Omosessualità nel ciclismo: idee a confronto

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    Omosessualità nel ciclismo: idee a confronto
    L’omosessualità ha una densità variabile da sport a sport: ci sono quelli dove ufficialmente “non esiste”, come il calcio, con allenatori nazionali che “certificano” di non aver visto un gay in 40 anni di carriera. Lasciando dubbi e sorrisi. E ci sono quelli dove è opinione comune che ci sia. Ma un fatto colpisce su tutto: nello sport non se ne parla o se ne parla con grande disagio.


    Prendete il ciclismo femminile ad esempio: molte voci, ma nessuna certezza. E, sopratutto nessuna voglia di parlarne. Trovare una ciclista che abbia la forza e la voglia di dichiararsi? Impossibile. Eppure nel mondo di oggi non sarebbe poi un dramma, visto quello che riportano quotidianamente le cronache. Per i ciclisti maschietti, poi, è del tutto fuori discussione anche solo poter fare un ragionamento.

    Si ripiomba nell'omertà totale, come nel calcio, dove pure qualche anno addietro, cioè in tempi non sospetti, un'inchiesta di Repubblica segnalava quanto meno l'esistenza di una realtà concreta. Strano il mondo dello sport: sembra che più ci si avvicini al grosso pubblico, a grossi sponsor, grossi introiti e più l’omosessualità sparisca. Fenomeno inversamente proporzionale a quello di popolarissimi miliardari gay, in altri settori, che non fanno scappare né acquirenti né attenzione su di loro. Spiegare i perchè è compito difficilissimo, più da sociologo e da psicologo che da cronista. Però qualcosa cambia e continua a cambiare. Non c'è più quell'alone di scandalo nell'affrontare certi umanissimi argomenti.

    Per questo all’appuntamento di fine d’anno per il ciclismo italiano abbiamo posto qua e là qualche domanda incuriositi più sul fatto di come si risponde oggi su certi argomenti che sul tema stesso. Non si sono sottratte nè Tatiana Guderzo, campionessa del mondo su strada in carica, nè Giorgia Bronzini, campionessa del mondo su pista nella corsa a punti e oro anche nella recente prova di Coppa del Mondo in Colombia.

    Perchè un atleta vincente e magari non dopato, non può anche rappresentare una realtà gay vissuta alla luce del sole? La Guderzo non nega affatto che sia una realtà esistente nel loro mondo: 
“Si ci sono diverse colleghe, è risaputo. Nelle squadre si è a conoscenza di certe situazioni, ma ci si rispetta ed poi ognuno vive il suo privato. Io non voglio entrare nella vita degli altri, e non voglio che si entri nella mia.”


    Si parla di situazioni che riguardano per lo più atlete straniere. E le italiane ? 
“Si ci sono, ma non se ne parla. Io non posso immaginare cosa si possa provare nell’avere attrazione per una donna, ma in fondo, a chi fanno male?”


    Appunto. Crede che gli sponsor o le squadre si ritirerebbero se fossero a conoscenza di un certo orientamento sessuale di un atleta?
 “No. Io credo che lo sponsor debba guardare alla realtà sportiva della persona, se lavora bene o no. Non penso che le persone cambierebbero opinione per questo.”

    
Quindi perchè tutto questo ipocrita "non chiedere e non dire"? C'è vergogna?
 “Si, penso di si”

    
E gli uomini?
 “Per loro è ancora più complicato”.


    “Penso che l’omosessualità ci sia come in tutte le realtà - dice Giorgia Bronzini - Magari la persona non si vergogna di se stessa, ma deve rapportarsi con la famiglia, con tutto quello che ha intorno.”

    
Ma ci sono situazioni conosciute nelle squadre. Tra di voi lo sapete? 
“Si certo, tra di noi lo sappiamo e ognuno si rispetta.”


    Non pensi che ci potrebbe essere un immagine positiva, per una sportiva serenamente gay, o sono gli sponsor, le squadre...
“Si, la censura delle società e degli sponsor è presente. Io penso che gli sponsor scapperebbero, se si trattasse della moda però sarebbe diverso !”

    
Si sa ma non si deve dire? 
“Si” 
Paolo Colombo, volto di La 7, è autore di una inchiesta su omosessualità e sport. Anche il suo lavoro è stato presto messo nel dimenticatoio. La sua intervista al calciatore semiprofessionista che si divide tra campo e notti a pagamento con altri calciatori, con fidanzata di copertura, avrebbe potuto avere diversi sviluppi, visto che si chiamavano in causa giocatori di serie A e persino giocatori della nazionale. Sconfessando clamorosamente un certo ct. “Il calcio femminile è lo sport gay per eccellenza. Anche nel ciclismo femminile c’è una realtà. Per esempio c’è una ciclista che ha una fidanzata, si sa.”

    
Ma non si può dire, vero? 
“No, nell’ambiente c’è una certa discrezione. Io non posso certo dirlo, ma ci sono diverse atlete.”

    Parlano sempre di atlete straniere 
“Ai mondiali di Varese c’era una ciclista tedesca, Judith Arndt (bronzo in linea e a cronometro), che non mi ha fatto mistero di vivere con una ragazza ( la compagna, Petra Rossner, è una ciclista ora ritiratasi; ndr). Era disponibile a farmi conoscere la sua realtà, se fossi andato ad Amburgo per un intervista.”

    Francesca Romana Golino - sportpro.it
     
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  2. cruijff91
     
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    Vabbe' ma saranno pure fatti loro no? Perchè farci un'inchiesta giornalistica?
     
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  3. "(Joe.Falchetto)"
     
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    una domanda mi sorge spontanea: e sti cazzi?
     
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2 replies since 17/12/2009, 10:24   3669 views
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