Le Pagelle del Tour

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    www.ilnuovociclismo.com

    Group
    Staff
    Posts
    33,000
    Location
    Livorno

    Status
    Offline
    IL TOUR DI CONTADOR E DEL DOPING CHIUDE I BATTENTI. LE PAGELLE

    L'unico a ridere è lui. Alberto Contador, 24 anni da Madrid, ha vinto il Tour de France mantenendo il margine esiguo su Evans e Leipheimer. Al vaglio ora c'è l'ipotesi di correre una Grande Boucle mista tra squadre di club e nazionali, con gli sponsor che hanno già storto il naso. L'affresco di tre settimane di gara affidate alla penna del nostro Francesco Sulas.


    Conclusosi l’ennesimo Tour dei grandi scandali doping, vediamo di tirare le fila e capire cosa ci hanno detto queste tre settimane di corsa. Tre settimane che i francesi, gli italiani, il mondo intero, sentono come una festa. Se il Giro si corre a fine maggio e per andarlo a vedere i ragazzini devono marinare la scuola, il Tour è una vera e propria vacanza, ventun giorni che sembrano eterni, di cui si vorrebbe isolare ed esaminare ogni istante, ma che alla fine corrono via veloci come il vento, proprio come il gruppo che nell’ultima domenica, la passerella, sfreccia sui Campi Elisi ed incorona il suo re.
    Quest’anno il trono è toccato allo spagnolo Alberto Contador Velasco (voto 9), classe 1982, due Tour de France corsi ed uno vinto. Mica male. Il 24enne madrileno era ed è talentuoso, questo lo si sapeva già da prima della partenza di Londra. Non si pensava potesse e volesse tanto, subito, ingordo più che mai in mezzo ad un popolo che non ha mai amato i cannibali. Invece il ragazzino, con il peso del pronostico spostato altrove, ha saputo rivelarsi, avanzare in classifica pian piano e indossare la maglia che tutti i bambini in possesso di una bicicletta sognano, quella gialla. Si pensava potesse cedere nell’ultima crono, lui che non è mai andato così bene in prove contro il tempo lunghe più di 20 o 30 km e senza salitelle, ma ha smentito tutti, senza fare sfracelli ma tenendo tra sé ed il rivale, l’australiano Cadel Evans (voto 8), un margine irrisorio eppure sufficiente per essere incoronato con l’Arco di Trionfo sullo sfondo.
    Attendiamo nuove conferme da Contador, che parrebbe voler ripercorrere l’egemonia di Armstrong, ma intanto ci godiamo la realtà di un grande Evans, ottimo a crono, e questo lo si sapeva, quasi impeccabile in salita, e questo lo si sapeva meno ma lo si poteva intuire. Il ragazzo, non più giovanissimo, è il primo atleta del nuovissimo continente a salire sul podio di un Tour, lui che per un giorno vestì la maglia rosa al Giro 2002, per poi crollare dinanzi all’inesperienza ed alla fatica delle tre settimane. Quest’anno si è preparato meticolosamente con il solo Tour nel mirino e potremmo dire che ha fatto centro. Quasi centro, un podio a Parigi val bene una messa. Però questo forte passista scalatore con un passato da biker è scattato troppo spesso dietro ai camosci presenti in quest’edizione della Grand Boucle, sprecando energie preziosissime, quando poteva venir su del suo passo invidiabile ed evitare cedimenti e conseguenti perdite di minuti nei finali di tappa. A Plateau de Beille e sul Peyresourde il canguro avrebbe potuto zampettare un po’ meno e salire di potenza, pazienza, ha perso 4 minuti dal leader (allora era Rasmussen), sarà per gli anni a venire, sempre che sulla sua strada non trovi i vari giovani anni Ottanta, come Contador ed Andy Schleck, due nomi detti non a caso.
    Chi giovane non è più eppure ha mostrato un’ottima forma in questo Tour è Levi Leipheimer (voto 8), vincitore dell’ultima crono con un passo che riportava alla mente Armstrong ed una posizione aerodinamica di Landissiana memoria. Tiene sulle montagne e non risponde agli scatti, sia perché sa che pagherebbe, sia perché chi scatta è Contador, suo compagno di squadra, colui che, dopo la squalifica di Ivan Basso, doveva fare da scudiere e giovane apprendista al californiano, di cui abbiamo avuto modo di apprezzare doti altletiche e compagnia (e compagna) al seguito. Fosse dieci anni più giovane avrebbe davanti a sé una carriera più che discreta, Levi che non è un campione e sapendolo si mette spesso al servizio. Ha 34 anni e si accontenterà di un bel finale di partita, magari fonderà una squadra dopo che avrà smesso di correre, oppure se ne tornerà in California, sole, mare, surf e riposo. Riposo che dopo un Tour corso in questo modo comunque gli spetta.
    Un bel voto alla spedizione spagnola, l’Invincibile armada (9), che si ritrova con 9 atleti nei primi 20 della generale, 6 nei primi 10, numeri da far girare la testa e capo scoperto per dire “chapeau!”a questi pedalatori, non tutti campioni, che si ritrovano ai piani alti della corsa più importante al mondo. Se si tornasse al Tour de France corso con squadre nazionali gran parte del bottino sarebbe loro, anche se non tutti sarebbero felici di essere ritenuti spagnoli. Ed allora, in onore alle minoranze, un complimento speciale va ai baschi Haimar Zubeldia (7) e Amets Txurruxa (7). Il primo ripete il 5° posto del Tour 2003, quando incantò il mondo insieme al gemello Ibàn Mayo (4), quest’anno partito forte al Tour e poi dato per disperso. Ora Zubeldia ha trent’anni giusti giusti, una classe non certo cristallina ed un futuro da ottimo piazzato dinanzi a sé. Quasi mai spettacolare, si esalta nelle lunghe cronometro (insieme al bravo Astarloza ed a Gutierrez Palacios è uno dei pochi ispanici cultori di tale disciplina) e regge il passo dei migliori anche sulle salite più arcigne. Il secondo, Txurruxa (si pronuncia “zurruca”, a quanto pare) ha 24 anni, come Contador, e pare un vero e proprio temerario. Amante della fuga da lontano, bel fisico da scalatore, mai domo, nemmeno quando sta per essere risucchiato dal gruppo, potrà far grandi cose in futuro, e se troverà l’ottima compagnia di quell’Igor Anton (voto 2, non pervenuto) tanto atteso alla vigilia e ritiratosi dopo poche tappe sarà tanto di guadagnato.
    Chi delude fortemente è invece Alejandro Valverde (voto 5), il grande favorito della vigilia, alla fine ottiene solo un 6° posto che lascia l’amaro in bocca. Sarà per il peso del pronostico, sarà perché, si dica quel che si vuole, ma il Tour non è la Vuelta, Valverde sembra pimpante più di molti altri nelle prime settimane - quando scatta sul Galibier tutti pensano che l’uomo da battere sarà lui – ma col passare del tempo, delle tappe e delle montagne il murciano perde forma, carattere, quotazioni. Sarà per un’altra volta, ma è l’ennesimo flop di Valverde al Tour (nel 2005 vinse davanti ad Armstrong a Courchevel prima di ritirarsi per un fastidio al ginocchio e restare lontano dalla bici fino al sorprendente argento di Madrid, nel 2006 cadde nelle prime tappe, clavicola rotta, mon Tour adieu). Confidando nel futuro ed attendendo di conoscere il nome del cane del Caisse d’Epargne, ci godiamo uno spagnolo che va forte, eccome, solo in salita ma tanto basta per assicurarsi l’ennesimo 4° posto in generale. Carlos Sastre (7,5), che secondo le voci di questi giorni corrisponderebbe allo pseudonimo “Amigo de birillo”, ha sempre tenuto botta e nell’ultima tappa montana ha cercato di far saltare il banco, senza grandi esiti ma almeno ci ha provato, complimenti per il coraggio! Si è capito anche il probabile valore del probabile vincitore del Tour 2006, Oscar Pereiro Sio (5), buono giusto per aiutare il proprio capitano e per entrare nelle fughe giuste. A proposito, a Parigi arriva con un ritardo di 14 minuti, quelli che sbadatamente Landis ed altri presunti top team gli concessero 12 mesi fa, permettendogli di vincere il Tour, processo a Landis permettendo.
    Processi, già. Se ne sono fatti molti in queste settimane al ciclismo intero, all’UCI, ad ASO, al Sistema. Il Tour che negli intenti degli organizzatori doveva essere il più pulito della storia, il Tour degli stipendi tolti ai positivi, il Tour delle grandi firme sulle grandi carte dellUCI, si ritrova con un Vinokourov alle prese con strane trasfusioni, una maglia gialla, Rasmussen, che non avrebbe potuto partecipare alla corsa, Moreni e Sinkewitz testosteronici ed un probabile terzo caso importante di positività. Ne sapremo di più in settembre, conoscendo la storia, ma noi vogliamo parlare di ciclismo, non di politica, sebbene gli argomenti siano ormai inscindibili. L’elezione di McQuaid, Presidente dell’UCI e vacanziero durante il Tour (sì, avete letto bene!), che non vorrebbe Rasmussen in giallo a Parigi mentre auspicherebbe la vittoria di “un giovane corridore” è tutta un programma. E invece va detto, Rasmussen ha sbagliato a mentire sui suoi spostamenti, probabilmente non lo ha fatto per giocare a nascondino ma per altri scopi, eppure a Londra c’era, è partito, ha gareggiato una settimana e fin quando non si è preso la maglia gialla nessuno si è curato di lui. UCI, Rabobank e Federazione Ciclistica Danese (a tutte e tre voto 0, non potendo usufruire dei numeri negativi) sapevano, dovevano comunicare l’irregolarità dei controlli a sorpresa volutamente saltati, non avremmo avuto una maglia gialla chiacchierata per dei puri sospetti non provati, ma d’altra parte non ci saremmo goduti lo spettacolo del Pollo scalatore che frega tutti con una fuga e prende la maglia a pois, unendola alla gialla. Michael Rasmussen (voto 9) si è dimostrato di gran lunga il più forte in montagna ed a crono ha tirato fuori il coniglio della vita dal proprio cilindro, dunque meritava di vincere il Tour, meritava di finirlo e non di essere estromesso per le pressioni di UCI ed ASO al suo Team. Con le presunzioni di colpevolezza non si va da nessuna parte. Il vincitore (a)morale di questa corsa è lui.
    Vincitore doveva esserlo Alexandre Vinokourov (7), caduto ad Autun insieme al compagno Kloden, vincitore della crono di Albi e di un bellissimo tappone pirenaico, salvo poi scoprire che il sangue che correva nelle sue vene non era tutto suo. Peccato, Vino non avrebbe vinto comunque ma avrebbe regalato spettacolo, lo stava già facendo, avrebbe tenuto duro fino a Parigi con 35 punti nelle 2 ginocchia martoriate. Come e con quali mezzi avrebbe tenuto duro lo sappiamo adesso, ma non ci sentiamo di mettere la mano sul fuoco per la pulizia di tutti i 141 corridori che hanno finito la Grand Boucle.
    Altro lottatore, altra giovane scoperta, è Mauricio Soler (voto 8), colombiano, spilungone, scalatore e maglia a pois, che un anno fa correva nell’Acqua&Sapone ed il Tour lo vedeva in poltrona, mentre oggi vince la tappa di Briançon, la classifica per il miglior scalatore, e tutto questo all’esordio nella Grande Boucle. Fortissimo in salita quanto scarso a crono (discriminante tipica dei ciclisti colombiani, Santiago Botero fa eccezione), migliorando un po’ lo stile in sella e cercando di perdere meno possibile nelle lunghe crono un giorno potrebbe ambire a risultati più che soddisfacenti. Compagno di squadra di Soler alla Barloworld (ottimo team, siete sicuri, lì ad Aigle, che le migliori squadre siano nel ProTour?) è quel folletto di un Robert Hunter (8), quotato poco o niente alla vigilia, che regala la prima vittoria nella corsa francese al Sudafrica e si piazza sempre alle spalle di un tipo che risponde al nome di Tom Boonen (9), netto dominatore delle volate (grazie soprattutto al fido gregario Steegmans, che pure a Gand tira così bene che il traguardo lo taglia per primo lui!) e maglia verde finale. Non deludono mai l’inossidabile Zabel ed il vichingo Hushovd, che vince a Joigny e fa secondo sui Campi Elisi, laddove vinse 12 mesi fa. A tutti va un bel 8 in pagella, fermo restando che s’è sentita la mancanza di McEwen, infortunato dopo la caduta di Canterbury (dove pure ha vinto, e per questo un bel 7 non glielo leva nessuno), che il nuovo fenomeno Cavendish (4) non è ancora così fenomenale ma crescerà. C’è di nuovo che i francesi lamentano la mancanza di un campione per le gare a tappe, e questa non è poi cotanta novità. In attesa di un corridore che valga un po’ più di Moreau (5), che lotta contro i ventagli degli Astana così come Don Chischiotte faceva contro i mulini a vento (o a ventaglio?), i transalpini si possono godere un Sebastien Chavanel (7), fratello dell’eterna promessa mai mantenuta Sylvain, che vanta uno spunto veloce notevolissimo, ed un Romain Feillu (8), neoprò dell’Agritubel, classe 1985, già bronzo iridato a Salisburgo 2006 tra gli Under 23, che si piazza 5° nella sua prima volata al Tour, si ripiazza i giorni seguenti ma si ritira in seguito, con un enorme bagaglio d’esperienza in più.
    Capitolo italiani. Il Tour vedeva al via un tricolore più scolorito del solito, con Petacchi fuori causa per la vicenda del salbutamolo e solo 18 dei nostri a nastri di partenza, agguerriti sì, ma impotenti contro i giganti della classifica generale. Solo tappe quindi, per i nostri piccoli eroi. Ci si aspettava molto da Alessandro Ballan (4) ma il vincitore dello scorso Fiandre non ha mai trovato né la gamba né la fuga giusta. E allora ad Autun ci siamo gustati la vittoria di Pippo Pozzato (7) che se negli anni a venire preparerà meglio la stagione delle Classiche potrebbe diventare cliente scomodo per molti. Dopo le volate di Danilo Napolitano (6), che per essere al primo anno che fa Giro e Tour ha ottenuto ottimi piazzamenti, eccoci qui a criticare le strategie Lampre, ancora una volta, per quanto riguardava Daniele Bennati (8), che nella maxi caduta di Gand aveva perso chances di vittoria e buona gamba. Meglio così, perché l’aretino va in fuga e vince a Castelsarrasin, per poi ripetersi su un traguardo che sognano tutti i campioni del pedale, quello degli Champs Elysées. Cosa c’è di meglio che salire sul podio con l’Arco di Trionfo alle proprie spalle? Forse vincere alla Sanremo, o alla Paris – Tours, corsa che nel 2005 Bennati sfiorò, preceduto di un amen dal solo Zabel. Probabilmente Bennati nel 2008 cambierà squadra, forse andrà in Liquigas, forse altrove, certo è che la convivenza con Napolitano è impossibile o quasi.
    Gli strascichi di critiche che si lascia alle spalle questo Tour sono notevoli e non si deve avere la certezza che la Grand Boucle sia terminata a Parigi. Quando Werner Franke, massimo esperto tedesco in materia di doping, afferma che la vittoria di Contador, che compare più volte nei dossier di Operaciòn Puerto, è la più grande truffa della storia, non si può che riconoscere l’amara verità del ciclismo moderno. La classifica finale di questo Tour non doveva essere questa, è stata stravolta strada facendo, accontentiamoci di quel che passa il convento ma senza abbassare la guardia, questo mai. E se vogliamo capire quanto ricattabili e ricattati, da UCI e dagli Organizzatori siano i corridori, basta leggere quanto dichiara Andreas Kloden, che, ancora in corsa per un podio, s’è dovuto ritirare insieme all’Astana a seguito della positività di Vinokourov: «Siamo soltanto marionette, vittime della lotta tra Uci e i grandi giri. Quando sento il patron del Tour dire che l’Uci vuole danneggiare e distruggere la credibilità della sua corsa ho l’impressione che noi corridori non contiamo nulla». Quando tutti i corridori capiranno davvero che loro in questa lotta di poteri sono solo marionette, quando capiranno che senza di loro lo spettacolo non andrebbe avanti, certo i problemi del ciclismo non saranno debellati, ma sarà comunque una bella presa di coscienza, un buon inizio.

    fonte: Francesco Sulas [[email protected]] - ilciclismo.it
     
    .
  2. Sam I Am
     
    .

    User deleted


    Ne ho letto un pezzo e ho preferito non continuare....questo non ho capito che sport segue
     
    .
  3.  
    .
    Avatar


    www.ilnuovociclismo.com

    Group
    Staff
    Posts
    33,000
    Location
    Livorno

    Status
    Offline
    io l'ho postate x dovere di cronaca... quello ch mi spaventa è che ha dato i voti così... 9 a Contador, 9 a Rasmussen, 7 a Vino... manca un 10 a Moreni, Iban Mayo e Sinkevitz e siamo a posto.. :asd:

    cioè... nn c'ha nemmeno un dubbio su mettere sti votoni e sti commentoni a corridori un pochino (o anche un po' + di pochino...) sospetti!?

    Anche a me Contador è piaciuto un monte... io suoi scatti m'hanno impressionato spero davvero che sia stato tolto dall'OP xchè davvero nn c'entrava nulla con quella storiaccia... però..
     
    .
  4. Sam I Am
     
    .

    User deleted


    Sisi hai fatto bene a postarlo, bisogna avere tutte le possibilità per maturare una propria visione di quello che succede, ma qua mi sa ke abbiamo capito tutti che questo segue un altro sport...
     
    .
3 replies since 31/7/2007, 01:40   178 views
  Share  
.