3° Tappa: Catania - Milazzo

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  1. Joey Ramone GN
     
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    3° Tappa
    Catania - Milazzo



    PRESENTAZIONE DELLA TAPPA

    Dopo tre giorni di corsa il Giro saluta la Sicilia e si sposta definitivamente in direzione della penisola. L'ultima insidia offerta dalla Trinacria è il vento, fattore che potrebbe influenzare in maniera determinante il finale della frazione odierna. Nel 1999, infatti, sullo stesso percorso affrontato in direzione contraria, a farne le spese fu Mario Cipollini che cadde e non potè disputare lo sprint. Mauro Facoltosi ci svela tutti i retroscena storici ed il percorso centimetro per centimetro.
    Il fuoco, la terra, l’acqua e il vento: i quattro elementi della natura saranno congiuntamente protagonisti di questa terza frazione, l’ultima che il Giro d’Italia vivrà sul suolo di Trinacria, com’era anticamente chiamata la Sicilia per la sua forma triangolare (“treis àkra”, ossia tre promontori). Il fuoco sarà la star “a distanza” (si spera) delle fasi iniziali, nelle quali si girerà attorno all’Etna, ricalcando a ritroso le rotte dell’omonimo Giro professionistico, non più organizzato dal 2005, dopo che la sua gestione era passata di mano tre volte: lanciato nel 1980 dal Velo Club Forze Sportive Romane di Franco Mealli (l’inventore della Tirreno - Adriatico), nel 1996 entrò nel novero delle corse Gazzetta, rimanendovi per sole due edizioni, rimpiazzato dal Giro della Provincia di Siracusa. L’Etna tornerà in calendario per le ultime quattro edizioni, disputate tra il 2001 e il 2004, organizzato dal G.S. Emilia di Adriano Amici. Spesso terminata allo sprint, questa gara ha visto uno scalatore imporsi nell’edizione del debutto (Wladimiro Panizza) e in quella dell’addio (Leonardo Bertagnolli).
    Tornando al fuoco, questo ha contribuito a modellare il secondo elemento, la terra, dalla quale l’uomo da secoli ha ricavato materiale da costruzione: molti dei monumenti di Catania, la città etnea per eccellenza, sono stati realizzati in pietra lavica, utilizzata anche per le basole (mattonelle impiegate per pavimentare piazze e strade nelle zone vulcaniche) sulle quali sfrecceranno le ruote dei “girini”.
    L’acqua è quella dei due mari che faranno compagnia alla carovana per oltre metà tappa: prima lo Ionio e poi, dopo Messina, il Tirreno, sulle cui coste dovrebbe entrare in scena il quarto elemento, quello più “insidioso”. Il vento potrebbe essere la variabile decisiva di questa tappa, la prima votata alla volata: lo Stretto non è solo zona di forti correnti, ma anche il vento spesso ci si mette d’impegno e potrebbe scompaginare il gruppo, creare ventagli e, a pochi chilometri dalla conclusione, potrebbe essere difficile rientrare, soprattutto – com’è lecito aspettarsi in un finale di gara – se elevata sarà anche la velocità di gara. E bisognerà correre questi chilometri conclusivi con le antenne ben dritte, attenti a captare improvvisi sbandamenti, fonti di cadute impreviste, come quella accorsa a Cipollini nel 1999 e della quale parleremo più avanti.
    La tappa si aprirà, dopo un lungo tratto di trasferimento a velocità controllata, nella periferia occidentale di Catania, dove l’arco del "chilometro 0" sancirà anche l’inizio della prima salita di giornata, uno strappo di circa 3 Km al 6,8%. Verso metà ascesa si transiterà nel cuore di Misterbianco, centro che deriva il nome dal "Munasterium Album", eretto in bianche mura dai Benedettini e distrutto dall’Etna nel 1669. E pensare che in questo luogo il fuoco è addirittura titolare di una festa, che si tiene a gennaio (tutti gli anni, in onore di Sant’Antonio Abate) e in agosto (con cadenza triennale). Fattasi pianeggiante, con qualche "mangia e bevi" a fare da intermezzo, la strada condurrà poi a Paternò, l’antica "Paeter Aitnaion", ossia "Rocca degli Etnei". L’attività del Mongibello (da Mons Gibel, antico nome del vulcano) non ha qui quasi mai provocato grossi danni, ma è comunque percepibile nelle numerose fonti di acqua gassata e nelle Salinelle, piccoli vulcanetti di fango.
    Usciti da Paternò, la strada riprenderà a salire e, percorrendo il vecchio tracciato della SS 284, si andrà a circumnavigare a occidente l’Etna; la salita terminerà nei pressi di Maletto, quasi 40 Km più avanti, ma s’incontreranno diversi falsipiani, soprattutto nel tratto centrale, che diluiranno le difficoltà di un’ascesa già di suo pedalabile. Non si arriva al 3% di media nei primi 7 Km, che porteranno a Santa Maria di Licodia, il cui nome è pure legato a quello di un’abbazia benedettina fondata nel 1143 (l’edificio è l’attuale sede municipale), mentre l’origine del paese è molto più remota, risalente secondo molti studiosi al XII - XI sec. a.C. Tornata temporaneamente pianeggiante, la strada attraverserà i centri di Biancavilla e Adrano, entrambi distesi su di un altopiano basaltico. Dopo Adrano la salita riprenderà e, con un andamento a strappi si porterà a Bronte, centro famoso per la produzione di pistacchi e per l’eccidio avvenuto nel 1860, conseguenza di una rivolta dei contadini locali, che occuparono le terre dei latifondisti, dando credito alle promesse di equa ripartizione delle terre da parte di Garibaldi. La protesta fu soppressa da Nino Bixio, che fece fucilare 150 rivoltosi. La maggiore emergenza architettonica di Bronte è il Castello Nelson, situato fuori dell’abitato; fondato nel 1174 come abbazia (Santa Maria di Maniace) nel luogo dove Giorgio Maniace sconfisse i saraceni nel 1040, mantenne questa funzione fino al 1799, quando Re Ferdinando di Borbone donò l’intero complesso all’ammiraglio Horatio Nelson, come ringraziamento per l’intervento della marina inglese durante la Rivoluzione Napoletana. L’eroe delle battaglie di Abukir e Trafalgar non vi abitò mai, cosa che invece fecero i suoi discendenti. L’ultimo di loro, il duca Alexander Nelson-Hood, nel 1981 ha venduto il complesso al comune di Bronte - che l’ha restaurato e aperto al pubblico - conservando solo la proprietà del piccolo cimitero inglese, nel quale è sepolto anche il poeta William Sharp, che qui soggiornò negli ultimi anni di vita.
    Tornando alla salita, più regolari si presenteranno i rimanenti 5,5 Km, pur conservando sempre pendenze modeste (media del 3,8%), che porteranno la corsa alle porte dell’abitato di Maletto, il più elevato dell’area etnea (973 m, ma si scollinerà una settantina di metri più in alto). Quella di Maletto era l’ascesa principale del Giro dell’Etna, alla quale nelle ultime edizioni erano stati affiancati i GPM di Nicolosi e Ragalna.
    Simile chilometraggio complessivo presenterà la successiva discesa, che riporterà il Giro in riva al mare. Anche in questo caso, strada facendo s’incontrerà un lungo tratto privo di pendenza, quasi 11 Km, che principierà dopo l’attraversamento di Randazzo, il centro più vicino al cratere dell’Etna (circa 15 Km in linea d’aria). Nonostante questa sua posizione, Randazzo non è mai stata raggiunta dalle colate laviche ed ha così potuto conservare in gran parte il suo aspetto medievale: spiccano il campanile della chiesa di San Martino e, soprattutto, la basilica di Santa Maria, eretta in stile normanno-svevo tra il 1217 e il 1239.
    La discesa riprenderà in vista di Linguaglossa, centro equidistante dalle due attrattive della zona: a circa 13 Km da questo paese si trovano sia le spiagge ioniche, sia i rifugi dell’Etna, situati in un’area attrezzata anche per gli sport invernali e raggiungibili mediante una strada che, ribattezzata "Mareneve", è ritenuta una delle più spettacolari rotabili d’Italia (è molto gettonata dai motociclisti, che l’hanno definita opera di un ingegnere di autodromi della MotoGP!).
    Quando mancheranno quasi 115 Km alla conclusione, la corsa imboccherà la SS 114, che costeggia il litorale ionico; d’ora in poi il mare sarà compagno di viaggio fino alla conclusione della tappa, discostandosene solamente quando la strada s’internerà per doppiare capi. Si tratta di difficoltà risibili, nemmeno paragonabili - come impegno e come "mito" - ai celebri promontori della Sanremo, anche perché queste saranno molto distanziate le une dalle altre e difficilmente provocheranno grattacapi ai corridori.
    Il primo importante centro rivierasco toccato da questa terza frazione sarà Giardini - Naxos, che costituì l’ultima tappa sicula dell’impresa dei Mille: la sera del 18 agosto 1860, dal porto di Giardini Garibaldi e i suoi prodi (nel frattempo passati dagli originari Mille a 5200 uomini) s’imbarcarono su quattro vapori alla volta della calabrese Melito.
    Usciti da Giardini, ci si arrampicherà sul Capo di Taormina (70 m), poco meno di mezzo chilometro di facile ascesa, che culminerà nei pressi del bivio per l’omonima località turistica, celebre per il teatro che i greci eressero in posizione altamente panoramica nel III secolo a.C. e tuttora utilizzato per rappresentazioni.
    Secondo capo una decina di chilometri più avanti, quando si scavalcherà il Sant’Alessio, uno dei più pittoreschi della costa ionica, angolo di Dolomiti in Sicilia: l’ “Argennon akron” (capo d’argento) è, infatti, costituito di dolomia biancastra, la stessa roccia che si ritrova nelle montagne più spettacolari del mondo.
    Nei successivi 50 Km il percorso scivolerà via scorrevole come l’olio e quasi dritto come un fuso, attraversando diverse piccole località turistiche alternate ad altre più grosse, come Alì Terme, le cui acque curative furono sfruttate dal 1550, contribuendo allo sviluppo edilizio di quello che, fino a quel momento, era un semplice casale del comune di Savoca. Agli amanti dell’arte, soprattutto a chi predilige le mete poco note, si consiglia la deviazione per Itala, dove si può ammirare la chiesa arabo-normanna dei Santi Pietro e Paolo, eretta nel 1093 per celebrare un vittorioso combattimento contro i Saraceni.
    Da questo punto di vista, molto offre anche Messina, nonostante le notevoli distruzioni che la città dello Stretto ha avuto a subire nel secolo scorso: il pregevole Duomo, massimo capitolo monumentale della cittadina, crollò a seguito del tremendo terremoto del 1908 e, 13 anni dopo la totale ricostruzione, fu quasi completamente ridotto in cenere da un incendio durato tre giorni, conseguenza dei bombardamenti alleati. Altri luoghi da non perdere sono la chiesa dell’Annunziata dei Catalani, il Museo Regionale e le fontane del Nettuno e di Orione, mentre lo stesso Duomo è impreziosito da un grandioso campanile, all’interno del quale è alloggiato dal 1933 l’orologio astronomico più grande del mondo.
    Lasciata Messina, si continuerà a costeggiare lo Stretto ricalcando quello era il tracciato della Via Pompea, strada consolare realizzata nel 210 a.C. e che permetteva di compiere il periplo dell’Isola. Con un panorama che si farà più suggestivo man mano che ci si avvicinerà al punto più “stretto dello Stretto”, si attraverseranno tre località dal nome che è tutto un programma: Paradiso, Contemplazione e Pace. All’uscita da questo “eden” di Trinacria ci si troverà ai laghi di Ganzirri, piccoli bacini costieri utilizzati per la coltivazione dei frutti di mare e protetti dalla “Riserva Naturale Orientata della Laguna di Capo Peloro”: un ecosistema a rischio, a detta degli ambientalisti, perché proprio qui dovrebbe collocarsi una delle basi del progettato ponte sullo Stretto, al quale si pensa fin dall’epoca dei romani (si racconta che riuscirono a far transitare le loro truppe dalla Calabria alla Sicilia mediante un ponte di fortuna, realizzato con barche e botti).
    Il passaggio per Torre Faro rappresenterà l’estremo orientale di questa tappa, ai piedi del Capo Peloro, dove le acque dello Ionio si sposano con quelle del Tirreno, in una zona caratterizzata da correnti fortissime, al punto che l’orografia delle spiagge può cambiare da un anno all’altro. Qui il credo degli antichi Greci mise a dimora Cariddi, mostro marino famoso per la sua voracità, espressa sotto la forma di un vortice marino, capace di inghiottire le navi di passaggio.
    Doppiato il Peloro, la corsa prenderà a puntare verso ovest, seguendo la litoranea che corre alle estreme pendici settentrionali della catena dei Monti Peloritani, il cui circuito è stato in due occasioni proposto come tappa al Giro d’Italia (nel 1972 vittoria del belga Van Vlierberghe, nel 1993 sprint vincente di Guido Bontempi). La strada servirà ora l’ultima difficoltà di giornata, salendo molto dolcemente verso gli 85 metri del Piano di Spartà. Più che le pendenze, da queste parti potrebbe dare grosse noie al gruppo il vento, soprattutto se spirerà con veemenza, come accadde il 17 maggio del 1999, giorno della terza tappa della corsa rosa, prevista tra Catania e Messina. Il finale era praticamente il medesimo di questa frazione, percorso però in senso inverso. Dalle parti di Spadafora, dove si transiterà ad una quindicina di chilometri dal traguardo odierno, una ventata più violenta delle altre provocò uno sbandamento nel gruppo, seguito da una caduta nella quale furono coinvolti anche Ivan Gotti e Mario Cipollini. Questi, rimasto a terra per un minuto, riuscì poi a ripartire, ma non poté disputare lo sprint a Messina, dove s’imporrà l’olandese Blijlevens: il velocista toscano recupererà ben presto e, in quell’edizione della corsa rosa, metterà in carniere quattro vittorie parziali.
    A Villafranca Tirrena la corsa passerà sulla statale “Settentrionale Sicula” (SS 113), attraversando dopo pochi chilometri più avanti la citata Spadafora, località che prende il nome dal fondatore, il principe Gutierrez Spadafora, che fu gentiluomo di Camera del Re di Napoli e Sicilia e vicario generale a Napoli nel 1743. Oggi è divenuta una località balneare, come altre che saranno attraversate nelle battute conclusive di questa terza frazione: una di queste è Venetico Marina, presso la quale nel 36 a.C. fu combattuta la battaglia navale di Naulochus, terminata con la distruzione della flotta di Sesto Pompeo per opera delle navi di Ottaviano (il futuro imperatore Augusto), comandate dall’ammiraglio Marco Vipsanio Agrippa. A circa 5 Km dalla linea del traguardo si abbandonerà la SS 113 ma si continuerà a seguire le rive tirreniche, puntando verso Milazzo. Il finale sarà in circuito, sulle strade lievemente vallonate della penisola ai cui piedi si colloca l’antica Mylae, oggi uno dei principali porti della Sicilia, punto di partenza per tutti i collegamenti diretti alle Eolie. Al turista offre due duomi (il vecchio e il nuovo), il castello svevo e l’opportunità di scegliere tra due differenti spiagge, sabbiosa a est e ciottolosa a ovest.
    L’indomani la corsa rosa lascerà la Sicilia, con la speranza di ritrovarla in un prossimo futuro guarita dal cancro della mafia.

    I VALICHI DELLA TAPPA

    Passo dello Zingaro (700 m). Toccato dalla SS 284, tra Adrano e Bronte.

    Portella Maletto (1040 m). Toccata dalla SS 284, tra il bivio per Maletto e Randazzo.

    Mauro Facoltosi - ilciclismo.it


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    Uno scorcio suggestivo dei laghi di Ganzirri



    Edited by SarriTheBest - 12/5/2008, 00:41
     
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    A rischio la tappa milazzese del 91° Giro d'Italia
    Dal sopralluogo effettuato dai responsabili della corsa rosa a Milazzo è emersa, infatti, la necessità di procedere ad una serie di interventi finanziari per oltre 700 mila euro. Somma che il Comune mamertino non è nelle condizioni di sostenere.

    Potrebbe essere a rischio la tappa milazzese - la terza del 91° Giro d’Italia 2008 - in programma il 12 maggio. Dal sopralluogo effettuato dai responsabili della corsa rosa a Milazzo è emersa, infatti, la necessità di procedere ad una serie di interventi finanziari per oltre 700 mila euro. Somma che il Comune mamertino non è attualmente nelle condizioni di sostenere. Per tale ragione il sindaco Lorenzo Italiano ha inviato ouna lettera all’assessore regionale al Turismo, Dore Misuraca, chiedendo “di erogare un contributo straordinario senza il quale questa Amministrazione è costretta a non poter assumere l’impegno per realizzare la manifestazione itinerante della 3° tappa del ’91 Giro d’Italia”. Il primo cittadino di Milazzo ha annunciato, inoltre, che mercoledi sarà a Palermo per affrontare la questione personalmente con l’assessore Misuraca.

    (10/03/2008) nettunopress.it
     
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  3. fou
     
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    x me qui bennati puo fare molto bene
     
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  4. 19bimba86
     
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    E si benna sta bene e puo fare il suo
     
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    Livello Liegi-Bastogne-Liegi

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    vincera bennati... se la correranno
     
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    Ovvio che la corrono... :asd:
    Erano problemi risolvibilissimi, bastava aprire il portafoglio... e x un evento cm il Giro il portafoglio va aperto x forza...

    Vista la tappa... di sicuro un Tinkoff in fuga (Ignatiev o Brutt!? :asd:) e penso Bennati a braccia alzate... McEwen è pronto x l'ospizio :asd:, Cavendish ultimamente l'ho visto un po' in calo di condizione... i vari Hondo, Loddo, Forster nn fanno + di tanto paura...
    L'unico da tenere davvero d'occhio mi sa che è il Grillo..
    L'ultimo km com'è?
     
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  7. albe83
     
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    Forza McEwen

    Edited by albe83 - 12/5/2008, 12:02
     
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  8. Ayrton Senna the best
     
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    Raga vincerà Robbie Mcween
     
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    Barloworld: c'è preoccupazione per Soler
    C'è grande preoccupazione in casa Barloworld per le condizioni fisiche di Mauricio Soler: il colombiano è rimasto coinvolto in una brutta caduta ieri e accusa una forte contusione alla gamba e in particolare al polso destro. Ieri Soler ha raggiunto il traguardo con grande fatica ma, complici gli spostamenti cui sono stati costretti i girini, non è riuscito a raggiungere un ospedale per sottporsi ad accertamenti radiografici. E stasera a complicare le cose c'è anche la traversata dello Stretto...
    «Solre oggi proverà - ha detto un Claudio Corti molto preoccupato - ma soffre molto e la situazione non è certo ideale, anche perché la pioggia potrebbe rendere pericolose le strade anche oggi e Mauricio fatica a stringere il manubrio. Spero di no, ma non posso escludere che strada facendo decida di fermarsi».

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  10. Pell
     
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    oggi spero Bennati...
     
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    Certo che quella puntina ai -7km dal traguardo potrebbe dare a qualche velocista che nn digerisce bn le salite...
    Ci fosse qualcosa di + dettagliato su sta salita e sull'ultimo km nn sarebbe male...

    E occhio al vento!
     
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  12. 19bimba86
     
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    Una bici nuova per il Cobra Riccò
    Dopo la vittoria di ieri, Riccardo Riccò si è presentato stamani a Catania con una nuova bicicletta: telaio nero con il disegno di un cobra bianco e la scritta "The Cobra", soprannome al quale il modenese tiene molto.

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    Ma io direi anke meno non te la tirare cosi tanto

    Edited by SarriTheBest - 13/5/2008, 01:36
     
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    mado'... manco avesse vinto sullo Zoncolan... -.-'
     
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  14. absolutelybaso
     
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    si davvero.....riccò ne devi ancora mangiare di pagnotte...statti calmo!!!
     
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  15. albe83
     
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    Vero... quel ragazzino si da troppe arie...
     
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46 replies since 5/2/2008, 16:37   629 views
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