. Il pre-Tour era stato anche abbastanza discreto, col 7° posto in California e il 4° alla Coppi&Bartali. Così come il 2° posto al Giro di Catalogna, con una resistenza in salita che aveva fatto pensare anche ad un suo possibile exploit al Tour (visto come va a crono). E invece post-Tour, l'unico piazzamento di rilievo è il 2° posto alla crono pre-olimpica di Pechino. Le altre corse? Saltate a pie' pari.

    Valverde - 4,5
    Fosse stato un altro corridore, la sua stagione sarebbe stata sicuramente positiva. Ma per uno che di cognome fa Valverde non possono bastare due secondi posti a Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi, né i sesti posti all'Amstel Gold Race ed al Tour de France, perlopiù con pochi piazzamenti intermedi di rilievo. Vince pochissimo per uno con le sue caratteristiche, e la mancata partecipazione alla Vuelta lo porta a disputare un Campionato del Mondo assolutamente scialbo.

    Paolini - 4,5
    Quest'anno neanche Bettini avrà avuto il cuore di chiedere a Ballerini la convocazione di Luca in Nazionale. Il perché è presto detto, visto che, dopo il 3° posto al Fiandre (e precedente vittoria di tappa a La Panne), il milanese fa di tutto per nascondersi, così come la Liquigas fa di tutto per nasconderlo dalle grinfie di ogni possibile Ettore Torri di turno. Il risultato è un'annata anonima ed incolore, rimpinzata a fine stagione dal 4° posto alla Bernocchi e dal 3° posto al Giro della Romagna.

    Vinokourov - 4
    Più che altro perché s'è tolto di mezzo con una leggerezza che pare quasi irreale. Era partito molto bene alla Tirreno-Adriatico (3° posto finale), male sulle Ardenne e male - in fondo - anche al Delfinato, nonostante i due successi di tappa (ma più di 7' da Moreau sul Ventoux son troppi!). Poi arriva il Tour, la caduta, le ginocchia fracassate, la resurrezione a crono, poi anche in mezza montagna, infine la batosta. Au revoir.

    Pereiro Sio - 4
    No, non gli facciamo certo una colpa di aver vinto per caso lo scorso Tour de France. Nient'affatto. Anzi, il suo 10° posto al Tour è anche un buon risultato per un corridore con le sue caratteristiche. Il problema grosso è il contorno. Va bene non fare una figura barbina al Tour, ma perché farla durante tutte le altre corse? L'unico successo è una cronosquadre, quella in Catalogna. Anche nelle brevi corse a tappe non combina niente, se non il 2° posto di tappa di Annecy al Delfinato. Non farti ingannare, Oscar.

    Celestino, Astarloa - 3
    Soli due piazzamenti a testa nei primi dieci degli ordini d'arrivo. Poco, troppo poco, pochissimo per due corridori del calibro di Mirko ed Igor, che avranno avuto anche i loro problemi, ma che ormai sono irriconoscibili, quasi impalpabili. Per Celestino arrivano in due tappe al Catalogna ed all'Eneco Tour: niente di ché. Per Igor arrivano al Giro del Mediterraneo ed alla Parigi-Nizza. Praticamente lo stesso, poco edificante, ruolino di marcia. E infatti la Milram, capito l'andazzo, è corsa a prendere Peter Velits (un bel 7+ alla sua stagione), Campione del Mondo tra gli Under 23 a Stoccarda e autore di belle prove, sia nelle classiche - ha vinto a Fourmies - sia nelle corse a tappe - discreto al Giro di Germania.

    Gomez Marchante - 3
    Il buon José Angel dovrà offrire una lauta cena a Riccò, Piepoli e Simoni, perché se il suo più che scadente operato in questa stagione è passato un po' in secondo piano il merito è tutto dei tre italiani, così bravi al Giro d'Italia. Lo scalatore iberico sembra abbonato al 12esimo posto (Paesi Baschi, Romandia e Svizzera), e l'unica corsa che vince è la Subida Urkiola di agosto. Anche alla Vuelta, flop totale: mai competitivo e 40esimo posto in classifica generale. Sullo stesso piano Koldo Gil, che però almeno ha la "scusa" di essere invischiato in un affare molto più grande di lui, e a cui quindi affibbiamo un 5 (quando ha corso, ha fatto discretamente bene).

    M. Rasmussen - n.g.
    Il Rasmussen visto fino a fine maggio era in preparazione per il Tour, e già questa è una cosa di per sé disdicevole, purtroppo non ascrivibile al solo danese. Ci prova in qualche tappa al Giro, ma senza troppa cattiveria. Poi arriva il Tour, e il buon Michael azzecca la fuga giusta verso Tignes, col peloton che s'addormenta e gli fa scavare un bel vantaggio. Diventa leader ed amministra. Col passare dei giorni, si rende conto che l'unico avversario sarà Contador, e lo marca stretto: 2° a Plateau-de-Beille, 1° sull'Aubisque. Sbaglia i calcoli, però, perché ha parecchi altri avversari: De Rooj, il suo manager alla Rabobank, che cede alle "lusinghe" di McQuaid e Clerc, e non lo fa partire, da maglia gialla, nella 17esima tappa. E così s'è scritta un'altra farsa.

    Mario Casaldi - cicloweb.it
     
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  2. Joey Ramone GN
     
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    IL PAGELLONE DEL 2007

    Di Luca 9 - Liegi da razziatore, Giro da dominatore, Mondiale da… spettatore. L’insaziabile ferocia della Procura Antidoping lo priva del coronamento di una stagione fantastica.

    Bettini 8.5 - Se non avesse vinto a Stoccarda, qualche grillo lo avrebbe messo a noi. Staremmo qui a spendere futili parole di declino, di maledizione della maglia iridata. Grazie per averci zittito.

    Petacchi 8.5 - Non spedite la mamma di Paolino a lamentarsi al consiglio di classe perché ha preso come Alessandruccio. Dopo aver vinto al Giro a distanza di due anni, si vede scippato il Tour e cosa fa? Trionfa alla Parigi – Tours e a fine anno il tassametro segna 19 vittorie. È una fenice: nella stagione più difficile, dopo quella più brutta, risorge di continuo. E sempre più bello.

    Contador 8 - Vuelta Castilla come antipasto. Parigi Nizza come primo. Tour de France come secondo con contorno di maglia bianca. Gli è mancato il dolce. Volenti o nolenti, è il futuro delle corse a tappe. O il presente?

    Ballan 8 - Il Cigno di Castelfranco Veneto diventa il Maciste del Nord Europa. Amburgo e Fiandre sono autentiche e antitetiche gemme. Estro e calcolo.

    Rebellin 8 - Freccia Vallone e Brixia Tour, il solito oceano di piazzamenti e una convinzione in più: un Mondiale se lo sarebbe proprio meritato. Il tutto a 36 anni. Monumentale esempio di professionalità.

    Bennati 7.5 - Gli mancano le classiche, è vero. Ma un velocista che vince andando in fuga, che trionfa sui Campi Elisi e somma 10 corse in stagione, avrà pure diritto ad un bel voto!

    Menchov 7.5 - Dopo essersi sacrificato inutilmente per Rasmussen in Francia, vince finalmente, sul campo e non a Chateau - Malabry, la Vuelta. Potente diesel in corsa, sembra avere queste caratteristiche durante la stagione. Venga dunque al Giro in vista del Tour. Non se ne pentirà.

    Freire 7.5 - Nove vittorie di qualità, per la Volpe cantabrica, tra cui la Freccia del Brabante e una Sanremo alla sua maniera. Se non avesse un numero limitato di giorni di gara, potrebbe esprimere un talento alla Rik Van Looy.

    Sanchez 7.5 - Direste mai che in quel metro e sessantacinque ci stia tutta quella cattiveria, quella tenacia, quella abilità nel manovrare la bici? Il numero tre sempre con sé: terzo ai Paesi Baschi e alla Vuelta con tre successi di tappa, amaro podio al Lombardia. Provaci ancora, Sam.

    Cancellara 7.5 - “Una settimana da Dio” al Tour de France e il bis iridato a cronometro. “I got the power!”

    Boogerd 7.5 - Oscar alla carriera per il vecchio olandese, che appende le scarpe al chiodo. Basti la sineddoche dell’Amstel Gold Race: una vittoria e otto-piazzamenti-otto nei primi cinque.

    Evans 7.5 - Essere contenti senza vincere. Teorema di solito applicato ai gregari, non ai capitani. Questo cagnaccio australiano, più cocciuto di un wallaby, ha trovato la propria dimensione: 2° al Delfinato, 2° al Tour, 4° alla Vuelta, 5° a Stoccarda e 6° al Lombardia. Ora di vincere? Tranquillo, Cadel, ci stai simpatico comunque.

    Andy Schleck 7.5 - I suoi dentoni da castoro sono la sorpresa più gradita dell’anno. A 22 anni essere già una realtà delle corse a tappe non è da tutti. C’è chi giura che nulla gli sia precluso nel panorama internazionale.

    Riccò 7.5 - Rispetto agli altri due golden boys, ha una squadra meno gerarchizzata e, di conseguenza, più libertà. Non si tira mai indietro, quando c’è da lottare. Protagonista da febbraio ad ottobre. Onnipresente.

    Ciolek 7.5 - Tripletta al Giro di Germania mettendo in fila grandi velocisti e terzo posto ad Amburgo. Quel ciuffo biondo non ce la racconta giusta. Ha i numeri per essere il nuovo Zabel.

    Visconti 7.5 - Ci fidiamo di lui, quanto al voto. Certo è che ha fatto vedere più di quanto non dicano le quattro vittorie stagionali. Guardingo in primavera, inanella belle quanto sfortunate fughe al Giro. Dopo la vittoria a Genova, è tutto in discesa. Scaplitante.

    Sastre 7 - Stesso discorso fatto per Evans. Gli mancano le classiche: mezzo punto in meno. Cagnaccio.

    Kolobnev 7 - Splendido finale di stagione, dove conquista l’Eroica, si dimostra il più tenace nel Mondiale di Bettini e chiude con i migliori al Lombardia. Ora viene il difficile. Confermarsi.

    Bertolini 7 - Cinque vittorie tra agosto e settembre gli spalancano le porte dell’Olimpo azzurro. Il 36enne trentino ringrazia con una prestazione commovente. Seconda giovinezza. O, forse, prima.

    Piepoli 7 - Peccato solo che il Trullo Volante si sia deciso solo a trenta suonati a diventare un razziatore di camosci. Madonna della Guardia e Aramon Cerler dicono tutto.

    Leipheimer 7 - Complice quel suo modo di correre da Uomo Ombra, in Europa il podio al Tour e al Giro di Germania brillano poco. Negli States, invece, è una celebrità: ha vinto campionato nazionale, Giro di California e tappe in Missouri e Georgia. Born in the USA.

    Cunego 7 - Media fra due voti. Inizio di stagione: 5.5, con un Giro del Trentino in stile kermesse, un Giro d’Italia in affanno e troppe preoccupazioni. Finale: 8, con un bel Mondiale di lavoro sporco e un Lombardia di rara bellezza. Peccato per la caduta alla Vuelta. Si sta progressivamente sbloccando ma deve selezionare gli obiettivi conscio delle sue reali capacità.

    Cavendish 7 - Chi più di un compaesano di Nigel Mansell può sfrecciare nelle volate? Secondo plurivincitore assoluto con undici alzate di braccia, per eccellere deve essere più sereno e placare la sua ira funesta. Furibondo.

    Nibali 7 - Lo Squalo di Messina ha passato una stagione ad affilarsi i denti. Quattro vittorie, tutte a ridosso del Giro. Studente diligente.

    Dekker 7 - Come le sue vittorie in stagione. Sparge briciole di talento un po’ ovunque: Romandia, Svizzera, Tour de Sparkassen, Lombardia (8°). Pollicino.

    Bono 7 - Tra i giovani italiani, è quello meno circondato da proclami di varia natura, ma ha vinto una tappa di montagna alla Tirreno, splendido vivaio per le gemme ciclistiche, e una fuga al Romandia. Ancora da decidere a quale terreno sia portato. Meglio, no?

    Soler 7 - Con quel naso schiacciato da Lord Voldemort farà paura a tutti in montagna. Venga dunque al Giro, dove le salite abbondano. Condor.

    Schumacher 6.5 - La sensazione è che stia sempre per esplodere, questo pelatone di Stoccarda, che ai mondiali si è fatto portavoce del detto “Nemo profeta in patria”. Ha vinto l’Amstel, la prima di una (forse) lunga serie di classiche. Molte beghe a fine stagione, tra diarrea, ebbrezza e incidenti.

    Karpets 6.5 - Gengis Karpets ha avuto la conferma che non sarà mai competitivo per una grande giro ma ha comunque vinto Catalogna e Svizzera. Stagione onorevole per un massacratore del tic-tac.

    O’Grady 6.5 - Non si può non menzionare il vincitore della Regina, la Parigi – Roubaix, anche se quella del 2007 è stata forse la più brutta di sempre.

    Zabel 6.5 - Stessa storia, stesso posto, stesso bar. Gli anni passano, ma le sue 5 vittorie (di prestigio: tappe in Svizzera, Germania e Spagna) le mette sempre da parte, sfondando il muro delle 200 vittorie.

    Napolitano 6.5 - Tris alla Bernocchi. Cos’è, un piatto tirolese? L’enormità di piazzamenti gli impone di affinare le indubbie doti di propulsore.

    Burghardt 6.5 - Vince la Gand – Wevelgem battendo nientepopodimeno che Freire e mostrando un gran talento da spaccatore di pietre del Nord.

    Gerdemann 6.5 - Occhioni da bimbo spaurito, il Peanut del gruppo vive l’immensa soddisfazione della doppietta tappa-e-maglia al Tour. Mostra anche una discreta sintonia con il cronometro, il buon Linus.

    Gesink 6.5 - Se ne parla meno dell’ultimo album di Max Pezzali, ma alla veneranda età di 21 anni, questo spilungone olandese sta mettendo da parte risultati interessanti. 2° in Polonia, 5° in Germania, 9° alla Freccia Vallone, 15° al Lombardia. Vittorie? Un tappa al Giro del Belgio. Che strano percorso…

    Pozzato 6 - A chi si è dato tanto, si pretende tanto. Ad una mezza calzetta, 6 vittorie con Het Volk, Matteotti a tappa del Tour ad Autun basterebbero per una carriera. A Superpippo no, specie se guardiamo l’opaca campagna al Nord e il deludente mondiale. Il popolo ha fame.

    Frank Schleck 6 - Discorso similare per il lussemburghese volante. Si trova ad un bivio: classiche o corse a tappe. Vuoi un consiglio, Frank? Sbaraglia tutti nelle corse di un giorno. Ne hai la possibilità.

    Simoni, Garzelli e Savoldelli 6 - Brillanti vittorie di tappa in un Giro agrodolce. Se Gibo seleziona con cura gli obiettivi data l’età pensionanda, la sensazione è che il Garzo e il Falco possano essere un pelo più presenti in stagione.

    Mazzanti 6 - Vince poco ma non si ritira mai. Stacanovista.

    Boonen 6 - Torna a vincere al Tour, sbaraglia i cammelli in Qatar e poi? Latita.

    Hushovd 6 - Basta una tappa al Tour per nobilitare la stagione? A Bruseghin sì, ad un velocista del suo calibro no.

    Nocentini 5.5 - Sul Mont Faron sembra esserci rimasto.

    McEwen 5 - Si intruppa a Sanremo, timbra il cartellino al Giro, si infortuna al Tour, gli si sgancia pure uno scarpino alla Parigi – Tours. Stop. Dimentica.

    Pereiro 5 - Decimo posto al Tour a riportarlo sulla terra.

    Gilbert 5 - Se invece di litigare con Pozzato si decidesse a tenere fede alle promesse, non sarebbe poi tanto male. Incompiuto.

    Zabriskie 5 - Dove è finito l’americano capace di fermare il tempo?

    Sella 5 - Non è che abbiamo puntato un po’ troppo sul “Salbaneo”?

    Brajkovic 5
    - Passi la gioventù, cui tutto si perdona. Passi la concorrenza di Contador, pupillo di Bruyneel. Passi l’unica vittoria, l’ambitissimo Tour of Georgia. Non portare a termine neanche un grande Giro, è grave: per diventare una stella delle corse a tappe serve di più.

    Valverde 4.5 - Sfortunata, per usare un eufemismo, campagna al Nord, con l’argento nella Freccia e alla Liegi. Tour insipido e misterioso finale di stagione. Alzi la mano chi ritiene soddisfacente questo risultato. Quarto nel ProTour: siamo ancora qui a chiederci quanto valga questa classifica?

    Paolini 4 - Se Piero Pelù lo incontrasse, gli canterebbe “Desaparecido”. Il buio oltre la siepe del terzo posto al Fiandre.

    Astana s.v. - E con essa, tutti i suoi componenti: dirigenti, medici, corridori. Siamo stati garantisti con Operacion Puerto, concediamo anche alle fate turchine il beneficio del dubbio. In attesa di pulizia.

    Quaranta s.v. - Siamo all’ultima scena.

    UCI 1 - “Non pervenuto” sarebbe stato un risultato di lusso per la combriccola di McQuaid e soci. Il brutto è che non solo sono assenti, ma anche dannosi, complice una gestione sciagurata dell’antidoping e la volontà assassina in stile Hannibal the Cannibal di macellare le corse della tradizione europea sull’altare del Dio Denaro. Un calendario che esclude Roubaix, Sanremo, Liegi, Giro e Vuelta non è un calendario. È una farsa.

    Federico Petroni - ilciclismo.it
     
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    Via... commentiamo ste pagelle...

    Intanto quelle di Cicloweb...

    Avrei dato qualcosa in + a Petacchi... veniva da un 2006 difficilissimo ma ha saputo riprendersi alla grande e ha vinto + di tutti... l'8,5 se lo meritava...
    A Cunego e a Menchov invece avrei dato qualcosa in meno...
    A O'Grady il 7,5 solo per la grande Roubaix che ha fatto... sennò meritava il 4...
    Anche Evans e Piepoli hanno fatto grandissime cose... un 7 forse è un po' poco... per l'australiano poi che è riuscito a correre Tour e Vuelta puntando alla Generale... è davvero dura una cosa del genere...

    6,5 Boogerd proprio no... ha fatto un Tour strepitoso...
    e il 6+ a Gibo... mah... voglio vedere quanta gente a 36 anni dà le pappe a tutti sullo Zoncolan...
    A Boonen invece avrei dato l'insufficienza... nn è il Boonen che conosciamo e nn m'è piaciuto affatto... sullo stesso livello di Thor... (si sono dimenticati il 2° posto al Gp Plouay)

    Popo 5 troppo poco... chiedere a Contador... una parte del suo successo in Francia è tutta sua... anche se al Giro ha sbagliato... :sisi:

    Pereiro Sio scarso come al solito... Valverde irriconoscibile....

    Marchante 1...

    Quelle di ciclismo.it le leggo dopo... c'ho da mangià :asd:
     
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2 replies since 27/11/2007, 14:04   220 views
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