17° Tappa: Lienz - Monte Zoncolan

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    17° Tappa
    Lienz - Monte Zoncolan



    PRESENTAZIONE DELLA TAPPA

    E' la giornata più attesa, quella segnata col doppio cerchio rosso sul calendario dagli addetti ai lavori fino ai semplici appassionati. Frazione numero diciassette: arriva il terribile Monte Zoncolan stavolta affrontato dal versante più duro. Prima il tracciato, dal breve chilometraggio per consentire spettacolo lungo l'ascesa finale, proporrà lo strappo di Tualis per scremare il gruppo. Mauro Facoltosi ci guida all'interno della frazione e domani ci porterà a vivere la salita nel dettaglio.

    Ogni corsa a tappe che si rispetti ha la sua giornata "clou", la tappa sulla quale vertono le attenzioni di tutti, organizzatori, corridori, tecnici, giornalisti e giù giù fino ai tifosi. Sotto questo aspetto gli organizzatori del Giro in questi ultimi anni ci hanno abituato bene: nel 2005 il ruolo di frazione regina spettava alla penultima tappa, che dopo tanti anni riproponeva passaggi sterrati sulla via del Sestriere; l’anno passato si era sprecati fiumi di parole sulla tappa del Plan de Corones, ma all’ultimo momento il maltempo aveva costretto a tagliare quasi tutte le salite, compresi i tronconi sterrati dell’ascesa finale. Quest’anno il Giro le strade bianche le vedrà col binocolo, ma si è comunque allestita una tappa che terrà alta l’attenzione di tutti fino all’ultimo: sarà la diciassettesima frazione, che si concluderà in vetta a quella che è ritenuta la più dura salita mai affrontata in una corsa ciclistica, il Monte Zoncolan. Non è una novità per il Giro, che già vi pose un traguardo nel 2003, ma stavolta si salirà dal tremendo versante occidentale, che troverete descritto nei dettagli nell’apposito articolo.
    Per non togliere il ruolo di "primadonna" all’ascesa finale e per non confezionare un tracciato esageratamente duro, si è scelto di proporre una tappa dal basso chilometraggio e priva di grandi difficoltà nei 135 Km d’avvicinamento al gran finale. Strada facendo si dovranno scavalcare due storici passi dolomitici, ma dai loro versanti più facili. A ridosso dello Zoncolan si è deciso d’inserire il breve e secco strappo di Tualis, col solo compito di dare una prima scrematura al gruppo ed evitare che questo si presenti ancora folto all’imbocco dell’ultima salita, evitando in tal modo buchi e cadute in un punto critico della tappa, dove la tensione e la bagarre saranno elevate ed alle insidie altimetriche si aggiungeranno quelle stradali, dovendo passare d’improvviso da una larga statale alla strettissima mulattiera asfaltata dello Zoncolan.
    Lasciata Lienz, si tornerà definitivamente in Italia, ripercorrendo a ritroso la Pustertal. Rispetto al finale della tappa precedente, si rimarrà sempre sulla statale di fondovalle, che procede in lenta ma costante ascesa in direzione del confine di stato. Il momento più difficile di questa fase d’apertura sarà rappresentato dai 2500 metri al 4,7%, che si affronteranno appena prima del passaggio da Sillian. Transitati per l’ex dogana, si seguirà per 7,5 Km la SS 49 e poi si svolterà a sinistra verso San Candido, nota stazione di sport invernali ed interessante luogo d’arte. Il centro storico è imperniato attorno alla collegiata dei SS. Candido e Corbiniano, il più antico monumento romanico dell’Alto Adige, originato da un’abbazia benedettina dell’ottavo secolo. Quando, alla fine della prima guerra mondiale, questa zona del Tirolo fu ripartita tra Italia ed Austria, il territorio di là della Sella di Dobbiaco, spartiacque non solo fisico ma anche politico, avrebbe dovuto passare all’Austria. Ciò non avvenne per questioni militari e così restarono italiane San Candido e la soprastante valle di Sesto. Risalendo questa vallata, la più orientale delle Dolomiti (vi si affacciano le Tre Cime di Lavaredo con la loro "silhouette" più fotografata), si attraverserà il centro che le attribuisce il nome e poi si andrà ad affrontare la prima delle quattro ascese che contraddistinguono il tracciato di questa diciassettesima fatica, il Passo di Monte Croce Comelico. Confine linguistico tra Cadore ed Alto Adige, è definito sul volume "Trentino Alto Adige" delle celebri "Guide rosse" del TCI, come uno dei valichi alpini più agevoli. Ed è vero: per guadagnare i 1636m del passo bisognerà superare una pendenza media molto dolce (4,9%), distribuita in 5,8 Km di strada. La pendenza massima arriva al 12%, raggiunta nei primi 0,3 Km della scalata, all’uscita dall’abitato di Moso. Sul passo e sui monti circostanti sono visibili diversi bunker, realizzati tra il 1939 ed il 1942 dal governo fascista e facenti parte del "Vallo Alpino Littorio in Alto Adige", sistema difensivo messo in opera in previsione di un eventuale attacco dell’esercito tedesco.
    Si scenderà attraverso la Val Padola, la principale del territorio noto come Comelico, raggruppante tutti i comuni dell’Alto Cadore, con l’esclusione di Sappada. Vi si parla una variante del Ladino, caratterizzata da una cadenza più chiusa e minori influssi veneti, rispetto al resto del Cadore. I turisti sono attratti in quest’estremo angolo di Dolomiti da verdissimi e riposanti panorami tutti prati e boschi, dalla possibilità di assistere ad uno dei carnevali più interessanti dell’area alpina e di poter praticare sport invernali: a questo proposito, la località più attrezzata è Padola, ai piedi del Passo Sant’Antonio, dove negli anni ’90 si concluse un tappone del Giro d’Italia dei dilettanti.
    La discesa si concluderà dopo una ventina di chilometri a Santo Stefano di Cadore, il capoluogo del Comelico, dove si abbandonerà la Val Padola per passare in quella del Piave, seguendola nel suo tratto iniziale, fino al valico di Cima Sappada. Si risalirà per quasi 13 Km fino a 1276m di quota, ma in realtà la salita si limiterà ai 3,6 Km che precederanno il passaggio nell’abitato di Sappada, dove la strada proporrà una pendenza media del 6,1%, con un picco del 10%.
    Proprio all’inizio della valle si lambirà l’abitato di San Pietro di Cadore (dove il municipio è ospitato in Villa Poli - De Pol, una delle più belle della provincia di Belluno), mentre quasi in cima al tratto più impegnativo s’incontrerà l’orrido dell’Acquatona, profonda gola scavata dall’acqua dell’omonimo rio, che qui si getta nel Piave dopo aver compiuto un salto di 50 metri.
    Sappada è una delle principali località turistiche del Cadore, esclusa dal territorio comelicano per questioni storiche e linguistiche. La sua nascita risale al XI secolo, a seguito dell’immigrazione di cittadini tirolesi provenienti da Innervilgratten, sopra Sillian, fuggiti sembra per sottrarsi all’oppressione dei signori locali, i conti di Heimfels. Testimoniano questa lontana origine i cognomi di numerose famiglie ed il dialetto, simile a quello parlato nel Tirolo ed in Bavaria. D’impronta tedesca sono anche i nomi delle numerose borgate che originariamente costituivano l’abitato, oggi saldate dall’espansione edilizia che ha attribuito a Sappada una forma allungata, simile a quella di Livigno.
    Superata la Cima Sappada, si entrerà definitivamente nel territorio del Friuli Venezia Giulia, nel quale si disputeranno gli ultimi 50 Km. La discesa sul versante opposto è sensibilmente più ripida (si salì da questa parte al Giro del 1987, il giorno del celebre tradimento di Stephen Roche a Roberto Visentini), lunga complessivamente quasi 20 Km, ma spezzata da due tratti pianeggianti. Il più consistente inizierà una volta che la corsa giungerà nel cuore di Forni Avoltri, frequentata località di villeggiatura che fino alla seconda metà del XIX secolo era anche un importante centro minerario. Oggi deve le sue fortune allo sport: in località Piani di Luzza vi è stato realizzato uno stadio internazionale per la pratica del biathlon, la seconda struttura del genere in Italia.
    Ad un chilometro dal termine della discesa, si devierà a sinistra per andare ad affrontare la secca salita di Tualis (887m, 3,5 Km al 9,5%, con uno strappo di 300 metri al 10,8%), borgo collocato lungo la "Panoramica delle Vette", affascinante ed impegnativa strada che, dopo aver sfiorato il Monte Crostis e aver superato un troncone sterrato di 6 Km, permette di arrivare a Ravascletto. I "girini" non affronteranno questa strada, che da anni s’invoca nel percorso del Giro, ma si dirigeranno comunque verso Ravascletto, importante centro di sport invernali e base d’accesso al comprensorio dello Zoncolan, giungendovi al termine di un tratto in quota di circa 5 Km.
    Usciti dall’abitato, si affronterà l’ultima discesa della giornata, che riporterà la carovana del Giro nella valle del Degano attraversando la Valcalda, una delle più belle delle Carnia, così chiamata per la mitezza del clima che vi si gode.
    Nei pressi di Comeglians (il nome deriverebbe da quello del Comelico, probabilmente patria dei fondatori di questo centro), si ritroverà la pianura, sulla quale si pedalerà nei successivi 4 Km, attendendo la deviazione a sinistra per lo Zoncolan. Siamo allo sbocco della Val Pesarina, una delle sette valli della Carnia, celebre per la produzione di orologi meccanici, attività iniziata nel ’600 con i pendoli e che continua ancora oggi con la realizzazione di orologi industriali e teleindicatori (i pannelli orari in uso nelle stazioni ferroviarie). Una valle che potrebbe abbracciare presto la corsa rosa, vista la proposta fatta recentemente dal sindaco di Prato Carnico d’accogliere una tappa del Giro, magari dopo aver scavalcato ancora una volta il tremendo ed ormai imminente Monte Zoncolan.
    Mentre si attenderà con trepidazione l’arrivo dei corridori, chi non se la sentirà d’arrampicarsi su per il monte, potrà ammazzare il tempo con un breve giro turistico per le frazioni di Ovaro, dove nei mesi invernali si tiene il caratteristico rito del "trai das cidulas", tipico anche di diversi altri centri carnici, consistente nel lancio di rotelle di legno infuocate da parte dei giovani del paese, gesto accompagnato dalla declamazione di una frase ritmata, dedicata a ogni ragazzo celibe e ad ogni ragazza nubile del paese. Tra i luoghi d’interesse artistico presenti nel territorio del comune di Ovaro, spicca la Pieve di Gorto, principale edificio religioso della Val Degano, documentata fin dal 1119 e che attualmente si presenta in vesti settecentesche, pur conservando parti dell’antica chiesa, come i lacerti di affresco narranti la "Parabola delle vergini sagge e stolte".

    I valichi della tappa


    Passo di Monte Croce Comelico (1636m). Confine tra le provincie di Bolzano e Belluno (e, dunque, tra Trentino Alto Adige e Veneto), vi transita la SS 52, tra Sesto e il comune di Comelico Superiore. È noto anche con il nome tedesco di "Kreuzbergpass".
    Valico di Cima Sappada (1276m). Erbosa sella spartiacque tra le valli del Piave e del Torrente Degano (tributario del Tagliamento), vi transita la SS 355, che mette in comunicazione Sappada con Forni Avoltri. Il confine regionale passa alcune centinaia di metri sotto il passo, sul quale sorge la località di sport invernali di Cima Sappada, la più orientale del Veneto. Sull’atlante stradale del TCI è quotato 1286m.
    Sella Valcalda (959m). Depressione separante il gruppo del Monte Crostis dal massiccio dell’Arvenis, del quale fa parte lo Zoncolan. Si trova a poche centinaia di metri ad est del centro di Ravascletto e vi transita la SS 465, che mette in comunicazione i canali di Gorto (Comeglians) e di San Pietro (Sutrio).
    Sella del Monte Zoncolan (1730m). Separa la cima dello Zoncolan dal resto del massiccio dell’Arvenis. Vi transita la rotabile che mette in comunicazione Ovaro con Sutrio. Lo scollinamento coincide con il luogo dove sarà posto il traguardo.


    Andiamo ora a conoscere metro per metro la salita del Monte Zoncolan, che quest'anno verrà affrontata dal versante di Ovaro. Il "Kaiser", così infatti è stata ribattezzata l'ascesa, è entrato solo in tempi recenti a far parte del circuito ciclistico, ma già fa tremare solamente a sentire il suo nome: per pendenza media è persino più duro del Mortirolo. Scopriamo tutti i dettagli nell'articolo di Mauro Facoltosi.

    Zoncolan Ciclo-Story - Gli albori

    Un dodicenne tutto pepe. Ha appena dodici anni "ciclistici" lo Zoncolan. Prima del 1995 il monte friulano era conosciuto solo da escursionisti, sciatori e malgari. Era per l’uso ed il consumo di questi ultimi che era stata inizialmente tracciata la rotabile che mette in comunicazione Ovaro con Sutrio, valicando ai 1730m della Sella del Monte Zoncolan. Il fondo era sterrato, ma non era impossibile per i contadini locali. L’asfalto comparve negli anni novanta, quando fu ammodernata la stazione di sport invernali che fa capo al paese di Ravascletto ed al sottostante Rifugio Aldo Moro (che non è il Moro nazionale, ma un tenente di fanteria di Treppo Carnico, caduto nel 1943 a Lubiana e decorato con la medaglia d’argento al valore militare). Un comprensorio ancora oggi in pieno "restyling": in questi ultimi anni Promotur S.p.A. (società operante direttamente nei comprensori turistici di Piancavallo, Forni di Sopra, Zoncolan, Tarvisio e Sella Nevea), ha dato via ai lavori di potenziamento dell’offerta sciistica nella zona, che porteranno alla costruzione di una nuova seggiovia, all’apertura di nuove piste ed alla conversione del rifugio in un albergo a tre stelle. Anche nei recenti lavori di ristrutturazione della strada che sale da Ovaro in qualche maniera c’è lo zampino di Promotur: Enzo Cainero non è solo il Presidente del Consiglio del Ciclismo Professionistico, non è solo il fautore dei recenti arrivi del Giro d’Italia in terra friulana, ma l’amministratore delegato della S.p.A.
    Tornando indietro nel tempo, grazie alla prima asfaltatura della strada, lo Zoncolan cominciò ad essere inserito nei percorsi dei cicloturisti. Il tam tam tra gli appassionati fu immediato: abbiamo scoperto una salita più dura del Mortirolo! La notizia si diffuse a livello nazionale nel 1995, quando la casa editrice Ediciclo realizzò "Passi e valli in bicicletta", collana di volumi appositamente dedicati alla descrizione delle salite italiane. Il primo testo pubblicato fu proprio quello relativo alle ascese del Friuli ed il monte carnico non poteva essere tralasciato. Nonostante le pendenze, molti salirono in Carnia per dare l’assalto il "mostro". Cominciarono le discussioni tra gli amatori. "Chissà cosa succederà quando il Giro salirà quassù?" si chiedevano in molti. Altri, invece, criticavano la scelta di ricercare salite sempre più dure, ritenendole inutili.
    Due anni più tardi la salita dello Zoncolan fu "reclamizzata" in un articolo apparso sulle pagine della rivista BS: così anche la direzione del Giro venne a conoscenza di questo arcigno passaggio e ne prese atto. Pochi mesi dopo il Giro ci salirà per la prima volta: non si tratterà, però, della massima corsa a tappe nazionale, ma della gara riservata alle donne, che affrontarono i primi 10 Km del versante più facile, fino al rifugio, dove giunse prima Fabiana Luperini.
    Per il Giro dei "grandi" bisognerà aspettare ancora sei anni.

    Zoncolan Ciclo-Story - I fatti recenti

    Nell’estate del 2002 cominciò a girare un’indiscrezione secondo la quale l’anno dopo il Giro avrebbe finalmente affrontato lo Zoncolan. Non si trattava di una notizia falsa e fu confermata da Auro Bulbarelli il 28 luglio, durante la diretta della tappa conclusiva del Tour de France. In quell’occasione il telecronista della RAI diede l’annuncio di un prossimo sopralluogo da parte degli uomini RCS e intervistò Francesco Guidolin, allora allenatore del Bologna, che alcuni mesi prima era stato in bici sullo Zoncolan: raccontò di essere stato costretto a mettere il piede a terra, mai gli era successo nel corso di una salita.
    Non era ancora certo da quale versante sarebbero saliti. Tutti si aspettavano la scalata da Ovaro ma quando, il 30 novembre 2002, cadde il velo che celava il tracciato del 86° Giro d’Italia, si scoprì che i corridori avrebbero affrontato il versante più facile, quello di Sutrio. Castellano motivò in questo modo la scelta: da Ovaro sarebbero potuti salire tutti, corridori ed ammiraglie, ma non le ambulanze, per le quali erano intransitabili le gallerie previste nel finale, troppo basse e strette. In caso d’incidente non ci sarebbe stata la possibilità un soccorso tempestivo e la sicurezza dei corridori viene prima di tutto.
    La tappa, disputata il 22 maggio, era lunga 188 Km e prevedeva anche l’impegnativa ascesa di Fuessa come antipasto al gran finale. Al traguardo giunse primo Gilberto Simoni, che attaccò nel tratto più duro, gli ultimi 3,2 Km (media del 12,6%) e staccò di 34" Garzelli, di 39" Casagrande, di 42" Popovych e di 43" Pantani: distacchi non elevatissimi perché la selezione avvenne nel giro di pochi chilometri, ma questo bastò per rinfocolare le convinzioni dei detrattori di questi tipi di finali. Secondo loro, infatti, se la salita è troppo dura nemmeno gli scalatori più potenti riescono ad andare su forte (per la cronaca, Simoni percorse l’ultimo chilometro a 13 Km/h), i distacchi sono risicati e, di conseguenza, ascese del genere sono inutili. Ma i fatti non danno loro ragione: tra Mortirolo e Zoncolan, seppure sia più duro il secondo, con ci sono differenze abissali in termini di durezza ed, infatti, i quasi 13 Km della salita valtellinese hanno sempre fatto la loro porca selezione. Eccome, se l’hanno fatta!
    In quell’occasione Cainero annunciò che avrebbe riportato il Giro sul monte friulano e stavolta dal versante di Ovaro. Per aggirare le gallerie si pensò ad una variante al tratto finale, un lavoro che poi si è deciso di evitare per non deturpare la montagna. Nell’estate dell’anno scorso, mentre già si parlava del ritorno della corsa rosa, sono stati stanziati i finanziamenti per la sistemazione della strada che, per permettere il passaggio in sicurezza della corsa, nella primavera del 2007 è stata allargata e riasfaltata, attrezzandola con 27 piazzole di sosta che, il giorno della gara, ospiteranno punti di ristoro e megaschermi che consentiranno ai tifosi di seguire la diretta della corsa. Per quante riguarda le tre famigerate gallerie, sono state alzate, impermeabilizzate ed illuminate, mentre al posto del fondo sterrato e disastrato ci sarà un manto di cemento.
    La strada Liiaris - Zoncolan sarà chiusa già al traffico già alle 6 di domenica 27 maggio (la tappa si disputerà il 30) e tale rimarrà fino alle 12 del 31 maggio. L’unico passaggio consentito sarà quello pedonale. Lungo la salita non si potrà parcheggiare nessun mezzo, con l’esclusione di quelli autorizzati dal comitato di tappa.
    Saranno posizionati parcheggi a Enemonzo, Villa Santina, Raveo, Amaro, Paluzza, Cercivento, Comeglians, Ovaro, Sutrio e Tolmezzo, ove funzionerà, dalle ore 8 del 30 maggio, un servizio navetta gratuito.

    Zoncolan - La salita

    Ovaro, il piccolo centro della Carnia (conta poco più di 2000 abitanti), dal quale ha inizio il versante più duro del "Kaiser", come è stato ribattezzato lo Zoncolan dai pedalatori locali, si trova 18 Km a nord ovest di Tolmezzo (il capoluogo della Carnia), nel mezzo del Canale di Gorto, la valle percorsa dal torrente Degano e dalla SS 355, che mette in comunicazione il Friuli con il Veneto attraverso il valico della Cima Sappada, passaggio entrato nella storia del Giro nel 1987, il giorno del famoso "tradimento" di Roche a capitan Visentini.
    Lo Zoncolan da Ovaro misura 10,5 Km, presenta un dislivello di 1205 metri, una pendenza media del 11,5% e due picchi al 22%. Per fare un paragone, il Mortirolo vince sul piano del chilometraggio (12,8 Km), per il dislivello (1317m) e per la quota raggiunta (è più alto di quasi 130m), mentre ha una pendenza media di quasi un punto più bassa (10,3%). Ancor più netto il divario per quel che riguarda la pendenza massima, con il passo valtellinese che si ferma al 18%. Anche prendendo in esame il troncone più duro, si denota la vittoria del "kaiser": 5,9 Km al 14,9% contro 7 Km al 12%.
    Il diavolo non è così brutto come lo si dipinge, almeno all’inizio: lo Zoncolan si presenta in maniera abbastanza morbida, con una pendenza media del 7% (che, comunque, non è poco) nei primi 2500m, gli unici nei quali si può incontrare qualche persona. La strada, infatti, prima di aggredire la montagna con decisione, attraversa due piccole frazioncine di Ovaro, Lenzone e Liariis. In alcuni punti, però, la pendenza schizza già oltre il 10%. Conviene affrontare questo preambolo tranquillamente, gustandosi i due monumenti che la strada lambirà: a circa mezzo chilometro dalla partenza s’incontrerà la chiesa della SS. Trinità, consacrata nel 1850 in sostituzione di un più antico edificio (tuttora esistente) dedicato a San Vigilio; all’uscita da Lenzone c’è, invece, la Madonna del Carmine, documentata fin dal 1397 e teatro di una festa il 16 luglio.
    Il cartello "Strada Liariis - Monte Zoncolan", segnala l’inizio dell’inferno. Da qui in poi si percorrerà la stradina originariamente concepita per il transito di mezzi agricoli e di servizio. "Stradina" è un termine appropriato, poiché la strada è larga circa 2 metri. O meglio, lo era perché per permettere il comodo passaggio dei corridori e la sistemazione delle transenne, la sede stradale è stata ampliata, anche se non di moltissimo. Poco oltre s’incontra, sulla destra, una fontana, unico punto per fare rifornimento idrico, dove il ciclista è invogliato alla sosta anche dal pannello ligneo che annuncia "Liariis offre ai suoi ospiti un sorso d’acqua pura".
    Lo sbalzo è bruschissimo: se i cinquecento metri precedenti avevano una media del 4%, si passa di colpo ad altrettanti che salgono al 14%. Passato l’edificio della stalla sociale inizia il "muro dello Zoncolan": 0,5 Km al 16,6%, con un picco del 12% che rappresenta la pendenza massima di tutta la salita. E pensare che all’inizio di questo tratto s’incontra uno specchietto per le allodole, sotto la forma di un cartello che segnala un 13% appena. Al termine del quarto chilometro s’incontra un tornante "dotato" di un’effigie di Sant’Antonio. La devozione popolare, che consiglia di rivolgersi al Santo di Padova per ritrovare le cose perdute, l’ha collocato nel punto più appropriato. Cosa gli chiederà lo stravolto cicloturista che lo avvicinerà nell’approcciare il tornante? Forse di recuperare le forze lasciate nel primo terzo della scalata, che nei chilometri successivi continuerà a proporre passaggi da infarto, di mezzo chilometro in mezzo chilometro: media del 15,6% per giungere al cospetto di Sant’Antonio, poi 15,4%, 14,6%, 14,2%, 14,4%, 13%, 16,2% (con un picco del 20% a circa 4 Km dalla vetta), 13%, 13,4% e 12,8%. Giunti al bivio per la Malga Pozof, che offre la possibilità di rifocillarsi con ottimi formaggi d’alpeggio, potrete dire d’esservi messi alle spalle la maggior parte della sofferenza. Alla vetta mancheranno ancora 2 Km e 163 metri di dislivello. Dopo 0,5 Km ancora impegnativi (8%), ci si trova a pedalare su di un tratto quasi "impensato", mille metri nei quali la pendenza media scivola al 7%. La strada è protetta, sul lato a monte, da un muraglione sul quale è stata tracciato col gesso la scritta "ULTIMO Km". Questo significa che siamo nel tratto di strada che è stato maggiormente lavorato dall’uomo. Infatti, dopo poche centinaia di metri si transiterà sotto la prima delle tre famigerate gallerie. Fino a qualche tempo fa non si potevano chiamare nemmeno così: erano veri e proprio loculi (se non l’hanno rimosso, c’è ancora il cartello che segnala un’altezza di 2,50 metri e una larghezza di 2,80m), nei quali un’auto con gli specchietti aperti faceva il pelo alle pareti, dove si ballava perché al fondo sterrato si univa il disagio delle buche, dove ci si impantanava perché la volta non era impermeabile e ci percolava l’acqua dalla soprastante montagna. Un gocciolamento che, nei mesi invernali, provocava la formazione di spettacolari stalattiti ghiacciate che pendevano come spade di Damocle sul capo del malcapitato che si trovava a transitarvi sotto. Ma chi poteva aver l’ardire di affrontare il Kaiser sotto la neve? Qualcuno l’ha fatto, proprio nell’inverno del 2006, e ci ha lasciato uno spettacolare resoconto fotografico, che potrete ammirare al sito http://www.jobike.it/dblog/articolo.asp?articolo=3
    Usciti dal tunnel, la strada tornerà ad arrampicarsi con ferocia sulle pendici dello Zoncolan, seppur senza più raggiungere i picchi estremi di poco prima: al massimo si arriva al 14% nei 500 metri finali, dove la media si attesta al 10,6%.

    Gli altri versanti

    Esistono altri due versanti, che consentono di giungere ai 1730 metri dello Zoncolan da est. Entrambi molto impegnativi, il primo è noto al mondo del ciclismo per essere stato prescelto da Castellano per farvi transitare il Giro nel 2003; il secondo è una vera e propria chicca: asfaltato da pochissimi mesi, è complessivamente meno duro del versante di Ovaro, pur presentano una pendenza media più elevata.
    Da Sutrio. Il 22 maggio 2003 si salì da questa strada, che vince il monte in 13,3 Km. Il dislivello da superare è di 1196m, la pendenza media del 9%. Anche su questo versante la massima è del 22%, raggiunta negli ultimi 3,2 Km, che iniziano poco dopo il bivio per il Rifugio Moro e presentano una sede stradale stretta. Ben diversa la situazione nei primi 10 Km, percorrendo la comoda e larga strada d’accesso alla zona degli impianti dello Zoncolan.
    Da Priola di Sutrio. L’hanno subito battezzato lo "Zar", per distinguerlo dal "Kaiser": è la strada d’accesso d’acquisizione più recente, asfaltata nella primavera del 2006. È cattivo come il nobile fratellino ovarese, forse anche di più se si legge il dato della pendenza media: 12,9%, un punto e mezzo in più! Però è anche vero che è lungo 1,5 Km in meno, con la differenza - sempre a merito dello "Zar" - d’esser duro dall’inizio alla fine, senza né preamboli né intermezzi. Per quanto riguarda la massima, pure da Priola non si va oltre il 22%, raggiunta nel finale, che è lo stesso di Sutrio: i due versanti, infatti, si incontrano a 3,4 Km dalla meta, nei pressi del Rifugio Cocul.

    fonte: Mauro Facoltosi - ilciclismo.it


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    Lo Zoncolan è di Simoni... ma il Giro è di Di Luca!
    Ai 1730 m della vetta friulana trionfa il trentino che sale anche al 3° posto della generale, dietro all'abruzzese, in ritardo di 30" sul traguardo e al giovane lussemburghese Schleck

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    L'arrivo a braccia alzate di Simoni e Piepoli sullo Zoncolan. Bettini


    MONTE ZONCOLAN (Udine), 30 maggio 2007 - Gilberto Simoni ce l’ha fatta. La vittoria nella tappa più attesa del Giro, quella dello Zoncolan, una delle salite più dure d’Europa, è sua. Ha vinto in uno straordinario stadio naturale con centomila spettatori in estasi.
    E’ lui, il vecchio Guerriero che il 25 agosto compirà 36 anni, il corridore più amato di questo Giro. Simoni, attaccante nato, non è riuscito nell’impresa "impossibile" di ribaltare la classifica. Danilo Di Luca, oggi in difficoltà, ha stretto i denti ma non ha mollato e alla fine gli ha ceduto 51”. Ma Gibo è riuscito lo stesso a entusiasmare, cercando la vittoria con tutte le sue forze. E subito dopo il traguardo, il vincitore s’è girato e ha abbracciato forte Leonardo Piepoli, 2° con lo stesso tempo. Leo con Gilberto condivide l’anno di nascita, mille battaglie nelle categorie minori e ora la squadra. Soprattutto, di Gilberto è amico vero, di quelli che non ti tradiscono mai. Il trentino della Saunier Duval non alzava le braccia al cielo dall’11 marzo scorso, tappa del Mont Faron alla Parigi-Nizza. Soprattutto non vinceva al Giro, dall'11 maggio 2004, tappa di Corno alle Scale.
    Una vittoria, quella sullo Zoncolan, che riporta al 22 maggio 2003 quando Gibo trionfò su questa montagna, fatta dal versante opposto, davanti a Stefano Garzelli e conquistò il suo secondo Giro. Una vittoria ottenuta a una velocità pazzesca: per coprire i 1200 metri di dislivello Gilberto Simoni ha impiegato 39' esatti, quindi la sua Vam (Velocità ascensionale media) è di 1850 metri all'ora. Un dato persino superiore a quello fatto registrare da Ivan Basso lo scorso anno sulla Maielletta. Allora Ivan registrò una Vam di 1805.
    Una vittoria che rilancia Simoni anche per il podio, ora è 3° a 2’28” dalla maglia rosa Di Luca con un vantaggio di 1’01” su Damiano Cunego, ora 4°. Ha tenuto bene il giovane Andy Schleck, 3° sul traguardo, e ora 2° in classifica con un ritardo di 2’24”. Eddy Mazzoleni, che era 2° nella generale, è arrivato sul traguardo a 2’26” da Simoni è scivolato al 5° posto in classifica a 3’46”. Nel momento della grande gioia, però, Simoni rende onore a Di Luca, che a questo punto è strafavorito per la vittoria finale: "Sono contento per Danilo, un grande corridore e una persona leale. Erano anni che dicevo che prima o poi ci sarebbe riuscito a vincere il Giro. E lui è stato il più forte, la classifica non inganna. E’ giusta. Ma adesso sono contento, posso fare festa". Vero. Ma chissà cosa sarebbe stato se in questa fatidica terza settimana ci fosse stata un’altra tappa dura.
    Domani 18ª e quart’ultima frazione: Udine-Riese Pio X, km 203: un’occasione per i (pochi) velocisti rimasti, Petacchi in testa, che potrebbe quindi fare poker.

    Ordine d'Arrivo

    1) SIMONI Gilberto ITA SDV 3:51:52 0:00 20"
    2) PIEPOLI Leonardo ITA SDV 3:51:52 0:00 12"
    3) SCHLECK Andy LUX CSC 3:51:59 0:07 8"
    4) DI LUCA Danilo ITA LIQ 3:52:23 0:31
    5) CUNEGO Damiano ITA LAM 3:52:29 0:37
    6) CODOL Massimo ITA ASA 3:52:50 0:58 2"
    7) PEREZ CUAPIO Julio Alberto MEX PAN 3:53:11 1:19
    8) PELLIZOTTI Franco ITA LIQ 3:53:32 1:40
    9) BRUSEGHIN Marzio ITA LAM 3:53:49 1:57
    10) PARRA PINTO Ivan Ramiro COL COF 3:53:54 2:02
    11) NIBALI Vincenzo ITA LIQ 3:54:00 2:08
    12) RICCO' Riccardo ITA SDV 3:54:03 2:11
    13) MAZZOLENI Eddy ITA AST 3:54:18 2:26
    14) AERTS Mario BEL PRL 3:54:30 2:38
    15) BALIANI Fortunato ITA PAN 3:54:33 2:41
    16) BETTINI Paolo ITA QSI 3:54:35 2:43 6"
    17) CIONI Dario David ITA PRL 3:54:47 2:55
    18) VEIKKANEN Jussi FIN FDJ 3:55:14 3:22
    19) PETROV Evgeni RUS TCS 3:55:19 3:27
    20) GARZELLI Stefano ITA ASA 3:55:27 3:35

    Claudio Ghisalberti - www.gazzetta.it


    Simoni: da due anni non vincevo al Giro, che emozione...

    È visibilmente emozionato Gilberto Simoni e lo racconta: «Da due anni non vincevo al Giro e ormai credevo di non riuscirci più. E questa vittoria vale molto, vale più del podio. Ho lottato tanto per provare a vincere il Giro, volevo vincere una tappa e ci sono riuscito. È una tappa che mi ripaga di tante amarezze, soprattutto negli ultimi anni. Piepoli? È stato straordinario, mi aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per aiutarmi. Il prossimo anno? Non so davvero cosa farò... Qui sto bene, qui abbiamo una squadra forte, vedremo».

    Di Luca: non finiva più, mi sono difeso bene
    Sorride, Danilo Di Luca: anche l'ultima salita è alle spalle. «Non finiva mai, questa salita. La conoscevo ma è davvero terribile. Mi sono difeso bene e credo di aver fatto un'ottima corsa. Forse l'ho presa troppo forte all'inizio e un pochino ho pagato, ma ho trovato presto il mio ritmo e sono salito con il mio passo e nel finale ho addirittura recuperato. Paura? No, solo una buona gestione della corsa. La crono? Ho un bel vantaggio su Schleck, che il mio avversario più pericoloso, spero di difendermi anche lì, certo il Giro me lo suderò fino alla fine».

    tuttobiciweb.it
     
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