Operacion Puerto - Il Tas sospende per 2 anni Valverde: torna a gennaio 2012

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    Lissavetsky ribatte: non abbiamo insabbiato l'Operacion Puerto
    Attaccato da più parti in merito all'Operacion Puerto, il ministro dello Sport spagnolo Jaime Lissavetzky, ministro dello Sport spagnolo, respinge le accuse al mittente: «Non abbiamo nulla da nascondere e non nasconderemo nulla. Anche noi vogliamo risolvere la questione e non accetto accuse di insabbiamento. Il resto sono insinuazioni fondate sul nulla. Anche noi, come la Wada, ci siamo appellati contro la decisione di archiviazione del giudice Antonio Serran, una decisione che ostacola l'adozione di sanzioni nei confronti degli atleti. Vogliamo trovare una soluzione, non vogliamo lasciare nulla in sospeso, ma non possiamo applicare la nuova legge antidoping varata ai fatti al centro dell'Operacion Puerto.

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  2. xGarzox
     
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    Rogge: curioso di vedere come finirà l'Operacion Puerto

    In apertura dei lavori della Wada a Madrid, a tenere banco naturalmente è sempre l'Operacion Puerto e all'argomento non è sfuggito nemmeno il presidente del Cio, Jacques Rogge: «Siamo tutti curiosi di vedere come va a finire. Siamo ansiosi di sapere come si pronuncerà la suprema corte spagnolaSperiamo che l'esito sia positivo e che l'inchiesta possa essere riaperta».

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  3. f23zelk
     
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    come finirà....secondo me oramai è finita....hanno trovato 2 o 3 colpevoli...bastano e avanzano...
     
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    Wada e Uci chiedono due anni di squalifica per Valverde
    A lanciare la notizia è il quotidiano AS nella sua edizione di oggi: la Wada e l'UCI hanno chiesto al Tas di Losanna che Alejandro Valverde venga squalificato per due anni a causa della sua implicazione nell'Operación Puerto.
    A presentare il ricorso è stata ufficialmente la Wada con l'Uci a dare man forte. Da parte sua, Valverde sarà difeso dallo stesso gruppo di avvocati che già lo hanno assistito proprio davanti al Tas, al quale Valverde si appellò per poter disputare il mondiale. La prima linea di difesa sarà quella di spingere il Tas a dichiararsi non competente per affrontare il caso. La seconda linea, se si andrà in giudizio, sarà quella di chiedere una sanzione amministrativa e non penale.

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  5. xGarzox
     
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    per archivio posto

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  6. fou
     
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    dove l'hai scovato garzo questo documento??
     
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    Tempo fa scrissi in tag che mi sembrava che fosse coinvolto, tra i tanti, anche l'ucraino Yaroslav Popovich... il suo nome mi sembrava fosse stato su un foglietto trovato in tasca a Fuentes...
    Ho trovato questo articolo che mi conferma la cosa...

    CITAZIONE
    [...] Il nome di Valverde è però in giornata risalito alla ribalta, ma non è une bella ribalta. Secondo il quotidiano spagnolo ABC infatti, anche Alejandro Valverde avrebbe fatto parte del vastissimo giro di doping ruotante attorno al ginecologo di stanza a Madrid, Eufemiano Fuentes. Spiega infatti Abc che tra gli appunti del dottor Fuentes, quelli rinvenuti al momento dell'arresto del 'diabolico' ginecologom, appare anche il nominativo Valverde, l'unico non abbreviato a differenza di altri, come Vino, Popo, Manc e Ale. E' bene intendersi, suddette abbreviazioni rimandano ad altrettanti e pure ben noti corridori, ma sarebbe questo speculare in maniera cattiva. [...]

    (fonte: sportitalia)

     
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    Caso Caruso, la Disciplinare giudicherà il 6 dicembre
    La Commissione Disciplinare della Federciclismo, in base all'esito delle udienze già tenutesi ed all'esito della Camera di Consiglio, ha emesso due ordinanze, con le quali ha fissato la data della seduta disciplinare, nell'ambito della quale saranno trattati i provvedimenti di deferimento decretati, dall'Ufficio di Procura Antidoping
    del C.O.N.I., nei confronti dell'atleta Giampaolo Caruso e del Sig. Alessandro Kalc, entrambi derivanti dal procedimento disciplinare 149-06 - "Operacion Puerto".
    La seduta avrà luogo giovedì 6 dicembre 2007 (ore 15.00), presso gli Ufficio Federali dello Stadipo Olimpico in Roma.

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    Lettera aperta di Giampaolo Caruso: chiedo giustizia
    Mi chiamo Giampaolo Caruso, sono un ciclista professionista di 27 anni nativo e residente a Siracusa, sono stato medaglia d'argento ai mondiali Under 23 di Lisbona nel 2000 e sono passato al professionismo nella squadra spagnola della Once, poi diventata Liberty Seguros, nel 2006 sono giunto undicesimo nella classifica finale del Giro d'Italia e ora corro in Italia nella Lampre. O almeno dovrei correre...

    Caro direttore, a tutti gli sportivi, a qualsiasi persona che mi possa aiutare...,
    Vi scrivo questa lettera a cuore aperto perche ormai penso di essere arrivato alla follia totale, mi sento vittima dei poteri forti e nel braccio di ferro tra Coni, Federazione, Uci.
    Non percepisco stipendio da 6 mesi, non gareggio da cinque mesi, da quando è scoppiato il caso Fuentes ho corso saltuariamente (per la verità mi hanno fatto cadere nel limbo già dal giugno 2006 a febbraio 2007, in tutto praticamente ho già "scontato" 14 mesi di inattività) e forse perché sono uno "non famoso" non posso avere voce in capitolo e sono stato lasciato nel limbo. Mi trovo in una situazione pazzesca e assurda: qui di seguito riepilogo i vari passaggi:

    Giugno 2006 scoppia il caso FUENTES: vengo incluso in una prima lista di proscrizione perché faccio parte della squadra di Manolo Saiz e sono sospeso dalle competizioni per 3-4 mesi. Unico indizio a mio carico è un programma di allenamento di Saiz e un foglio-calendario di corse della mia squadra in cui anch'io ovviamente sono convocato in diverse competizioni, rinvenuti nello studio del medico Fuentes.
    Incontro gli avvocati dell'Uci, spiego loro la mia situazione e mi rassicurano dicendomi di non preoccuparmi, che ho il diritto di correre in qualsiasi team, che non debbo ritenermi coinvolto nell’Operazione Puerto. Ma alle parole non seguono i fatti: non riesco a correre.
    A luglio 2006 la situazione è questa: nessun organismo sportivo mi chiama perché io dia spiegazione alcuna delle circostanze, e quando la Federazione Ciclistica Spagnola emette un documento a mio favore, nel quale si dichiara che nei miei confronti non c'è alcuna inibizione a partecipare a gare ciclistiche, la Federazione Ciclistica Internazionale mi blocca senza indugio stavolta inserendomi nelle "liste di proscrizione" dell'Operacion Puerto: sono anch'io un appestato del ciclismo.
    Così per avere un briciolo di voce in capitolo (da non-famoso quale sono) scrivo a tutti gli sportivi una prima lettera pubblicata da alcuni giornali e siti internet tra i quali tuttobiciweb.it: voglio che chiunque sappia che non ho niente da nascondere, che non ho mai messo piede nello studio medico del dott. Fuentes, che non ho alcuna intercettazione video a mio carico presso i suoi studi a Madrid, che non ho telefonate né sms con quel medico e soprattutto che non esistono mie sacche di sangue in giro per il mondo, né in Spagna, né altrove.
    Scrivo perché voglio giustizia, perché voglio mi sia reso il mio lavoro e soprattutto la mia dignità di Uomo: io da Fuentes NON ci sono mai andato e non per un caso fortuito della mia carriera... no.
    Non ci sono andato per scelta anche se - la cosa è oggi di dominio pubblico anche se allora direttamente non ne ero affatto al corrente - lui era il medico di riferimento della mia squadra: a me non sono mai piaciute le chiacchiere che già allora si facevano su quel medico. A quel punto ancora non so se siano solamente chiacchiere o ci sia del vero, ma io non voglio aver nulla a che fare con lui, non giudico chi lo sceglie come proprio consulente, ma io preferisco andare diritto per la mia strada, quella del mio ciclismo.
    A settembre 2006 incontro Saronni, team manager della Lampre: capisce la situazione, legge i documenti, lo rassicuro mettendo a disposizione volontariamente il mio Dna per qualsiasi confronto non avendo in prima persona nessun dubbio (sono stato io il primo atleta al mondo a dare il consenso): mi assumono così nella squadra italiana.
    Anche lui ha letto, dopo che ho l'ho recuperata dai fascicoli imputati a Basso, un'intercettazione tra Fuentes e Labarta, il quale commentando l'arrivo della tappa del Giro Italia di Passo Lanciano, chiede chi fosse Caruso quarto classificato, perché non lo conosceva: questo conferma che Fuentes non sapeva neppure della mia esistenza, pur appartenendo alla Liberty Seguros.
    Gennaio 2007: inizio la stagione con la Lampre, mi preparo per il Giro d'Italia, ma 10 giorni prima della manifestazione (quando scoppia il caso Basso, ndr), Saronni mi informa che, per evitare problemi di etica non chiara, mi vieta la partecipazione al Giro d'Italia. Sconfortato e deluso non capisco, ma ho una gran voglia di fare chiarezza.

    A questo punto decido di affrontare di petto la situazione e scrivo a Torri, chiedendo udienza per chiarire. Torri riceve la mia lettera, accoglie la mia richiesta e convoca un incontro informale in data 11 di giugno. Ricordatevi bene questa data...
    A Torri spiego la mia situazione, lui si meraviglia di come - in base ad elementi inesistenti - la mia squadra sia stata obbligata a lasciarmi a casa dal Giro d'Italia.
    Mi rassicura, presente il mio avvocato, dicendomi che lui le mie carte le ha già analizzate a suo tempo, al momento del deferimento per Basso e Scarponi visto che anch'io ero un atleta italiano coinvolto nella stessa Operacion Puerto, ma che le ha ritenute prive di elementi accusatori degni della minima rilevanza e aveva di proposito evitato una mia inutile convocazione. E decide addirittura di aiutarmi (queste le sue parole!) promettendomi di scrivere lui stesso una lettera chiarificatoria definitiva alla mia societa, all'Uci e agli organizzatori del Tour, cosi che io possa riprendere la mia attività in primis proprio dal Tour in modo attivo e sereno, senza equivoci.

    Torno a casa motivato, prendo la bici e la cavalco per 7 ore con rabbia e senso di liberazione, pensando che finalmente posso guardare ad un futuro sereno.
    Dopo pochi giorni già sono costretto ad inoltrare una serie di solleciti presso Torri e alla sua segretaria per avere il documento chiarificatorio della mia situazione.
    Le risposte sono sempre le stesse.... "domani arriverà.. stiamo lavorando in un periodo intenso per la procura... faremo il possibile per risolvere tempestivamente la sua situazione..."!
    Passano cosi i giorni e le settimane e si arriva sino a 7 giorni prima della partenza del Tour. Stremato e deluso dell'attesa, il LUNEDI precedente la partenza della Grande Boucle chiamo ancora la segretaria di Torri pregandola di inviarmi immediatamente il documento, in quanto il MARTEDI ci sarebbero state le visite mediche del Tour e quindi la mia partenza. La segretaria per l'ennesima volta mi promette che sicuramente nel pomeriggio mi sarebbe stato recapitato il documento. Riattaco il telefono ed ansioso inizia la mia attesa.

    ORE 13 ricevo la telefonata dal mio procuratore Johnny Carera il quale di informa di avere ricevuto a sua volta notizia dall’avvocato Cecconi che il signor Torri mi ha deferito chiedendo due anni di squalifica! Al momento penso ad uno scherzo, poi inevitabilmente crollo dalla sedia perche penso sia IMPOSSIBILE, scoppio in lacrime con la voglia di buttarmi nel vuoto dal balcone, per un atto di tradimento e ingiustizia da parte di Torri, al quale ho scritto personalmente, a lui mi sono sempre affidato e in lui ho creduto. Mi trattengono solo la mia Fede religiosa e il rispetto per il mio corpo, la mia dignità, i miei familiari sempre presenti al mio fianco.
    Gli elementi di accusa? Gli stessi che di fronte a me, a quattr'occhi, aveva giudicato "privi di una seppur minima rilevanza accusatoria". La sua spiegazione di fronte a questa presa di posizione? "Ho cambiato idea...".
    Io sono disperato e adirato: nelle regole dello sport c'è sì di staccare o battere il proprio avversario. Ma lo si fa lealmente, non a gamba tesa: sembra invece che queste regole nel mondo civile non valgano più. Per fortuna ho tutta la mia famiglia,la mia ragazza, alcune amicizie profonde, il mio procuratore sempre molto vicini e solo con loro sono riuscito a superare questo ennesimo brutto momento, aspettando a questo punto la convocazione della Disciplinare.
    Il 20 SETTEMBRE arriva la convocazione... e si fa attendere molto!
    Dal 3 di luglio, data del Deferimento di Torri, al 20 settembre passano 77 giorni!
    Ma tant'è, mi presento di nuovo con l'avvocato Cecconi, rispiegando la situazione e addirittura - per evitare problematiche - presento una memoria chiarificatoria di uno specialista ematologo (il dott. Ingrillì, primario dell'ospedale Forlanini di Milano) che dimostra che negli ultimi 5 anni (analisi mediche alla mano) non ho mai avuto nessuno scompenso ormonale che dimostri assunzione di alcuna sostanza vietata.
    In particolare il mio valore di ematocrito più alto nel quinquennio si fa registrare a dicembre 2005, con un punteggio pari a 45,3 a riposo, mentre in periodo agonistico non supero mai il valore dei 43,7 punti percentuali.
    Si riservano di decidere e attendo con fiducia un loro pronunciamento.
    Non è normale che non mi diano il loro pronunciamento subito, come SEMPRE fanno con tutti, ma mi dico: "dovranno analizzare meglio la perizia che gli ho portato", e allora accetto che mi rimandino la decisione di qualche giorno. Qualche giorno...
    Ora la cosa piu drammatica è che nel frattempo il regolamento di giurisdizione antidoping Coni-Fci subisce più di un cambiamento, coloro che debbono amministrare la materia, a mia richiesta di tempestivo pronunciamento, rispondono o più volte che non sanno che pesci prendere ma il fatto è che dopo 140 giorni dalla richiesta di deferimento (chiedo troppo di essere giudicato in tempi normali?...) sto ancora aspettando il giudizio: non essendoci nessuna causa fondata, penso che nessuno abbia realmente il coraggio di assolvermi, visto il terrorismo che si è creato in Italia sulla questione sul doping, per cui c'è una grande paura di esprimere una assoluzione per un atleta per la possibile lotta di poteri forti tra Coni, Federazione e Giudice di Ultima Istanza o qualche altro membro istituito ultimamente.

    Come ultima spiaggia mi affido a voi, con una briciola di speranza per poter vivere dignitosamente, per fare chiarezza di cosa succede veramente in quei Grandi Palazzi.
    Io non ho piu una lacrima da versare, il mio lavoro è il ciclismo e sono 6 mesi che non percepisco stipendio dalla mia squadra: in avvocati ho già speso abbastanza e, come capite, poc'altro mi resta. Cosa fare ancora? Affranto e inc...to nero mi sforzo ogni giorno facendo una fatica sovrumana a non voler perdere la fiducia nella Giustizia e soprattutto nella VITA.
    Spero che un giorno un Magistrato leggendo questa lettera possa indagare a capire che gli atleti non sono merce di scambio per coloro che dirigono Palazzi con lotte politiche.

    GiamPaolo Caruso

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    Il tribunale di Amburgo ordina l'interrogatorio di Fuentes
    Il tribunale delle grandi istanze di Amburgo ha ordinato che il medico spagnolo Eufemiano Fuentes sia ascoltato com etestiomone nel processo che oppone Jan Ullrich a Werner Franke, esperto tedesco nella lotta al doping. Il corridore ha querelato quest’ultimo che lo ha accusato di aver versato nel 2006 la cifra di 35.000 euro al medico spagnolo.

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    Caruso, in attesa di giudizio

    Lo scalatore siracusano, sospeso dalle corso dopo l'avvio del caso Fuentes, si sente una "vittima dei poteri forti nel braccio di ferro tra Coni, Federazione e Uci". E chiede che sia emessa una sentenza

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    MILANO, 28 novembre 2007 - Non riceve stipendio da sei mesi, non gareggia da cinque mesi, ha già scontato 14 mesi di inattività senza che sia mai stato emesso un verdetto che lo dichiarasse colpevole. Giampaolo Caruso, 27 anni, siciliano di Siracusa, professione scalatore, ufficialmente gregario di Damiano Cunego, praticamente si sente "vittima dei poteri forti e nel braccio di ferro tra Coni, Federazione e Uci". E confessa: "Penso di essere arrivato alla follia totale".

    Caruso, che cos’è successo?
    "Una situazione pazzesca e assurda. Nel giugno 2006 scoppia il caso Fuentes. Siccome faccio parte della squadra di Manolo Saiz, che è al centro dell’inchiesta, vengo sospeso dalle competizioni. Unico indizio a mio carico è un programma di allenamento di Saiz e un foglio-calendario di corse della squadra in cui, ovviamente, figuro convocato. Questi documenti sono stati trovati nello studio del medico Fuentes".

    Poi?
    "Incontro gli avvocati dell’Uci. Mi dicono di non preoccuparmi e mi danno il benestare per il non coinvolgimento nell’Operacion Puerto. Ma non riesco a correre. Un mese dopo sono in una sorta di limbo: nessun organismo mi chiama perché io spieghi la mia posizione. E mentre la Federazione spagnola stabilisce che nei miei confronti non c’è alcuna inibizione a partecipare alle corse, l’Uci m’inserisce nelle "liste di proscrizione" dell’Operacion Puerto. E così mi blocca. Divento anch’io un appestato del ciclismo".

    Allora?
    "Scrivo a giornali e siti Internet che non ho mai messo piede nello studio medico di Fuentes, non c’è alcuna intercettazione video nei suoi studi di Madrid, non esistono telefonate né sms con Fuentes, soprattutto non ci sono sacche del mio sangue in giro per il mondo. Nel settembre 2006 incontro Giuseppe Saronni, il team manager della Lampre-Fondital. Io, primo atleta al mondo, metto a disposizione il mio Dna. E Saronni m’ingaggia".

    Finché?
    "Comincia la stagione. Dieci giorni prima del Giro d’Italia scoppia il caso Basso e Saronni, per prudenza, mi vieta di partecipare al Giro. Allora scrivo a Ettore Torri, capo della Procura antidoping del Coni, e chiedo udienza. Torri mi ascolta e, alla fine, dice di volermi aiutare: promette di scrivere alla mia società, all’Uci e agli organizzatori del Tour per chiarire definitivamente la mia posizione estranea alla vicenda".

    Invece?
    "I giorni passano invano. Sollecito Torri e la sua segretaria, ma le risposte sono vaghe. Finché mi chiama il mio procuratore, Johnny Carera: m’informa che Torri mi ha deferito e chiesto due anni di squalifica. Non ci posso credere. E’ il 3 luglio. Salto anche il Tour. Devo attendere 77 giorni per essere convocato. Presento la perizia di un ematologo, che attraverso le analisi mediche dimostra come negli ultimi cinque anni non abbia mai avuto alcuno scompenso ormonale che dimostri che ho assunto sostanze vietate. In particolare, il mio valore di ematocrito più alto è 45,3% a riposo nel dicembre 2005, invece in periodo agonistico non supero mai il 43,7. Da allora il regolamento di giurisdizione antidoping Coni-Federciclo cambia e io non ho più avuto notizie".

    Caruso, ma perché?
    "Nessuno ha il coraggio di assolvermi per il terrorismo che si è creato in Italia sulla questione doping. C’è una grande paura ad assolvere un atleta per la possibile lotta di poteri forti tra Coni, Federazione e Giudice di ultima istanza. Io voglio solo essere giudicato, in tempi normali. Chiedo troppo?".

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    Allan Davis ha denunciato l'Uci
    L’australiano Allan Davis, dapprima implicato e poi prosciolto nell’Operación Puerto, ha presentato una querela contro l’UCI con l’accusa di aver danneggiato la sua carriera: lo scorso anno Davis trovò un contratto in extremis con la Discovery Channel e per il 2008 è ancora al palo.
    Davis - che correva con la Liberty Seguros - ha sempre negato con veemenza di essere implicato nell’Operación Puerto, mettendo a dispossizione sin dalla prima ora il suo dna per gli inquirenti spagnoli.
    Da parte sua l’Uci, dopo qualche mese dall’avvio dell’inchiesta, inviò una letera all’Agenzia Antidoping australiana nella quale dichiarava la completa estraneità di Davis, anche se alla vigilia del mondiale le carte in tavola tornarono ad essere mischiate, tanto è vero che Davis ha potuto disputare il mondiale solo grazie alla sentenza del Tas che diede il via libera ad Alejandro Valverde.

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    Caso Caruso: la Procura acquisirà nuovi documenti
    La Commissione Disciplinare Federale Nazionale, così composta: avv. Vincenzo Ioffredi (Presidente), avv. Pietro Pergolari, avv. Alba Ronca (componenti), assistiti dal Segretario della Commissione Alessandro Bezzi, nella seduta odierna, presente il Procuratore Capo dell'Ufficio di Procura Antidoping del C.O.N.I., Dott. Ettore Torri, in relazione al procedimento nei confronti dell'atleta Giampaolo Caruso, difeso dall'avv. Federico Cecconi, ha disposto l'acquisizione di ulteriore documentazione relativa a procedimento disciplinare svoltosi dinanzi alla Reale Federazione Ciclistica Spagnola, nonchè ai periodi di sospensione volontaria del Caruso da competizioni agonistiche. In relazione al caso riguardante il Sig. Alessandro Kalc, è stato disposto il differimento della trattazione, in accoglimento dell'istanza della difesa del deferito.

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  13. xGarzox
     
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    Su «Panorama»: Fuentes, Torri, Zidane e quel medico dell'Uci

    «Lo sport agonistico pregiudica la salute» ha dichiarato il 4 dicembre Eufemiano Fuentes, il medico arrestato nel 2006 con l’accusa di essere a capo di un’organizzazione, con ramificazioni anche in Italia, che praticava autoemostrasfusioni e vendeva sostante dopanti al gotha dello sport iberico, e non solo. Poi ha aggiunto, come riferisce «La Gazzetta dello Sport», che il caso che lo coinvolge è «archiviato, ma non chiuso». Vero, almeno in Italia.

    Infatti da alcuni mesi la unitad central operativa della Guardia Civil di Madrid (in particolare un giovane tenente) sta collaborando in modo riservato con la procura di Roma e con quella antidoping del Coni per riferire tutti i collegamenti con l’Italia della cosiddetta Operacion Puerto».
    Un’indagine che in Spagna è rallentata da una legislazione antidoping dalle maglia larghe, ma che potrebbe andare in porto a Roma.

    Nel 2006 la polizia iberica aveva sequestrato nel laboratorio di Fuentes sacche di sangue (comprese quelle del tedesco Jan Ullrich e di Ivan Basso, ex vincitore del Giro d’Italia, ora squalificato dal Coni) e numerosi elenchi cifrati di presunti clienti. Tra questi almeno 58 ciclisti, come pure tennisti, piloti e calciatori. Per esempio, quelli di Barcellona e Real Madrid, tra questi l’ex calciatore Zinedine Zidane. Un appunto alle indagini: nessuno in Spagna ha controllato i file nei computer di Fuentes, cosa che gli investigatori italiani ora farebbero volentieri.

    Intanto il pm romano Paolo Ferraro sta studiando le oltre 6 mila pagine dell’«Operacion Puerto», che ha secretato. Lo stesso fascicolo è nell’ufficio del procuratore antidoping del Coni Ettore Torri (le ultime carte sono arrivate una decina di giorni fa). E’ presto quest’ultimo inizierà a convocare in Italia sportivi citati nell’inchiesta che hanno gareggiato in Italia negli anni sotto esame.

    Chi non risponderà alla chiamata rischierà una condanna in contumacia e conseguente rinuncia alle competizioni in Italia. In questo caso ciclisti celebri come Alejandro Valverde potrebbero essere esclusi dal Giro d’Italia, dal Tour de France e anche dai Mondiali di ciclismo che si correranno a Varese nel 2008.

    Le carte spagnole non incolpano solo gli atleti. La Guardia Civil ha riferito ai nostri investigatori che un responsabile sanitario italiano dell’Unione Ciclistica Internazionale (Uci) è stato accusato di aver cancellato dai computer file con valori sospetti di alcuni atleti. Medici e preparatori italiani nel mirino delle procure e dei nuclei antisofisticazione (Nas) dei carabinieri sono sempre più numerosi. Presunti stregoni intorno a cui, con il passaparola, si radunano, in piccole realtà di provincia, decine di atleti. Dai fondisti africani che si allenano in Lombardia agli sportivi, calciatori compresi, che si affidano, sempre più numerosi, alle cure di un mago della riviera romagnola.
    Gli inquirenti scandagliano (è recente un’inchiesta della procura di Trento) anche il mondo della mountain-bike.

    In Spagna i nomi dei calciatori, salvo qualche bisbiglio, sono rimasti coperti. In Italia, al contrario, i campioni negli elenchi di Fuentes potrebbero presto diventare pubblici e rischiare qualcosa. Soprattutto chi ha disputato partite in Italia nel periodo in cui ha fatto ricorso ai trattamenti di Fuentes. Come i giocatori di Barcellona e Real Madrid che hanno affrontato in Champions League squadre di serie A.

    Davanti al procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, nel marzo 1999, Zidane, in quegli anni fantasista della Juventus, aveva ammesso di aver mandato giù, contro la fatica, decine di pasticche, di avere fatto ricorso a infiltrazioni di antinfiammatori e a flebo di vitamine e di ferro a causa della sua betatalassenia. «Le flebo sono utili, se no come farei a giocare 70 partite all’anno?» aveva detto.

    Ora, forse, dovrà spiegare il motivo della sedute nel laboratorio di Fuentes. Speriamo non alla vigilia di Italia-Francia dei prossimi europei.

    da «Panorama» di questa settimana a firma Giacomo Amadori
     
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  14. xGarzox
     
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    Operacion Puerto, le squadre spagnole cambiano rotta

    Le squadre spagnole hanno cambiato radicalmente atteggiamento nei confronti dell'Operacion Puerto: mentre lo scorso anno tutte avevano ingaggiato corridori coinvolti nell'inchiesta, quest'anno sembra scattata una sorta di tacita prescrizione.
    Sevilla e José-Enrique Gutierrez, per esempio, non hanno ancora trovato una squadra per il 2008 e lo stesso anche l'australiano Allan Davis (che potrebbe finire per accasarsi al Team SouthAustralia).
    E ancora: Zaballa e David Plaza non sono stati confermaati dalla Caisse d’Epargne e Zarate dalla Saunier Duval. La Karpin-Galicia ha lasciato liberi Nozal ed Eladio Jimenez così come il giovane Lloret che correva per la Fuerteeventuraa. Un altro atleta coinvolto, Bernabeu, è stato costretto ad emigrare in Portogallo (che sembra essere rimasta l'ultima zona francaa) così come Angel Vicioso.

    velo-club.net
     
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    Ottima cosa...
    Peccato che il Portogallo stia accogliendo un po' tutti i coinvolti... sarà solo un caso che adesso Fuentes "lavora" in Portogallo?
     
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344 replies since 12/6/2007, 19:55   3715 views
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