Uci: deciso il divieto progressivo delle radioline

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    Sicurezza: l’Uci vuole abolire le radioline in gruppo
    La federazione Internazionale del ciclismo sta facendo un rapido censimento fra le squadre per proporre ciò che a partire dalla prossima stagione o al massimo nel 2010 potrebbe diventare un’imposizione vera a propria: l’abolizione da parte dei corridori dell’utilizzo delle radioline auricolari.
    L’Uci non ha fatto certo tale proposta per restituire un pizzico di vitalità alle corse stesse: il vero motivo che porterebbe a un divieto delle radio è in effetti un altro e riguarda la sicurezza. Ci spieghiamo meglio: quando le ricetrasmittenti vennero ammesse in gruppo - si tratta di apparecchi che si sistemano nelle tasche posteriori della maglia e che consentono il dialogo con il diesse in ammiraglia attraverso un auricolare - il numero degli incidenti in gruppo aumentò e da più parti si sostenne non a torto che la comunicazione con i propri tecnici andava a discapito della concentrazione. Gli stessi addetti ai lavori replicarono che era vero anche il contrario: attraverso l’auricolare, insomma, i tecnici potevano avvertire i corridori di eventuali ostacoli lungo il percorso dopo averne ricevuta comunicazione da radiocorsa. Per questo motivo, nessun provvedimento venne preso.
    Oggi come oggi, le tesi di pensiero sono due e nettamente antitetiche fra loro. Da una parte troviamo quelli che sostengono lo status quo, vale a dire la presenza delle radio in gruppo. «Permettono di avere in corsa un andamento più corretto e razionale - dice Claudio Corti, team manager della Barloworld - e inoltre garantiscono una copertura audio in caso di situazioni di pericolosità quali inconvenienti lungo la via, improvvisi temporali in arrivo, incidenti di qualche compagno di squadra» . Insomma, così facendo l’informazione che arriva dall’ammiraglia viene trasmessa in tempo reale ai corridori. Ma anche a questo punto c’è da registrare una possibile presa di posizione dell’Uci, che sta valutando la possibilità di impedire alle squadre di poter allestire all’interno delle vetture le televisioni portatili, anche questo per evitare situazioni di pericolo in carovana.
    Il secondo schieramento è proibizionista ed è composto dai nostalgici del ciclismo di una volta, quando la tattica veniva lasciata soprattutto all’istinto e all’immediatezza del capitano in gruppo. «Mi fa male vedere che i giovani sono ormai robotizzati - afferma Fabio Bordonali, team manager della Lpr di Danilo Di Luca - e si affacciano al professionismo senza la minima cultura della corsa, come se dovessero soltanto fare affidamento sulla competitività delle proprie gambe e non sulla scaltrezza del proprio cervello. In troppi casi, le corse vengono decise dalle automobili che seguono i corridori. E questo sia un male per il ciclismo, che da sempre si è giovato di colpi di mano dei protagonisti, inventati in un attimo e affidati all’inventiva di chi è in bicicletta. Personalmente, sarei favorevole all’abolizione delle radioline, anche se si potrebbe al limite arrivare a una situazione di compromesso, concedendo le ricetrasmittenti soltanto alla coppia di capitani di ciascun team».

    Paolo Viberti (Tuttosport)
     
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  2. Joey Ramone GN
     
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    sono d'accordo, almeno si vedranno meno tattiche e più istinto
     
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  3. Carles Puyol
     
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    Una cosa aassurda... secondo l'UCI si dovrebbe tornare agli anni trenta...assurdo!
     
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  4. Joey Ramone GN
     
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    CITAZIONE (Carles Puyol @ 12/6/2008, 23:52)
    Una cosa aassurda... secondo l'UCI si dovrebbe tornare agli anni trenta...assurdo!

    io invece stavolta sono d'accordo con l'uci. ormai si vedono troppo spesso corridori che lasciano andare gli avversari e amministrano. in questo modo invece non sarà più così facile, e l'istinto conterà più della tattica
     
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    a dir la verità nn so cm schierarmi... se pro o contro le radioline... mi trovo d'accordo con Bordonali a sto punto... "si potrebbe al limite arrivare a una situazione di compromesso, concedendo le ricetrasmittenti soltanto alla coppia di capitani di ciascun team."
     
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  6. "(Joe.Falchetto)"
     
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    io lo dissi già tempo fa durante il Giro d'Italia e lo ripeto oggi. Secondo me le radioline andrebbero vietate!
     
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  7. xGarzox
     
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    certo ne guadagnerebbe lo spettacolo, ma credo che almeno ai capitani andrebbe data
     
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  8. Joey Ramone GN
     
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    Uci: deciso il divieto progressivo delle radioline

    Il Comitato Direttivo dell’Uci ha preso ieri alcune decisioni molto importanti. Dopo l’assegnazione di diversi campionati mondiali, tra i quali Olanda 2012 per la strada, e l’approvazione dei calendari agonistici (fra questi anche quello del ProTour, nonostante alcune gare non abbiano ancora ricevuto formamlmeente il rinnovo della licenza), il Comitato Direttivo ha approvato la nomina dei rappresentanti delle squadre in seno al ProTour: gli eletti sono Roberto Amadio della Liquigas e Jonathan Vaughters della Garmin-Slipstream, quest’ultimo presidente della AIGCP.

    Altre cose importanti:
    RADIOLINE: Dopo una riflessione approfondita riguardo l’utilizzo delle radioline, il Comitato Direttivo ha deciso di seguire la raccomandazione della Commissione Strada dell’Uci, la quale ha proposto il divieto progressivo di utilizzo per tutte le categorie agonistiche. I suoi membri ritengono che l’utilizzo delle radioline snaturi il ciclismo stesso e inoltre la Commissione ha raccolto il parere della gran parte dei protagonisti del ciclismo stesso. Il divieto di utilizzo è già in vigore per Juniores e Under 23 mentre sarà messo a punto un calendario apposito per l’introduzione della norma tra i professionisti.

    ANTIDOPING – Il regolamento Antidoping è stato modificato per includere una nuova sezione dedicata all’educazione antidoping dell’Uci Questa dovrà essere obbligatoriamente seguita daai corridori inclusi dall’Uci nelle famose liste “ciblé”. Le Federazioni nazionali saranno vivamente incoraggiate a chiedere ai corridori e alle loro squadre di seguire questo programma.

    CLASSIFICHE – Il Comitato Direttivo ha deciso di abbandonare la classifica Equipes Continentales Professionnelles UCI partecipanti al programma del passaporto biologico, perché questa non ha riscontrato l’interesse auspicato.

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    Uci, come e quando spariranno le radioline
    Dopo la decisione, il modus operandi. L’Uci ha deciso il calendario che porterà all’abolizione delle radioline. Nel 2010 saranno vietati gli auricolari nelle prove di categoria .2 e ai campionati del mondo. Nel 2011 il divieto si estenderà alle gare di categoria .1 e a quelle di Hors Categorie e nel 2012, infine, le radioline scompariranno anche dai grandi giri e dalle classiche. Sempre che la protesta, che da più parti sta già montando, non riesca ad ottenere dei rinvii.

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  10. riccarduz94
     
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    Speriamo...perchè se le squadre si ribellano ancora ci sarà da incazzarsi :sisi:
     
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  11. f23zelk
     
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    finalmente fa qualcosa di buono l'Uci
     
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    L'Uci da il via all'abolizione degli auricolari
    L’Uci ha inviato una circolare alle Federazioni Nazionali relativa alla decisione presa dal Comitato Direttivo lo scorso 23 settembre a Lugano sull’abolizione progressiva degli auricolari in corsa.
    Dopo aver ricordato che la decisione è stata presa a seguito di un dettagliato studio che «ha tenuto contodella volontà della maggior parte degli attori del ciclismo», l’Uci informa che in una prima fase, la stagione 2010, l’uso delle radioline sarà vietato nelle gare di categoria .2 (uomini e donne) e nelle prove nazionali.
    Nella sua circolare l’Uci chiede alle federazioni la massima collaborazione per diffondere la notifica a tutte le componenti del ciclismo.

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    Radioline: ma chi ascolta il gruppo?
    Radioline si o radioline no? Sull’amletica domanda si basa l’inchiesta promossa da tuttoBICI. L’Uci ha infatti deciso di abolire progressivamente l’utilizzo degli auricolari e ha indicato le principali tappe di attuazione. Nel 2010 saranno vietate nelle gare di categoria .2 e nei Campionati del Mondo, nel 2011 nelle prove di categoria .1 e in quelle Hors Categorie e nel 2012 le radio scompariranno anche dai grandi giri e dalle classiche. Abbiamo sentito il presidente dei direttori sportivi italiani Alberto Volpi, il presidente della Adispro internazionale Serge Parsani, il Ct della nazionale Franco Ballerini e tre saggi dell’ammiraglia come Giancarlo Ferretti, Gianluigi Stanga e Davide Boifava.

    La decisione di abolire progressivamente l’uso delle radioline lascia esterrefatto Serge Parsani, tecnico del Team Katusha e presidente dell’Associazione Internazionale dei direttori sportivi. «Sto contattando tutti i manager delle squadre Protour e Professional per raccogliere le loro opinioni e stabilire la linea da portare avanti. Intanto però mi piacerebbe conoscere le motivazioni reali che hanno portato gli organismi competenti a prendere una decisione così assurda. Dire che si diminuisce la fantasia dei corridori è una falsità perché è l’atleta che decide quando e come attaccare. Conosce il suo stato di forma e nessuno può telecomandarlo».
    Il presidente dell’ADISPRO internazionale si dice preoccupato in primis per l’incolumità dei ciclisti. «Le radioline permettono ai direttori sportivi di dialogare con i corridori senza entrare nella pancia del gruppo e quindi in assoluta sicurezza. Togliendole si darebbe vita ad un via vai di ammiraglie impressionante. Sarebbe caotico e soprattutto pericoloso. Quando fu decisa l’obbligatorietà del casco tutti i tecnici si dissero favorevoli perché era una decisione utile a salvaguardare la salute e l’integrità dei corridori, ma con le auricolari il discorso è diverso».
    Parsani rafforza la sua tesi portando paragoni con altri sport. «Nel calcio gli allenatori impartiscono indicazioni dalla panchina, nella F1 i piloti sono in contatto radio con i box e gli auricolari esistono anche in altre discipline come il football americano. Nel ciclismo invece si vogliono prendere altre direzioni senza considerare che le corse si svolgono su strade aperte e che i corridori di un team possono essere sparpagliati in più gruppetti. Comunicare senza radioline diventerebbe impossibile e le ammiraglie potrebbero non sapere se un atleta ha bisogno di assistenza per una caduta o per una foratura. Nel corso di una gara ci può essere l’esigenza di cambiare la tattica e si ha il diritto di comunicarlo».

    La decisione di togliere le radioline dal ciclismo scatena il fermo dissenso di Alberto Volpi, presidente dei direttori sportivi italiani. «Sono assolutamente contrario perché si andrebbe ad eliminare uno strumento di lavoro indispensabile sia per il tecnico che per il corridore. L’uso dell’auricolare semplifica i passaggi in corsa ed evita alle ammiraglie di entrare in gruppo per parlare con gli atleti. Questo permette di comunicare eventuali cambi di strategia e di organizzare al meglio il lavoro di squadra senza ledere la sicurezza né dei ciclisti né dei tifosi che si trovano ai bordi di strade non sempre sicure. Tutti i lavoratori del mondo hanno la possibilità di usufruire della tecnologia e non riesco a capire perché nel nostro sport si voglia rendere complicata anche la cosa più semplice».
    Volpi contesta soprattutto le motivazioni della decisione. «Non è assolutamente vero che le radioline snaturano la fantasia dei corridori. Un direttore sportivo non ha certo il potere di entrare nella mente di un ciclista e tantomeno può manovrarlo come succede alla playstation. La condizione fisica, le gambe e l’intuizione del corridore fanno la differenza in ogni situazione sia che si tratti di una volata o di uno scatto. La riunione che si svolge prima della gara delinea la tattica, ma in corsa possono essere necessari degli accorgimenti. Per questo la radiolina è importante e per questo gli atleti la reputano fondamentale. Se si vuole abolire il supporto della tecnologia bisogna eliminare anche l’uso di contachilometri, cardiofrequenzimetro e di tutto il resto, ma si tratterebbe di un autogol davvero clamoroso».

    È decisamente contrario all’abolizione delle radioline il Commissario Tecnico Italiano Franco Ballerini. «Se fossimo ai tempi di Coppi e Bartali andrebbe bene, ma ai giorni nostri è un’assurdità. La radiolina prima di essere un supporto tecnico è infatti uno strumento di sicurezza che evita ad ammiraglie e atleti di comunicare andando avanti e indietro. I corridori sono triplicati, mentre le strade sono le stesse con in più rotonde e spartitraffico. Senza gli auricolari aumenterebbe il caos e sarebbe difficile avvertire i ciclisti di eventuali pericoli».
    La sicurezza è il primo dei motivi, ma non certo l’unico indicato da Ballerini. «Non capisco perché si voglia penalizzare il lavoro dei corridori e dei diesse. Sarebbe come se nel calcio si permettesse ad un allenatore di fare la formazione, ma poi lo si mandasse in tribuna per impedirgli di dare suggerimenti. Un tecnico non deve solo indicare chi gioca, ma anche dirigere le operazioni e guidare la squadra. Una corsa di ciclismo dura anche sette ore e visto che le strategie possono cambiare rispetto a quelle stabilite nella riunione tecnica ci deve essere la possibilità di rimediare».
    Il ct si dice esterrefatto per le parole di opinionisti e giornalisti che si sono espressi in favore dell’abolizione. «Il supporto tecnologico è un valore aggiunto del quale possono usufruire tutti i lavoratori. Ho letto anche su tuttobiciweb.it dichiarazioni che non condivido. A quei commentatori che vogliono togliere le radioline dico di lavorare senza computer e di usare memoria e fantasia quando elencano i piazzamenti dei corridori, anche di quelli sconosciuti, nelle corse più disparate. Se si deve fare un passo indietro, allora facciamolo tutti».

    Assolutamente contrario all’abolizione è Giancarlo Ferretti. Il decano dei diesse italiani spiega la sua opinione attraverso numerose motivazioni. «È una decisione assurda che va in controtendenza rispetto a tutti gli altri sport. In ogni disciplina il tecnico ha la possibilità di rimanere a contatto con gli atleti e non capisco perché nel ciclismo si voglia agire diversamente. Considerando il numero degli atleti e le qualità delle strade si aumenterebbero solo rischi ed incidenti. È questione di sicurezza per evitare un inutile e pericoloso andirivieni da parte delle ammiraglie».
    Ferretti non è affatto d’accordo con chi dichiara che le radioline limitano la fantasia degli atleti. «È una motivazione che non sta né in cielo né in terra perché nessun direttore sportivo dice ad un corridore di scattare in quel punto o di non farlo. Si danno indicazioni sulla tattica e sull’interpretazione, ma poi contano le gambe, le sensazioni e l’istinto degli atleti. A Petacchi, per esempio, non ho mai detto di cominciare la volata a 100 metri dall’arrivo piuttosto che a 110. Negli ultimi 4-5 km non parlavo più e lasciavo che i ragazzi se la sbrigassero da soli, ma anche prima non è che fossimo costantemente collegati».
    Il decano dei tecnici approfondisce il concetto prendendo spunto dalla sua esperienza personale. «Sono stato direttore sportivo per 30 anni e posso affermare che le radioline non cambiano le qualità degli atleti e nemmeno la sostanza dei risultati. Vince sempre il più forte».

    Non usa certo giri di parole Gianluigi Stanga che definisce una vera e propria assurdità l’idea di abolire le radioline. «Mi sembra una decisione presa da incompetenti. Il ciclismo è attanagliato da problemi seri che andrebbero urgentemente risolti e invece si parla solo di modificare qualcosa che già funziona rischiando la sicurezza degli atleti e togliendo ad un direttore sportivo uno strumento di lavoro. Nella vita si può fare di tutto, ma questo mi sembra solo un ulteriore modo per farsi del male. Diverse decisioni prese negli ultimi anni sono servite solo ad aumentare le difficoltà economiche, pratiche e qualitative, ma si vede che ancora non è abbastanza. Spero che prima o poi qualcuno mi spieghi perché si vuole per forza rovinare il nostro sport».

    Va invece parzialmente controcorrente Davide Boifava, uno dei migliori direttori sportivi della storia recente. «Le radioline sono utili soprattutto perché permettono di prevenire gli incidenti e di intervenire subito in caso di cadute o forature. Le strade e le corse sono cambiate e i pericoli sono notevolmente aumentati rispetto al passato. La salvaguardia della sicurezza in gara è però l’unico motivo per cui reputo importante il loro uso»...
    Boifava approfondisce l’argomento e spiega chiaramente i motivi che lo vedono favorevole all’abolizione. «Quando andavo a scuola ci facevano imparare le tabelline a memoria e non usavamo di certo la calcolatrice. Con questo voglio dire che se si fa una bella riunione tecnica al mattino non c’è poi la necessità di stare tutto il giorno in contatto via radio. Bisogna lasciare spazio alla fantasia e all’intuizione dei corridori senza impartire loro suggerimenti ad ogni passo. Gli atleti fanno già tanta fatica a pedalare e non credo che debbano farne ancora di più ascoltando per sette ore le parole dei tecnici. Oltre a questo credo che i ciclisti debbano imparare a gestirsi da soli e che i direttori sportivi debbano solo coordinare il lavoro della squadra. Al giorno d’oggi le ammiraglie sono piene di supporti tecnologici e questo mi sembra francamente esagerato».
    Per salvaguardare la fantasia senza tralasciare l’aspetto sicurezza Boifava propone una soluzione intermedia. «L’uso delle radioline non cambia i valori in campo, ma sono contrario da sempre ad un certo tipo di innovazioni. Prima ogni squadra aveva un regista in gara che riceveva le informazioni e poi le riportava ai compagni. Se oggi questo è diventato un problema si potrebbe fare la stessa cosa dotando dell’auricolare un solo corridore per team. Così facendo si limiterebbe l’utilizzo sfrenato delle radioline senza creare ulteriori pericoli».

    da tuttoBICI di novembre
    a firma di Daniele Gigli
     
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12 replies since 12/6/2008, 22:27   230 views
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