Doping: positivo lo junior Bani alla Settimana Tricolore

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    Ma poi che non si accorgeva di andare più forte, ma dai... Mi sembra di sentire Riccò, quando dopo la prima tappa vinta al Tour disse "Io sono andato forte come sempre, sono gli altri che sono andati più piano"...

    "Ma se ti avessero detto che quei farmaci erano doping, li avresti presi?" Che domande stupide, ma cosa vuoi che ti risponda... -.-'

    Tra l'altro è successo un po' di bordello con la famiglia Pantani visto che, nel servizio, al solito, è stato accostato il nome di Pantani al doping.

    ps: Le Iene, con 'sti inutili servizi ad minchiam, hanno davvero rotto le palle... e sempre Fanini c'è nel mezzo oh!
     
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    Caso Bani: confermata la squalifica
    Nessuno sconto, nessuna riduzione di pena. Neppure un piccolo riconoscimento della buona volontà e della collaborazione nelle indagini doping. Il Tribunale Nazionale antidoping del Coni ha respinto l'istanza di sospensione fatta da Eugenio Bani, il corridore junior trovato positivo alla gonadotropina corionica (un ormone che stimola la produzione di testosterone, l'ormone della forza) ai campionati italiani di categoria nel giugno scorso. Il giovane atleta, dunque, dovrà scontare per intero i 21 mesi inflittigli nel primo giudizio.

    A nulla è valsa l'ultima audizione presso la Procura Coni, al termine della quale si era ricavata l'impressione che si potesse aprire uno spiraglio. "Fu lo stesso Torri a suggerire di presentare questa istanza - racconta Fabrizio Bani, il padre del corridore, deluso e amareggiato - poi davanti al tribunale ha addirittura sostenuto che i tre mesi di sconto già avuti per la collaborazione erano forse addirittura troppi". Per il Tribunale gli elementi di novità apportati nell'ultima audizione non sarebbero stati sufficienti per portare ad ulteriori deferimenti di atleti o dirigenti, dunque non si sarebbe potuto procedere diversamente. Resta l'amarezza di una decisione che non premia minimamente chi, sia pure scottato da una brutta vicenda, ha poi dimostrato il massimo possibile di collaborazione e di disponibilità nel corso delle indagini. Anche se, secondo ambienti vicini alla Procura Coni il respingimento dell'istanza non sarebbe defintivo: "Ci sono due procedimenti ancora aperti - fanno sapere dal Foro Italico - uno sportivo e uno penale e nulla vieta di ripresentare in futuro la richiesta, se emergessero fatti nuovi".

    Il messaggio che passa è che rimpinzare quasi quotidianamente di pasticche, siringhe, ferro, vitamine, "reintegratori" vari giovani atleti di 17-18 anni che di nulla avrebbero bisogno se non di una sana e corretta alimentazione e di ritmi "naturali" di recupero è perfettamente corretto. Anche se tutti sono consapevoli che abituare psicologicamente il giovane atleta che ogni prestazione sportiva debba essere "sostenuta" con la farmacia, sia pure rimanendo nel campo de lecito, può essere l'anticamera di altre e più compromettenti pratiche. Davvero non c'era modo di dare un segnale diverso? In fondo bastava poco e qui parliamo di giovani dilettanti che non dovrebbero essere trattati come professionisti, ma che, invece, finiscono per diventare veri e propri "polli da batteria". "E' così che si fa la lotta al doping?, si chiede il padre di Bani. Non è compito del Tribunale fare questo tipo di valutazioni, avrebbero spiegato nell'ultima audizione. Anche se prima della sentenza la Procura aveva sentito altri compagni e dirigenti della squadra che Bani mette sotto accusa: "Io non ho preso nulla. Loro mi davano di tutto". In particolare uno, che aveva avuto anche problemi di salute. "Molti - dice il padre di Bani - sono ancora in quella squadra e sono arrivati scortati dai dirigenti... Chi vuol capire capisca: è una squadra forte, potente, conosciuta...".

    Nella vicenda ha probabilmente pesato il fatto che Bani sia stato tesserato attualmente per la formazione "prof" di Ivano Fanini, uno che pur lottando da anni strenuamente contro il doping è visto inspiegabilmente (o forse troppo spiegabilmente) negli ambienti federali e del Coni come il fumo negli occhi. Tempo fa, scambiando due chiacchiere con un personaggio di peso di quell'ambiente che frequenta l'ambito cicloamatoriale ci è capitato di sentire frasi del tipo: "Vedrai quel Bani lì e quel Fanini lì come andranno a finire; altro che riduzione della pena". Il che non giova certo all'immagine e alla credibilità di tutto il sistema. "Credo che il caso di Eugenio sia diventato scomodo per tanti - aggiunge - e alla fine paga sempre solo l'atleta perché evidentemente non c'è una vera volontà di andare a fondo al problema. Eugenio si è esposto con coraggio, ora è solo, isolato da un mondo che, lo sappiamo, è profondamente omertoso e vendicativo e il suo coraggio non è servito a nulla. Questa sentenza equivale a dire: ragazzi dopatevi, prendete quello che volete". (10 marzo 2010)

    da repubblica.it
    a firma di Eugenio Capodacqua


    http://www.repubblica.it/sport/ciclismo/20...icorso-2579728/
     
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    Fanini: inaccettabile la conferma della squalifica di Bani
    Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Ivano Fanini sul caso Bani:
    "Decisione vergognosa - esclama deluso il patron di Amore & Vita - Conad -: è una sconfitta per chi si batte per tentare di fermare il doping e per il ciclismo in generale. Confermare questa squalifica, nonostante le confessioni sconcertanti di Bani, non è giusto. In passato si sono fatti sconti (vedi caso di Emanuele Sella) e in questo caso niente. C'è da pensare che tutto ormai fosse già deciso e accuratamente manovrato da qualcuno molto in alto. Non è possibile, lo ripeto, che la denuncia di un doping di squadra, organizzato nei minimi dettagli ed effettuato direttamente dai dirigenti e dal direttore sportivi ai danni di ragazzini minorenni, non venga considerata. E' assurdo che questi carnefici restino impuniti, mentre, a chi ne è stata la vera vittima, non venga considerata un minimo di riconoscenza per aver collaborato. Le persone denunciate da Bani non meritano di restare in questo ambiente.
    “Non si può tollerare chi gioca con la vita e la salute di ragazzi, a mio avviso ci vorrebbe non solo una multa importante e la conseguente radiazione da questo sport, ci vorrebbe la galera. Ed invece niente, così avranno la possibilità di rovinare chissà quanti altri ragazzi. Ma ci rendiamo conto che qui siamo di fronte alla società Juniores n.1 in Italia che negli ultimi anni ha vinto tutto (compreso due mondiali)? E che come direttore sportivo aveva un ex professionista, già radiato perché positivo all'anti doping in una corsa di amatori (peraltro alla stessa sostanza di Bani) che, per dare l'esempio e mettere a loro agio i ragazzi mentre aspettavano in fila la propria "cura" proveniente dal frigorifero (scenario simile a quello dei tossicodipendenti), si sottoponeva anch'egli alla somministrazione di queste punture e pasticche spacciandole per vitamine. Siamo davvero di fronte ad uno scempio, ad uno scenario pietoso e chi dovrebbe fermare questa gente per adesso fa finta di niente e si limita a colpire Bani.
    Poi, è ancora più grave leggere su un giornale importante come Repubblica in un articolo scritto da un giornalista famoso, esperto e rispettabile come Eugenio Capodacqua che dichiara di aver sentito, mentre era in bicicletta, un cicloamatore (personaggio di spicco nell'ambito Federale, cioè uno che conta e ha potere decisionale) dire "Vedrai che fine faranno quel Bani e quel Fanini".
    Ma vi rendete conto? Adesso invito la Procura della Repubblica a far luce su questa storia altrettanto grave e scandalosa, perché non è giusto che a pagare sia solo questo ragazzo e che a me e alla mia squadra vengano fatte ritorsioni soltanto perché ho deciso di aiutarlo e perché lotto contro il doping e contro determinati sistemi che invece fanno comodo alla maggior parte delle persone che vivono di ciclismo. A questo signore che si è lasciato scappare tali minacce indirette a Capodacqua verso il sottoscritto, dico che se fa davvero parte della F.C.I. come si vocifera, dovrebbe dimettersi immediatamente e invece di pensare a farmi fare una brutta fine, avrebbe dovuto pensare a far bene il suo lavoro perseguendo quelli che lo meritano (vedi i membri dell'Ambra Cavallini) e che davvero distruggono irreparabilmente il mondo del ciclismo".

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  4. thomasb.
     
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    In effetti sarebbe giusto premiare chi confessa, altrimenti è dura che in futuro altri lo facciano.
     
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  5. Manx4
     
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    CITAZIONE (thomasb. @ 13/3/2010, 19:05)
    In effetti sarebbe giusto premiare chi confessa, altrimenti è dura che in futuro altri lo facciano.

    macchè....così si affievolisce la morsa.....tanto se confessi o no sei dopato lo stesso
     
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  6. Ricardovsky92
     
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    Chi confessa no, chi collabora si.
     
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  7. Manx4
     
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    CITAZIONE (Ricardovsky92 @ 13/3/2010, 19:14)
    Chi confessa no, chi collabora si.

    mah sai, anche collaborare....sei lo stesso dopato e sei al punto di partenza
     
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  8. Ricardovsky92
     
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    Si, ma se dai una mano nella lotta al doping, uno sconto di pena ci può quasi stare...sempre meglio degli altri che se ne fregano...
     
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  9. thomasb.
     
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    Non dico che chi ammette debba avere lo sconto, dico che sarebbe giusto darlo a chi fa i nomi di chi lo ha aiutato a doparsi o di altri che lo fanno.
     
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  10. Manx4
     
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    però, ripeto, sei sempre dopato....anche quando fai un incidente e tu rimani illeso ma il passeggero muore, è omicidio colposo e sei penalmente punibile
     
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  11. f23zelk
     
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    se le pene fossero dai 4 anni alla radiazione sarei favorevole ai 2 anni per chi confessa. così come sono le cose 2 anni e basta tanto chiunque confessi non lo fa perché pentito di ciò che ha fatto ma solo per lo sconto di pena
     
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    Bani, ecco le motivazioni della sentenza del TNA
    Riceviamo e pubblichiamo:

    Sono Fabrizio Bani e vi chiedo la cortesia di voler pubblicare la motivazione della decisione del TNA in merito al mancato accoglimento della richiesta di sospensione della squalifica di mio figlio Eugenio.
    Lascio agli spettabili lettori ogni eventuale commento in merito limitandomi a fare due considerazioni:
    1) Sono estremamente soddisfatto che il TNA abbia riconosciuto che Eugenio ha assunto INCOSAPEVOLMENTE la sostanza (e quindi riconosce che qualcuno ha somministrato la stessa a sua completa insaputa), e che ha apprezzato e tutt'ora apprezza la fattiva collaborazione, ma ritengo, allora, che una squalifica di 21 mesi per negligenza sia veramente eccesiva (se non avessero riconosciuto, questi fatti quanto gli avrebbe inflitto?).
    2) E' mai possibile che a distanza di più di sei mesi dalla prima deposizione alla procura sportiva, la stessa debba ancora valutare se le iniezioni endovenose praticate a tutti gli atleti della società, rientrino "concettualmente e temporalmente" nell'ambito delle infusioni endovenose proibite? Mi sembra che, secondo la lista dei metodi proibiti in vigore dal 1° gennaio 2009 , le endovenose siano ampiamente vietate.

    Fabrizio Bani

    Motivi della decisione
    Il Collegio non ritiene di poter accogliere, allo stato degli atti, la richiesta di sospensione della squalifica presentata da Eugenio Bani ai sensi dell’art. 10.5.3 del Codice WADA.
    Questo Tribunale, pur ritenendo molto probabile che l’atleta non abbia assunto consapevolmente la sostanza vietata rinvenuta nei suoi liquidi organici, lo ha guidicato, nella decisione in data 17-12-2009, colpevole di evidente negligenza perchè, pur nutrendo sospetti sulla liceità delle sostanze che i responsabili della Società gli somministravano, non si era mai preoccupato di accertare la natura di tali sostanze, assumendole passivamente.
    Tuttavia il TNA ha apprezzato, e tutt’ora apprezza, il comportamento procedimentale dell’atleta e riconosce che egli ha rivelato tutti i fatti di cui era a conoscenza. Proprio per questo motivo il TNA ha ritenuto nella citata decisione di ravvisare la fattispecie della fattiva collaborazione prevista dal codice WADA e di concedere all’incolpato una diminuzione della sanzione edittale. Successivamente alla decisione di questo TNA non sono emersi fatti nuovi, nè in sede di giurisdizione sportiva nè in sede giudiziaria penale, tali da giustificare un mutamento della valutazione già espressa e la concessione dell’ulteriore beneficio della sospensione della squalifica, in aggiunta a quello già concesso.
    Qualora dallo sviluppo delle indagini tutt’ora in corso in sede sportiva e in sede giudiziaria penale emergessero elementi nuovi, scaturenti dalle dichiarazioni di Eugenio Bani, idonei a dare impulso alla lotta antidoping e ad incriminare altre persone, l’atleta potrà presentare nuova istanza di sospensione della squalifica ai sensi dell’art. 10.5.3 del codice WADA.
    E’ doveroso per altro aggiungere che la lista dei metodi proibiti allegata al codice WADA e in vigore dal 1 gennaio 2008 proibiva le “infusioni endovenose” richiedendo nei casi di assoluta necessità per esigenze di carattere medico una esenzione terapeutica retroattiva.
    La lista dei metodi proibiti in vigore dal 1 gennaio 2009 ribadiva la proibizione delle infusioni endovenose “tranne che nell’ambito della gestione di trattamenti chirurgici, di emergenze mediche o di specifiche indagini cliniche”.
    La Procura Anti-Doping, cui la presente decisione va comunicata, valuterà se le iniezioni endovenose praticate a tutti i corridori della Società Team Ambra Cavallini Vangi, cui Eugenio Bani apparteneva, rientrino concettualmente e temporalmente nell’ambito delle infusioni endovenose proibite dall’art. 2.2 del Codice WADA e punite dall’art. 10.2.
    Copia della presente decisione e delle decisione del TNA emessa in data 17-12-2009 va comunicata per ragione di leale collaborazione anche alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze per quanto di sua competenza.
    P.Q.M.
    Il Tribunale Nazionale Anti-Doping nel procedimento relativo all’istanza di sospensione della squalifica presentata dall’atleta Eugenio Bani, rilevato che, con decisione del TNA emessa in data 17-12-2009 è già stato riconosciuto all’atleta il beneficio della collaborazione fattiva con riduzione del periodo di squalifica per mesi tre, ritenuto che non sono emersi fatti nuovi, sia in sede sportiva che in sede giudiziaria, che giustifichino una sospensione della squalifica in aggiunta alla diminuzione della sanzione già concessa, rigetta, allo stato, l’istanza predetta, fermo restando il diritto dell’atleta di riproporla qualora emergano fatti nuovi.

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    Caso Bani, Torri ha ascoltato Viciani e Benvenuti
    ROMA – Il Coni questa volta vuole andare a fondo e vederci chiaro. Il caso Bani, il giovane positivo nell’estate scorsa alla gonadotropina corionica, squalificato 18 mesi, è tornato nell’agenda del capo della Procura antidoping del Coni Ettore Torri, che ha sentito nella mattinata due esponenti dello staff della Vangi Ambra Cavallini, la squadra cui apparteneva la giovane promessa toscana. Torri ha voluto vederci chiaro sulle accuse fatte da Bani ai dirigenti.
    “Ho fatto solo le iniezioni che mi facevano loro”, ha dichiarato in più occasioni. Cosa non difficile da credere solo a considerare la valanga di vitamine, pasticche, endovene, iniezioni e prodotti di recupero che emerge dai verbali dell’inchiesta come trattamento a molti corridori di quella formazione junior. Con la logica conseguenza – se i fatti fossero comprovati - che la responsabilità di quella positività debba essere almeno condivisa anche con i dirigenti della squadra. Ma qui sta il vero problema. Alle circostanze chiare e precise riferite da Bani, purtroppo non corrisponderebbero prove concrete. Anche nell’ultimo colloquio con Torri il dirigente Viciani che il ds Benvenuti hanno negato di aver mai fatto iniezioni o somministrato prodotti proibiti. Cure farmaceutiche sì (comprese le iniezioni), ma solo nell’ambito del lecito e c’è da chiedersi se non sia il caso di ridefinire il campo del lecito in questi settori giovanili se, come appare da più elementi di questa inchiesta, si usa spesso l’alibi della “reintegrazione” per pompare invece la prestazione. A che serve – ad esempio - il bicarbonato prima di una gara se non ad abbassare il tasso di acidità nel sangue e favorire sforzi più intensi? Non è una cura per la salute, ma un qualcosa per modificare la prestazione, tant’è che nella forma della somministrazione endovenosa (più efficace) è vietato come doping dalla legge 376/2000. Per Bani, che nel frattempo è stato tesserato con l’Amore & Vita Conad di Ivano Fanini, non resta al momento che confidare nell’inchiesta giudiziaria da cui potrebbero arrivare nuovi elementi di valutazione della vicenda.

    da sportpro.it, a firma Eugenio Capodacqua
     
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    Un appello di Bardelli al ministro Maroni: «Aiutate Bani»
    Un invito al Ministro dell'Interno Roberto Maroni «a farsi carico di un qualche intervento verso chi di dovere perché non sia consumata la suprema ingiustizia di punire, oltre il giusto e il lecito, chi è stato dopato a sua insaputa, ha denunciato i suoi dopatori, ha fatto quel che nessuno ad oggi, nello sport mondiale, e nell'omertoso mondo del ciclismo aveva mai fatto».
    A lanciare l'appello a favore di Eugenio Bani, il corridore junior (il più promettente azzurro della categoria) trovato positivo alla gonadotropina corionica ai campionati italiani di categoria nel giugno scorso, è Renzo Bardelli, organizzatore del Memorial Giampaolo Bardelli, che sabato scorso a Pistoia ha visto tra i premiati lo stesso Bani e il ministro Maroni.
    Il giovane corridore è stato ingaggiato dall'Amore e Vita-Conad di Ivano Fanini, ma per ora non puo' correre visto che Tribunale Nazionale antidoping del Coni ha respinto l'istanza di sospensione avanzata da Bani contro la squalifica a 21 mesi inflitta nel primo grado nonostante le confessioni fatte. Il giovane, 19 anni delle provincia di Pisa, aveva accusato la sua ex squadra di doping sistematico.
    Bardelli, che ha passato una vita nel ciclismo come dirigente, ha ricordato che Bani si e' distinto per aver ammesso proprie eventuali responsabilità; chiamato in correità i dirigenti ed operatori della società stessa; avere affermato che lo stesso trattamento 'terapeutico' usato con lui era stato usato anche a tutti i suoi compagni di squadra! Ma solo lui punito e squalificato per 21 mesi». La richiesta finale è quella della riabilitazione di Eugenio Bani, della sostanziale riduzione della sua squalifica. «Pensiamo alla vicenda Valverde e poi compariamola con la vicenda Bani! - sottolinea Bardelli - L'augurio adesso è quello di vederlo presto ai nastri di partenza con la maglia Amore & Vita-Conad di Ivano Fanini proprio per sensibilizzare ancora di più la lotta al doping in particolare nelle categorie minori». (ANSA).
     
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  15. f23zelk
     
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    ma che riduzione...già è assai che sono 21 mesi e non 24
     
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33 replies since 27/7/2009, 17:50   815 views
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