Ottavio Bottecchia

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  1. xGarzox
     
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    Bottecchia, un film sul mito

    A 80 anni dalla misteriosa morte, viene presentato domani a Trieste un documentario sulla vita del grande corridore friulano, primo italiano a vincere il Tour de France

    MILANO, 17 gennaio 2008 - C’è la chicca di Mattia Bortuzzo, 101 anni portati alla grande, che racconta di aver visto con i suoi occhi Ottavio Bottecchia sulle strade del Tour. Poi tante altre testimonianze illuminanti. Gianni Mura, Cicerone d’eccezione, che spiega: "Ha sempre detto che non correva per la gloria, i successi, le donne, ma solo per i 'schei'". Sergio Zavoli, Alfredo Martini, il nipote Franco Bottecchia, gli autori di libri su di lui Roberto Fagiolo, Paolo Facchinetti ed Enrico Spitaleri. Ci sono anche un prete, don Nello Marcuzzi, e il medico di Gemona, che spiega le uniche lesioni (fratture alla base cranica e alla spalla) trovate sul suo corpo dopo la morte, avvenuta a 33 anni.

    80 ANNI DOPO - È proprio un bel viaggio nella memoria questo "Bottecchia, l’ultima pedalata". Documentario di 50’ realizzato per l’80° anniversario della morte da Gloria De Antoni e prodotto dalla Cineteca del Friuli. Racconta l’epopea del primo ciclista italiano capace di vincere il Tour de France nel ’24 (dopo essere giunto 2° nel ’23). E di fare il bis nel ’25. Si avvale di immagini d’epoca dell’Archivio Gaumont, dell’Istituto Luce e della stessa Cineteca. Sarà presentato dall’autrice in anteprima domani, venerdì 18 gennaio a Trieste (ore 20, cinema Ariston). Poi lunedì 21 a Pordenone (ore 21, Cinemazero, ospite anche Mura) e martedì 22 a Udine (ore 21, cinema Visionario). Dal documentario più che il ritratto dello sportivo, emerge quello della leggenda, qual è davvero Bottecchia.

    UNA MORTE MISTERIOSA - Nato nel 1894 a San Martino in Colle (Treviso) da famiglia povera, fa il carrettiere per sbarcare magramente il lunario, emigra come muratore in Francia, diventa eroe di guerra (medaglia di bronzo al valore) da bersagliere-ciclista, fino a quando il ciclismo lo affranca e lo rende una celebrità. "Ma lui non dimentica, e con i primi soldi sfama e compra da vestire a tutti i 32 nipoti", racconta Franco Bottecchia. Poi all’apice della fama la tragedia, ancora tinta di giallo. Mentre si allena, è trovato in mezzo alla strada a Peonis di Trasaghis, viene portato all’ospedale di Gemona e muore. Omicidio (i fascisti, un contadino a cui ha rubato frutta), incidente (cade sistemando il cinturino dei pedali) o malore (congestione dopo aver bevuto una birra gelata al bar)? Nessuno l’ha mai scoperto. Quel 3 giugno 1927 finisce la vita e inizia il mito. Che 80 anni dopo "Bottecchia, l’ultima pedalata" contribuisce splendidamente a rinnovare.

    gazzetta.it
     
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10 replies since 8/8/2007, 04:18   2268 views
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