Museo del Ghisallo - C'è il Giro d'Italia in mostra

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    MUSEO DEL GHISALLO


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    LA STORIA

    Quella che lega il ciclismo al Ghisallo è una storia lunga, appassionata ed avvincente.
    Carico di memorie, questo colle, che gode di panorami bellissimi, è uno dei luoghi più noti per i ciclisti di tutte le età e di tutte le categorie, agonistiche e non. Infatti è in cima a questa salita che si sono decise o si sono concluse alcune delle competizioni più famose della storia del ciclismo: dal Giro d’Italia al Giro di Lombardia, dalla Coppa Agostoni alla Giornata della Bicicletta.
    Per questo il Ghisallo è meta ogni anno di migliaia di sportivi che salgono fin qui anche per fare visita al Santuario, che risale al XVII secolo, dove si conserva un dipinto della Beata Vergine Maria, detta la Madonna del Ghisallo, proclamata Patrona dei Ciclisti dal 1949, con una lettera ufficiale papale di Pio XII che le attribuì questo ruolo. L’anno prima Papa Pacelli aveva benedetto e acceso a Roma la grande fiaccola di bronzo, che venne collocata all’interno del Santuario.
    Da allora moltissimi visitatori arrivano qui da tutta la Lombardia, regione che vanta una particolare tradizione nel campo del ciclismo agonistico, ma anche dal resto d’Italia e del mondo, proprio per la notorietà della salita e del Santuario, cui li lega una particolare devozione. Lo testimoniano le lettere pervenute anche recentemente dal Brasile, dalla Repubblica Ceca, dagli Stati Uniti d’America, dalla Svizzera, dalla Germania, dalla Svezia e la pubblicazione di articoli riguardanti il Ghisallo su riviste italiane ed estere.
    Nel 2000 la Fondazione Museo del Ciclismo-Madonna del Ghisallo ha organizzato una staffetta con la partecipazione di alcuni grandi campioni del ciclismo, dalla Madonna del Ghisallo al Vaticano per la consegna della fiaccola al Santo Padre Giovanni Paolo II, con un incontro che rimarrà nella memoria di tutti i partecipanti.
    Ha così preso forma l’idea di realizzare un museo del ciclismo, che valorizzasse il patrimonio del Santuario sviluppando la raccolta, curando la conservazione, la ricerca scientifica e la divulgazione su un fenomeno storico e sociale di grande rilevanza in Italia, in Europa e nel mondo.
    Il 31 maggio 2006, poi, Papa Benedetto XVI ha dato in Vaticano la benedizione all’ultima pietra solennizzando l’atto finale della costruzione del museo. La pietra, che si può vedere nel salone centrale della struttura museale, reca il messaggio “Omnia Vincit Amor” (l’amore vince ogni cosa).
    Ma come si propone questo Museo del Ciclismo-Madonna del Ghisallo?
    Innanzitutto un museo del ciclismo, e non solo un museo della bicicletta. Quindi un museo dedicato agli uomini e alle donne che hanno usato e usano la bicicletta nella vita quotidiana e nelle competizioni sportive; ma anche impegnato a fare conoscere coloro che attorno al mondo delle due ruote, ed a quello agonistico in particolare, lavorano: gli atleti, i produttori del mezzo, gli organizzatori, i dirigenti di società, i giornalisti e altre figure forse meno note ma altrettanto importanti.
    Non ci sarebbe, infatti, un luogo più significativo di questo, in una regione dove si contano quasi 700 società ciclistiche, più di 12.000 tesserati e circa 1200 gare nel corso dell’anno.
    Dunque un’istituzione che vuole collaborare con i vari musei realizzati in Italia e nel mondo, andando al di là delle collezioni imperniate sul nome di un atleta e sulle sue imprese, per quanto importanti.
    Il Museo del Ciclismo-Madonna del Ghisallo, da parte sua, intende invece raccogliere, conservare e valorizzare, a partire dalle donazioni spontanee fatte al Santuario da appassionati, sodalizi sportivi e campioni di varie epoche, le vicende di un mezzo tecnico, di uno sport e dei suoi attori, degli avvenimenti principali che hanno fatto la storia del ciclismo, nonché di una società che con la bicicletta è passata alla modernità.
    Qui, anche attraverso l’incontro degli appassionati con i protagonisti dello sport e dell’ambiente ciclistico che il museo promuove, si vuole far conoscere e studiare il passato ed il presente del ciclismo, riflettendo sui valori, sui problemi e sul futuro della pratica ciclistica e dello sport.

    di Fiorenzo Magni e Massimo Pirovano


    IL PROGETTO ARCHITETTONICO

    Criteri di integrazione con il paesaggio - La conformazione dell’area interessata dal progetto, la sua organizzazione spaziale e il suo inserimento in un anfiteatro panoramico, fanno sì che il visitatore percorra inevitabilmente lo spazio secondo una linea virtuale di attrazione verso la vista più aperta sul paesaggio che termina sul ciglio del Belvedere; si crea quindi una tensionalità che diventa un attributo peculiare del “genius loci” del luogo insieme con l’alto valore simbolico prima descritto.
    Il progetto riprende idealmente queste linee di forza sia a livello compositivo e strutturale, sia nei percorsi a rampa esterni ed interni, i quali metaforicamente si snodano come un tornante alpino dal Santuario al piano espositivo del Museo.
    I movimenti curvi della copertura e lo sfalsamento delle quattro onde permettono l’apertura di finestrature laterali che filtrano la luce zenitale proiettandola sull’intero piano espositivo interno; dal lato del Belvedere offrono invece importanti scorci all’interno dell’esposizione.
    In questo modo lo spazio simbolico del Santuario e lo spazio interattivo del Museo diventano nella percezione del visitatore uno spazio unico.

    Effetto notturno - L’illuminazione interna del Museo durante la notte consente di accentuare la conformazione a curve della copertura creando un suggestivo “effetto notturno” fatto di onde luminose che propagano la luce verso il piazzale del Belvedere e permettendo al visitatore, anche nelle ore notturne, di “sbirciare” all’interno per cogliere sensazioni uniche.

    Organizzazione spazi esterni e interni - Al Museo si accede dal piazzale tramite una serie di vialetti fino a raggiungere una rampa esterna adiacente all’edificio e parallela al Belvedere. Lungo l’intero scivolo una grande vetrata segue l’andamento della “prima onda” permettendo di avere un’ampia visione dell’interno. Il visitatore, percorrendo tale rampa, raggiunge la quota “meno 3,60” dove è situato l’accesso dell’edificio ed il collegamento con il Belvedere. Varcata la soglia del Museo ha inizio la discesa all’interno dell’edificio percorrendo una rampa che evoca il “percorso alpino” con vista sullo spazio espositivo ed il “tornante alpino” con vista sul Lago di Como e sulle Alpi. La lieve pendenza di questo camminamento permette di raggiungere il piano espositivo anche ai disabili vivendo questo “percorso” senza essere obbligati ad utilizzare l’ascensore e, in particolari manifestazioni, anche agli atleti “in sella al loro ciclo” per raggiungere il piano internazionale del ciclismo.
    La necessità di mantenere l’esposizione su un unico piano, come richiesto dalla Fondazione del Museo del Ciclismo, ha suggerito di adottare una soluzione spaziale estremamente flessibile: una struttura a “pilotis”. Tale struttura consente un allestimento versatile e rinnovabile secondo le esigenze richieste dalle varie e numerose manifestazioni che si alterneranno all’interno. Inoltre la scelta dei “pilotis” permette al visitatore una visione sempre globale e non parziale da ogni punto del Museo dell’esposizione, del panorama, delle proiezioni. La disposizione dei “pilotis” corrisponde all’andamento delle linee di forza impresse dalle falde di copertura le cui curve sinuose del soffitto sono evidenziate dalle lunghe finestrature poste tra un’onda e l’altra, che captando la luce zenitale provvedono a diffonderla in più punti dell’esposizione.
    Gli elementi architettonici – rampa, mezzanino, passerella – acquisiscono la caratteristica di elementi sospesi grazie alla struttura dei pilastri; ciò contribuisce a rafforzare ideologicamente il pensiero di spazio unico pulsante di vita, vivacizzato e dinamicizzato dal movimento dei visitatori.

    Sezione coffee shop e merchandising - A quota “meno 4,60”, sospesa sull’intero spazio espositivo si trova un volume le cui pareti laterali sono ora trasparenti, chiuse, aperte, rendendolo partecipe alla vita del museo.
    In questo modo il coffee shop, le rampe, la passerella sospesa e il piano del Museo diventano uno spazio integrato; l’andamento dei pilastri termina con una serie di setti che sorreggono le ampie aperture, la cui esposizione verso valle fa sì che diventino cannocchiali visivi con differenti viste panoramiche, rese ancora più suggestive dalla composizione articolata delle grandi vetrate.

    Sezione espositiva – L’intento è quello di conferire al Museo del Ciclismo una connotazione diversa dall’idea di Museo tradizionale. Infatti non si tratta di un mero contenitore di cimeli del ciclismo, ma di un luogo di istruzione attivo per appassionati e non, visto e considerato che il ciclismo e i suoi miti sono tuttora materia viva. La forza del Museo sta nell’ideazione di un sistema espositivo che prevede l’integrazione di esposizioni permanenti di cimeli storici legati al ciclismo (fotografie, biciclette, indumenti, documenti dello sport ciclistico) con le tecnologie collegate all’evoluzione della bicicletta a con la continua proiezione di immagini di gare storiche e racconti dei grandi campioni proiettate in varie zone del museo in modo da consentire una visione distribuita (vedi allestimento museografico).

    Sezione accessoria – A quota “meno 12”, immediatamente sotto il piano espositivo del Museo, i pilotis formano un porticato aperto aumentando la proiezione dell’edificio verso la valle suggestiva occupata dal lago. L’area interna è stato appositamente progettata con spazi che permettono di alternare l’uso della biblioteca con la sala convegni o per mostre temporanee, senza dimenticare gli ambienti per lo studio e la promozione di nuove iniziative e imprese sportive. Inoltre sono stati individuati tutti i locali accessori come gli uffici amministrativi-direzionali, i servizi igienici, i depositi, gli archivi, le sale macchine.
    Questo sistema di servizi, appositamente studiati ad una quota differente, permette un utilizzo indipendente dal resto dell’edificio per lo svolgersi di manifestazioni in orari di chiusura dell’area museale.
    Il Museo è stato progettato per permettere al visitatore, anche negli orari di chiusura, di percorrere l’intero perimetro dal piazzale sottostante al Belvedere tramite una rampa esterna, collocata sulla facciata est, offrendo scorci di vista all’interno dell’edificio. Il ciclista può arrivare direttamente in sella al suo mezzo allo spazio a lui dedicato tramite un percorso esistente nel verde, posto sotto il Belvedere, il cui accesso si ha dalla famosa strada che conduce al Santuario del Ghisallo.

    Impianto materico dell’edificio - La copertura, come già premesso, ha una conformazione molto particolare: affiora dal terreno con un sistema di onde studiato per connettersi visivamente e fisicamente con l’intorno e col visitatore lasciando libera e indisturbata la vista globale del paesaggio da qualsiasi punto del Passo del Ghisallo; il manto è realizzato con “ghiaia” per integrare l’intera costruzione al circostante paesaggio. L’intera copertura ed ogni singola “onda” sono coronate da un cordolo in cemento armato di contenimento protetto da una scossalina di “rame anticato”.
    Le rampe esterne e le scale vengono realizzate in calcestruzzo con la parte superficiale rivestite da lastre a spacco di pietra.
    L’ingresso del museo, posto sul prospetto ovest antistante al Belvedere “Romeo”, è facilmente raggiungibile sia dal Santuario che dal parcheggio inferiore, collegato tramite una scala e una rampa. L’accesso avviene mediante porte in cristallo inserite nella grande apertura ad onda.
    Le facciate sono caratterizzate dalla particolare conformazione della copertura suddivisa in quattro porzioni con dislivelli differenti, per permettere l’illuminazione interna dell’edificio. La particolarità delle facciate è data dalle grandi vetrate aventi serramenti in “bronzo ramato” che si fondono con i rivestimenti in “rame anticato” della copertura coniugandosi con la “pietra ferrosa” che riveste ogni spazio lasciato libero dal vetro.
    Il prospetto ovest, rivolto verso il Belvedere ed il Santuario, è totalmente “aperto” da una grande vetrata che attira i visitatori permettendo di intravedere l’interno del museo camminando lungo la rampa esterna. Questa grande apertura è stata progettata per avere varie funzioni: vetrina del museo, illuminazione dello spazio espositivo, alleggerimento della facciata principale tale da rendere impercettibile la grandezza dell’edificio.
    Il prospetto nord, rivolto a valle verso il Lago di Como e le Prealpi, è il fronte “maestoso” del museo, anch’esso totalmente “aperto” da grandi vetrate aventi una composizione articolata e suggestiva che, tramite un sistema di tende, permettere di regolare l’intensità dell’illuminazione interna, di utilizzare parte dei riquadri come espositori di opere in “controluce” e come riquadri di “paesaggio”. Il coronamento di queste grandi aperture ed i setti laterali sembrano grandi cornici. Il portico posto al livello più basso è appositamente intonacato proprio per staccare il livello dei locali accessori dal vero e proprio museo che si sviluppa ai piani superiori.
    Il prospetto est, secondo me uno dei più suggestivi, è visibile solo dai visitatori che intraprendono il percorso lungo il perimetro; totalmente rivestito in pietra posata a secco ha una grande apertura alla sommità e piccole feritoie per permettere sempre di “sbirciare” all’interno.
    Il prospetto sud, rivolto verso il punto di arrivo dei visitatori, ha varie altezze e facciate ora in vetro e ora in pietra; l’altezza è molto contenuta tanto da permettere di vedere nella loro integrità le cime della Grigna.

    Spazi esterni e Casa del custode
    - L’edificio del Museo è immerso in un’estesa area verde che sarà sempre aperta al pubblico.
    Alla quota inferiore, oltrepassato il portico dal quale si accede al piano accessorio, si trova il piazzale destinato a parcheggio al quale si accede dalla mitica salita “Bellagio – Ghisallo” tramite un viale lungo il quale si trova un vecchio edificio rurale che sarà ristrutturato per ospitare la casa del custode e l’archivio del museo.
    Sia il parcheggio che la strada di acceso si immergono perfettamente nel verde circostante grazie alla particolarità del manto di pavimentazione e al mantenimento delle quote naturali della montagna che degrada dolcemente fino a raggiungere un dirupo a picco sul Lago di Como.
    L’accesso al parcheggio, seppur regolamentato tramite sbarra, lascerà ai visitatori l’opportunità di circolare liberamente intorno all’edificio e sostare sia al livello sottostante del piazzale che al livello del Belvedere godendosi sempre il magnifico panorama.

    Dati Tecnici
    Livello 4-3 ingresso, percorsi, merchandising, coffe-shop = mq. 570
    Livello 2 spazio museale espositivo = mq. 850
    Livello1 spazio riunioni, sala conferenze, biblioteca, uffici, bagni, depositi = mq.750
    Casa del custode = mq. 100
    Piazzale parcheggio privato = mq. 1.140

    di Davide Bergna


    IL PROGETTO ALLESTITIVO

    Le riflessioni che seguono, dovrebbero in qualche modo poter svelare il doppio registro di interpretazione con cui, chi scrive, si è misurato nella sua opera di cronografia, di vero e proprio disegno del tempo in una narrazione in cui esso assume sia i tratti della cronologia storiografica, sia di quella mitologica, messe alla prova entrambi dalla continua pressione del dato contemporaneo.
    Questa concentrazione di paralogie, e di processi di contraffazione del dato temporale hanno naturalmente una profonda ricaduta nello status di un museo, che già di per sé contiene tutti gli aspetti e le caratteristiche di un museo di nuova generazione, di un museo in sostanza, che possiamo definire “post-moderno” nel senso kohleriano del termine.
    Il superamento dell’idea moderna di museo, sta tutta nell’abbandono dell’idea che il tempo del museo è un tempo al passato, se non addirittura al passato remoto. Il museo post-moderno è un museo che accetta la contraddizione del presente come elemento di variazione, di interferenza, di “disturbo” del tempo prima mitico e poi storico; che accetta il mito come disvelamento della storia, e la storia come sistema discreto, capace di dare forma ad una narrazione basata sul gioco dei riconoscimenti.
    In sostanza, in questo museo, lo statuto classico del tempo, lineare e irreversibile, si trova a fare i conti con il tempo ciclico della narrazione annuale e con un tempo mitico che non è spiegazione e legittimazione dei percorsi storici, paradigma interpretativo di accadimenti successivi, ma è il senso stesso della narrazione, è l’aura che accompagna e riveste sia la storia che la contemporaneità nel quadro di percezione ed interpretazione degli eventi.
    La difficoltà di operare in questo quadro è parzialmente incrinata dal caso, che ha voluto che il pensiero progettante del sistema mediatico (l’allestimento museografico), sia anche il pensiero progettante dell’ordinamento scientifico della collezione e quindi, come si diceva in apertura, il disegnatore del tempo.
    Museologia e museografia, così concentrate nella medesima tensione e, in questo caso, non antagoniste, cercano un equilibrio in cui mito, storia e contemporaneità concorrono alla visualizzazione e strutturazione di una narrazione “aperta”.

    Proprio in questo senso, e cioè nell’unicità della proposta museologico-museografica, il Museo del Ciclismo è un museo di nuova generazione. Un museo, cioè, che si presenta e si offre alla percezione dei visitatori mediante un dispositivo narrativo basato su una serie di format differenti e interattivi, profondamente diversi, nella concezione, da quelli propriamente oggettuali dei musei tradizionali.
    Non c’è qui la Venere di Milo e neppure l’Apollo del Belvedere. Non ci sono i frammenti dell’epos artistico del mondo occidentale, non c’è quindi un’antichità che ne legittimi in modo inequivocabile il valore espressivo. Ma, tuttavia, e non per paradosso c’è tutta la storia, l’enciclopedia, il mito, le voci, le imprese di un intero secolo di sport.
    Coppi e Bartali non sono nè la Venere, nè Apollo. Ma sono Ercole e Perseo. Eroi di un mito contemporaneo che non è poi tanto distante idealmente da quello antichissimo delle “grandi fatiche” portate a termine spesso con l’aiuto di una divinità dagli occhi cerulei.
    Il Museo del Ciclismo, in questo senso, non racconta tanto il “bello”, quanto, piuttosto il “grande”, inteso come identità tra uomo e stato di grazia, la sospensione tra una formidabile fisicità e la sua stessa sublimazione in un’aura divinatoria.
    Ma, a parte questa dovuta apertura sulla diversità di paradigma tra museo classico, e nuove forme di narrazione, questo museo è un museo di nuova generazione per quattro ragioni:

    1. perchè si basa soprattutto su un impianto narrativo e comunicazionale che articola una sostanziale scelta di campo verso il multimediale;
    2. perchè la sua collezione (iconografica, oggettuale o immateriale) è in una continua registrazione e storicizzazione immediata del presente, un continuo download di dati, risultati, immagini che vengono costantemente prodotti e implementati dal circuito e dal mondo delle competizioni;
    3. perchè è tra i pochissimi nuovi musei realizzati ex novo nel panorama architettonico nazionale;
    4. perchè è un museo dello sport, cioè una tipologia di museo che non esiste, e che solo oggi si affaccia nel dibattito colto della museografia contemporanea.

    Non e semplice, pertanto, dare una forma allestitiva e concreta ad un luogo espositivo di questo genere, che sfugge a tutte le classificazioni museografiche e museologiche tradizionali.
    Difficile infatti è trasferire il presente in una dimensione storica.
    Difficile è darne una rappresentazione capace di resistere al costante lavoro di “overwriting” che questo tipo di collezione sottende.
    Rischioso (e il rischio sta nel cedere ad un populismo manierato e melanconico) è dare vita ad un museo dello sport, quando questo, nella sua più recente accezione, costituisce l’unico esempio.
    Difficile è in sintesi operare sapendo che ciò che si sta facendo costituirà per molti un possibile modello metodologico, o comunque un esempio con cui confrontarsi.
    E queste in definitiva sono le riflessioni di un progettista che scommette sulla performatività dell’impianto che ha contribuito a creare, e su un processo, tanto innaturale quanto “sintetico”, anche per un museo, di consegnare il presente alla storia, trattandolo come una reliquia ante litteram, e disponendolo in una progressione in cui il tempo è costituito da una sequenza di imprese, scandite da un orologio annuale.
    Una specie di ciclico e rituale ritorno in un teatro che, come quello greco antico, opera nell’unità di tempo. E, paradossalmente, non c’è neppure il tempo per la celebrazione di una vittoria, che su di essa si sovrascrive inesorabile l’impresa di un nuovo campione.

    di Pier Federico Caliari


    LE SEZIONI

    Entrati nel Museo del Ciclismo si percorre uno scivolo a tornanti che ricordano l’ultimo tratto della salita del Ghisallo e l’andamento di molti percorsi di montagna, su cui i ciclisti faticano nelle loro escursioni, negli allenamenti e nelle gare.
    Di qui si accede alle varie sezioni permanenti del museo che si sviluppano nella sala del livello più basso.

    A. Sezione “Cimeli”
    B. Sezione “L’uomo ed il suo mezzo”
    C. Sezione “Grande Enciclopedia del Ciclismo”
    D. Sezione “24 + 24”
    E. Sezione “Ciak e campioni. 100 film sul ciclismo”

    Il museo sta raccogliendo e ordinando i più importanti periodici e volumi dedicati al ciclismo, che andranno a formare una biblioteca specializzata a disposizione per la consultazione di studiosi e appassionati.
    Manifestazioni e mostre temporanee, che illustrano vari aspetti della storia, della pratica diffusa e dell’attività agonistica, legati alla bicicletta, vengono periodicamente promosse o ospitate dal museo. Tra questi eventi si segnalano gli incontri per il pubblico con i campioni e i protagonisti del mondo del ciclismo, intitolati “Storie di ciclismo. I protagonisti e i testimoni raccontano”.
    Il museo dispone di un punto vendita, con le più significative pubblicazioni in commercio dedicate al ciclismo ed altri gadget, di due laboratori per le attività didattiche e di una sala conferenze.


    COME RAGGIUNGERLO?

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    In auto
    Da Milano
    S.S.36 ( superstrada Milano-Lecco ) direzione Lecco, uscita Suello-Cesana B.za. Seguire per Erba-Como. Al semaforo di Pusiano, svoltare a destra per
    Longone-Canzo-Bellagio.

    Da Como
    S.S.342 (Lecco-Bergamo ) fino a Tavernerio.
    Seguire la S.P.639 in direzione Erba.
    Al semaforo dopo Albavilla,svoltare a sinistra
    procedendo per Canzo-Asso-Bellagio

    In treno
    Asso è il capolinea della tratta Milano-Seveso-Asso delle Ferrovie Nord Milano (F.N.M.) con partenza da Milano-Cadorna.
    Segue collegamento in pullman.


    INFO

    Orari

    Dal 1° Novembre al 31 Marzo / November 1st to March 31st
    da Martedì a Sabato / Tuesday to Saturday
    dalle ore 10.00 alle ore 17.00 / 10 a.m. to 5 p.m.

    Domenica / Sunday
    dalle ore 9.30 alle ore 17.30 / 9.30 a.m. to 5.30 p.m.

    Chiuso Lunedì - 25 Dicembre - 1° Gennaio /
    Closed Mondays - 25 December - 1st January

    Dal 1° Aprile al 31 Ottobre / April 1st to October 31st
    da Martedì a Venerdì' / from Tuesday to Friday
    dalle ore 9.30 alle ore 17.30 / 9.30 a.m. - 5.30 p.m

    Sabato e Domenica - Saturday & Sunday
    Dalle ore 9.00 alle ore 18.00 / 9.00 a.m. - 6.00 p.m.

    Per Info e Prenotazioni / For Info and Prenotation

    tel. fax + 39 031 965885
    e-mail: [email protected]

    Biglietti

    GRATUITO - FREE TICKET
    Bambini fino a 10 anni - Children (up to 10 years old)
    Diversamente Abili e Accompagnatore - Disabled and companion
    Stampa - Press
    Residenti in Magreglio - Magreglio's citizens

    RIDOTTO - CUT PRICE TICKET Euro 5,00
    Donne - Women
    Studenti dalla scuola media - Student from 11 years old
    Sopra i 65 anni - Seniors ( more than 65 years old)
    Gruppi superiori a 10 persone - Groups made up of more than 10 visitors
    Nucleo Famigliare (min. 3 persone) - Family ( at least 3 persons)

    INTERO - WHOLE PRICE TICKET Euro 10,00

    SCOLARESCA - SCHOOLCHILDREN Euro 3,00

    CONVENZIONE JUNGLE RAIDER PARK
    per le scolaresche: visita al Museo - visita alla foce del Lambro, detta Menaresta - Jungle Raider Park tutto a Euro 20,00 cad.

    Inoltre, chiunque presenti alla biglietteria del Museo, il biglietto
    d'ingresso al Jungle avrà uno sconto del 15%


    Articoli e foto da: www.museodelghisallo.it

    Edited by SarriTheBest - 26/11/2007, 23:56
     
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16 replies since 18/7/2007, 18:11   739 views
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