15° Tappa: Trento - Tre Cime di Lavaredo

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    15° Tappa
    Trento - Tre Cime di Lavaredo



    PRESENTAZIONE DELLA TAPPA

    La tappa, una delle più faticose del 90° Giro d’Italia, prenderà le mosse dalla città del Concilio che, tra il 1545 ed il 1563, riformò la Chiesa Cattolica, contrastando così le dottrine del calvinismo e del luteranesimo (che diedero vita alla religione protestante). La maggior parte delle sessioni conciliari non si svolsero nel Duomo di San Vigilio (il più importante monumento di Trento, assieme al Castello del Buonconsiglio), ma nella Basilica di Santa Maria Maggiore, interessante esempio di architettura rinascimentale lombarda.
    La prima parte della tappa sarà costituita da due lunghi tratti pianeggianti (di una quarantina di chilometri il primo, lungo circa la metà il secondo), che si svolgeranno a quote differenti. Il passaggio tra i due settori avverrà mediante la prima delle sei ascese previste, il Passo di San Lugano. In questi frangenti il gruppo, conscio delle difficoltà previste, viaggerà ad andatura tranquilla, lasciando via libera a quei corridori che vorranno mettersi in mostra prima che entrino in scena gli attori principali. Ed il San Lugano rappresenta proprio un ideale trampolino di lancio per una fuga.
    Si uscirà da Trento percorrendo la statale del Brennero sulla quale si disputerà il primo tratto pianeggiante, ad una quota inferiore ai 300 metri. Nei chilometri iniziali si passerà per Gardolo, dove si trova il negozio di biciclette di Francesco Moser e Gilberto Simoni. Queste sono anche terre di celebri vini e lo stesso ex campione ne produce nel non lontano Maso Villa Warth, antica villa attorniata da un piccolo borgo, che durante il Concilio fu residenza vescovile. Acquistata da Moser nel 1987 e divenuta la sua abitazione, oggi è stata trasformata in un’azienda agricola estesa su di una superficie di 20 ettari (nove coltivati a vite), nella quale sono prodotti cinque vini D.O.C (Lagrein, Moscato Giallo-Rosa, Muller Thurgau, Riesling e Riesling Italico).
    Entrati temporaneamente nel territorio dell’Alto Adige, si pedalerà in piano fino ad Ora, dopo essere transitati per Salorno ed Egna, il comune dal quale scattò il tappone di Livigno del Giro 2005. Il giorno precedente si disputò la Mezzocorona - Ortisei, che presentava, come prima difficoltà, l’ascesa verso il santuario della Madonna di Pietralba. Anche il prossimo 27 maggio si affronterà la salita diretta al più frequentato luogo di pellegrinaggio della provincia di Bolzano, ma non vi si giungerà: al bivio per Aldino, infatti, si rimarrà sulla SS 48, procedendo in direzione del citato Passo di San Lugano (1097m). L’arrampicata non è brevissima ma sarà "digerita" con facilità: 16,1 Km al 5,3% (massima del 9%), con in quali il gruppo si porterà dalla valle dell’Adige alla Val di Fiemme, nel cuore della "Magnifica Comunità", formazione sociale che comprende tutti i "Vicini" (residenti), i quali possiedono un patrimonio collettivo consistente prevalentemente in boschi e pascoli. Dai primi proviene legname da ottima qualità, scelto da Stradivari per i suoi preziosi violini ed anche dalla RCS quando, con i proventi della lotteria che negli anni ’90 era legata al Giro, fece realizzare la pista "posticcia" per la "Sei Giorni" di Milano (gara che potrebbe ritornare in calendario quest’anno, allestita in occasione del Salone del Ciclo). Si attraverserà subito Cavalese, il capoluogo della vallata, dove un pregevole palazzo rinascimentale, inizialmente eretto per ospitare i principi vescovi di Trento nei mesi estivi, costituisce oggi la sede principale "Magnifica Comunità". Dove la valle piega di con decisione verso il cuore delle Dolomiti, si colloca Predazzo, centro famoso per la scuola alpina più antica del mondo, fondata nel 1920 col nome di "Scuola Sciatori della Regia Guardia di Finanza" e col compito di addestrare i militari delle "Fiamme Gialle" specializzati nel soccorso alpino. Cinque anni dopo arrivò la costituzione del "Gruppo Sciatori Fiamme Gialle", nel quale hanno militato campioni del calibro di Thoeni, Tomba e Ghedina. La Scuola Alpina di Predazzo è anche uno dei soci fondatori di "SportABILI", associazione di volontariato nata nel 1997 con lo scopo di organizzare attività sportive e ricreative per tutti i tipi di disabilità.
    Dopo Predazzo la strada tornerà a salire ma ancora per una decina di chilometri le pendenze saranno dolcissime. A Moena, nota località turistica e sportiva (qui si disputa la "Rampilonga", la gran fondo di mountain bike più celebre d’Italia) posta nel punto di congiunzione tra le valli di Fiemme e di Fassa, si lascerà il fondovalle per andare a superare la prima delle grandi ascese previste in questa giornata, il Passo di San Pellegrino. Ai 1918 metri del valico si salirà dal versante più facile, opposto a quello proposto l’anno scorso nel finale del tappone vinto dallo spagnolo Garate. Si tratta comunque di un’ascesa interessante (11,6 Km al 6,4%, con i tratti più aspri nella prima metà), che sfiora i 2000 metri, ma molto probabilmente di scorrerà via sotto le ruote dei corridori senza troppi problemi: la penalizza la notevole distanza dal traguardo (un centinaio di chilometri) e la presenza di più ardui ed esigenti ostacoli nel prosieguo della corsa; qui ci si controllerà, ma cercando di non sprecare inutili energie. Forse più impegnativa della salita risulterà la discesa verso l’Agordino, soprattutto nel tratto immediatamente successivo allo scollinamento, dove la strada si presenterà particolarmente ripida (pendenze fino al 18%). Si percorreranno le terre natie di Papa Giovanni Paolo I, del quale l’anno prossimo si celebrerà il trentesimo anniversario del pontificato, uno dei più brevi della storia. Sempre nel 2008 ci sarà un nuovo traguardo della corsa rosa nel comprensorio sciistico "Dolomiti Stars" (si parla di un arrivo in quota sulla Marmolada), che quest’anno si accontenterà d’ospitare la giornata di riposo, prevista per l’indomani. A Cencenighe terminerà la discesa ed il percorso tornerà facile per 13 Km, fino a Caprile, dove la strada riprenderà ad ascendere, andando ad incocciare il tracciato della "Maratona dles Dolomites" nel suo tratto più ostico, quello che prevede la scalata ai 2236 metri del Passo Giau. Come antipasto si affronterà la salita al Belvedere di Colle Santa Lucia (1490m), 7,6 Km al 6,4%, dal cui culmine si può godere sia il panorama sulle cime circostanti (Pelmo, Civetta e Marmolada), sia quello spettacolarmente aperto a strapiombo sulla valle del Cordevole, che scorre quasi 500 metri più in basso. Una breve e veloce discesa porterà i girini ai piedi del versante più ostico del Giau, uno dei valichi dolomitici più impegnativi per il ciclista e, al contempo, uno dei più appaganti: anch’esso offre maestose viste, che permettono agli occhi di spaziare fino ai massicci del Catinaccio e delle Odle, abbracciando tutto il territorio chiamato "Ladinia", raggruppante i 18 comuni di idioma ladino che fino al 1918 appartenevano all’Impero Austro-Ungarico. La salita è lunga poco meno di 10 Km, ma presenta pendenze che daranno la sveglia agli scalatori presenti nel gruppo, nonostante manchino ancora quasi 50 Km all’attacco delle Tre Cime: 9,4% la media, 14% la massima, raggiunto nel corso del secondo chilometro. Nonostante questi numeri, non è mai scoccato il colpo di fulmine tra il Giau ed il Giro, che l’ha inserito nel percorso solo tre volte (nel 1973, nel 1989 e nel 1992), sempre lontano dalle fasi calde delle tappe. La discesa è molto meno ripida rispetto alla salita, con i punti più scoscesi nella prima metà. Circa 4 Km sotto il passo si entrerà nel territorio dell’ampezzano all’altezza della "Muraglia di Giau", singolare trincea realizzata in soli sei mesi nel 1753 per porre fine alle diatribe con i cadorini di San Vito sulla questione dello sfruttamento dei pascoli del Giau. Un tratto di un chilometro in lieve ascesa introdurrà la parte conclusiva dell’ascesa, più scorrevole perché si seguirà la SS 48 fin nel cuore di Petsch Hayden. Petsch Hayden? Non cercatela sulle cartine, perché la troverete solo su quelle stampate all’inizio del XX secolo: questo era il nome della "Perla delle Dolomiti", Cortina d’Ampezzo, fino al 1918, quando queste territori tornarono sotto il dominio italiano. Le fortune turistiche di Cortina erano iniziate circa 90 anni prima, grazie all’apertura della "Strada di Alemagna" (l’odierna SS 51), che consentì alla nobiltà austro-tedesca e all’alta borghesia di scoprire questa nuova meta per le loro vacanze, che fu subito ribattezzata "nuova St. Moritz". Tra il 1850 ed il 1875 furono eretti i primi alberghi, nel 1900 vi si svolse la prima discesa e nel 1903 fu aperta la prima scuola di sci italiana. Al momento dell’inaugurazione della "Grande Strada delle Dolomiti" (SS 48), "Petsch Hayden" era già divenuta il più importante centro di villeggiatura delle Dolomiti. La fama di Cortina aumentò con il passaggio all’Italia e crebbe ancor dopo le Olimpiadi Invernali del 1956, rimanendo inalterata fino ai nostri giorni, quando è ancora un’ambita meta da parte della ricca società e del jet-set internazionale.
    A questo punto, al traguardo mancheranno poco più di 20 Km, i più impegnativi dei centonovanta che si dovranno superare nella quindicesima fatica del Giro 2007. Troverete la descrizione dettagliata di questo tratto, che prevederà anche l’ascesa al Passo Tre Croci prima della tremenda "verticale" finale, nell’articolo specificatamente dedicato. La parola "fine" a questa magnifica tappa sarà scritta, dopo quasi sei ore di sofferenza in sella, ai piedi d’una meraviglia naturale che il mondo c’invidia, tre dita di roccia che puntano verso il cielo, sfiorando i 3000 metri. La storia alpinistica delle Tre Cime iniziò il 21 agosto 1869, quando il viennese Paul Grohmann giunse per primo ai 2999m della Cima Grande. E continua ancora oggi, grazie alle incredibili prestazioni del tedesco Alex Huber, che nel 2000 ha aperto alcuni itinerari di grado 8c (uno dei più elevati gradi di difficoltà per arrampicata sportiva) ed ha osato affrontare in free-solo (senza utilizzare mezzi di assicurazione) l’ardua "Via Hasse-Brandler", il più completo ed impegnativa degli itinerari di scalata alla Cima Grande.

    I valichi della tappa

    Passo di San Lugano (1097m). Valico aperto sulla linea spartiacque tra le valli dell’Adige e dell’Avisio. Vi transita la SS 48 e si trova nei pressi dell’omonimo abitato.
    Passo di San Pellegrino (1918m). Larga sella prativa, aperta tra le catene di Costabella e di Cima Bocche. Valicato dalla SS 346, che mette in comunicazione Moena con Falcade.
    Valico di Colle Santa Lucia (1435m). Coincide con l’abitato di Villagrande, sede del comune sparso di Colle Santa Lucia. Vi transita la SS 638, nel tratto la località Rucavà (dove si lascerà la SS 203, diretta al Passo Falzarego) e Selva di Cadore. Vi si transita 1,2 Km dopo aver scollinato la salita del Belvedere.
    Passo di Giau (2233m). Quotato 2236m sulle cartine ufficiali, vi transita la SS 638, tra Selva di Cadore e Pocol.
    Passo Tre Croci (1805m). Magnifico punto panoramico frequentato per gli sport invernali, vi transita la SS 48, tra Cortina d’Ampezzo ed il bivio per Misurina.
    Valico di Col Sant’Angelo (1757m). Detto anche "Passo di Misurina", vi transita la SS 48 bis, tra Misurina e Carbonin. Quotato 1756m sull’atlante stradale TCI, vi si stacca la strada a pedaggio diretta alle Tre Cime.
    Sella delle Croci (1866m). Detta anche "Sella d’Antorno" e "Sella di Rinbianco", vi transita la strada diretta alle Tre Cime nel suo tratto iniziale, quello che precede il passaggio dal casello del pedaggio. In pratica, si scollina in cima al già ripido chilometro iniziale, nei pressi del Lago d’Antorno.
    Forcella Longéres (2320m). Punto terminale della strada asfaltata delle Tre Cime, vi si trova il Rifugio Auronzo.


    Conosciamo nel dettaglio la salita delle Tre Cime di Lavaredo

    Dopo lo sforzo sulla salita delle Tre Croci, il vero spettacolo sarà sulla strada delle Tre Cime. 6,8 km di salita nervosa, con pendenza media all'8% e punte del 18% che si susseguono mettendo alla prova le gambe di chi vorrà vincere il Giro d'Italia. Non ci sarà tregua, nemmeno nel tratto finale, quando le pendenze saranno costantemente sopra l'11%. Segnatevi questa data: 27 maggio. L'articolo di Mauro Facoltosi.

    27 maggio 2007: è una data che molti cultori del grande ciclismo avranno certamente segnato a caratteri cubitali su agende e calendari. Quel giorno il Giro si accosterà nuovamente alle Tre Cime di Lavaredo, il colosso dolomitico che la corsa rosa snobbava da quasi vent'anni. Quest'anno ci sarà anche l'inedita faccia cattiva dello Zoncolan, ma anche questa salita catalizzerà le attenzioni dei tifosi. Non solo di quelli che c'erano ed hanno avuto l'onore di assistere ai precedenti del Giro, ma anche dei tifosi d'acquisizione più recente, che questa salita non l'hanno mai vista in corsa ma ne hanno sentito narrare i trascorsi ciclistici. E chi non l'ha mai "testata" avrà l'occasione di provarla sul campo, essendo quel 27 maggio un giorno domenicale, dunque l'ideale per una trasferta per osannare i propri beniamini e, nel contempo, condividerne le sofferenze.

    La scalata al Giro

    La scalata ciclistica alle Tre Cime è possibile da due versanti diretti, che hanno in comune gli ultimi 7,2 Km, quelli caratterizzati dalle maggiori pendenze. Da nord l'ascesa inizia a Carbonin e raggiunge il Rifugio Auronzo in 13,5 Km, dei quali poco più di dieci in salita, ad una pendenza media effettiva del 8,6%. Più impegnativo il versante sud, che giunge alla meta da Auronzo di Cadore, passando per Misurina: 17,6 Km da percorrere, 14,9 Km di salita effettiva al 8,2%.
    Al Giro 2007, però, non si salirà da nessuno di questi due versanti: i "girini" raggiungeranno Misurina da Cortina d'Ampezzo, affrontando come antipasto l'ascesa al Passo Tre Croci che si può considerare come un tutt'uno con l'ultima difficoltà. In pratica, i partecipanti alla prossima corsa rosa, nel finale della 15a tappa affronteranno 14,8 Km di salita al 8,5%.
    Il Passo Tre Croci (1805m). Già sul Passo Tre Croci si affronteranno pendenze impegnative, anche se non paragonabili alle tremende inclinazioni che proporrà la "verticale ciclistica" delle Tre Cime. Questa prima porzione di salita misura 7,9 Km, presenta un dislivello di 582 metri ed una pendenza media del 7,3%. A rendere più impegnativa la scalata sarà l'alternarsi di tratti ripidi ad altri più morbidi, un continuo variare che finirà per spezzare il ritmo. L'uscita da Cortina sarà agevole (mezzo chilometro al 6,6%), ma subito dopo si affronterà uno dei passaggi più aspri, 600 metri di strada nei quali la pendenza salirà al 9,2%; a seguire 0,3 Km al 4,6%, poi 0,4 Km al 10,2% e così via, con i tratti più impegnativi che diventeranno più lunghi man mano che ci si avvicinerà alla vetta. La pendenza massima (12%) sarà toccata all'altezza della località Rio Gere, poco oltre il sesto chilometro. Da questo luogo è possibile effettuare un'interessante escursione in seggiovia verso la Sella di Somforca (2110m, raggiungibile in mountain bike dal Passo Tre Croci), dalla quale si ammira un immenso panorama che abbraccia una consistente fetta di vette dolomitiche, tra le quali le Pale di San Martino, la Marmolada, il Pelmo ed il Cimetta, oltre alle inconfondibili Tre Cime (anche se la loro "silhouette" più celebre e fotografata è quella che si affaccia verso la Val di Sesto ed il confine con l'Austria). Magnifiche viste si possono godere anche dallo Scin, il primo di tre incantevoli laghetti alpini che s'incontreranno nel finale di questa tappa: sarà lambito a 3400 metri dal centro di Cortina. Da segnalare che la salita terminerà 200 metri prima di giungere al passo vero e proprio, all'altezza del cartello posto dall'ANAS e riportante la quota massima realmente raggiunta in quel luogo (1809m). Il passo, sul quale fino al 1918 transitava il confine con l'Impero Austro-Ungarico, deriva il nome da tre croci erette in ricordo di una donna e dei suoi due figli, qui morti per assideramento nell'inverno del 1709.
    La discesa e l'inizio dell'ultima ascesa. La discesa dal Tre Croci misura quasi 12 Km, ma al Giro 2007 se ne percorreranno solo i primi 4000 metri, fino al bivio detto della "Dogana Vecchia", il cui nome riporta ai trascorsi storici di queste valli e dell'Italia intera. La pendenza media è significativa nel chilometro successivo allo scollinamento, poi la strada si farà più tenera ma non consentirà di recuperare eventuali distacchi. Infatti, esattamente a metà s'incontrerà un tratto che costringerà a pedalare: non si scenderà, ma nemmeno si risalirà, pedalando in piano per 1,2 Km ad una quota media di 1700m. Dalla "Dogana Vecchia" (1641m), si riprenderà a salire imboccando la SS 48 bis in direzione di Dobbiaco. La salita per il momento sarà ancora tenera (media del 5%) e si esaurirà dopo poco più di 2 Km, nel centro della stazione climatica di Misurina, sorta sulle sponde dell'omonimo lago. Qui, nel cuore di una delle più belle conche alpine, si concluderà la tappa per molti: a molti mezzi del seguito non sarà, infatti, consentito procedere oltre ed imboccare la rotabile privata diretta al Rifugio Auronzo. Una doppia motivazione sta dietro a questo divieto: ridurre al minimo i costi del pedaggio (RCS avrebbe dovuto pagare per ciascun mezzo portato in cima) ed evitare noie con gli ambientalisti, che per anni avevano osteggiato il ritorno della corsa rosa su questo monte.
    Dopo Misurina la strada tornerà facilissima per un breve tratto, fino al Valico di Col Sant'Angelo, dove si abbandonerà la statale e si prenderà a sinistra la rotabile privata diretta alle Tre Cime. Poche centinaia di metri in piano e poi si riprenderà a salire duramente, appena prima del punto nel quale dalla strada "maestra" si staccherà la deviazione per il Rifugio Bosi.
    La deviazione "proibita". Subito dopo l'inizio del tratto più duro dell'ascesa diretta al Rifugio Auronzo si nota sulla sinistra un bivio: quella è la strada che conduce al Rifugio Bosi (2205m), il "Puy de Dôme" italiano. A differenza della mitica ascesa francese, che almeno una volta l'anno è scalabile in sella ad una bici, questa è sempre proibita, come espressamente segnalato da un cartello. Solo mediante pullman navetta o "pedibus calcantibus" è possibile raggiungere il rifugio, inaugurato nel 1931 a sud della vetta del Monte Piana, teatro di lotte sanguinose durante la prima guerra mondiale. È un peccato perché l'ascesa merita di essere affrontata in bici, nonostante l'asfalto rovinato e la sede stradale stretta: dei circa 5 Km che misura, gli ultimi 2,7 Km salgono al 12%, col non plus ultra rappresentato dai 500 metri finali al 14,8% di media. Sarebbe anche un'ottima occasione per i collezionisti di colli, consentendo di conquistare le forcelle Bassa (1848m) ed Alta (1984m).
    La scalata alle Tre Cime. Lasciata la statale mancheranno 6,8 Km alla cima. Calcolata da questo punto la pendenza media è del 8,2%, un dato già significativo ma non reale: infatti, ci saranno ancora dei chilometri da percorrere in piano ed addirittura in lieve discesa, tratti che accorceranno la salita ma non certo l'impegno richiesto. Anzi, dovendo poi ricuperare quota in meno strada, già s'intuisce che la pendenza sarà notevole. A complicare le cose ci si mette il fatto che sarà nuovamente interrotto il ritmo della scalata, in maniera più marcata rispetto alla salita del Tre Croci. La strada delle Tre Cime si annuncerà con un biglietto da visita niente male: il violento strappo che condurrà al lago d'Antorno, che con i citati bacini di Misurina e Scin condivide il ruolo di spettacolare "balconata", proporrà un preambolo di circa 1000 metri, con una pendenza media superiore al 11% ed un picco del 18%. È solo un assaggino di quel che la strada proporrà 2 Km più avanti. Intanto, passato il lago ci si potrà preparare affrontando in tutta calma i facili 1300 metri che si concluderanno quasi ai piedi del balzo finale, durante i quali si passerà dal casello del pedaggio (ovviamente, non previsto per i ciclisti). La salita riprenderà a 4,7 Km dalla vetta, ma per quasi 700 metri la strada sarà ancora tenera (2,9%): questo non fa che accrescere ancor più il livello d'impegno richiesto. Negli ultimi 4000 metri la strada prenderà a puntare con maligna decisione verso la "fantastica trinità", come è talvolta chiamato il massiccio dolomitico sovrastante. Sono strade che odorano ciclismo e sudore, anche se i passaggi della corsa rosa - come vedrete - si possono contare sulle dita di una mano. Le pendenze sono da infarto: abbrivo al 11% per 500 metri; ne seguono altrettanti al 8,5% ma d'ora in poi le pendenze saranno sempre a due cifre. Quando i corridori transiteranno accanto al cartello che indicherà 1500 metri al traguardo, si troveranno nel bel mezzo del troncone più impegnativo, mezzo chilometro al 13,5%, con un altro picco al 18%. Ai meno 700 metri si supererà l'ultimo tornante: solitamente questi avvolgimenti stradali consentono di respirare ma in finali come quelli delle Tre Cime, potrebbero provocare l'effetto opposto. Entrati nel parcheggio sommitale, ai piedi del Rifugio Auronzo, duecento metri più avanti, bruciata l'ultima curva sarà posto il traguardo, a 2320 metri di quota.
    Complessivamente in quegli ultimi 4 Km, si saranno superati 476 metri di dislivello, ad una pendenza media del 11,7%.
    Oltre..... La strada non termina nel luogo dove si concluderà la tappa, ma, svolgendosi sostanzialmente in piano (media del 1,3%) procede sterrata in direzione delle Tre Cime per 1,8 Km, concludendosi presso il Rifugio Lavaredo (2344m). È necessaria la mountain bike, soprattutto per i collezionisti di colli che vorranno percorrere la breve ma ripidissima carrareccia che permetterà loro di raggiungere la sovrastante ed omonima forcella (2454m), spettacolare punto panoramico verso le strapiombanti pareti settentrionali delle Tre Cime. Più oltre non si può andare, almeno in sella: per procedere occorre munirsi di scarponcini da escursionismo oppure di corde e moschettoni.

    Storia ciclistica


    Le Tre Cime il grande ciclismo le scoprì l'8 giugno 1967, in occasione della 50a edizione della corsa rosa. Per solennizzare l'avvenimento Torriani inventò il cronoprologo (sarebbe stato il primo in assoluto, ma saltò perché proprio quel giorno fu organizzata una manifestazione di piazza contro la guerra del Vietnam) e andò a scovare tre salite inedite, Etna, Block Haus e le Tre Cime. Se la prima non lasciò un grosso segno, le altre due entrarono subito nell'immaginifico dei tifosi come ascese dure, da riproporre, degne dell'impresa di un campione. E, infatti, furono campioni con la C maiuscola ad imporsi in quelle due frazioni: Merckx sulla montagna abruzzese e Gimondi alle Tre Cime. La giuria si vide costretta ad annullare la vittoria del bergamasco a causa delle troppe irregolarità verificatesi sulla salita finale: all'epoca non si usava andare in sopralluogo preventivo sulle salite principali e andò a finire che i corridori si trovano impreparati ad affrontare le tremende rampe della "fantastica trinità", all'epoca ancora sterrate. L'incapacità di procedere in bici sul fondo reso fangoso dalla pioggia impietosì i tifosi che presero a spingere chiunque, indipendentemente dalla nazionalità, dalla squadra o dalle personali passioni sportive. Si racconta che l'unico ciclista che riuscì ad affrontare la salita senza aiuti fu Vladimiro Panizza che, con sua immensa rabbia, si vide superare proprio da Gimondi in vista del traguardo. Secondo sarà Merckx a 4", terzo Motta a 6". Gimondi vinse comunque il suo primo Giro d'Italia, conquistando la maglia rosa due giorni più tardi nella frazione di Tirano.
    Si tornò sulle Tre Cime l'anno successivo, al termine di una frazione pure disputata col maltempo ma anche con meno scorrettezze: ad imporsi fu Eddy Merckx, che su quel traguardo si rimpossessò definitivamente della maglia rosa (l'aveva vestita per due giorni ad inizio corsa), anche lui imponendosi per la prima volta nella corsa rosa. Al Rifugio Auronzo, il belga diede 42" a Polidori e 48" al suo compagno di squadra Adorni.
    Dopo alcuni anni di giusto abbandono, perché il troppo avrebbe finito per stroppiare, Torriani reinserì la salita nel tracciato dell'edizione 1974. Fu il più bello dei cinque arrivi finora disputati sulle Tre Cime. Merckx, che viaggiava spedito verso il suo quinto ed ultimo Giro d'Italia, si trovò a competere con il neoprofessionista Baronchelli: il vincitore del Tour de l'Avenir dell'anno prima si rivelò un avversario tenace e gli diede parecchio filo da torcere proprio sulle dure rampe dopo Misurina. Mentre in testa alla corsa marcia tutto solo il forte scalatore spagnolo Fuente, vincitore di quella frazione, Baronchelli riuscì a staccare seriamente il campione belga. E questi, quando il Giro sembrava oramai perduto, riuscì a salvarsi solo grazie al suo orgoglio, col quale affrontò quasi in apnea il chilometro finale: la maglia rosa rimase sulle sue spalle, ma per l'inezia di 12 secondi.
    Altro lungo stop fino al 1981, quando le Tre Cime si ersero ancora a giudice massimo del Giro d'Italia. La frazione decisiva di quell'edizione si disputò su di una distanza breve, 100 Km spaccati, con un finale identico a quello della tappa che giungerà lassù nel 2007: ad uscirne vittoriosi furono lo svizzero Breu, vincitore di giornata e Giovanni Battaglin, che conquistò la maglia rosa a tre giorni dalla conclusione. Anche questa fu un'edizione conclusasi con la classifica ridotta ai minimi termini: lo scalatore veneto si impose con 38" sullo svedese Prim e 50" su Saronni.
    L'ultima scalata in ordine di tempo risale al 1989, quando vi giunse la 13a tappa. Si trattò, però, di una frazione un po' sottotono, non in linea con i fasti del passato. Vinse lo scalatore colombiano Herrera, mentre a livello classifica la situazione non cambiò di molto. Più selettivo risulterà il successivo tappone di Corvara, via Giau, Marmolada e Pordoi, che, disputato a tratti sotto la neve, consentì a Laurent Fignon di riappropriarsi di quella maglia rosa che gli era beffardamente sfuggita dalla spalle a Verona nel 1984.

    fonte: Mauro Facoltosi - ilciclismo.it



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    Riccò brilla sulle Tre Cime, Di Luca difende la rosa
    Il modenese si aggiudica la tappa regina dopo una lunga fuga con Piepoli, Parra e Perez Cuapio. L'abruzzese salva il primato da un ottimo Mazzoleni, 5° al traguardo, che risale al 2° posto della generale

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    Riccardo Riccò, 23 anni. Ap


    TRE CIME DI LAVAREDO, 27 maggio 2007 - Le Tre Cime di Lavaredo incoronano Riccardo Riccò. Al termine di una tappa dall’intensità straordinaria il 23enne modenese di Formigine alza le braccia nella tappa regina del Giro ed Eddy Merckx lo incorona: "Lui è il futuro del ciclismo".
    DI LUCA NON MOLLA - Leonardo Piepoli, che finisce secondo con lo stesso tempo, è la nuova maglia verde. Danilo Di Luca, perfetto nella gestione della corsa, conserva la maglia rosa dall’attacco imprevisto di Eddy Mazzoleni e guadagna sugli altri avversari. Il bergamasco dell’Astana gli porta via 1’24” e a questo punto della corsa si candida come avversario principale per la maglia rosa finale. Ora è 2° a 1’51” da Di Luca. Gilberto Simoni, che guardava a questa tappa come il trampolino ideale verso la terza maglia rosa, e Damiano Cunego sono gli sconfitti di giornata. Il trentino ha accusato un ritardo di 37” da Di Luca, il veronese, che nel finale ha abbozzato unso scatto, 43”. Ora, in classifica sono rispettivamente 4° a 3’19” e 5° a 3’23”.
    SEMBRA PANTANI - Per Riccò, secondo anno da professionista e primo Giro d’Italia, è la 5a vittoria stagionale dopo una tappa al Tour de San Luis, due alla Tirreno-Adriatico e una alla Settimana Coppi&Bartali. I suoi scatti in salita ricordano quelli di Marco Pantani. Quegli cambi di velocità repentini capaci di colpire al cuore gli appassionati di ciclismo e di farli innamorare. Ma tra i due ci sono altri punti in comune. La parlata sciolta e il gusto per la polemica, per esempio. "Nel gruppo ci sono dei vegetali", disse Riccò alla vigilia della Sanremo. Quindi, oltre che una certa somiglianza morfologica, un brillantino. Il Pirata l’aveva al naso, Riccardo su un incisivo. Infine, in comune hanno Primo Roberto Pregnolato, il discusso massaggiatore, colui che ha coniato per il talento modenese il soprannome Cobra. Riccò, da dilettante ha avuto anche per tre volte problemi con l’ematocrito che gli hanno ritardato il passaggio tra i pro’. Speriamo che ora questi siano risolti. Il ciclismo ha bisogno di giovani entusiasmanti, ma soprattutto di garanzie.
    Domani la corsa rosa osserva il secondo e ultimo giorno di riposo. Si riprenderà martedì con la 16ª tappa, Agordo-Lienz di 189 chilometri, piuttosto mossa tranne i venti chilometri finali. Poi mercoledì 5° e ultimo arrivo in salita, sul Monte Zoncolan.

    Ordine d'Arrivo
    1) RICCO' Riccardo ITA SDV 5:47:22 0:00 22"
    2) PIEPOLI Leonardo ITA SDV 5:47:22 0:00 16"
    3) PARRA PINTO Ivan Ramiro COL COF 5:47:32 0:10 8"
    4) PEREZ CUAPIO Julio Alberto MEX PAN 5:47:54 0:32 6"
    5) MAZZOLENI Eddy ITA AST 5:48:51 1:29
    6) DI LUCA Danilo ITA LIQ 5:50:15 2:53
    7) SIMONI Gilberto ITA SDV 5:50:52 3:30
    8) CUNEGO Damiano ITA LAM 5:50:58 3:36
    9) SCHLECK Andy LUX CSC 5:51:14 3:52
    10) SELLA Emanuele ITA PAN 5:53:25 6:03
    11) ARROYO DURAN David ESP GCE 5:53:29 6:07
    12) SAVOLDELLI Paolo ITA AST 5:53:29 6:07
    13) RASMUSSEN Michael DEN RAB 5:53:49 6:27
    14) PELLIZOTTI Franco ITA LIQ 5:54:21 6:59
    15) PETROV Evgeni RUS TCS 5:54:33 7:11
    16) NIBALI Vincenzo ITA LIQ 5:54:54 7:32
    17) BALIANI Fortunato ITA PAN 5:55:29 8:07
    18) POZZOVIVO Domenico ITA PAN 5:56:05 8:43
    19) JUFRE POU Josep ESP PRL 5:57:12 9:50
    20) MIZOUROV Andrey KAZ AST 5:57:43 10:21

    Claudio Ghisalberti - www.gazzetta.it


    Riccò: la giornata più bella della mia carriera
    Entusiasta naturalmente Riccardo Riccò: «Che fatica, che abbiamo fatto! Io e Piepoli abbiamo fatto una gara splendida, è la giornata più bella della mia vita, vincere questa tappa per me è un sogno. Ringrazio Gilberto che ci ha detto di partire e che quest’inverno mi ha voluto portare ad ogni costo a vedere queste tappe. Gibo ci ha detto che si sarebbe arrangiato e ci ha mandato all’attacco, noi quasi non ci credevamo e invece ha avuto ragione lui».
    Gilberto Simoni finalmente sorride: «Una tappa bellissima. Ho detto io a Riccò e Piepoli di partire da lontano, volevo che uno di loro vincesse la tappa. Il leader della squadra? L’unica cosa che conta nel Giro è la maglia rosa».


    Di Luca: ieri mi hanno attaccato, oggi li ho ripagati

    Di Luca ha il sorriso dei forti dipinto in volto: «Ho gestito bene le forze, non ho mai tirato al massimo quando Savoldelli e Mazzoleni sono partiti. Sapevo che il finale sarebbe stato durissimo e infatti negli ultimi quattro chilometri sono riuscito a fare ancora la differenza». E poi promette: «Visto che ieri mi hanno attaccato, oggi ho attaccato io e lo farò anche mercoledì sullo Zoncolan. La classifica? A parte Mazzoleni, che va bene a cronometro, i distacchi sono buoni».
    Damiano Cunego commenta: «Il tempo non mi ha favorito, ci ho provato più volte, ma la fuga di inizio tappa ha fatto saltare un po’ i nostri piani. Provarci? Lo abbiamo fatto ogni giorno e lo faremo ancora».

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