Ryan Cox

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    Ryan Cox operato d'urgenza per la rottura di un'arteria
    Sono momenti difficili quelli che sta vivendo Ryan Cox, corridore della Barloworld, attualmente ricoverato presso il reparto di terapia intensiva del Kempton Park Hospital a Johannesburg, Sudafrica.
    Tre settimane or sono Cox è stato sottoposto in Europa ad un intervento chirurgico dovuto ad una lesione vascolare ed è successivamente ritornato in Sudafrica per la convalescenza.
    Le condizioni del 28enne atleta sudafricano sono improvvisamente peggiorate lunedì, quando i familiari lo hanno trasportato d’urgenza all’ospedale. Dopo un consulto con i sanitari, si è ritenuto necessario sottoporre d’urgenza Cox ad un nuovo intervento chirurgico per la rottura di un’arteria. Maggiori informazioni verranno diffuse dal team non appena disponibili.

    fonte: tuttobiciweb.it


    Dramma in Sudafrica: è morto Ryan Cox
    Il Team Barloworld annuncia con sgomento la morte del proprio corridore Sudafricano Ryan Cox, esprimendo le proprie più sentite condoglianze alla famiglia dell’atleta.
    Il mondo del ciclismo è sconvolto dalla notizia di questa morte improvvisa.
    Il ventottenne professionista è deceduto all’alba di stamane – mercoledì 1° agosto – a causa di alcune complicazioni intervenute a seguito di un intervento chirurgico, al quale si era sottoposto tre settimane fa per la riparazione di una lesione vascolare.
    Cox era rientrato in Sudafrica per la convalescenza, ma lunedì scorso le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate, tanto da indurre i suoi familiari a trasportarlo immediatamente in ospedale. Dopo un consulto, i medici del Kempton Park Hospital di Johannesburg hanno ritenuto necessario intervenire con una operazione d’urgenza per porre riparo alla rottura di un’arteria.
    Il Team Manager di Cox, Claudio Corti, ha appreso la notizia questa mattina, rimanendone letteralmente sconvolto: “Ryan era un atleta dotato di ottime qualità che era riuscito a mettersi spesso in evidenza nel circuito del ciclismo internazionale. Ha rappresentato il suo Paese con orgoglio tanto da diventare quasi un simbolo del ciclismo Sudafricano. A nome di tutto il Team Barloworld vorrei esprimere il nostro più profondo dolore e la nostra affettuosa partecipazione alla famiglia di Ryan”.

    Ryan Cox era nato il 9 aprile del 1979. Professionista dal 2001, correva nelle file della Barloworld dalla stagione 2003. In carriera aveva collezionato sette vittorie, tra le quali ricordiamo i Campionati Sudafricani su Strada del 2004 e del 2005.

    I suoi migliori risultati:
    2007 - 2° [Giro del Capo (Rsa) – 2° tappa]; 5° [Giro del Capo (Rsa) – Classifica generale]
    2006 - 3° [Cape Town Tour (Rsa) – Classifica Genelare, Liberty Criterium (Rsa) - circuit]; 4° [Cape Town Tour (Rsa) – 2a tappa, Cape Town Tour (Rsa) – 4a tappa]
    2005 - 4* [tappa al Tour de Langkawi, Classifica Generale Tour de Langkawi, Campionato Nazionale su Strada, tappa al Qinghai Lake Tour]
    2004 - 2* [Campionato Nazionale su Strada, tappa al Giro del Capo]
    2003 - 1* [tappa al Circuit des Mines]

    fonte: tuttobiciweb.it
     
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  2. Sam I Am
     
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    Ho appreso adesso la notizia....mi dispiace un casino.....ma come si fa a morire cosi?
     
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    :( mi dispiace molto
     
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    Cristian Fanini:
    "La tristezza e la disperazione causata dalla morte di Cox hanno in questo momento il sopravvento su tutto il resto. Io e Ryan abbiamo corso insieme nel 2000, mio padre lo portò in Italia, quando aveva appena 19 anni, eravamo compagni di camera e di allenamento, e anche in questi anni abbiamo sempre conservato una vera e profonda amicizia. Era un atleta di grande valore oltre che una persona fantastica. Sono disorientato ed esterrefatto dalla dinamica della sua morte. Spero tanto che vengano chiarite molte cose, perché non si può morire così a vent’otto anni. In questo momento siamo tutti vicini alla sua famiglia, uniti al loro dolore e ricorderemo Ryan nelle prossime corse portando il lutto al braccio. Ogni nostro risultato sarà dedicato a lui".

    fonte: tuttobiciweb.it
     
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  5. Vince™
     
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    Claudio Corti chiede rispetto per Ryan Cox
    Domenica 5 agosto prossimo, il Team Manager della Barloworld Claudio Corti partirà alla volta del Sudafrica dove martedì si svolgeranno le esequie funebri di Ryan Cox , il ventottenne corridore tragicamente deceduto mercoledì mattina a Johannesburg a causa di alcune complicazioni intervenute a seguito di un intervento di chirurgia vascolare.
    Nel frattempo Corti ha preso nota con disappunto di alcune sgradevoli polemiche di cui si è reso protagonista un dirigente di un team italiano: "Chiedere un inchiesta dell'UCI per far luce sulle cause della morte di Cox ad appena poche ore dalla sua scomparsa e senza conoscere alcun elemento sui problemi fisici dell'atleta mi sembra francamente inopportuno e di cattivo gusto. - ha dichiarato Corti - Noi per primi come dirigenti della sua squadra desideriamo conoscere le cause che possano aver determinato questa tragedia, ma credo che formulare stupide illazioni ed adombrare sospetti su una vicenda drammatica come questa sia la dimostrazione più evidente del clima ormai insostenibile che caratterizza questo sport da alcuni anni a questa parte ed in particolar modo negli ultimi mesi. Per questo credo sia giusto almeno esigere il rispetto per la memoria di un giovane atleta scomparso a 28 anni. Non aggiungo altro anche perchè non è davvero il caso di scendere in polemica con chi cerca soltanto di destare clamore e farsi pubblicità".
    Da segnalare invece una lodevole iniziativa per ricordare Ryan: una pedalata amatoriale partirà alle ore 8.00 di domenica prossima da Como (via Gradi 15) per concludersi su una delle salite preferite di Cox, il "Ghisallo". Alle 10.00 poi - all'interno del Santuario della Madonna del Gisallo - verrà celebrate una Messa di suffragio.

    tuttobiciweb
     
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    povero Cox.... :(
     
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    Fanini chiede un inchiesta sul caso Cox
    Ivano Fanini è sconvolto per la tragedia che ha colpito ancora il ciclismo e commenta atterrito: «il sudafricano Ryan Cox è stato un mio corridore, era il 2000 quando l’ho lanciato 19 enne nel professionismo e dall’anno successivo è stato un crescendo fino all’arrivo nella Barloword di Claudio Corti. Spero che si tratti di un problema che non abbia a che fare con il doping. Anche se una vicenda così invita sempre a riflettere. E pensare ad esempio a quanti corridori fanno ricorso all’epo che rende il sangue denso come la marmellata e può provocare seri problemi vascolari. E il sistema, come provano le recenti confessioni e i fatti accaduti al Tour, è ampiamente diffuso. Con rischi evidentissimi.
    Mi auguro che non sia così, ma se per Ryan, avesse avuto un ruolo decisivo la sua fragilità congenita? Se ci fosse questo dietro ai problemi alle arterie? Adesso qualcuno dirà che sono sempre il solito, che parlo a sproposito quando muore un atleta ma non è così. Di tutti gli scandali e purtroppo anche delle morti, bisogna parlarne perché devono servire per cambiare le cose una volta per tutte. Questa volta faccio appello all’UCI perché venga aperta immediatamente un’inchiesta che chiarisca le vere cause di questo decesso. E’ il momento per continuare con forza l’opera di pulizia, andando in fondo a questa storia perché l’UCI non può far passare queste morti sotto silenzio, senza fare tutto il possibile per stanare gli eventuali responsabili e la loro omertà. Gli atleti passati nelle mie squadre negli ultimi 25 anni, tra dilettanti e professionisti sono stati centinaia e già cinque sono morti prima ancora dei 30 anni, a parte Galletti, 38 anni. Non mi sembra una cosa normale. Nel mondo credo che i morti siano centinaia. Gli atleti della mia squadra correranno in memoria di Ryan Cox da domani in Francia al tour di Alsazia con il lutto al braccio . In questo momento siamo tutti vicini alla sua famiglia, uniti al loro dolore, ogni nostro risultato sarà dedicato a lui».

    fonte: tuttobiciweb.it
     
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    Caso Cox: Fanini risponde a Corti e scrive a McQuaid
    Come sempre tuttobiciweb.it e tuttoBICI sono pronti a dare voce a tutti i protagonisti del mondo del ciclismo e non siamo certo noi, in un momento in cui servono più che mai chiarezza e serenità, a doverci ergere a censori.
    Pubblichiamo quindi la lettera di risposta scritta da Ivano Fanini a Claudio Corti premettendo che abbiamo volutamente omesso alcuni passaggi perché li abbiamo ritenuti lesivi della sensibilità dei protagonisti di questo caso.


    Egregio Direttore,
    stamani mi hanno fatto leggere le dichiarazioni di Claudio Corti pubblicate sul suo sito in riferimento al mio intervento per la morte di Ryan Cox. Intendo rispondere all’amico Claudio in quanto visto che sono stato l’unico che ha avuto il coraggio di muoversi e chiedere a testa alta che venisse aperta un inchiesta, mi sento direttamente chiamato in causa dalle sue parole. Pertanto, sono costretto a dare la mia replica che la prego di pubblicare, insieme alla lettera inviata ieri al Pres. McQuaid.

    Caro Claudio, intanto, se per anni sei stato ingaggiato per dirigere una squadra importante come la Saeco devi ringraziare esclusivamente il sottoscritto. Non voglio scendere nei particolari, dato che tu conosci benissimo i motivi.
    Inoltre, la nostra conoscenza risale addirittura ai tempi in cui correvi nei dilettanti e lottavi alle gare con i miei atleti dell’epoca, Alf Segersal e Tommy Prim.
    Questo tanto per farti capire che io non ho affatto bisogno di parlare per farmi pubblicità. Tutti, nel mondo del ciclismo, mi conoscono da sempre, non solo per le continue lotte al doping ma anche per le numerosissime vittorie che, con i miei teams, ho collezionato nell’arco di quasi 50 anni di attività nel mondo dilettantistico e professionistico.
    Dal 1996 però ho cambiato vita, non guardo più ai risultati ma a come essi vengono fatti. Con immensa soddisfazione ho fatto della lotta al doping la sola ragione della esistenza sportiva, e ti consiglio vivamente – come a molti altri che magari leggeranno queste parole - di seguire il mio esempio.
    Nessuno può mettermi il bavaglio, perché parlo seguendo esclusivamente la mia coscienza e perchè purtroppo, sono già morti prematuramente cinque atleti passati dalle mie squadre. Dal decesso di Simpson ad oggi le cose sono sempre peggiorate, specialmente negli ultimi anni a causa di questo ciclismo così esasperato, le morti sono divenute centinaia.
    Per questo è importante parlarne subito, approfondire questo problema reale e cercare di trovare delle vere, tangibili soluzioni prima che avvengano nuovamente molti altri tragici eventi come quello di Cox.
    (omissis)
    Questi dettagli non possono certo passare inosservati, non si può sopportare e stare zitti. La maggior parte delle squadre selezionano i corridori in base ai valori ematici, poi si lasciano morire senza le cure adeguate.
    Questo è un dato di fatto vergognoso.
    Ebbene, non si può andare avanti così, caro Claudio, io ormai da anni di fronte al doping non guardo in faccia nessuno. Il mio parlare l’ho già pagato e tutt’oggi continuo a farlo a caro prezzo, visto che dopo sedici partecipazioni consecutive, non mi hanno più dato la possibilità di fare il Giro d’Italia. Sono stato anche costretto ad affiliare la mia squadra all’estero, inoltre, nel 1999 ho dovuto pagare ben 600 milioni delle vecchie lire (tra stipendi e spese legali) per aver licenziato corridori che si dopavano, nonché il d.s. ed il meccanico che collaboravano a farlo e che vendevano le medicine. Adesso l’UCI fa il contrario, ma a quel tempo fui costretto a pagare centinaia di milioni soltanto per difendermi penalmente (ed essere poi assolto dopo otto anni di processi) dalle loro false accuse.
    (omissis).
    Ho un passato ed un presente nel ciclismo che nessun altro presidente forse potrà mai avere, per questo, caro Claudio, merito da te molto più rispetto.
    Detto questo, ti invito a riflettere, a pensare attentamente a quanti atleti sono passati sotto le tue file e adesso non ridono più. Almeno due purtroppo ne abbiamo in comune (Galletti e Cox), anche se in circostanze molto diverse e sai benissimo a cosa mi riferisco.
    Quindi, dimmi tu se dobbiamo tacere. La morte di un ragazzo fantastico come Cox non può passare inosservata. Tu parli di mancanza di rispetto, ma la vera mancanza di rispetto, la più totale, sarebbe se Cox oggi fosse morto invano. Il suo decesso deve servire a far luce su quello che succede nel nostro mondo, affinché nessun altro atleta muoia in futuro in questo modo e a quest’età.
    Se taciamo, quanti altri morti ci saranno? Io ho chiesto ufficialmente all’UCI - con una lettera scritta ieri al nostro Presidente Pat McQuaid - di aprire un inchiesta su questa tragedia.
    E’ l’ora di farla finita con l’omertà, e tu, che sei un ex corridore, ex un ds, un team manager ma soprattutto padre di un ragazzo già inserito in questo mondo e conosci benissimo i meccanismi marci di questo ciclismo, invece di trovare il coraggio di agire – come me - per cambiare le cose in qualche modo, vorresti - come Pilato - lavarti le mani, rimanere in silenzio senza far fronte alle tue responsabilità e te la prendi se ti senti in qualche modo tirato in causa.
    Ci sarebbe tanto altro da aggiungere ma per non dilungarmi ancora, mi fermo qui.
    Ivano Fanini


    Preg.mo Signor Presidente,
    Le scrivo a titolo personale e come presidente di Amore & Vita - McDonald's, il cui gruppo sportivo è da 25 anni impegnato nel circuito professionistico mondiale.
    A nome di tanti sportivi Le chiedo di aprire un'inchiesta per fare luce sulle cause dell'improvvisa scomparsa di Ryan Cox, morte che si aggiunge alla numerosa liste di giovani corridori deceduti prematuramente.
    Da uomo di ciclismo Lei conosce senz'altro la nostra storia, fatta di grandi risultati a tutti i livelli, ma, soprattutto, apprezzata per l'attenzione da sempre prestata al lancio di giovani provenienti da nazioni povere a livello ciclistico. Fra questi atleti c'era anche Ryan Cox.
    Ricordo benissimo quando lo portammo in Italia a soli diciannove anni: era un ragazzo adorabile e negli anni, grazie alle sue doti, era diventato uno dei simboli principali del ciclismo di una terra emergente come il Sudafrica.
    Non sta a me consigliarLa ed entrare in polemica per tutto quanto sta succedendo, ma voglio limitarmi a evidenziare che il luminare francese di Lione, monsieur Chevalier, da quando è in uso l'epo ha operato un migliaio di corridori tra cui, appunto, Cox.
    Sono convinto che nella maggioranza dei casi queste operazioni si siano rese necessarie proprio per l'assunzione e l'abuso di epo. Se il solo Chevalier ha operato oltre mille ciclisti, è vergognoso dover prendere atto che al mondo gli atleti sottoposti ad intervento chirurgico per questo problema devono per forza essere alcune migliaia. E', quindi, doveroso che Lei intervenga per fare chiarezza.
    Sotto la Sua presidenza, nonostante le critiche che spesso leggo a seguito dei continui scandali, devo riconoscere che tanti miglioramenti sono avvenuti. E' stata significativa, ultimamente, la Sua decisione di far versare, come multa, gli ingaggi percepiti dagli atleti coinvolti in fatti di doping.
    E, inoltre, che tali somme di denaro vengano utilizzate dall'UCI per la lotta al doping.
    A questo proposito mi fa piacere poter pensare che parte dei soldi che l'Uci recupererà dai soli Vinokourov, Mayo, Sinkewitz e Moreni, verranno impiegati per l'inchiesta sulla morte di Cox.
    Mi auguro che già a partire dall'anno venturo, con il Suo intervento, si arrivi a radiare immediatamente atleti, ds, team manager, medici e squadre che continuino a truccare le regole del gioco, proprio come Luca Ascani, campione italiano a cronometro, trovato positivo all'EPO (notizia ufficializzata proprio poche ore fa).
    Nel calcio italiano, ad esempio, questa pratica è già in vigore per coloro che sono recidivi all'uso di cocaina. Nel ciclismo dovrebbe essere adottato il medesimo sistema per l'assunzione di farmaci dopanti con la differenza che, da ora in avanti, coloro che dovessero venire sorpresi in difetto, dovrebbero incorrere nella squalifica a vita.
    Nonostante il Suo impegno e la Sua buona volontà, avrà capito che non si può andare avanti così, non si può morire a ventotto anni quando già molti atleti ci hanno lasciato prematuramente (di questi purtroppo ben cinque erano passati tra le file dei miei team).
    La prego, intervenga immediatamente aprendo un'inchiesta che coinvolga anche il professor Chevalier, la sua squadra Barloworld ed i compagni di squadra di Cox, Robert Hunter, e Mauricio Soler, protagonisti di alcune tappe all'ultimo Tour de France.
    In attesa di un Suo cenno di riscontro e, fiducioso, come sempre, nel Suo operato, Voglia gradire i miei Cordiali saluti,
    Ivano Fanini

    fonte: tuttobiciweb.it
     
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