7° Tappa: Vasto - Pescocostanzo

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  1. Joey Ramone GN
     
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    7° Tappa
    Vasto - Pescocostanzo



    PRESENTAZIONE DELLA TAPPA

    È giunta l’ora delle montagne per il Giro 2008.
    Dopo sei tappe ideali per affinare la gamba al caldo del sud, da oggi i pretendenti alla vittoria avranno la possibilità di sfidarsi apertamente: a loro disposizione una frazione non particolarmente impegnativa ma molto interessante, che renderà omaggio a Vito Taccone e, in un certo modo, anticiperà anche le celebrazioni per il centenario del Giro, andando ad affrontare due ascese storiche della corsa rosa. In programma, infatti, ci saranno i valichi del Macerone e di Rionero Sannitico, che il Giro mise in cartellone fin dalla prima edizione. Proposti sempre in coppia, all’epoca costituivano due ostacoli molto temuti per pendenze e stato delle strade. Oggi l’asfalto ha ricoperto l’originario sterrato, ma non ha intaccato la difficoltà delle salite, in tempi recenti divenunte meno incisive, probabilmente per colpa di tracciati che le penalizzano, proponendole lontane dalla meta di giornata. Nel caso della frazione di Pescocostanzo, il Rionero dovrà essere superato ad una cinquantina di chilometri dall’epilogo, del quale potrebbe costituire uno stuzzicante aperitivo: le sue pendenze, infatti, se sfruttate al meglio potrebbero fare esplodere anzitempo la corsa, senza dover attendere l’ascesa più prossima al traguardo, quella di Pietransieri. Questa non è particolarmente impegnativa e, se sarà affrontata al termine di una tappa condotta a ritmi normali, risulterà anche poco selettiva. Invece, se il gruppo si presenterà ai suoi piedi già affaticato, qualcuno potrebbe pagare dazio, con poche possibilità di recuperare il distacco subito, non essendo la salita seguita da una vera e propria discesa, ma da un tratto in quota di quasi 15 Km, tra l’altro non pianeggiante.
    La tappa prenderà le mosse da Vasto, l’Histonium dei romani, fondata secondo la tradizione da Diomede, re d’Etolia esiliatosi volontariamente in Italia dopo la guerra di Troia. Città tra le più interessanti dell’Abruzzo, della dominazione romana mantiene la struttura urbana del centro storico, imperniato attorno al decumano massimo (l’attuale Corso Dante) ed al cardo (Corso Palizzi). La sottostante marina si apre sulla “Costa dei Trabocchi”, che prende il nome da un’antica macchina da pesca diffusa nel medio Adriatico.
    Uscendo da Vasto s’imboccherà la SS 86, che per lungo tratto si snoderà tortuosa ed in lenta ascesa, interrotta da frequenti discesine intermedie, fino ad abbattere quota 1000, per la prima volta quest’oggi, nel centro di Castiglione Messer Marino. È un asse stradale secondario (divenuto tale dopo la creazione della veloce statale “Fondovalle Trigno”), che attraversa e lambisce piccoli centri come Cupello, il primo comune toccato dal percorso della tappa: il paese nacque nel XV secolo quando i marchesi d’Avalos, signori di Vasto, vi alloggiarono una comunità di “schiavoni” (schiavi slavi fuggiti dalle loro regioni per sottrarsi alle incursioni turche), allo scopo di favorire l’agricoltura e ripopolare quest’area, gravemente danneggiata da un tremendo terremoto nel 1456.
    Correndo sovente in crinale, tra pendenze e contropendenze si sfiorano le case di Furci (vi sono venerate le spoglie del Beato Angelo da Furci) e si lasciano per strada le deviazioni per Gissi e San Buono: nel territorio del secondo comune si trova il cinquecentesco convento di Sant’Antonio, la cui chiesa è di notevole interesse artistico.
    Valicato il fiume Treste, la salita riprende puntando verso Carunchio e l’antico borgo montano di Torrebruna. Ad una sessantina di chilometri dal via, la prima delle sei salite di giornata terminerà ai 1058 metri di Castiglione Messer Marino, il centro principale della Comunità Montana dell’Alto Vastese. Due deviazioni dal percorso di gara consentono interessanti “scampagnate”: la prima ha come meta Schiavi di Abruzzo, centro definito “balconata d’Abruzzo” e nel cui territorio ricade l’importante complesso archeologico dei templi italici, databile tra la fine del II secolo a.C. e l’inizio del successivo; i collezionisti dei valichi più solitari non devono mancare l’altra “gita”, diretta al Passo di Santa Maria del Monte (1218 metri), nei cui pressi si trova l’omonima chiesa rurale, immersa nel verde del “Bosco della Lupara”.
    Dopo Castiglione si entrerà in Molise, procedendo in lieve discesa verso Agnone, cittadina a suo tempo definita “Atene del Sannio” per essere stata patria d’illustri studiosi ed oggi celebre per la Fonderia Marinelli, l’unica sopravvissuta delle numerose fabbriche che, dall’anno mille, hanno dato vita all’antica e nobile arte della fusione delle campane. Mille sono anche gli anni di vita di quest’azienda, che dal 1924 ha il privilegio, concessole da Papa Pio XI, di fregiarsi del titolo di “pontificia”.
    Abbandonata temporaneamente la SS 86, si continuerà sul vecchio tracciato della strada, che affronta la facile salita al Valico Tre Termini (1075 m, 10,7 Km al 4,1%, dei quali i primi 4,7 Km al 6,3%), raggiunto una volta rientrati sulla statale. Il tratto successivo lo scollinamento si svolgerà in quota attraverso l’ondulato Piano di Staffoli: tale il percorso si manterrà per una ventina di chilometri, toccando i centri di Carovilli e Miranda. Nel primo s’incrocerà il tracciato del “Regio Tratturo Val di Sangro – Foggia”, una delle storiche direttrici della transumanza, la seconda per lunghezza dell’Italia Meridionale dopo il “Tratturo del Re”, che univa L’Aquila a Foggia in 244 Km. Interamente in terra battuta, questo itinerario ricalca strade di origine sannitica.
    Dopo Miranda una veloce discesa introdurrà le fasi calde della corsa: proprio al termine della picchiata si confluirà sulla SS 17, esattamente ai piedi dello spuntone calcareo del Macerone. Lo storico valico (684 metri) sarà scalato dal suo versante più facile: appena 5,7% la pendenza media, senza grossi picchi, registrata in 3,5 Km, la stessa distanza che si percorrerà scendendo, ma con inclinazioni maggiori, verso il Ponte della Vandra. Subito si riprenderà ad ascendere, diretti al Valico di Rionero Sannitico. Questo è un passaggio importante non solo per la storia della corsa rosa: oltre ad essere valicato dalla SS 17, una delle strade statali storiche della nosta nazione, è ritenuto dai geologi il punto di separazione fra l’Appennino Centrale e quello Meridionale e, di conseguenza, il confine tra centro e sud Italia. Ad essere precisi, il passo geografico vero e proprio è la vicina Bocca di Forlì (891 m), non toccata dalla SS 17, mentre quello che è generalmente indicato come “Valico di Rionero Sannitico” non esiste come tale ma è semplicemente il punto più elevato raggiunto dalla statale. Non sussisterebbe il valico (a parte una selletta nel vicino ed omonimo centro), ma la salita c’è, eccome: si sale fino a 1057 metri di quota in 9 Km non continui, spezzati in due tronconi da un tratto centrale pianeggiante di quasi 2 Km. La prima parte è leggermente meno dura della seconda sotto l’aspetto della pendenza media (7,9% contro 8,3%), ma si conclude col troncone più aspro dell’intera scalata, un muro di 300 metri al 12,7%, nei pressi del bivio per Acquaviva d’Isernia. In soave discesa (media del 3,8% in 6 Km di strada), ci si riporterà in territorio abruzzese, transitando dopo poco da Castel di Sangro. Questo centro, interessante per la presenza di edifici medioevali e rinascimentali, ebbe un momento di popolarità sportiva nel triennio 1996 – 1998, quando la locale squadra calcistica riuscì a giocare in serie B, evento fino allora mai verificatosi per una cittadina di appena 5500 abitanti. Tornando a tematiche ciclistiche, Castel di Sangro è nota come punto d’attacco di un’altra celebre ascesa, diretta a Roccaraso e all’Altopiano delle Cinque Miglia. Il Giro ci si dirigerà anche stavolta, ma accedendovi da una strada secondaria, mai affrontata prima in una corsa professionistica. Si percorrerà inizialmente un tratto della valle del Sangro, fino ad Ateleta, centro legato a doppio filo alla località sede d’arrivo. La sua storia, infatti, iniziò nel 1730 con l’esodo di alcune famiglie di Pescocostanzo, fuggite dalle loro terre a causa della crisi della pastorizia. Raggiunte le 600 anime fu richiesta l’indipenza amministrativa, che Gioacchino Murat concesse nel 1811, col privilegio dell’esenzione dal pagamento delle tasse, allo scopo d’incoraggiare l’arrivo dei coloni. In segno di gratitudine San Gioacchino fu eletto patrono del nuovo comune e l’aquila napoleonica divenne lo stemma municipale, mentre il paese fu battezzato Ateleta, termine derivante dal greco “àtelés", significante “senza imposte”.
    Qui s’imboccherà l’inedita strada per Roccaraso, dove si giungerà con un tratto in lieve discesa: infatti, il traguardo GPM sarà collocato circa 5 Km prima, nella piccola frazione di Pietransieri, dopo 9200 metri d’ascesa di medio impegno, caratterizzati da una pendenza media del 6,5% e da una massima del 10%. Pietransieri fu teatro di un efferato eccidio nazista il 21 novembre 1943, quando 128 persone furono trucidate perché sospettate d’aver data accoglienza a partigiani.
    L’ultima quindicina di chilometri si snoderà al margine meridionale del Piano delle Cinquemiglia, il più celebre – anche sotto l’aspetto storico – degli altopiani abruzzesi, tragicamente noto per le bufere invernali che causarano nei secoli molte vittime tra i viandanti, per i quali Carlo V fece costruire cinque torrioni-rifugio, oggi scomparsi. Si racconta di viaggiatori che facevano testamento prima d’intraprendere la traversata dell’altopiano, punto di passaggio obbligato per le diligenze dirette a Napoli e dove alle insidie ambientali (il clima, ma anche i lupi) si aggiungevano le scorribande brigantesche.
    Il finale, dunque, si svolgerà in quota, senza scendere sotto i 1200 metri e superando le ultime due difficoltà di giornata. Una facile salitella di 1,5 Km (media del 5,3%) porterà la corsa nel cuore di Rivisondoli, dove si tornerà a distanza di poche ore per la partenza dell’ottava tappa. Ridiscesi sull’altopiano, si tornerà nuovamente a puntare verso l’alto nei conclusivi 2,8 Km. A circa metà dello strappo, messa alle spalle la parte più impegnativa di quest’ascesa (media del 7,8%) si approderà a Pescocostanzo, nel cui centro storico medioevale si colloca una delle più notevoli chiese della regione, la Basilica di Santa Maria del Colle. L’arrivo sarà posizionato una cinquantina di metri più in alto rispetto al centro, nel piazzale degli impianti invernali, al termine di un tratto a tornanti non particolarmente scosceso (media del 4%). In quel luogo già si concluse una frazione del Giro, ma non si tratta della corsa riservata alla massima categoria; nel 1986 Pescocostanzo accolse, infatti, l’epilogo del tappone del Giro Baby: al termine di una frazione dal finale molto simile a questo (si andava su Macerone e Rionero, salendo poi a Roccaraso dal versante classico), s’impose il russo Alexandr Krasnov.

    I VALICHI DELLA TAPPA

    Valico di San Buono (591 m). Vi transita la SS 86, tra Furci ed il bivio per San Buono. All’altezza del valico si stacca la deviazione per Gissi.

    Valico Tre Termini (1075 m). Questo valico non è citato nel testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” (Ediciclo) e, di conseguenza, potrebbe non trattarsi di un passaggio geografico vero e proprio, ma del punto più elevato della SS 86, tra Agnone e Carovilli. Negli scorsi anni è stata progettata la realizzazione di una variante della statale, che salterebbe il valico mediante una galleria.

    Valico del Macerone (684 m). Toccato dalla SS 17, tra Isernia e la località Vandra.

    Sella Rionero Sannitico (1022 m). Coincide con l’omonima località, situata 0,6 Km oltre il culmine della salita, sulla SS 17, in direzione di Ponte Zittola (Castel di Sangro).

    Colle della Gallina (1006 m). Vi transita la SS 17, scendendo da Rionero Sannitico a Ponte Zittola (Castel di Sangro). Coincide con il confine regionale tra Molise e Abruzzo.

    Passo dei Cavalli (810 m). Vi transita il vecchio percorso della SS 652, tra Castel di Sangro ed Ateleta.

    Sella di Pietransieri (?). È attraversata all’inizio della discesa verso Roccararaso, poche centinaia di metri dopo il luogo dove sarà collocato il GPM.

    Sella di Pescocostanzo (1395 m). Coincide con il centro della località sede d’arrivo, lambito a circa 1500 metri dalla conclusione.

    Mauro Facoltosi - ilciclismo.it


    Planimetria
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    Altimetria
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    Foto
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    Vasto, Palazzo D'Avalos

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    Castiglione Messer Marino

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    Agnone, Giovanni Paolo II in visita alla Pontificia Fonderia Marinelli (1995)

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    Rionero Sannitico

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    Vasto Marina, un trabocco

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    Un antico tratturo

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    Pescocostanzo, Basilica di Santa Maria del Colle



    Edited by Joey Ramone GN - 15/5/2008, 18:59
     
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82 replies since 5/3/2008, 21:55   3438 views
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